THE MAGAZINE OF THOUGHTS, DREAMS, IMAGES THAT PASS THROUGH EVERY ART OF DOING, SEEING, DISCOVERING

28 February 2013

Ermenegildo Zegna e Museo Mercatali - Evoluzione del Marchio 1910-1967 - di Enrico Mercatali


Ingresso di Casa Zegna (Trivero, Biella) - Mostra sull'evoluzione del marchio Zegna 1910 - 1967 (novembre 2011 - inizio 2012)





Uno dei pannelli che nella mostra sono dedicati al primo grafico che Zegna ha chiamato, negli anni '30, a creare il suo marchio di fabbrica, e a promuoverlo con la pubblicità sulle più importanti riviste italiane e straniere di moda maschile: Enrico Mercatali




Ermenegildo Zegna e Museo Mercatali
"Evoluzione del Marchio 1910-1967"




Le opere di Enrico Mercatali, il primo grafico che ha dato vita alla produzione e alla diffusione del marchio Zegna nel mondo




Sopra e sotto: Casa Zegna, Trivero (Biella) - ex abitazione di Ermenegildo Zegna e famiglia, ora sede prestigiosa dell'archivio storico e polo culturale della Fondazione Zegna. Nella ex serra, realizzata da Pietro Porcinai tra il '60 e il '63, edificio basso e dilatato in ferro e vetro, illuminato dall'alto e perimetralmente, hanno ora luogo mostre e manifestazioni. di "Museoimpresa". La mostra ora in essere (da 27 novembre 2011 a 26 febbraio 2012), alla quale anche Museo Mercatali ha collaborato, intitolata "Ermenegildo Zegna Primato di qualità - Evoluzione di un marchio 1910-1967", contiene tra l'altro opere di Enrico Mercatali, primo tra i 5 grafici che hanno collaborato con Zegna, nel periodo trattato dalla mostra, che hanno contribuito a realizzarne e a diffonderne il marchio a livello mondiale.

A questa mostra, allestita a Casa Zegna a cavallo tra il 2011 e il 2012, segue la seconda mostra nella stassa sede,  a partire dal 25 novembre 2012: "Ermenegildo Zegna identità del Gruppo. Evoluzione del marchio dal 1967 ad oggi".



Locandina appartenente al periodo iniziale della promozione pubblicitaria di Zegna, nella quale emerge protagonista, come era in uso negli anni '30, l'immagine della stessa fabbrica di Trivero, certamente la più imponente, nel quadro delle numerose realtà simili che caratterizzano l'insediamento industriale laniero dell'intera valle, dovuto all'ingente patrimonio idrico esistente ed alla notevole qualità dell'acqua, importante fattore produttivo nel settore della tintoria



La bacheca dedicata all'opera di Enrico Mercatali nelle pagine della rivista  Arbiter, che era ritenuta, all'epoca della sua pubblicazione, tra le più importanti nel campo della moda maschile di alta qualità


Un manifesto pubblicitario di A.D.A.M., marca facente parte del gruppo Zegna, realizzato da Enrico Mercatali nel 1939. Il vascello che arma bandiera italiana è tipico della produzione illustrativa del maestro, mentre il fotomontato mappamondo è pure tipico segno di modernità, alla cui tecnica Enrico Mercatali aveva dato forte impulso e alla quale frequentemente egli ricorreva.



Sopra: due immagini della grande sala dello spazio espositivo, già serra privata di ErmenegildoLe opere di Enrico Mercatali vi compaiono nella prima sezione, dedicata agli anni '30, essendo egli stato il primo grafico ad occuparsi del marchio Zegna, e della sua presenza negli spazi pubblicitari delle maggiori rivista di moda dell'epoca. realizzata su disegno di Pietro Porcinai. La mostra illustra l'evoluzione della pratica pubblicitaria, utilizzata per promuovere il marchio di fabbrica di Zegna, dai primi del secolo fino agli anni '60.





Sopra e sotto: Nelle didascalie compaiono i nomi e le sintetiche biografie dei grafici rappresentati nella mostra, con le rispettive opere grafiche utilizzate da Zegna nelle sue campagne pubblicitarie. di quegli anni. Essi sono quelli di Enrico Mercatali (1913-'42), Luigi (Gino) Boccasile (1901-'52), Giuseppe (Pino) Barale (classe 1914), Armando Testa (1917-'92), Franco Grignani (1908-'99).





Su alcuni antichi tavoli da lavoro della fabbrica sono allineati i marchi di Zegna, compresi tra gli anni '30 e '60, utilizzati nelle più diverse forme di promozione, dai calendari alle etichette, dalle insegne alle locandine, dalle medaglie ai più disparati supporti della produzione di allora










Questa sezione della mostra illustra la pubblicità di Zegna tra il 1941 e il '45, caratterizzata dal periodo autarchico nel quale l'azienda ha prodotto con il prodotto Raiontex, non laniero, per adeguarsi alle disposizione che il regime fascista imponeva, che limitassero al minimo le importazioni della lana






Una bella illustrazione del lanificio Zegna in epoca preautarchica, utilizzata per un manifesto murale di grandi dimensioni, di autore non identificato. Nell'illustrazione compare l'immagine della grande fabbrica, con il suo camino centrale e la retrostante villa padronale col limitrofo giardino a terrazze, tuttora esistente. L'immagine della fabbrica era considerata in se stessa, negli anni tra il '30 e il '40, un segno di prosperità e benessere. Per questo essa veniva spesso utilizzata in pubblicità, per promuoverne il marchio. Come in questo caso, fabbrica e natura non erano ancora considerate parti di un binomio difficile.



Raiontex e Fascismo erano un tutt'uno, come evincesi da questo manifesto inneggiante il tricolore




ADAM, Soltex, Astrum, Satis, Dea, sono tutti marchi appartenenti al gruppo Zegna, e per ciascuno di essi abbondante è stata la produzione grafica negli anni tra il '30 e il '40, come si vede in questo pannello della mostra




Questo il pannello che illustra l'ultima sezione della mostra, ovvero l'immagine grafica del marchio Adam Zegna negli anni '60, nel quale domina la grande innovazione del filato "120", il più sottile del mondo, rimasto praticamente insuperato fino ai giorni nostri per leggerezza e qualità




Sopra e sotto: quattro belle immagini della ex serra disegnata da Pietro Porcinai negli anni '60 per la famiglia Zegna, che oggi è sede del Centro Culturale dell'omonima Fondazione, spazio assai leggero ed articolato, tra piccoli patii e specchi d'acqua, con la bella pergola esterna. Una architettura che dimostra quanto il suo autore fosse non solo abilissimo realizzatore di giardini, ma anche un illuminato interprete della spazialità moderna, in linea con una concezione razionale e minimale ante litteram capace di intersecare gli spazi interni con quelli esterni dell'edificio. Uno spazio veramente bello per allestirvi mostre.




Una seconda parte della mostra, realizzata con la collaborazione della Fondazione Pistoletto, anch'essa in Biella, espone cimeli, oggetti, fotografie e curiosità della vita della fabbrica e della famiglia Zegna. Qui sotto, a passeggio, Ermenegildo con la moglie per le strade della loro città




Qui sopra i fratelli Zegna alla sfilata tenuta a Pechino per il XX anniversario dell'apertura al mercato cinese, applaudono il pubblico alla termine della manifestazione.
Sotto una sala della mostra è dedicata ad alcuni abiti della produzione storica dell'azienda, che non è più solo produttrice di tessuti ma anche di confezioni che vengono vendute nei numerosissimi punti vendita sparsi nelle più importanti città del mondo



Alzata in marmo e metallo dorato, oggetto per il Premio Pitti Uomo disegnato nel 1986 da Ettore Sottsass


E' stata attiva nella stassa sede,  a partire dal 25 novembre 2012 fino al 24 febbraio 2013: "Ermenegildo Zegna identità del Gruppo. Evoluzione del marchio dal 1967 ad oggi", per la quale Taccuini Internazionali ha in programma di fare un resoconto


Enrico Mercatali
(architetto, nipote di Enrico Mercatali, che fi grafico e pittore di fama internazionale negli anni '30)

27 novembre 2011, Trivero (Biella)
- Aggiornato il 28 febbraio 2013 -

25 February 2013

Lago Maggiore-Vergante-Ossola-Novarese. "DARE SENSO AL TERRITORIO", una "visione" di Planet Life Economy Foundation, per Taccuini Internazionali, di Emanuele Plata (prefazione e postfazione di Enrico Mercatali)





Lago Maggiore-Vergante-Ossola-Novarese

DARE   SENSO  AL  TERRITORIO


una visione, di Emanuele Plata
(prefazione e postfazione di Enrico Mercatali)
 


TACCUINI INTERNAZIONALI riceve, e volentieri pubblica questo articolo di Emanuele Plata, vicepresidente di PLEF ("Planet Life Economy Foundation", libera organizzazione onlus ora membro del Consiglio Nazionale della Green Economy, organo consultivo dei Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico), della cui attività già il nostro magazine vi aveva parlato nell' articolo dal titolo "Planomia - reality, dreams and ambitions of sustainability" (realtà, sogni, ambizioni della sostenibilità)del 13 marzo 2011, al quale qui vi rinviamo:


Abbiamo voluto proporvi gli argomenti qui trattati,  inviatici da Plef per la penna del suo Vicepresidente, i cui contenuti non solo condividiamo ma desideriamo contribuire quanto più possibile a divulgare, intervallandovi alcune foto dei nostri territori dell'Ossola e del Vergante, del Lago Maggiore e del Novarese, che peraltro nell'articolo sono citati, così da indurre i nostri lettori a mentalmente tradurre i concetti richiamati in astratto in concrete possibilità, per loro come persone o per le loro attività, che in essi vi vedono o vi possono immaginare, guardando al futuro.
  
Crediamo che si potrà ritornare su tali argomenti, e sulle loro possibili declinazioni relative al territorio dei laghi e della pianura, delle valli e dei monti, che costituiscono l'ambiente nel quale viviamo, potendone fare riferimento nelle occasioni di incontro e dibattito, istituzionali e non, che si porranno in futuro, nelle quali se ne discuteranno i problemi, o se ne tracceranno i percorsi progettuali per gli anni a venire. 

Dei concetti che nel corso di questa lettura emergeranno dovremo inevitabilmente tenere conto se vorremo che le nostre economie, perfezionatesi e consolidatesi nei secoli, possano evolvere nel giusto modo che attenga al miglioramento delle qualità di vita delle nostre popolazioni.  Crediamo che le note qui richiamate possano e debbano essere considerate fattori basilari di conoscenza e di metodo da diffondere e finalizzare sia all'intrapresa economica che alla gestione amministrativa delle nostre future azioni, e di quelle dei nostri figli. 

E' con l'auspicio di poter vedere aumentati in futuro i rapporti tra PLEF e il nostro territorio, e perciò anche col nostro magazine, che vi proponiamo una sintesi dei concetti e dei criteri di approccio  proposti, adottabili per un sostenibile sviluppo a venire delle sue attività, delle sue funzioni, della sua immagine, della sua offerta globale.



Qui sopra: nel territorio della Sesia, tra vigne e castelli del Gattinara
Sopra al titolo: il territorio dell'Alto milanese, tra Lombardia e Piemonte: 
una veduta del Lago Maggiore dal Vergante in direzione del Varesotto 
(in primo piano a sinistra il paese di Comnago, frazione di Lesa)

 
Planet Life Economy Foundation è una onlus nata da uomini d'impresa che, alla fine degli anni ‘90, avvertivano un progressivo peggioramento nel contesto imprenditoriale in cui operavano da una trentina d'anni e che si esprimeva in modo eclatante nelle imprese con la dimenticanza delle ragioni del mercato e l'insorgenza delle ragioni della finanza. La percezione di allora fu che una tendenza di questo tipo nel sistema economico si ribaltava in modo devastante sull'ambiente e sul sociale e che, se si voleva interrompere questa spirale negativa, bisognava agire all'interno delle imprese e quindi nell'economia. 
 

Il percorso iniziato ufficialmente nel 2003, con la costituzione della Fondazione da parte di Paolo Ricotti e sette amici, ha portato a maturare un concetto e degli strumenti originali per interpretare e affrontare il tema di un nuovo modello di economia sostenibile, che definiamo Consciousness Capitalism, in grado di proporre un nuovo paradigma e un Nuovo Mondo. 



Il territorio della "Bassa novarese": risaie, tra Novara e Vercelli


Entrando nello specifico, il contributo che siamo stati in grado di dare è frutto della nostra attitudine di sintesi e quindi si avvale di tante pietre miliari scientificamente elaborate dall'Accademia e dalla Ricerca che, selezionate e trasferite nella pratica d'impresa, diventano efficaci nell'ambiente senza che noi si sia ambientalisti e nel sociale senza che noi si sia esperti del terzo settore.

Il primo punto di questo ragionamento è stato che la SOSTENIBILITA' ambientale, sociale ed economica, così come definita ed accettata nei termini della Commissione Brundtland, è un vincolo pervasivo di qualsiasi situazione ed attività nel tempo e nello spazio (Il rapporto Brundtland, conosciuto anche come Our Common Future, è un documento rilasciato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (WCED) in cui, per la prima volta, viene introdotto il concetto di sviluppo sostenibile: « lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni »).




Val d'Ossola: le principali cave storiche ossolane dismesse hanno subìto oggi un importante processo di riutilizzazione: in alcune di esse, da alcuni anni, vi si tengono spettacoli teatrali, concerti, balletti, registrando un grande interesse di critica e di pubblico. Il turismo se ne giova incrementando i suoi numeri.


Il secondo punto è che questo vincolo, per essere rispettato, non può andare in conflitto con l'aspirazione di profitto che qualsiasi soggetto privato e pubblico si deve porre quando fa impresa e non può andare in conflitto neanche con il desiderio di appagamento e soddisfazione che qualsiasi pubblico si propone nella propria vita e quindi che occorre una sostenibilità COMPATIBILE.  
Il terzo punto è che questa compatibilità si può perseguire rivalutando in ogni transazione il fattore IMMATERIALE e riducendo il fattore materiale con benefici di minor tasso entropico, maggior coesione sociale e maggior valore.  
Il quarto punto è che il maggior valore di riferimento è il VALORE AGGIUNTO che, una volta posto come obiettivo d'impresa (profit o non profit), modifica il metodo di gestione.  
Il quinto punto è che il metodo d'impresa dovrà basarsi su tre direttrici congiunte: le risorse umane, le risorse immateriali e il POSIZIONAMENTO STRATEGICO SOSTENIBILE.  
Il sesto punto è che l'attuazione di queste direttrici dovrà mettere in pratica processi BIOIMITATIVI e PARTECIPATIVI



Val d'Ossola, tra Montorfano e Domodossola. 
Il fondovalle è percorso dal Toce, dalla superstrada Gravellona-Passo del Sempione 
e dalla ferrovia Milano-Sempione-Parigi


Tutto ciò che nesso ha col SENSO del TERRITORIO? All'inizio non ne avevamo idea ma, completata la concettualizzazione, è emerso, chiaro come il sole, che tutti i punti portavano proprio al territorio.

La SOSTENIBILITA': nella commissione Brundtland, l'unico Italiano era il compianto professor Tiezzi, che affermava “noi siamo in un sistema chiuso fatto di relazioni”; dentro questo sistema chiuso, che è la terra, ci sono le relazioni che retinano un perimetro: il territorio
 
La COMPATIBILITA' del profitto e della soddisfazione della vita dove si misura a prova di individuo? Nel territorio
L'IMMATERIALITA': da dove viene fuori? Da un sedimento di energie prodotto nei secoli che trova negli uomini, nella natura e nei simboli del paesaggio e nella conoscenza la sua miniera: il territorio



 Sacro Monte di Varallo
facente parte del Patrimonio dell'Umanità (Unesco) 
costituito dai 7 Sacri Monti piemontesi
  

Il VALORE AGGIUNTO, come differenza tra ricavi e costi del venduto, ha un senso contabile individuale ma ha  anche un senso collettivo, non se astratto per aggregati nazionali ed internazionali, ma se collegato ad una comunità: il territorio
Il POSIZIONAMENTO STRATEGICO SOSTENIBILE, come sintesi distintiva di una proposta competitiva nell'arena globale, ha la sua unicità, non come denominazione di pura tracciabilità, ma come insieme di eccellenze nel territorio
I PROCESSI BIOIMITATIVI e PARTECIPATIVI, che si ispirano all'evoluzione dal piccolo al grande, che ridanno il senso del tempo, che riconoscono le energie nelle proprie forze e che fanno partecipare alla costruzione delle decisioni delle imprese e delle amministrazioni tutti i  relativi portatori d'interesse, si ritrovano nel territorio



Montagne, neve e piste da sci della val d'Ossola


Per questo la nostra Fondazione, quando ha voluto esercitarsi mettendo in pratica i propri principi e concetti, ha iniziato a fare delle scuole estive col titolo Valorizzazione del territorio e delle sue imprese grazie alla sostenibilità come leva competitiva. Non abbiamo cercato territori amministrativi, ma spontaneamente si sono presentati territori “popolari”, come la Maremma, il Monferrato, la Lomellina, tutti contesti a cui attribuire una notorietà popolare, che è sintesi di particolarità geologiche, climatiche, storiche, antropologiche, insomma di quella sedimentazione che nei secoli li ha resi ben identificabili.

E proprio dall'identità viene la prima sorpresa, e cioè che in un sistema di relazione senza frontiere è molto più importante e fruttuoso avere forti identità diverse che dialogano, piuttosto che l’omologazione di tutte le realtà ad un unico sistema.
E' una bella scoperta, per chi si è riempito la bocca di “globalizzazione”, rendersi conto che  i sistemi ideati per le soluzioni globalizzate, ovvero concentrazioni e centralismi, sono insostenibili!
E' in verità una brutta scoperta per le imprese che hanno adottato, con acquisizioni e delocalizzazioni, strategie massive di efficienza, rendersi conto di essere a rischio di irreversibilità e non poter più essere sostenibili.
Al contrario è una bella scoperta per le piccole e medie imprese, rendersi conto che sono le più adatte ad affrontare il cambiamento che il vincolo della sostenibilità impone. 



Il golfo Borromeo, con le sue isole Bella, Madre e dei Pescatori, e la funivia del Mottarone



Ecco allora che l'Italia, con i suoi territori e le sue piccole e medie imprese, ha una straordinaria potenzialità, che non consiste solo in quella abitualmente nota - ma disattesa - del turismo, ma anche in tutte le manifestazioni imprenditoriali, se colte con i VALORI della sostenibilità.

Dalle esperienze dei tre territori con cui PLEF è impegnata, ma anche con altri avvii di analisi come l'Ossola e il Verbano, il Lodigiano, il Montefeltro, l'Altopiano di Asiago, la valle del Belice, ci si rende conto che esistono strutture ed infrastrutture potenzialmente già attive nella valorizzazione locale, ma occorre non tanto e non solo fare sistema, cioè evitare di perdere tempo e soldi facendosi concorrenza anziché sinergia, ma sopratutto fare luce sulla prospettiva di condividere la visione e di  esprimere il posizionamento strategico di TERRITORIO e, per capirlo e farlo, siamo certi per esperienza che basta essere aiutati. 



 Il Lago Maggiore visto dalla sponda lombarda in direzione del golfo Borromeo e dell'arco alpino, nel quale domina il massiccio del Rosa


Noi di PLEF siamo pronti per questo, affascinati da quanto si può imparare incrociando le conoscenze e, consapevoli del senso d'urgenza, siamo qui per unire a noi della fondazione energie locali che attivino le loro realtà e si mettano al lavoro in modo cooperativo funzionale ad ottenere un cambio di direzione: sarà con la green economy, sarà con la blue economy, sarà con gli start up di impresa, sarà con l'innovazione e le smart opportunities, ce ne è quanto si vuole, ma l'importante è la VISIONE e coltivarla con cura e costanza. 
I nostri amici dell'Osservatorio del Paesaggio dicono che la cura del paesaggio esprime la cura di se stessi e viceversa; modelli incuranti, o peggio d'incuria, fanno gettare anche dal più civile dei passanti il sasso dentro la finestra dal vetro già rotto; se così fosse, curiamoci in primo luogo di noi stessi e anche per far questo ci sono metodi e approcci di successo: mai isolare, mai accantonare, mai mettere nel dimenticatoio, restare sempre nel presente e pensare al futuro ricordandoci del passato. 


Vergante - Lago Maggiore - Ossola - Novarese, grande area milanese  vocata al turismo, alla piccola e media industria, alla cultura dell'arte della moda del cibo, al design domestico e di tendenza, territorio di alte qualità ambientali, oggi realtà in evoluzione e caratterizzazione, cardine dell'Europa mediterranea, cerniera tra sviluppo ed emergenti sviluppi, cerca oggi strade nuove per dare avvio a nuovi processi di crescita e a più virtuosi modi di interpretazione del nuovo: ci sono idee ma ancora troppo poca volontà d'applicarle, ci sono risorse ma scarsamente utilizzate ed ancora non ben gestite, c'è voglia di fare ma scarsa capacità di mettersi in rete condividendone con altri i problemi, ci sono progetti ma troppo poco confrontati e discussi,  c'è tanta bellezza nel suo ambiente ma ancora troppo poca consapevolezza di essa, e volontà di sostenerla per varla valere come merita. Dilatazione delle opportunità offerte alle idee dei singoli attori, lotta ai lacciuoli della burocrazia quando inutile e dannosa, più disponibilità alla cooperazione, maggiore fiducia nel confronto di idee e nell'apertura a processi nuovi e diversi da quelli solo apparentemente più comodi, spirito di adattamento ed attitudine al confronto, possono essere gli ingredienti degli atteggiamenti da assumere in futuro, più di quanto non si siano fino ad oggi adottati. 
Nel nostro territorio dovranno essere considerati obbiettivi primari  la tutela del patrimonio paesaggistico, il potenziamento dell'offerta turistica, il miglioramento delle relazioni tra cultura e industria, la valorizzazione e l'espansione delle risorse agro-alimentari e l'affinamento dell'offerta dei prodotti di eccellenza nei settori del design, del food, dell'artigianato, il miglioramento della ricettività basata sull'incremento della qualità dell'accoglienza, di viabilità e trasporti, della produzione culturale, affidando ognuno dei settori sensibili a progetti capaci di coraggio e vedute d'onda lunga.

Conoscere, amare ed aiutare il proprio territorio vuol dire fare ciascuno la propria parte in esso, in ogni atto della propria giornata, come fattore integrante di un meccanismo più generale che possa farlo crescere, anzichè fermarsi o indietraggiare. Tutti, ma proprio tutti, potranno assumere in ciò il proprio attivo ruolo.


Emanuele Plata
Milano, 21 febbraio 2013
(prefazione e postfazione di Enrico Mercatali)

22 February 2013

L'evoluzione del gusto attraverso il grafic design, nell'opera dei suoi maestri. Mostra in chiusura.



Grafica italiana al Museo del Design
Milano Triennale


Mentre i curatori sudavano nella ricerca di materiali, Novembre veniva chiamato al posto dell'infortunato Enzo Mari, bloccato per un incidente, per dare forma al percorso. Il designer salentino ha inventato un allestimento sul tema dell'arcobaleno, ciò che unisce terra e cielo, basso e alto. Si attraversa la pedana sospesa della Triennale, tutta nei toni dell'iride ("Li ho fatti diventare nove  – dice Novembre – me ne servivano infatti più di sette. Del resto, anche sette è un numero falso, i colori dell'arcobaleno sono sei: fu aggiunto l'indaco per arrivare a sette, numero più affascinante") e si accede a una raggiera bianca, come le pagine di un libro da scrivere. Da qui parte il percorso, composto da una successione di cubi di colori diversi, disposti sulla parete curva del museo: ciascuno di essi ospita una sezione della mostra. Rosso per l'editoria libraria, giallo per la carta stampata, verde per l'advertising, azzurro per il packaging e così via. All'aperto, una voliera che traduce i loghi più famosi partoriti dalla grafica italiana in suoni (milanodabere.it)





L'evoluzione del gusto attraverso il grafic design nell'opera dei suoi maestri










Una mostra così completa e proprio bella da visitare, in fatto di grafic design, forse non si era mai vista in Italia. E' stata perciò una grande idea, quella degli amministratori e dei curatori del Museo del Design (istituzione che, sin dalla sua nascita, ci ha visti estimatori e divulgatori), di avervi introdotto, nella sua quinta edizione, l'arte grafica. E' quest'ultima infatti una componente di grande importanza e di tutto spessore nella relazione esistente nel binomio forma-comunicazione, od anche in quello messaggio-comportamento, od infine ancora in quello cultura e gusto.


Direi perfino, se ciò mi fosse consentito da chi ha realizzato le precedenti edizioni, che l'arte grafica, la quale sconfina con la cartellonistica, con l'illustrazione, con l'advetising, con la cultura della stampa, possiede un quid in più rispeto, ad esempio, alla cultura del progetto d'arredo, o dell'allestimento, che pur facendone parte, ne costituiscono una branca specifica, e, direi, specialistica. L'elemento comunicativo infatti crediamo sia quanto di più intrinseco all'essere sociale, tanto da diventare, specie nella cultura occidentale moderna, la base di ogni azione che coinvolga il linguaggio.


Ma senza dilungarci in tal senso pèensiamo che sia stato giusto e doveroso perfino proporre oggi una mostra quale quella milanese in Triennale, che affronta in modo efficace ed esaustivo ogni sfaccettatura il mondo grafico abbia affrontato sin dalle sue origini moderne ad oggi, dall'arte della stampa e del carattere da stampa, il manifesto pubblicitario, il logo caratterizzante il marchio di produzione aziendale, il giornale o il periodico, il pieghevole la locandina o l'imballo del prodotto industriale, in una sorta di tassonomia, che va dalla scrittura ad ogni altro genere di progetto che si relazioni con il tema dello spazio e del tempo.

La mostra:
(informazioni dall'omonimo sito web)

Direttore: Silvana Annicchiarico, cura scientifica: Giorgio Camuffo, Mario Piazza, Carlo Vinti,
progetto di allestimento: Fabio Novembre, progetto grafico: Leftloft, progetto audio: Saturnino, Sound Identity, catalogo Corraini Edizioni

Con la quinta edizione dal titolo TDM5: grafica italiana, Triennale Design Museum porta avanti il suo percorso di promozione e valorizzazione della creatività italiana, estendendo la ricerca a una storia che è sempre stata considerata minore e ancillare, per restituirle la giusta autonomia.
Dopo le prime ricognizioni dedicate dal museo alla grafica contemporanea (The New Italian Design, Spaghetti grafica e Graphic Design Worlds) la scelta di dedicare una edizione alla grafica italiana, alla comunicazione visiva e alla loro storia è un passo importante per arricchire e completare il percorso nel design italiano intrapreso dal Triennale Design Museum.






TDM5: grafica italiana rappresenta un’opportunità per presentare vicende, figure, fenomeni che hanno accompagnato e sostenuto gli sviluppi culturali, sociali, economici e politici del nostro paese, che rimangono ancora relativamente poco conosciuti, nella loro ricchezza, al di fuori delle comunità specializzate.
Un’occasione per contribuire, collegando passato e presente, a una maggiore coscienza critica rispetto a vecchi e nuovi prodotti e strumenti della cultura visiva che appartengono ormai diffusamente alla nostra vita quotidiana.





Partendo dalle premesse storiche, dalle radici culturali e dai momenti-chiave del graphic design italiano, il percorso espositivo si articola per tipologie di artefatti, andando a configurare, una sorta di tassonomia, che va dalla scrittura ai progetti che si relazionano con il tema dello spazio e del tempo.




Max Huber, Manifesto "la Rinascente", 1950 (Archivio Max Huber, Novazzano Svizzera)


Dopo aver risposto alla domanda “Che Cosa è il Design Italiano?” con Le Sette Ossessioni del Design Italiano, Serie Fuori Serie, Quali cose siamo e Le fabbriche dei sogni, Triennale Design Museum, il primo museo del design italiano, conferma la sua natura dinamica, in grado di rinnovarsi continuamente e di offrire al visitatore percorsi inediti e diversificati. Un museo emozionale e coinvolgente. 





Un organismo vivo e mutante, capace ogni anno, attraverso la sua innovativa formula, di interrogarsi senza dare risposte precostituite.

Da quando esiste il Museo del Design pensiamo che una parte almeno del Paese Italia si sia svecchiato, mettendosi al passo con le migliori qualità apprezzabili all'estero. L'elemento-museo è una cartina di tornasole, capace di essere il polso dell'attività italiana più importante, il suo turismo e le politiche ad esso correlate. In alcuni musei italiani, anche del Nord del Paese, si respira aria ammuffita, mentre in altre realtà, al contrario, si inspira aria nuova. Tra queste certamente c'è il Museo del Design di Triennale Milano, che, sia pure con la consueta scarsità di risorse, riesce a rinnovarsi in immagine, in programmi, in allestimenti, in curatele. In ogni sua edizione abbiamo scoperto cose nuove, abbiamo imparato qualcosa, ci siamo divertiti acculturandoci. La freschezza della sua impostazione si legge anche in quest'ultima edizione, e lasci ben sperare per il suo prosieguo. Noi samo tra i più convinti sostenitori della sua esistenza, promuovendone, per quanto siamo capaci di fare, le iniziative. Esso è inoltre un ottimo veicolo per lo sviluppo turistico della città. La Triennale tutta svolge analogo compito.

Catalogo non proprio economico ma bello e completissimo. Un volume da non mancare per avere sempre a disposizione a casa propria tutti i nomi degli autori, molte delle loro opere, didascalie e commenti utili, storici documenti ben stampati e "graficamente" ben organizzati e ben selezionati.

Il Museo del Design (Quinta edizione) e la sua mostra sul Graphic Design stanno per terminare. Sono tuttora visitabili presso il palazzo della Triennale di Milano. La chiusura è prevista per il 24 febbraio 2013.

Enrico Mercatali
Milano, 26 aprile 2012
(aggiornamento 22 febbraio 2013)