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23 July 2010

"Presente ed esperienza del passato". Una grande mostra di scultura internazionale nel parco del Castello di Racconigi (CN), curata da Luciano Caramel




Sopra: Le 4 stele di Arnaldo Pomodoro poste di fronte all'entrata del Castello di Racconigi per dare avvio alla Mostra di Scultura Internazionale 2010.
Sotto: Annamaria Gelmi, "Oltre la soglia", 2005. Si staglia ai margini del Grande Prato che fronteggia la facciata guariniana interna del Castello questa solida struttura, che ne segnala la solida architettonica sterieometria, pur presentando al proprio interno, nella grande fascia rossa che lambisce il prato, un momento di levità, che ne disvela l'elemento poetico.




Taccuini Internazionali ha voluto documentare questo importante evento dell'estate 2010, costituito dalla grande Mostra Internazionale di scultura, curata da Luciano Caramel, ed allestita entro lo splendido Parco del Castello di Racconigi (CN). La molteplicità e la varietà di opere, oltre alla fama degli artisti che le hanno proposte, ne fanno una mostra di notevole livello ed interesse, che non può non essere segnalato quale esposizione temporanea tra le più importanti della stagione in Italia.

Sopra: Igor Mitoraj (Italia): "Torso di Ikaro, 2002". Entro i canoni di una ispirazione classica dell'antico, lo scultore di origine polacca fa emergere, anche in questa scultura, come in tante sue altre, una modernità raffinata e colta che tutte le unisce, derivante dalla formazione parigina, perfezionatasi a Pietrasanta, e resasi densa di signficato durante le collaborazioni con il suo maestro di stile e di vita, Tadeusz Kantor. Da quest'ultima esperienza egli ricava una interpretazione profonda dei sentimenti umani e la tragica visione d'una realtà mascherata, che svuota internamente gli individui, come simbolicamente anche in questa scultura avviene per descrivere il mito antico di libertà, per evidenziarne la sola epidermide, pur piena di forza e bellezza.


Nel corso del torrido luglio 2010, sia per interesse personale per la scultura, specialmente nella sua versione monumentale all'aperto, sia per un a visita al parco del castello di Racconigi, che non avevamo mai visto, abbiamo deciso di trascorrere un giorno feriale dedidaco a tale scopo. In realtà, una volta giunti sul posto, dopo aver varcato la soglia dei cancelli della corte anteriore, ed esserci imbattuti nella monumentale scultura a quattro stele di Arnaldo Pomodoro, l'abbacinante luce solare meridiana che da essa rifletteva su di noi un caldo infernale, nonchè l'irraggiamento diretto su di noi, ci ha convinto a posticipare la visita al parco per seguire un percorso guidato all'interno più fresco del castello, ed approfittare per vedere anche quello, che a sua volta mancava nel nostro bagaglio conoscitivo.



Paolo Borghi (Italia)
: "Le Alpi", 2003. In questa splendida interpretazione figurativa della catena montuosa maggiore in Europa, la frastagliata cresta di sinuose e fluttuanti acque da cui emergono le due figure mitologiche che sembrano tratte dalla tradizione etrusca, ne emerge in quanto simbolo di Italianità. L'artista, che lavora nel comasco utilizza magistralmente le tecniche del metallo, apprese dal padre che ne era un famoso cesellatore. E' particolarmente attraente, in questa figurazione monimentale, la metamorfosi degli arti delle figure, in elementi della natura, i monti rocciosi e le fluide acque fluviali.



La visita fu interessante, istruttiva, piacevole anche se non propriamente rilassante, date le numerosissime sale, tutte dense di reperti ed avventure storiche da ascoltare dalla voce della guida, ed i due piani con tanto di scalone d'onore e le interrate cucine, degne per dimensione d'un albergo di 200 camere. Ma non avervamo messo in conto che tanto pur piacevole diversivo comportava al contempo l'accumularsi d'una stanchezza che mal si sarebbe accordata al successivo programma nel parco.


Ci fu detto poi, all'inizio dello scultoreo giro , che occorreva percorrere circa sei chilometri per raggiungere la Malgaria con La Grande Serra, ove peraltro era custodito il maggior numero di sculture nell'ambito della mostra in corso, ed altri sei naturalmente a tornare.



La calura era tale che quasi nessuno si avventurava in tali "gironi". Io decisi di affrontare il disagio perchè ero troppo attratto da quanto stavo andando a vedere, ed a quel punto mi pareva davvero sciocco rinunciarvi. Per farla breve mi occorsero quasi tre ore di faticosissimo cammino nel solleone peggiore della giornata, tutto solo perchè non ho incontrato anima viva lungo il percorso, sorpreso a un certo punto dall'idea che non ce l'avrei fatta e che non mi sarebbe rimasto che soccombere là, senza che nessuno potesse neppure saperlo.



In sintesi, con questo aneddoto ho voluto dire che, al di là delle opere in mostra che , tra quelle che ho visto, certamente erano di un ottimo livello, l'organizzazione che le supportavano era quanto di peggio io abbia potuto sperimentare negli ultimi hanni, e mi ha dato l'idea di quanto futile spreco di denaro, pubblico e privato, si faccia ancora nel nostro paese, nell'allestire mostre gigantesche come questa, con tanto di apparato promozionale diffuso ampiamente ai diversi livelli del turismo locale, nazionale ed internazionale, nella quale non un cane c'era quel dannato giorno d'estate a vederla. Io, l'unico, almeno tra le 12,00 e le 17,00, perchè non ho incontrato una sola persona se non nei pressi della biglietteria e del book shop (quest'ultimo peraltro vuoto di pubblicazioni di sorta, se non due o tre cartoline della mostra medesima).



Mi è stato detto che normalmente si può andare in auto alla Margaria (sul lato opposto del parco) e da lì vedere comodamento almeno la parte di mostra ivi allestita, ma qual giorno (non essendovi nessuno) quell'ingresso era chiuso. Mi è stato detto che si poteva prenotare un calesse (?), ma, almeno quel giorno, di esso neppure una traccia.



Forse bastava noleggiare qualche bicicletta (una convenzione col ciclista locale?), oppure qualche macchinetta elettrica di tipo golfistico (non sembrano cose particolarmente difficili nè da pensare, nè da mettere in pratica).



Così non muore soltanto l'arte e la cultura. Così muore un paese!



La stessa identica mostra, in un giorno di primavera o d'autunno sarebbe stata certo tutt'altra cosa, e così oggi, ricordandola, ce la vogliamo immaginare. Si, perchè è una bella mostra davvero! Belle sculture, tutte, o quasi tutte, in un contesto magnifico di giardino all'inglese, quale è il Parco del Castello di Racconigi.


Allora, incominciamo dal contesto, dallo sfondo naturale che è stato pensato dal curatore di questa mostra, Luciano caramel, facendovi qualche cenno tanto per ambientarvi le nostre sculture.



Il percorso lungo il quale ogni opera è stata istallata si snoda, a partire dal Castello, in modo da sorpassare il grande prato antistante la guariniana facciata interna per ivi collocarvi le opere più scenografiche, bisognose di fondali neutri. Di lì il tracciato segue zone variamente alberate circostanti aree a prato fino ad accostare il grande lago centrale., per poi entrare nei viali che conducono al giardino della margaria ed alla Grande Serra, che ne ospita la componente dimensionalmente minore, entri i suoi locali interrati. Ogni opera nel parco gode di un proprio spazio autonomo, essendovi state appositamente poste le opere vicine ad una distanza non inferiore mai ad 80- 100 metri. Si ha modo così di vedere ogni opera entro il contesto, anche girandovi attorno, osservandola da ogni lato senza interferenze d'ltri messaggi che non fossero quelli del tempietto neocloassico, della dacia russa, della grotta del Mago Merlino o delle esemplari alberature dei salici, dei liriodendri, dei platani, i quali, di tanto in tanto, costituiscono altrettante sculture naturali da ammirare a lungo. Tra queste e le prime corre un forte contrasto che non guasta alla fruizione d'entrambe. Davvero anche il verde un poco sbiadito e rinsecchito dalla calura estiva del bel parco all'inglese viene ravvivato dalla presenza di queste belle sculture, capaci d'infonderci perfino, stanchi, anzi affranti quali siamo in quel contesto climatico, un po' di coraggio, e qualche speranza d'uscirne vivi.



Tra gli altri, molti sono i pezzi che perfino inquietano, nella loro astratta biologica immobilità, quasi esseri d'altri mondi, degli ufo poco serenanti, nei quali il visitatore si abbatte appena girato l'angolo del bosco, o appena vede allargarsi un prato di fronte a sè: pseudo meduse giganti, funghi sproporzionati, frutti abnormi nati dal nulla... sembra quasi che una parte degli artisti di oggi preferisca una temibile scorciatoia dell'incognito, piuttosto che una fredda disamina del reale. Ma non solo di ciò s'alimenta un'idea di futuro, e soprattutto un'idea dello stile. Sembrano ancora in auge, invece, rimembranze d'un passato classico, rivisitato nell'interpretazione teatrale di esso, come maschera di nuovi possibili letture geroglifiche, in torsi decapitati (Mitoraj), piuttosto che in elmi d'antiche elleniche guerre (Paladino), o nella ritrattistica funeraria etrusca

Racconigi, luglio 2010

Enrico Mercatali

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