THE MAGAZINE OF THOUGHTS, DREAMS, IMAGES THAT PASS THROUGH EVERY ART OF DOING, SEEING, DISCOVERING

30 November 2014

E A T A L Y e TURISMO - Mangiare e fare la spesa a teatro da EATALY - Milano. L'esperienza del buon cibo come potenzialità capace di valorizzare tutti gli altri umani saperi




E  A  T  A  L  Y
e

T  U  R  I  S  M  O



    Mangiare e fare la spesa    
a teatro
da Eataly - Milano (**)



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L'esperienza del buon cibo come potenzialità capace di valorizzare tutti gli altri umani saperi


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Dedichiamo ai turisti stranieri di passaggio a Milano questo articolo su Eataly, prodotto eccellente che il suo ideatore e proprietario Oscar Farinetti ha realizzato ora anche a Milano dopo numerosi altri successi in Italia e all'estero. Lo dedichiamo a loro e a tutti coloro che poco conoscono l'Italia, e meno ancora Milano, e che necessitano di buone sintesi pre farsi una idea di quanto e quanto bene il nostro Paese sappia fare, almeno nel campo agro-alimentare.
Siamo interessati a tale categoria di persone in quanto noi stessi (*), in qualità di produttori di accoglienza specialmente straniera, riteniamo di avere il compito di cogliere l'occasione d'una loro presenza sul suolo italiano per ben informarli e, meglio ancora, convincerli che nel nostro Paese, al di là dei suoi suoi diversi problemi, vi sono e vi si producono cose di altissima qualità, a volte assolute eccellenze nel mondo, e magari spingerli a farsene spontanei ambasciatori nei loro Paesi.

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E' Eataly oggi, ed assai meno la Rinascente, grande magazzino a fianco del Duomo rinominato da Gabriele D?Annunzio, o il pontiano grattacielo Pirelli, o la michelangilolesca Pietà Rondanini, o il Museo del Duomo, a rendere più che mai attrattiva la città di Milano, facendo sì che verso le sue proposte  muova il pubblico proveniente da fuori città, ed il pubblico dei turisti stranieri, cosiddetti "per caso". E' l'idea di ritrovarsi tra amici, di darsi un appuntamento in un luogo simbolico, di frequentare un ambiente invitante nel quale trascorrere piacevolmente un po' del proprio tempo libero, a mettere Eataly al primo posto, piuttosto che i negozi di corso Vittorio Emanuele, o di Montenapoleone, od ancora il cortile grande del Castello Sforzesco.
In pochi mesi, dalla data della sua apertura, questo sito di acquisti alimentari, questo pluri-ristorante, questo punto di aggregazione legato al cibo ed ai suoi riti connessi, che ha nome Eataly, ha acquisito tanti punti sulla via del suo protagonismo nella vita della città.
Questo è accaduto certamente perchè esso, come luogo specificamente milanese nell'arco della storia personale del suo creatore Oscar Farinetti, ha accumulato numerosi precedenti tutti divenuti famosi per la sapiente formula che ne ha saputo innalzare le intrinseche qualità a puro ripetibile standard pronto ad entrare senza ostacoli nella esperienza individuale di ciascuno dei suoi clienti.
In Italia prima di Milano si era aperto quello di Torino, a fianco del Lingotto. Nel mondo già facevano spicco i positivissimi numeri di Eataly a New York, Londra, Los Angeles, Toronto, Istambul, San Paolo.




Abbiamo deciso di scrivere queste sintetiche note sul prodotto di Oscar Farinetti allo scopo di segnalarne l'esistenza specialmente presso il turismo internazionale, generalmente assetato di peculiarità italiane specialmente indirizzabili verso la cultura del cibo e della moda, per il quale siamo noi stessi operatori promotori nell'area italiana del Nord Ovest. Scriviamo questo articolo per tentare di sensibilizzare gli operatori turistici a segnalarlo presso i loro clienti stranieri. Ed è proprio perchè abbiamo riscontrato anche l'estremo interesse per la grande creatività insita in offerte di questo tipo, nel pubblico internazionale (riscontrata anche dall'esperienza che noi stessi abbiamo fatto come consumatori presso Eataly a New York, abbiamo ritenuto che un'esperienza presso Eataly da parte del turista straniero di passaggio a Milano, potesse essere il più appropriato biglietto da visita da collezionare nel corso di un viaggio nel nostro Paese, e messaggio da promuovere da parte di tutti gli operatori del turismo d'alta Italia.



Da Eataly-Milano il mondo dell'agro-alimentare è didatticamente suddiviso in comparti di filiera, che separa e distingue i prodotti finali, il pane, la pasta, i vini, la carne, il pesce, la verdura, la frutta, selezionando le vette che i territori italiani esprimono, spesso divenute vette mondiali, e proponendone i risultati gastronomici secondo proposte d'alto livello. Perciò il pubblico può sperimentare direttamente sui tavoli le migliori pizze, i ravioli o lasagne, le grigliate o i fritti di pesce e di carne, i dolci o i gelati, ed uscire dopo aver fatto una eccellente spesa a seconda dei gusti al giusto prezzo. L'offerta si allinea perfettamente, oltre che al pubblico italiano che cerca eccellenze regionali senza dover essere direttamente sui luoghi, anche al pubblico dei turisti stranieri che sempre chiedono di portarsi a casa, al rientro nei loro paesi, buoni prodotti italiani.


Nel sito di Milano c'è tutto ciò che gli altri Eataly nel mondo offrono, con analoghe capacità di presa presso il pubblico che adora la sua formula, ed ancor più la sua capacità di mantenersi ben salda nei suoi alti standard di qualità (frutta e verdura di stagione in vendita diretta dalle bancherelle, selezione d'alta qualità a prezzi contenuti sui banchi del mercato, piccoli centri di produzione di specialità regionali, punti di assaggio e di ristorazione dedicati e suddivisi per materie prime d'alto profilo, bar, gelaterie, pasticcerie fatte per offrire il meglio di ciascun prodotto.

Ma a Milano c'è qualosa di più, e di speciale, che altrove non abbiamo visto: la location si sviluppa negli spazi di scena e di sala d'un vecchio teatro milanese, lo Smeraldo, così che questa stessa funzione fosse recuperata a fare da sfondo, e d'accompagnamento, alle funzioni dell'acquisto e della consumazione dei clienti. Ecco che su quel palco si sono create le basi per la tenuta di concerti ed esibizioni musicali  ed ai fianchi di esso si sono predisposte le cucine per la tenuta di corsi di gastronomia. Una fitta programmazione ha incominciato a cadenzare le giornate e le serate di avventori ai quali non sarebbero più bastate sporadiche apparizioni in quella piazza, ma ai quali si sarebbero create più occasioni per sperimentarvi nuove esperienze. All'ingresso di Eataly infatti troneggiano le macrofoto dei volti che hanno fatto grande quel teatro, attori e cantautori che con la storia di Milano hanno avuto a che fare: Totò, Macario, Fellini, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Giaorgio Gaber, Enzo Jannacci, ecc., volti popolari di testimnials d'eccezione.


 

 

Ottimi giovanissimi chef confezionano, all'interno dei ristoranti di Eataly, piatti gustosi, ben cucinati  e presentati, a partire da materie prime della più alta qualità. Le stesse materie prime sono disponibili per l'acquisto sugli scaffali del negozio, suddivisi per caratteristiche e provenienza.


Con l'esperienza del cibo, quando questa si sappia esprimere al meglio delle sue potenzialità, possono agganciarsi, arricchendoli, tutti gli altri umani saperi. Ecco perchè Eataly sarà anche presente in EXPO, Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Ecco perchè continuiamo a pensare che quella di Expo (nonostante il soverchio numero di errori che questa sigla ormai purtroppo anche evoca) debba essere considerata come un'occasione unica ed irripetibile da sfruttare per imprimere quello slancio verso il futuro di cui l'intero mondo produttivo italiano ora più che mai necessita.


Note
(*)   di CASABELLA - Lago Maggiore
(**) Eataly-Milano, piazza XXV Aprile


Enrico Mercatali
Milano, 29 novembre 2014


25 November 2014

I muliebri profili del Pollaiolo al Poldi Pezzoli ("belle pollaiole in gabbia"), Milano (magnifica l'idea, inadeguato l'allestimento) - di Enrico Mercatali




I muliebri profili del Pollaiolo
a Milano  

MUSEO POLDI PEZZOLI





Belle pollaiole in gabbia




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Magnifica l'idea - Inadeguato l'allestimento
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Grande idea, splendida invenzione, quella di riunire le quattro dame fiorentine, alle quali Antonio e Piero Pollaiolo ritrassero il profilo sinistro nel bel mezzo del Quattrocento, nella sede abituale di una di esse, al Museo milanese Poldi Pezzoli (ammicca Philippe Daverio, in un articolo su Style, all'idea che a Firenze uno sguardo a sinistra fosse già allora una abitudine). Idea geniale, comunque, e riuscita operazione di marketing sotto EXPO, per il Museo stesso, per la Città di Milano e per il mondo dell'arte nella sua interezza. Difficile operazione, come si sà quella di riunire opere provenienti da diverse istituzioni mondiali, nello stesso luogo ed in contemporanea, qui riuscita benissimo. Dobbiamo questo riuscito ed intelligente sforzo alla direttrice del museo che ora ospita tutte assieme le quatro opere, Annalisa Zanni ed ai partners Style ed Io Donna.



Eccole qui tutte e quattro le belle dame toscane, che mostrano i loro profili assai diversi (molti critici in passato avevano creduto fosse la medesima donna colta nelle sue diverse età, ma non è così). Esse mettono in mostra, quali simboli di appartenenza a nobili famiglie fiorentine, le loro accurate acconciature, ornate da magnifici gioielli, i loro décolleté, arricchiti da collane elegantissime proprio perchè non sfarzose, il loro gusto nella scelta degli abiti i cui tessuti riccamente ricamati costituivano allora una delle maggiori specialità produttive della città, i loro enigmatici sguardi. Dall'alto al basso: Antonio Pollaiolo, 1470-75 Ritratto di dama, Milano- Museo Poldi Pezzoli; Antonio e Piero del Pollaiolo, Ritratto femminile, Berlino - Gemaldegalerie; Piero del Pollaiolo, Ritratto femminile, New York - Metrtoipolitan Museum of Art; Piero del Pollaiolo, Ritratto femminile, Firenze - Galleria degli Uffizi. Vent'anni sono trascorsi tra il primo e l'ultimo dei ritratti.

La mostra si completa dando uno sguardo sintetico ma non superficiale alla produzione grafica della bottega dei Pollaiolo ed alle sue specialità orafe, tra cui eccelle l'incisione su metalli, argenti ed oro, produzione di monete (di qui la specificità di tracciar profili!), e la realizzazione di oggetti preziosi destinati alle funzioni religiose. La fama della bottega diventa sempre maggiore mano a mano che i due fratelli Antonio e Piero incrementano le rispettive commesse, tra cui numerose anche le opere scultoree e pittoriche. Il primo eccelle nel disegno, il secondo nell'arte orafa. Nel tempo hanno messo le proprie abilità al servizio dell'altro, così che la bottega prosperò: il primo preparava i bozzetti e i disegni esecutivi, mentre il secondo coordinava le realizzazioni. Spesso collaborarono sulla medesima opera, tanto che poco chiare sono tuttorale attribuzioni, ed ancora oggi difficile è essere certi di chi sia l'una o l'altra delle quattro belle signore fiorentine oggi riunite nella mostra milanese. Qualcuno sostiene che tutte e quattro siano di mano di Antonio, ma la tradizione vuole che sia sua solo la prima, quella che abita a Milano.



Piero del Pollaiolo, Apollo e Dafne, 1470-80, Londra, National Gallery



Antonio Pollaiolo, Ercole e Anteo, 1475 Firenze - Galleria degli Uffizi

Le opere che abbiamo riportato qui sopra sono attribuibili invece certamente la prima, "Apollo e Dafne", a Piero e la seconda "Ercole e Anteo" ad Antonio. Ispirati ai medesimi paesaggi, ai soggetti mitologici, allo studio dell'anatomia, entrambi rivelano costantemente nelle loro opere, che siano disegnate, oppure di incisione, di scultura o di pittura, un talento portentoso per il segno puro e netto, per l'analisi del dettaglio visto principalmente come forma disegnata, più che come espressione di colore.



Come rovinare un successo d'idea e di pubblico: non siamo riusciti ad avvicinarci più di così ai ritratti  dei Pollaiolo nella saletta allestita al piano terra del Museo Poldi Pezzoli di Milano. Quadri appesi troppo in basso, troppo vicini l'uno all'altro in uno spazio angusto anche per esporvi una sola delle opere, pubblico maleducato che sostava a lungo senza neppure guardare i soggetti.


Perchè abbiamo titolato questo articolo "Belle pollaiole in gabbia"?
Così come siamo stati affascinati dall'idea dei curatori di creare, dei ritratti, un unico gruppo, quasi che i profili femminili dei Pollaiolo fosse stati concepiti tutti quanti assieme come parti d'una unica opera, così anche tanto abbiamo deprecato l'insufficientissimo allestimento, costretto come era tra l'esigenza stessa di maggiore spazio per le opere e quelle d'un pubblico che non poteva altro che essere immaginato fin dall'inizio come molto numeroso ed un ambiente che non bastava neanche lontanamente allo scopo.
Difatti non siamo riusciti in un'ora a vedere i quattro soggetti primi della mostra, se non da una terza e quarta fila, dietro a una folla che mal si spostava da una parte all'altra resa lenta dallo stesso nutrito numero di persone che la formava: un vero insuccesso proprio dovuto al suo notevole successo.
Crediamo fosse possibile, sia pure a costo di maggiori oneri, dedicare alla mostra un paio delle ampie sale del piano superiore, oppure rinunciare alle opere complementari, pur tanto apprezzate e forse necessarie per fornire al pubblico un quadro almeno sintetico della produzione di bottega.
Un vero peccato perchè le belle "pollaiole", in quell'angusto spazio, parevano davvero in gabbia.


Milano, novembre 2014
Enrico Mercatali


19 November 2014

Venezia e la Divina Marchesa - di Enrico Mercatali






Venezia 
e
 la Divina Marchesa




Sopra al titolo: Man Ray "La marchesa Casati", 1922, con intervento di Luisa Casati del 17 dicembre 1923 e scritto autografo di Gabriele d'Annunzio (opera conservata a Gardone Riviera, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani).
Sotto al titolo: Anne-Karin Furunes "Crystal Image/Marchesa Casati", 1912-14; immagine dell'atrio di ingresso alla mostra odierna a Palazzo Fortuny, ove si vede sullo sfondo il ritratto macrofotografico oggi rrealizzato dall'originaria foto di Anne-Karin Furunes ed, in primo piano, un manichino che indossa un abito d'epoca indossato dalla marchesa Luisa Casati Stampa (fotografia di Enrico Mercatali)



E' in corso nella città lagunare una mostra che descrive due eccentricità a confronto, dalla personalità spiccata e un fascino prorompente. L'epoca è quella d'una Belle Epoque capace di mostrarsi al mondo senza porre limiti alle proprie follie: una città sfarzosa e affascinante ed una donna dalle inesauribili promettenti risorse.
La città rappresentata è la stessa Venezia, e la donna di cui si parla è la Marchesa Casati Stampa di Soncino, detta Divina da artisti e poeti, la quale in laguna ha trovato, tra gli anni ruggenti e quelli ancor più folli che seguironio, un palcoscenico perfetto per mettere in mostra il proprio charme e la propria vitalità estetizzante.



Sopra: molto in vista nelle cronache del tempo era anche l'ereditiera del grande collezionista d'arte Solomon Guggenheim, Peggy, in questa foto ritratta da Man Ray, in abito dorato di Paul Poiret e copricapo di Vera Stravinskij. Sotto: la facciata di Palazzo Fortuny in campo San Beneto (fotografia di E. Mercatali), fucina creativa, centro di produzione e di promozione, teatro e passerella di tanta moda dell'alta società veneziana tra gli anni '10 e '30 del secolo XX.


L'evento si svolge oggi in uno dei più affascinanti palazzi della Venezia più interna, che fu proprio quello che la ospitò e che le diede lustro: Palazzo Fortuny, già appartenuto ai Pesaro (Pietro nel 1522 vi divenne Procuratore di San Marco) ed in seguito divenuto proprietà di Mariano Fortuny Madrazo, spagnolo, creatore di moda e fotografo di fama, la cui mondanità a contatto con le personalità più illustri dell'epoca, lo elessero intimo amico della Marchesa Casati Stampa e compartecipe alle numerose sue esibizioni davanti allo scenario della città, tra gli anni ruggenti e quelli che seguirono, segnando la fortuna mediatica dei due tra le due grandi guerre. Palazzo Fortuny, mantenuto quale sede abitativa e professionale fino alla sua morte del suo proprietario, nel 1949, a partire dagli ultimi anni dell''800, fu, delle stravaganze veneziane della famosa aristocratica signora e delle sue volubili ed estetizzanti passioni, lo scenario ideale. Nei suoi grandi e luminosi saloni infatti, proprio dove oggi ha corso di svolgimento la mostra che ne narra le vicende, si svolgevano grandi ricevimenti, e vi si intrecciavano storie di lavoro e di produzione artistica, nonchè avvincenti relazioni tra persone che erano destinate a segnare i tempi con la loro azione, mossi che fossero da sentimenti o interessi personali, da puro desiderio segnaletico in un periodo di nuovi esibizionismi oppure da autentiche e travolgenti estetizzanti follie.



La Divina Marchesa ha qui sopra dato il suo volto e il suo corpo in ritratti a lei dedicati da diversi artisti, assai in voga in quell'epoca. Dall'alto al basso: di Kees Van Donghen, "Il molo" Venezia 1921; Giovanni Boldini "La marchesa Casati con levrieri", 1908; Augustus Edwin John, "La marchesa Casati" 1919; Romaine Brooks "La Marchesa Casati", 1920; Roberto Montenegro "Ritratto della marchesa Luisa Casati Stampa, 1914; Alberto Martini "Ritratto della marchesa Casati nel mio atelier a Parigi - Una grande artista, 1925.



Da Palazzo Fortuny sono transitate infatti schere di artisti, poeti, scenografi, coreografi tra i più noti, che sono stati travolti dalla forte personalità della Marchesa, e che, in diversi modi, hanno avuto parte attiva nella sua vita in continuo divenire nelle cronache dei primi decenni del '900, lasciandovi testimonianze nelle lettere, nelle fotografie, nella moda di quegli anni, in dipinti e disegni che la ritraevano nelle sue esplicite sembianze oppure, secondo il costume che accompagnava le feste più sfarzose che la nobiltà veneziana in quegli anni si inventava, in travestimenti più o meno riusciti di personaggi storici o di fantasia a seconda dei copioni da rappresentare.
Attorno agli anni '10 destavano già scalpore le sue famose uscite in gondola negli oscuri canali della venezia notturna, o nelle passeggiate in piazza San Marco, accompagnata dal servitoire nubiano Garbi che la illuminava reggendole un candeliere dorato, e dal suo inseparabile felino, un ghepardo dal collare di diamanti spesso al suo fianco nei quadri che la ritraevano, e dai levrieri dipinti di blu o di viola, "accessori animati" dei ricchi abiti che indossava. Mentre lei indossava scarpine dorate dai tacchi di madreperla, sulle spalle di Garbi facevano gruppo pappagalli multicolori o scimmiette squittenti, ed assieme propagandavano l'essenza di una donna che avrebbe sorpreso e poi stimolato alcuni tra i più grandi artisti dell'epoca, i quali incominciavano a ritrarla nelle loro opere, così alimentando il narcisismo della Divina signora in un circuito senza fine.

Perfino il famoso coreografo russo ed il suo scenografo allora più in vista, Diaghilev e Léon Bakst, ebbero parte attiva nella vestizione e travestimento della Marchesa Casati negli anni, che la ritrassero nelle vesti di danzatrice


 
 
 

Altri ritratti della Divina Marchesa in opere di altrettanti artisti della sua epoca d'oro, o in quella della sua decadenza. Dall'alto al basso:  di Léon Bakst "Danse indo-persane/Marquise Casati", 1912; Paolo Troubetzkoy "Ritratto della marchesa Casati con levriero", 1914; Giacomo Balla "La marchesa Casati con levriero e pappagallo", 1916; Giacomo Balla "Fluidità delle forze rigide della marchesa Casati, 1917; Fortunato Depero "La marchesa Casati", 1917-46; T.J. Wilcox "Night Cloaked Casati",  2008.


Musa di modernità ed ispiratrice di stravaganze modaiole, modella d'avanguardie artistiche ed essa stessa portatrice di vento nuovo, artista performantica avant-lettre ed incarnato idolo di poeti scrittori commediografi l'aristocratica signora fu corteggiata, ed anche amata, nelle più diverse forme che essa andava concedendo, da Gabriele d'Annunzio (Ariel per lei, e Corè per lui), al barone Adolf de Meyer, da Léon Bakst ad Alberto Martini, da Gacomo Balla a Giovanni Boldini, da Mariano Fortuny i Madrazo a Paolo Trubetzkoy, da Kees van Dongen a Filippo Tommaso Marinetti, da Fortunato Depero ad Augustus Edwin John, da Man Ray a Romaine Brooks, da Axel Munthe a numerosi altri.

Hanno scritto ispirandosi a lei Gabriele d'Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti, Tennessee Williams, Jack Kerouac, Maurice Druon, e tanti altri.



Adolf de Meyer "La marchesa Casati", 1911, con una massima autografa di Gabriele d'Annunzio del 6 agosto 1913, riutilizzata nel suo "Libro segreto", 1935 (Gardone Riviera, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani).


Venezia, ottobre 2014
Enrico Mercatali

09 November 2014

Per ARTISSIMA Torino 2014 - SHIT AND DIE - Lo "stato dell'arte" dell'ARTE contemporanea





Per
A R T I S S I M A 
Torino 2014


SHIT
AND
D I E
*




Lo "stato dell'arte"
sull'ARTE contemporanea



E' di Alessandro Mendini, altro creativo provocatore disponibile sul mercato, lo schizzo qui sopra riportato,  creato per la mostra Shit and Die, non a caso chiamato da Cattelan a promuovere l'evento torinese



"Caga e muori" (*) è il titolo in inglese (forse per renderlo meno esplicito alla percezione dei connazionali) che Marurizio Cattelan ha dato alla grande mostra quest'anno organizzata a Palazzo Cavour per la seconda edizione di One Torino, il progetto espositivo annuale che la Città di Torino ha avviato lo scorso anno, nell'ambito di "Artissima", per dare nuova linfa al ruolo di Torino nell'ambito delle arti contemporanee nel mondo.

Apre perciò nel segno di un nome che è già sinonimo di forte provocazione la manifestazione artistica torinese che, da quest'anno, si veste soprattutto coi panni di prodotti altamente "performanti". E' questa la sigla impressa dal curatore del progetto "One Torino", e della sua straordinaria mostra a Palazzo Cavour, intitolata "Shit and Die", Cattelan appunto, dissacratore e provocatore per eccellenza, coraggiosamente chiamato dalla curatrice dell'intero evento Sara Cosulich Canarutto, ad ispirare ancora e soprattutto forme di spettacolarità d'arte spinte all'eccesso, alle azioni sbalordenti, ad una teatralità fatta appositamente per creare stupore, e, se possibile e meglio, scandalo.

Si sà, l'arte moderna è sempre stata improntata ad azioni ad effetto, costruita per creare choc, inventata al fine di provocare scandalo, e questo è quanto l'artista italiano Maurizio Cattelan,  internazionalmente più quotato, ben conosce ed al cui copione normalmente si ispira.




Qui sopra Maurizio Cattelan è in posa con le due co-curatrici 
dell'evento torinese Myriam Ben Salah e Marta Papini



Questa volta l'effetto choc si è istituzionalizzato nel momento in cui a curare la mostra più significativa dell'intera manifestazione è stato messo proprio lui, il guastafeste per eccellenza, il giamburrasca che fin qui aveva scelto di compiere gesti isolati, ma che adesso tende a coinvolgere una generazione intera di artisti, provando a renderli capaci a mettere in moto quante più possibili reazioni di sdegno, o di dissenso, da parte del pubblico, che diventino se possibile anche di aperta opposizione, ma sempre e comunque tali da provocare apprensione, disturbo, disgusto, oppure pura e semplice intolleranza.



Una serie di ritratti di personaggi famosi d'ogni ambito è chiamata a provocare con essi i selfie del pubblico: qui sopra il sindaco Fassino: una tipica posa riflessiva del sindaco di Torino che ha reagito con grande divertimento: «Ringrazio gli autori e spero di vedere presto la mostra».  Poteva forse il sindaco "indignarsi" per essere stato deformato in quel modo? Certo che no. E così anche Alba Parietti, ritratta sul lato B, che si è detta «orgogliosa che Cattelan abbia messo in mostra la mia parte migliore, che non ho mai usato per fare carriera. A 53 anni è un bella soddisfazione». Come loro anche i volti rimaneggiati di Marco Travaglio, con un piercing al naso, Sergio Marchionne, Lapo e John  Elkann, Lavinia Borromeo, Piero Angela, Chiambretti e numerosi altri.


Stavolta il guru dell'arte più estrema ha voluto chiamare a sè, per ottemperare all'incarico ricevuto, giovanissimi artisti che vedono il nuovo soprattutto nelle forme totalizzanti dell'espressione, ove la vera modernità si annida nel complesso intreccio tra le avanguardie musicali, di danza, poesia e teatro, all'insegna della più ricca e plastica immaterialità.
Le opere hanno il compito qui prevalentemente di suscitare azioni attorno ad esse, oltre che, come normalmente avviene, dibattito. Se quest'ultimo c'è esso è volto a creare nuova azione tale da far diventare questa motore di autopromozione, ed infine merchandising.





E' dalla consapevolezza che il mercato, non solo artistico, necessita di scosse, e che le scosse siano il motore di nuovo mercato l'arte di oggi si spinge ai suoi estremi tentativi pur di riuscire a creare interesse e coinvolgimento. Ancora vi riesce, questo è certo, a giudicare dai grandi numeri registrati all'inaugurazione, e a quanto già si legge nelle cronache.
Il mondo dell'arte, che sia arte pura, oppure design, architettura, grafica, commiste alla poesia, alla musica, alla danza ed al teatro, è consapevole d'un rapporto, oggi privilegiato, con il mondo della moda da offrire allae grandi masse ed anche al lusso. Anzi esso è divenuto consapevole di essere il motore stesso della moda, ovvero ciò che oggi sa creare, non solo nel nostro paese ma in ogni altro angolo del mondo occidentale, i grandi numeri dell'economia. La moda ricambia oggi l'azione degli artisti contemporanei costruendo una altrettanta consapevolezza nei suoi creatori che le due sfere creative siano ormai così ben saldate tra loro da essere diventate indispensabili l'una all'altra e viceversa. E così la grande kermesse diventa un appuntamento ogni anno sempre più necessario e ineludibile per ogni operatore, ma anche per chi, del pubblico, voglia mantenersi ben informato.




Alcune immagini qui sopra e sotto testimoniano della estrema varietà d'eventi proposti nelle passate edizioni della manifestazione artistica torinese



Resa viva da molte gallerie internazionali, da 40 paesi del mondo, Artissima, la sempre giovane ed effervescente manifestazione torinese dell'arte contemporanea, compie oggi 20 anni e sfida la crisi moltiplicando gli espositori, che sono quest'anno 190, tra cui 130 gallerie provenienti dall’estero e 60 italiane. Tra i nuovi arrivati vi sono il Sud Est asiatico, il Medio Oriente e il Brasile. E' un buon segnale questo interesse proveniente da lontano, capace di far nascere nuove tendenze e mettere in moto nuove vendite. Tra il pubblico c'è stato quest'anno anche il presidente della Fiat, John Elkann, arrivato "da visitatore, per capire cosa propongono gli artisti, soprattutto quelli giovani. Questa è una delle fiere di arte contemporanea più importanti al mondo. Sono molto curioso", ha detto, "perché Artissima ci permette di capire cosa si muove nel mondo".


Enrico Mercatali
Torino  8 novembre 2014