THE MAGAZINE OF THOUGHTS, DREAMS, IMAGES THAT PASS THROUGH EVERY ART OF DOING, SEEING, DISCOVERING

10 December 2013

Piero Fornasetti e l'arte di decorare





L' eccentrico dendy 
ha fantasia da vendere





Piero Fornasetti
 e l'arte di decorare 


Piero Fornasetti (Milano 1913 - Milano 1988) è un personaggio veramente speciale ed egli si identifica totalmente con la propria opera, altrettanto perciò speciale. Lui non esisterebbe senza di lei e viceversa. Ha riempito un secolo di essa e con essa, inondando oggetti, pubblicazioni, arredi ed intere case. Fornasetti artista. Perchè speciale?



Molte sono i ritratti e gli autoritratti di cui il personaggio narciso s'è attorniato, gelosamente collezionati e riccamente elaborati nel corso degli anni, divenendo essi stessi icona delle icone, parte del processo di autoconoscenza ed espressione piùche mai personale del processo creativo. Degli innumerevoli esistenti qui sopra due esempi importanti, in un disegno da lui stesso eseguito negli anni '30 a matita rappresentante una scatoletta antropomorfa decorata all'interno con motivi floreali, riportante sul coperchio il volto sornione dell'autore. Felicissimo scatto invece, quello sotto, di Ugo Mulas (anni '60), che lo ritrae affacciato ad una tenda alla  veneziana dalla superficie totalmente serigrafata con motivi architettonici classici.


Speciale? Speciale, ovvero diverso il modo suo di approcciare, vivere e produrre arte, speciale l'ambito circoscritto ma al contempo variopinto dei soggetti, speciale il modo di commercializzarne i prodotti. Arte, decorazione. Speciale perchè unico. L'iconografia che ne è sottesa è inequivocabilmente sua, personalissima, ineguagliabile e copiosa, suggestiva e ironica, surreale e divertente pur essendo stata presa a prestito dagli archivi della storia, dai cataloghi, dalle enciclopedie, da libri sntichi illustrati e dalle riviste d'epoca. Essa è però in grand parte incentrata su di un unico onnipresente soggetto che assume il ruolo di protagonista assoluto, che diventa la fissazione ed anzi l'ossessione del suo mentore: sulla faccina in mille salse, quella faccina che fu di Lina Cavalieri, soprano e attrice cinematografica italiana tra otto e novecento, la "donna più bella del mondo" dallo sguardo innocente e il visino rotondo tutto acqua e sapone.



Horror vacui, potrebbe essere il motto che meglio descrive cosa sottende l'arte decorativa di Fornasetti. Dalla vita reale, del suo studio, della sua abitazione, dei suoi negozi, dei suoi arredi, all'arte realizzata, come singolo soggetto o come decorazione, tutto vi è pieno, spazi vuoti nessuno. Il flusso della sua grafia non conosce tregua. Esso è totale e totalizzante. Ogni cosa vi è espressa in meraviglia!. Questa la sua sigla.


Piero Fornasetti la fece diventare l'icona della sua vita, si potrebbe dire, ovvero delle sue collezioni moltiplicate all'infinito che costituiscono certamente il suo racconto autobiografico, ma anche il suo percorso psicanalitico, intricato ma comprensibile, vorticoso ma a volte contemplativo e sereno, oniorico e visionario ma spesso anche divertito e giocoso. 



Il cassettone, prodotto in serie infinita, fa sfoggio del palladianesimo. Ogni sua superficie mostra i disegni dei prospetti d'una villa inglese che ha subìto l'influenza del Palladio. L'oggetto stesso (anni '50) è divenuto un prodotto neo-palladiano, impreziosendosi mediante una trasformazione semantica. Il top, invece, rappresenta la pianta d'un giardino all'italiana. Con questo oggetto siamo già in un piccolo museo, come fossimo nell'abitazione di Sir John Soane.


"Cento anni di follia pratica" si intitola la mostra e il relativo catalogo che ora, a cento anni dalla nascita, Milano ne hanno raccontato la storia. Una storia d'ingegno e divertissement, di bravura e creatività, di certezze borghesi e di geniali ossessioni dai risvolti erotici ma più spesso compiacenti verso i propri piccoli piaceri della gola, della vista, dei profumi, dello scherzo condiviso in compagnia.



Incoerenza linguistica come summa museale permanente e continua, ridondata dalla riproduzione serigrafica, Molti oggetti di Fornasetti, specialmente quelli di arredo, propongono una congerie di rappresentazioni architettoniche di varie epoche tra loro affiancate o sovrapposte. Scrigni, secretaire, scrittoi minuscoli "da camera" ne sono ossessivamente afflitti, mostrandosi come giochi senza fine, dall'esterno all'interno, tutto in essi vi si mostra come pura sommatoria: frontoni e prospetti classici, interni prospettici di chiese e templi, chiostri e portici, ariose scalinate a tripla rampa, corti gotiche, balconi e logge fiorentine del quattrocento, paramenti di pietra bugnata di stile manierista. Nei paraventi, invece, che si presentano come quadri ad ampia superficie,  si sviluppano immagini tratte dal sogno. In questo Duomo sommerso fanno capolino in posizione defilata, nell'orizzonte più lontano, i faraglioni di Capri, quasi a ricordare l'ultima vacanza prima del rientro al lavoro.



Un personaggio tipicamente milanese, Piero Fornasetti, che ha vissuto la modernità senza mai lasciarsene totalmente catturare, sedotto da tutto ciò che la storia abbia potuto offrirgli come materiale di lavoro, da utilizzare per decorare i suoi ambienti, il suo paesaggio, la sua stessa vita un po' dandy, volutamente svolta volteggiando in superficie. Il mondo che lo ha circondato e di cui lui stesso amava circondarsi era fatto di libri, tanti libri riccamente illustrati, oggetti di cui amava le forme sensuali, vasi piatti e ceramiche di varia foggia, cofanetti, scatole istoriate, tavoli e tavolini d'ogni specie forma e altezza, sedie e poltrone, quadri e stampe, giochi e cose senza scopo apparente ma per lui piene di di vera sostanza, quella vera materia che fa scattare il mondo dei sogni. Il suo studio è, fin dai tempi che sono immediatamente seguiti agli studi in Accademia, è già un grande archivio, assai ben organizzato e catalogato, ove raccogliere la documentazione occorrente per fare di quel mondo un regesto completo, pronto allo scopo ogni qualvolta un'idea s'affacciava alla mente. Ma anche ovunque comodi divani nei quali sprofondarsi nella lettura, comodi e rilassanti luoghi ove pensare, immaginare, dialogare con se stesso interrogandosi sui piaceri e sugli incanti offerti dalla vita che scorre.





Qui sopra e sotto: Lina Cavalieri, la "donna più bella del mondo", soggetto onnipresente tratto dalle fantasie oniriche di Piero Fornasetti, in queste foto illustrato in alcune delle sue più originali versioni, su vasi e ampolle, su piatti, vassoi o sedie, ella appare sempre imbambolata con quei suoi occhio da bambina, e rappresentata nelle forme dadaiste, surreali o metafisiche che di volta in volta meglio si convenivano alle esigenze estetiche dell'autore.





In quella età giovanile ancora aperta ad ogni avventura ancora possibile, egli incontra gli artisti che hanno fatto il suo tempo, Carrà e De Pisis, coi quali si apre agli interessi internazionali del Surrealismo e del Dadaismo (Dalì, Ernst, Picabia, Savinio e De Chirico, ma senza dimenticare le lezioni di Kircher, di Lippi, del Bronzino, di Sr John Soane. E poi, dopo aver messo nero su bianco le prime personali esperienza di grafico e di pittore, diviene naturale conseguenza quella di moltiplicarne gli esiti a scopo commerciale, giacchè molto apprezzato era quello strano suo modo di abbinare il mobilio con l'arte, il decoro con le suppelletili dell'arredo, capace di precorrere i tempi. 




Tra gli anni '50 e '60 Gio Ponti ordinò a Fornasetti lo studio dei mesi, per la realizzazione di piatti per le ceramiche Ginori. Ne sono stati fatti anche dei calendari, come questo qui sopra rappresentato.


Quasi pre-postmodernisti erano i risultati del suo gusto applicato alle cose, pre-pop sono state quelle sue serigrafie diffusamente profuse sugli oggetti d'arredo, frutto di una ricerca estetica che sarà anche quella di Warhol e Lichtenstein ante litteram. Certamente anticipatorie le sue fantasie applicate al mobilio, ai vassoi, ai separè, ai piatti e alle scodelle, ai vasi, ai calendari, alle cravattese non nel gusto almeno nellla diffusività seriale, nella quale compare ingrandita la grana da stampa. Gio Ponti ne comprese immediatamente le potenzialità estetiche e commerciali e ne divenne, negli anni '50 uno dei suoio massimi consumatori, nonchè veicolo di diffusione. Fu infine un piccolo ma famosissimo negozio-galleria dparte, a Milano in via Brera, a far da tramite tra lo studio dell'artista ed il pubblico interessato, divulgando l'opera dagli anni '70 in poi.




Qui sopra: una suggestiva immagine sottomarina nella quale il volto della "donna pià bella del mondo" fissa lontano, quasi ignorando l'intenso movimento di una multiforme fauna acquatica che si svolge davanti a lei. Immagini surreali ed incantate come questa non erano, se non molto raramente, opere pure, ma venivano utilizzate dall'autore per decorare separè, tende, superfici di piastrelle. Questa la sua vera sigla.
Qui sotto: Il Maestro Piero Fornasetti si fa ritrarre in una narcisistica posa d'artista impegnato a disegnare seduto all'interno di una vasca da bagno decontestualizzata, decorata con un volo di coloratissime farfalle.




Enrico Mercatali
Milano, novembre 2013


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