THE MAGAZINE OF THOUGHTS, DREAMS, IMAGES THAT PASS THROUGH EVERY ART OF DOING, SEEING, DISCOVERING

10 July 2010

Alessandro Antonelli tra fondatezza e utopia. Dobbiamo diffonderne il nome mostrandone l'opera, racchiusa tutta nel nostro territorio



Santuario del SS. Crocefisso di Boca (No), 1827 - 1892. 
La fotografia ne mostra l'imponente fianco sud


Abbiamo in preparazione questo articolo sull'Antonelli. Ne pubblichiamo qui di seguito solo l'inizio, con alcune fotografie degli edifici più significativi, per sostenere la tesi che vi esponiamo.


  
Maggiora (No), Casa Antonelli, fronte verso la corte interna, 1870 circa


Nelle opere che abbiamo selezionato per un tour antonelliano ragionato rintracciamo gli elementi del dualismo, tra fondatezza e utopia, che sempre è presente in tutta la sua opera, che fa di lui un genio del XIX secolo, sia come artista che come costruttore insigne, maestro completo d’antiche tradizioni e di futuribili lungimiranze.
Forse mai un genio di tale fatta così poco ha dovuto spostarsi sul territorio per fondarvi i suoi vessilli, innalzandovi in forme d’edifici i loro messaggi di rigore e di bellezza al contempo. Tutto infatti si risolve entro i confini di un paio di province.


Santuario di Boca, particolare di una nicchia laterale del vestibolo d'ingresso


Nativo di Gemme, egli ha lasciato le testimonianze del suo lavoro nel ristretto ambito del territorio circostante Novara, e solo nell’ultima fase della sua intensa attività professionale egli si sposta poco più in là, non lontano, per erigere la mole che lo renderà poi famoso nel mondo.
Obbiettivo di questo scritto è quello di rintracciare nell’opera d’Antonelli, anche alla luce dei tanti recenti studi che su di esso sono stati fatti, quegli elementi che sappiano renderne leggibile la figura, nel confronto con altri titani della sua epoca, anche d’oltralpe, tanto da farne emergere i tratti che lo sappiano consacrare tra i maggiori suoi contemporanei, e da farne captare l’interesse a più vaste categorie di pubblico, oltre che ai soli addetti ai lavori, o ai cultori di storia dell’architettura.
Credo sia questo il compito di chi oggi vorrebbe, come noi vogliamo, che venga maggiormente diffus
o il suo nome anche negli itinerari turistici meno specialistici, così da invogliare più ampie categorie di visitatori delle nostre zone ad approcciarne l’opera, affinché la bellezza del suo messaggio possa maggiormente estendersi rispetto a quanto oggi non sia, come meriterebbe.
Credo che il dualismo implicito già nel nostro titolo contenga in nuce la sostanza di quanto intendiamo dire, nell’immaginare come possibile il compito che già abbiamo descritto. Perché utopia e fondatezza sarebbero le due facce di una stessa concezione critica dell’opera antonelliana, che già gran parte degli studi oggi disponibili su di essa contiene, sia pur non esplicitamente sempre espressa.


Fontaneto d'Agogna, interno dello scurolo di Sant'Alessandro Martire, 1842 - 1843. Del 1847 sono i dieci bassorilievi che coronano le specchiature interne 


Crediamo infatti noi che gli estremi di tale concezione fossero talmente radicati sin nelle prime e giovanili opere antonelliane che da esse stesse traspaiano assieme e totalmente, specialmente nell’ana
lisi tipologica e stilistica delle numerose addizioni di vecchi edifici, coi quali esse stesse sempre vogliono confrontarsi per radicalizzarne le intrinseche contrapposizioni, quasi per sfidarne, a volte perfino, le più consolidate regole di composizione, o addirittura di pura statica.





(Tutte le fotografie, se non espressamente indicato, sono di Enrico Mercatali)

Enrico Mercatali

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