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28 July 2010

Nei dintorni di Arona cercando antichi oratori campestri: SAN MARCELLO, a Puruzzaro, con i suoi splendidi e ben conservati affreschi





Chiesa di San Marcello a Paruzzaro, presso Arona, coi bellissimi affreschi tre - cinquecenteschi che in essa sono custoditi, che ne decorano quasi interamente le pareti dell'unica navata e l'abside


La piccola chiesa di San Marcello, a Paruzzaro, presso Arona, risale alla fine del X secolo, oggi è parte del recinto del camposanto. Essa risale ad epoca tardo antica ed ha un bel campanile romanico, ancora in buone condizioni di conservazione.
Gli affreschi in essa custoditi, che appartengono a cicli distinti tra il '300 e la fine del '500, sono assai ben conservati e rappresentano, per i cicli completi delle storie della croce, un prezioso documento locale di arte medioevale e rinascimentale.



La chiesa è stata la Parrocchiale di Paruzzaro sino alla sua riedificazione, negli anni 1591-1595, dedeicata a S. Siro. Oggi è interna al piccolo cimitero del paese, sempre aperta al pubblico negli orari di apertura del camposanto.




Essa ha un bel campanile romanico e, internamente, vasti cicli di affreschi che ne ricoprono quasi per intero le pareti, creando un effetto altamente suggestivo in chi la visita.



Quasi tutti gli affreschi appaiono ancora in discreto stato di conservazione, ed alcuni, i più recenti, sono di tale squisita fattura, sia in senso stilistico che in termini di tecnica pittorica, da lasciarci perfino stupiti, in taluni casi, di quanto tiepido interesse essi abbiano suscitato nell'ambito sia delle pubblicazioni specialistiche, sia nella pubblicistica destinata alla promozione turistica locale. Noi di Taccuini desideriamo invece segnalare la loro presenza al pubblico, affinchè se ne aumentino le visite e se ne possano apprezzare sia la ricchezza iconografica che i valori stilistici.
Vorremmo anche che si approntasse, al suo ingresso, una migliore ricettività del pubblico, mediante uso di audiovisivi in più lingue e materale stampato in vendita.



Si, perchè noi crediamo che una gita alla chiesa, anche di passaggio, nel corso dei più consistenti programmi effettuati ad Arona e dintorni, possa apparire piacevole anche ai non spasimanti dell'arte, dato l'ampio materiale d'arte e cultura che essa conserva al suo interno, capace di competere anche con mete più rinomate.



L'edificio presenta una struttura romanica, con una facciata a capanna e una navata ad unica aula che termina con l'abside semicircolare. Chiesa e campanile sono costruiti interamente con conci di pietra a spacco. Sul fianco nord della chiesa s'innalza elegante e snello il campanile le cui superfici sono suddivise da cornici formate da archetti pensili, secondo il tipico stile romanico di scuola comasca.



L'edificio esiste fin dall'ottobre del 1034, come da un documento reperito a Gozzano, che ne notifica una donazione eseguita in favore della Chiesa di San Marcello di Paruzzaro
Nei secoli la chiesa ha subito numerosi crolli e rifacimenti i quali, tuttavia, non ne hanno modificato l'impianto e l'aspetto generale che oggi vediamo. Intatta è rimasta la struttura del campanile costruito verosimilmente tra il 1050 e il 1075, con murature nelle quali non si trova materiale di recupero, ma solo pietra spaccata, messa in opera secondo corsi orizzontali. L'alta costruzione è suddivisa in più piani dalle arcate cieche e dalle aperture che alleggeriscono l'edificio. Le finestre che si aprono sulle pareti sono di grandezza crescente: si parte dalle feritoie dei piani inferiori, per passare poi alle bifore di grandezza sempre maggiore salendo.


Anche l'abside semicircolare ha mantenuto intatta l'originale fisionomia romanica, con la sua superficie esterna decorata da archetti pensili e lesene, e con le tre finestre molto profondamente strombate.


L'interno è caratterizzato da una unica aula rettangolare ricoperta con tetto ad ampi cassettoni. L'abside appare assai larga e luminosa, così da sembrare parte integrante della restante navata unica.


Le pareti sono quasi interamente affrescate con storie del vangelo, con rappresentazione di santi e aujtorità religiose dell'epoca. La ricchezza di tali apparati pittorici fa pensare ad una comunità religiosa assai assidua entro la chiesa ed a frequenti e consistenti donazioni finalizzate alla sua decorazione.
Gli artisti che vi hanno messo mano sono certamente, almeno alcuni di essi, di grande talento così da far pensare ad una particolare importanza che l'edificio rivestisse negli
anni successivi alla sua edificazione ed a quelli per i quali ci si è dedicati alla sua decorazione interna.
L'apparato di pitture ad affresco che ornano, all'interno della chiesa, le pareti della navata e dell'abside fu realizzato nel corso del XV secolo, sino ai primi decenni del secolo successivo.
Numerose sono le notizie storiche sulla chiesa che derivano dalle visite pastorali del Vescovo di Novara. Nella sua visita del 1595 il Vescovo Bescapè, sempre attento al decoro delle chiese de
lla sua diocesi - ordinò di sostituire il vecchio soffitto fatto di tegole a vista con una copertura a cassettoni. L’opera, tuttora visibile, fu realizzata nel 1608 ad opera della bottega di "Mastro Marcello Merino" di Paruzzaro.
Alcuni frammenti pittorici rinvenuti durante i restauri, posti nella parte bassa della parete sud vicino alla Crocifissione ed alle immagini limitrofe di santi, testimoniano l'esistenza di affreschi ancora precedenti, risalenti al 1300, poi ricoperti dalle pitture successive.



Gli affreschi più antichi che si sono conservati sono quelli che ricoprono interamente la parte superiore della parete sud: si tratta di una grande raffigurazione delle Scene della Passione da leggere da sinistra verso destra percorrendo l'intera navata, come un grande libro fatto di immagini che si offre - anche per la grande massa degli illetterati a quel tempo presente tra i fedeli - alla meditazione sul racconto dei vangeli.
La evidente intenzione pedagogica del ciclo è da riferirsi verosimilmente alla predicazione francescana incentrata sulla "Imitatio Christi".
Gli affreschi sono databili tra il 1450 e il 1470. Il loro autore è stato identificato con il così detto " Maestro della Passione di Postua, il cui nome convenzionale è legato ai dipinti presenti nella chiesa di San Sebastiano a Postua (provincia di Vercelli), nonché a quelli dell’ex oratorio di San Quirico a Sostegno (ora staccati e ricoverati
alMuseo Borgogna)
Il linguaggio pittorico del "Maestro della Passione di Postua" è caratterizzato da modi del gotico internazionale, espressi in forma ingenua e popolare, ma assai efficace nelle posture delle figure e nella comunicativa dei gesti.
Di grande interesse storico, sulla parete nord della navata, è il dipinto che raffigura una Madonna del latte, seduta in trono con a fianco San Grato e San Rocco: si tratta infatti di un'opera datata del 1488 e firmata dal pittore Giovanni Antonio Merli, uno degli esponenti più importanti all'altezza delle ultime decadi del Quattrocento in terra novarese. Si tratta di un artista nel quale si avverte l'attenzione per le novità artistiche del rinascimento lombardo. L'affresco costituisce verosimilmente un "ex voto" della gente del paese come ringraz iamento per lo scampato pericolo della peste degli anni precedenti (come attesta la presenza della figura di S. Rocco.

Gli affreschi eseguiti come decorazione dell'arco trionfale e dell'abside, nonché quelli presenti nella fascia inferiore della parete sud sono opera di una delle più impostanti botteghe novaresi attive all'inizio del XVI secolo, quella dei Fratelli Cagnola.
L'elevata qualità artistica riscontrabile in molte parti di tali dipinti, hanno convinto la critica a ritenerle opera di Sperindio Cagnola, il più dotato dei fratelli, che poté valersi di un importante collaborazione con Gaudenzio Ferrari.
Si ritiene che gli affreschi siano stati eseguiti tra il 1514 e il 1524, dunque proprio all'altezza degli anni di apprendistato presso Gaudenzio Ferrari.
Di grande effetto visivo, per cogliere subito l'attenzione di chi entrava in chiesa, sono gli affreschi dell'abside, con la figura del Cristo Pantocratore posta al centro del catino e circondata dai simboli dei quattro evangelisti. Nella raffigurazione un po' ieratica degli Apostoli, ciascuno recante un cartiglio con un verso del Credo, si avverte uno sforzo di connotazione psicologica dei soggetti.
Nello zoccolo alla base del tamburo absidale sono raffigurate le Opere di Misericordia in conformità ad una scelta iconografica assai diffusa in quell'epoca nel territorio di Novara. In tali scene il pittore riesce a tradurre il precetto morale del soccorso alle persone più umili in scene improntate ad un naturalismo nordicizzante, nel quale si intravede la lezione gaudenziana.
Nel ciclo di affreschi qui realizzato, Sperindio esprime la sua migliore qualità artistica nella rappresentazione escatologica del Giudizio Universale, rappresentazione che occupa un ampio spazio della parete sud. Si tratta di una composizione complessa, che dovette essere a lungo discussa con il committente, ricca di insolite suggestioni iconografiche.
Vi si osserva la figura Dio Padre che reca in una mano la spada della Giustizia e con l'altra regge una fiaccola accesa che rivolge in basso ad alimentare le fiamme eterne dell'Inferno. Alla sua destra è posta la Madonna, inconsuetamente rappresentata con i seni scoperti, e dietro di lei una fitta schiera di sante e santi (vi si riconoscono Santa Caterina di Alessandria con la ruota, San Pietro, Sant'Orsola e San Francesco, ed altri); in fondo alla schiera è posta la figura di San Pietro, simbolo della Chiesa, che aiuta le anime salvate a salire in Paradiso. Alla sinistra del Padre, inginocchiate e rivolte verso di lui, sono raffigurate le figure di Gesù e di San Giovanni Battista contornate da angeli che recano i simboli della Passione. Al di sotto del regno dei beati, sulla destra, si osserva , l'Arcangelo gabriele che pesa le anime e che ne decreta il destino con l'aiuto di un altro angelo. Alla sinistra i dannati che vengono introdotti, da un altro angelo vestito con corazza, nella mostruosa Porta dell'Inferno, nella cui raffigurazione si fondano tra loro inquietanti figure di animali. Tra le fiamme eterne, alimentate dalla fiaccola del Padre, si osservano le anime dannate tormentate dai diavoli.
Testo e foto di Enrico Mercatali
Paruzzaro, luglio 2010

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