THE MAGAZINE OF THOUGHTS, DREAMS, IMAGES THAT PASS THROUGH EVERY ART OF DOING, SEEING, DISCOVERING

17 March 2012

N O B E L - ART - Dario Fo: "Sono un attore dilettante e un pittore professionista"





N   O   B   E   L  -  ART


di  Enrico Mercatali




Dario Fo a Milano davanti a Palazzo Reale



Dario Fo a Palazzo Reale
"Sono un attore dilettante e un pittore professionista"






Dario Fo ha installato la sua bottega d'artista in Palazzo Reale, a Milano, nella quale esibisce  i momenti produttivi della sua seconda arte, quella pittorica, davanti ad un pubblico ansioso di vedere dal vivo, e sul nascere, le tele, i cartoni, i pannelli di grande dimensione che il mitico guitto teatrante, Nobel italiano per la letteratura, esporrà nella grande mostra che si sta allestendo per lui e che dal 24 marzo si aprirà al pubblico, il giorno stesso del suo 86° compleanno.



La pittura di Fo contempla solo le abnormi dimensioni, la scena che essa fa propria è quella del teatro e dei suoi palchi, e il suo pubblico non è quello che assapora il singolo segno, che si lascia catturare dal dettaglio. Essa si è originata quale parte attiva della performance d'un teatro di massa, degli auditorium, delle grandi piazze urbane. Il suo messaggio deve essere necessariamente sintetico e chiaro. Ecco perchè il colore, nei suoi grandi dipinti, ha il compito dell'immediatezza d'una battuta sferzante, ecco perchè la postura dei personaggi ha il subitaneo effetto dello sberleffo e dello sghignazzo, mentre la composizione di assieme riassume lo spirito che la grande satira sa ricondurre al senso d'un riscatto collettivo, capace di assicurare il senso d'appartenenza ad una comunità. E' una pittura fatta di grandi affreschi raccontati, un pò come lo furono quelli di Chagal, ma più concreti di quelli, e desunti non dal sogno ma, forse, ed ancor più, da un eccesso di realtà, che porta all'agire del buffone, e all'esibizione di sè quando nulla si ha più da perdere. Ecco perciò discendere l'evento d'uno spettacolo circense, d'un ballo sfrenato e collettivo, come quello dei carnevali, e il teatro della vita, che rappresenta la sua scena più vera del reale, che sa unire il dramma personale alla liberatoria euforia d'un rito collettivo.







"Dario Fo a Milano - Lazzi, sberleffi, dipinti" infatti, con le sue oltre 400 opere, costituisce la summa d'un desiderio che il loro autore coltiva da tempo, ossia che il Comune di Milano possa dedicargli una mostra, ovvero dedichi a questa sua seconda arte, il tributo ormai dovuto al personaggio suo più popolare, noto in tutto il mondo, non solo per la sua opera letteraria e per il suo spettacolare teatro, ma anche per quella pittura che lo vide giovane studente pendolare tra Luino e Milano all'accademia di Brera e che ora è divenuta parte integrante della sue ultime azioni sceniche, accompagnandolo scenograficamente in giro per il mondo quali icone di allegria nella libertà.



La copertina del libro di Dario Fo "Il Boccaccio riveduto e scorretto", disegnata dall'autore



Ciò che gli era stato ancora negato dalla precedente Giunta Moratti ha potuto ora, con questa decisione della Giunta Pisapia, e l'interessamento diretto di Stefano Boeri, diventare realtà, "quasi il saldo di un debito" si è detto, che la città aveva da tempo nei confronti di uno tra i più illustri dei suoi cittadini.



Conosciamo tutti Fo quale autore di testi, particolarmente dopo il Nobel, divenuti conosciutissimi sino agli angoli più reconditi del mondo, e pure conosciamo bene la sua arte teatrale, che lo vede sempre protagonista in veste di giullare e di guitto, narratore di storie viste dalla parte meno ufficiale, quella popolare, gustoramente espressa in forma di "sghignazzi e sbrodeghezzi" irriverenti, consumati alle spalle del potere, critico sagace ma impietoso d'ogni forma di sopruso e di sociale ingiustizia. Ma poco ancora conosciamo del suo essere pittore capace di grandi affreschi, e di possenti narrazioni, nate nello stesso spirito vivo e libero, allegro e  pur umanamente lirico.


Una fotografia scattata in uno degli incontri di bottega di questi giorni. 
Dario Fo è con l'amico Roberto Saviano


Siamo tutti curiosi di poter approcciare in toto questa mole di opere per  potervi estrarre il già certo piacere di rileggerne le storie, come anche nel suo grande teatro Dario Fo sa fare, colorendone i passaggi salienti, gli episodi più esilaranti quando visti dalla parte di chi sa ridere perchè nulla ha più da perdere, quando raccontati con la passione di chi vi ha saputo scoprire i lati più profondamente umani, nei risvolti più autentici della vita quando questa è vissuta da chi non ha i mezzi talvolta neppure per esprimersi.


Locandina del Mistero Buffo, disegnata dall'autore



Mentre attendiamo di immergerci per la prima volta nella pura pittura di Dario Fo, nel corso di queste lezioni sull'arte e sul teatro, che egli tiene a Palazzo Reale (Sala delle Colonne) in questi giorni (prenotazione su appuntamento), inevitabilmente ancora pittura e teatro tra loro si miscelano, restituendo forse il miglior prodotto d'assieme che la sua tecnica rappresentativa sappia conoscere: un misto cioè di quel monologare continuo, divertente e divertito, che è anche la cifra del suo Mistero Buffo, attorno agli eventi della storia che più hanno colpito la sua fantasia, finiti d'essere raccontati a parole, per essere poi ancora raccontati col pennello, coi colori, con l'uso libero e spontaneo di quel suo tratto inconfondibile che qua e là attinge alla storia della pittura italiana e d'oltralpe, ma che trae le sue origini soprattutto dalla lezione di Achille Funi e di Carlo Carrà, che sono stati i maestri più importanti d'Accademia, che Fo seguì con interesse e con profitto nei suoi anni giovanili, e che lo hanno introdotto alle più grandi stagioni della pittura descrittiva ed agiografica che da Giotto giunge a Mantegna, da Raffaello a Michelangelo, la cui arte Fo nel tempo ha interiorizzato.
Artista a tutto campo e didatta, profondo conoscitore dell'animo umano in genere, e del suo Paese in particolare, della sua grande storia, Fo racconta anche con la pittura ciò che racconta nella commedia e nel teatro, racconta le storie vissute dagli umili, attraverso un profondo senso religioso della vita, vicino alla gente e lontano dalle arroganze dei centri del potere, racconta l'umiliazione ed il riscatto, racconta le privazioni e la pietà, affrescandovi una  grande visione del mondo.




L'avventura del genio Fo si completa perciò con questa mostra milanese che egli in qualche modo ancora doveva al suo pubblico, abituato a colloquiare con lui attraverso le dinamiche, la struttura e lo spazio del Teatro, ma non ancora abituato a farlo attraverso l'arte visiva.  Ora queste sue opere di pittura possano essere più attentamente e complessivamente conosciute non soltanto in quanto complementi del teatro,  e arredi della drammatizzazione, ma anche per quanto esse possano esprimere in sè stesse, in quanto tali, così da poter scoprire, anche attraverso il loro autonomo linguaggio, la vastità di visione e di pensiero del Maestro, il quale giustamente per questa sua capacità fu insignito del Nobel. Attraverso questo suo riconoscimento internazionale l'attribuzione di una forma tanto personale quanto pervasiva e da tutti facilmente comprensibile  dell'universale sentimento e della condizione umana divenne da fatto di letteratura un fatto soprattutto di teatro, che tutti gli seppero riconoscere quale vero, grande, insuperabile e personalissimo dono di natura. Ma ora siamo nuovamente di fronte ad una novità storica assoluta,  della quale pur dobbiamo riconoscergli la paternità, ad una nuova forma d'arte, la "Nobel Art".

Enrico Mercatali
Milano 17 marzo 2011






10 March 2012

Io, appassionato pescatore del Lago Maggiore



 Io
appassionato pescatore del Lago Maggiore

di  Enrico Binda
 


Sopra al titolo: Lago Maggiore, una veduta di Belgirate, "Bella Signora del Lago"
Qui sopra: Enrico Binda, esperto navigatore in acque lacustri ed appassionato pescatore belgiratese, mostra, a noi di Taccuini Internazionali, il luccio di 3 chili appena pescato


Vi spiego cosa ci faccio alle 7 di mattina  su questa lancia di legno di larice alla temperatura di tre gradi sotto zero?  Sono vestito come un esquimese, ma il freddo mi ha già congelato le mani oramai violacee. In barca con me c’è Annibale, un vecchio pescatore, stiamo andando a pesca di pesci Persici! Siamo partiti dal nostro incantevole paese, Belgirate, dopo aver “sgelato” il fuoribordo Honda 8 cv gettandogli secchi di acqua calda sul piede e sull’elica e  abbiamo deciso di  pescare al largo della costa tra Solcio e Meina. Decisione unanime anche perché, nei giorni precedenti, la pesca verso Stresa aveva dato scarsi risultati. Nel trasferimento cerchiamo di parlare, ma le parole escono a fatica, il mento e le labbra sono gelati. Intanto le luci dell’ alba si fanno più intense, fra un po’ vedremo sorgere il “pan di povar” è così che chiamiamo il sole nel dialetto lagese. Questo è sempre un momento magico, in questa stagione l’alba sul lago regala spettacoli incantevoli , nel mio intimo ringrazio l’ Infinito che gratuitamente ogni mattina riesce a emozionarmi. Annibale ferma il motore, siamo sul posto: nei pressi di villa Correnti , ora di proprietà dell’ex premier Berlusconi. Peschiamo con la canna e, se non abboccano, proveremo con la tirlindana. Il secchio contenente” il vivo” sta cercando di formare il ghiaccio in superficie, lo rompo e  cerco di impedire che si riformi, altrimenti i nostri pesciolini- esca morirebbero.


Il “pan di povar” è così che chiamiamo il sole che sorge, nel dialetto del lago. 


Attacchiamo due pesciolini (piccoli Gardon, che sostituiscono le più valide, ma ormai introvabile Arborelle) alle nostre canne e lasciamo andare a fondo, a circa 30 metri sotto la barca. Annibale ritto in piedi, inforca i remi e tiene la barca ferma remando contro la corrente del lago e va in cerca della ”tana”.
E si perché in questa fredda stagione i pesci persici stanno raggruppati sui fondali, in branchi. Il cimino della sua canna segnala, vedo il mio socio che lascia i remi e, con  movimenti che caratterizzano il suo personalissimo modo di afferrare la presa, recupera col mulinello dicendo “Al gh’è e al sembra bel” Doppietta! E sì, sono due. Ma anche il cimino della mia canna, ha un leggero tremolio che segnala un’abboccata. Recupero ed ho attaccato un bel Persico, un “Berton” E’ così che chiamiamo i Persici dal mezzo chilo in su. L’inizio è buono. Poi peschiamo alternativamente altri cinque o sei pesci, ma da Arona avanza l’ "Inverna": soffia in modo sostenuto e il governo della barca è compromesso, infatti la barca scarroccia e  non riusciamo più a rimanere sopra la” tana “. Ci spostiamo a motore verso Meina, l’Inverna qui  sembra meno tesa.



Proviamo con la tirlindana, pesca a strascico, dirigendo la barca nella direzione del vento. Attacchiamo i Gardoncini-esca e stendiamo il filo di rame. Nonostante la nostra esperienza, con queste condizioni del lago, abbiamo difficoltà a far viaggiare i pesciolini sul fondo , ma senza che tocchino i fondali perché altrimenti si sporcherebbero e non sarebbero più appetibili ai Persici. Ma io sento l’abboccata e Annibale, che è dietro di me, dice “ Ti gh’ lè?” “Sì, e tira bene!….” “Gh ’lo anca mi!” . E’ una regola più volte accaduta: prima attacca a me, che sono davanti e subito dopo a lui che sta dietro, a poppa... Altre passate ed altre catture, poi una abboccata diversa: una Sandra o Luccioperca. Ma di questo bel pesce, che assieme al Persico e al Lavarello e alla Trota  e al Persico-trota sono i pesci più buoni ed ambiti dai pescatori, avremo modo di parlarne in seguito. Alle 13 abbiamo 18 Persici e una Sandra, accendiamo il motore e rientriamo alla base, oggi è andata decisamente meglio rispetto alle ultime mattinate.



Le prime due trote della giornata



S C H E D E


La Trota Lacustre 


NOME LATINO: Salmo trutta lacustris (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Salmonidae
ORDINE Salmoniformes
NOME INGLESE: Lake trout
MORFOLOGIA: forma del corpo slanciata, più tozza tuttavia rispetto alla forma di torrente, specialmente nei soggetti adulti; la morfologia è per il resto simile alla forma di torrente; colorazione blu-verde sul dorso, argentea sui fianchi e sul ventre, sono presenti piccolissime macchie scure sui fianchi, talvolta a forma di x.
TAGLIA: 40-50 cm, può tuttavia superare il metro di lunghezza ed i 15 kg di
peso.
DISTRIBUZIONE: grandi laghi prealpini, sono state introdotte anche nei grandi
laghi laziali.
HABITAT: acque pelagiche dei laghi e a profondità variabile in relazione alla
stagione.
ALIMENTAZIONE: zooplancton, altri invertebrati acquatici e pesci.
RIPRODUZIONE: depone nel tardo autunno nei fiumi immissari dove i giovani rimangono per 2-3 anni prima di migrare nelle acque pelagiche del lago. La maturità sessuale è raggiunta in 4-7 anni. Per le altre caratteristiche riproduttive si faccia riferimento alla trota fario.


Il Pesce Persico

NOME LATINO: Perca fluviatilis (Linnaeus 1758)
FAMIGLIA: Percidae
ORDINE: Perciformes
NOME INGLESE: Perch
MORFOLOGIA: corpo di forma ovale, dorso arcuato e peduncolo caudale assai stretto; testa grossa e bocca terminale di grandi dimensioni; doppia pinna dorsale, la prima munita di raggi spinosi; colorazione del dorso verdastra percorsa da alcune fasce di tonalità più scura, bianco il ventre; pinne pettorali giallastre, pinne ventrali, anale e caudale di colore aranciato.
TAGLIA: 25 cm (300 g) a 4 anni; molto raramente arriva a 40-50 cm (1,5 kg).
DISTRIBUZIONE: Italia settentrionale e centrale, ma è stato immesso anche
nelle acque del resto della penisola e delle isole.
HABITAT: ambiente lacustre litorale e fluviale a corrente molto debole; ha abitudini sedentarie e siriunisce spesso in gruppi, soprattutto in età giovanile.
ALIMENTAZIONE: invertebrati durante l’età giovanile, predatore di altri pesci da adulto.
RIPRODUZIONE: depone tra Aprile e la fine di Maggio, in relazione alla temperatura ambientale (predilige 14-15 °C); riproduce in acque basse con fitta vegetazione o con abbondante presenza di radici; le uova hanno un diametro di 2-2,5 mm e sono protette all’interno di lunghi nastri di muco che le femmine distendono tra i rami delle piante acquatiche; la schiusa si ha dopo 2-3 settimane; le larve misurano 5 mm e, riassorbito il sacco vitellino si riuniscono in grandi banchi nelle acque superficiali lungo le rive.


Apertura trota di lago.


Come consuetudine, il 20 dicembre alle ore 12 si apriva la pesca alla trota di lago. Quest’anno era martedì e  già dalle prime luci dell’alba vedevo  le barche attrezzate per questa pesca  che solcavano  le acque del Lago Maggiore. Nessun pescatore resiste fino a mezzogiorno, ma  ”entra in gara “ fin dalle prime ore del mattino. E noto infatti che le catture avvengono numerose all’apertura, poi sono cosa assai rara. Per i vecchi pescatori era   la cattura della “ trota di Natale” : un evento, quasi una cerimonia. Numerose erano le famiglie che,  nel pranzo di Natale , avevano in  tavola una bella trota lacustre al forno , in umido o fritta.
Messa in acqua la mia Canadian mi sono diretto al largo, in direzione Lesa.
Prima operazione è stata la stesura di tutta la lenza della molagna, con i vari cucchiaini che ruotano dalla profondità stabilita dal  piombo di 750 grammi sino alla superficie, con l’ausilio di appositi galleggianti. Seconda operazione fissare la cordicella del  “ cane “al palo di sostegno posto in centro alla barca e agganciare i bracci di lenza con i cucchiaini di acciaio che lavoreranno in superficie. Stesa tutta l’attrezzatura ho viaggiato con il motore al minimo alla ricerca delle trote, con lo sguardo attento e la speranza di vedere la “ regina del lago” che allamata, saltava fuori dall’acqua per procedere al recupero,  fino al guadinamento .  Quest’anno ho avuto 4 catture, due in superficie col sistema  cane e due sulla molagna.
A Natale, sulla mia tavola: trote al cartoccio !


Il taccuino gastronomico



Trota "Al Cartoccio"

Ingredienti per 4 persone:

4 trote
1 ciuffo di prezzemolo
aglio
carota
1 gambo di sedano
2 cucchiai di pangrattato
2 limoni
2 cucchiai di olio d'oliva extra-vergine
sale
pepe

 
Pulite le trote, lavatele e asciugatele. Pulite la carota, un gambo di sedano e un ciuffo di prezzemolo, tritateli e metteteli in una ciotola con due cucchiai di pangrattato, la buccia di un limone grattugiata, sale, pepe, due cucchiai di olio e il succo di un limone; mescolate con cura e amalgamate. Riempite con un po' di composto le trote disponete ognuna su un foglio di carta di alluminio unta d'olio e copritele con fettine di limone; chiudete i cartocci e cuocete in forno a 200 gradi per 20 minuti.
Impiattare con estro, con lo stesso cartoccio, aggiungendo freschezza e colore





  Enrico Binda
- esperto navigatore in acque lacustri ed appassionato pescatore belgiratese -

Belgirate, 9 marzo 2012
per Taccuini Internazionali


08 March 2012

TEATRO DELLA VITA. Da Melbourne a Vercelli, una coppia di attori straordinari propone vissuti iper-reali, in casa propria



Non più teatro-finzione, nè teatro nel teatro, 
non più teatro di strada.

Un teatro della vita dentro casa, casa propria, davanti ad un pugno di spettatori-ospiti




Sopra al titolo: la coppia di attori Roberta Bosetti e Renato Cuocolo nel giardino di casa, a Vercelli
Sotto: Roberta Bosetti in un locale della sua vecchia casa vercellese, nella quale verrà ambientata l'ultima piece in programma tra giugno e luglio 2012, per gruppi piccolissimi gruppi di spettatori



Gli spettacoli a Vercelli avranno inizio il 2 giugno e si protrarranno fino alla fine del mese di luglio 2012. L'esperienza si preannuncia di notevole interesse, anche perchè capita raramente di assistere, o partecipare, ad un evento di questo genere: rappresentato nientemeno che dentro ad una casa privata, da una coppia di attori professionisti che hanno deciso di portare l'esperienza del loro rapporto di coppia,  ricco d'ogni sfumatura che la vita abbia saputo determinare, dentro alle mura domestiche,  facendole emergere ancora dentro alle stesse, ma in presenza di spettatori sconosciuti.