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08 December 2013

Land Art a Palazzo (arte povera per giardini ricchi - Giuseppe Penone alla reggia di Versailles)







Arte Povera per ricchi giardini
(Land Art a Palazzo)





Giuseppe Penone 
si confronta con André Le Notre



Arte contemporanea alla Reggia di Versailles

 

L'arte di Giuseppe Penone, artista piemontese attivo da anni nella corrente artistica dell'Arte Povera, abituato a confrontarsi con le più eterogenee dimensioni della natura, si è cimentata quest'anno con gli spazi rigorosi e giganteschi dell'arte di Le Notre, architetto e giardiniere reale, celebrato a Versailles per il suo quarto centenario della nascita con una mostra che illustra la vastità culturale del suo lascito. E' Land Art quella di Penone (così come anche Land Art era quella di Le Notre), una "Land Art Povera" dati i suoi riferimenti di interesse e di studio con ogni genere e dettaglio d'elementi vegetali, e con l'albero in particolare, ma anche col paesaggio che vi fa da sfondo non neutro. 

E' quella di Penone una ricerca che perfettamente si innesta nella componente "Land" dell'Arte Povera, perche sviluppa il proprio filone di interesse nell'oggetto naturale, modificato dall'uomo, contestualizzato nella grande scena del paesaggio naturale circostante. E' perciò assolutamente proficua, oltre che molto interessante, l'esperienza di Penone nei giardini della reggia settecentesca per eccellenza, la più bella e più vasta d'ogni altra al mondo, in quanto propone un rapporto di contrasti molto forti tra l'elemento più umile e povero entro sfondi sfarzosi, elementi naturali artefatti dall'uomo in forme solenni e altisonanti, così come lo sono gli spazi verdi costruiti da Le Notre a Versailles, e contrappone i propri segni della contemporaneità (che vivisezionano l'albero operando in esso improbabili innesti secondo tecniche operatorie di dissacrante fantasia, o che lo rendono più che mai nudo e solitario anzichè integrato) disseminandoli negli spazi della grande e ricca scenografia dalle ampie distanze dei giardini della Reggia con i suoi iconici riferimenti alle fantasie Roccailles dell'aristocrazia settecentsca. In tutto ciò Penone contrappone le proprie forme organiche, fortemente asimmetriche e spontanee, alla rigida razionalità geometrica che sempre caratterizza il prodotto del Maestro francese, rendendolo peraltro tanto moderno da influenzare secoli di semantica. E' stata quindi, quella di Penone, una occasione ed una scommessa, per sperimentare se il confronto potesse reggere, nell'impatto col giudizio del pubblico, la straordinaria dimensione, soprattutto storica, dell'avventura francese del 2013, soprattutto nell'anno in cui avvenivano le celebrazioni del quadricentenario della nascita di Le Notre, che concentravano su questo, a non su quello, quindi tutta l'attenzione possibile. Il giudizio non solo del pubblico ma anche della critica è stato però più che favorevole specie dopo il confronto con altri artisti di fama mondiale, che prima di lui negli anni scorsi avevano provato a cimentarsi con analoghe situazioni nel medesimo luogo, quali Jeff Koons, Bernar Venet, Takashi Murakami, e Joana Vasconcelos.

 




Giuseppe Penone da sempre si esprime per la natura con la natura, colloquiando con essa ed entrando nel vivo della sua essenza, provocando con essa anche dissidio profondo, contrasti forti. A lui piace catturarne gli aspetti meno scontati, manipolandone ed ampliandone le intrinseche voluttà, le bellezze più nascoste, gli aspetti meno appariscenti. Questa è la principale sfida che ogni suo lavoro lancia come fosse una tenzone col destino, con la stessa evoluzione della specie. Anche nella sorprendente cornice di Versailles, che ospita ora una sua mostra personale in forme istallative site-specific, dagli interni del castello agli estremi limiti dell'orizzonte lenotriano, egli si misura ponendo sui prati il suo verbo, la sua sigla, il suo linguaggio così personale. E' la prima volta che un artista contemporaneo italiano, dopo che altre importanti firme si sono avvicendate in questo luogo, vi sia stato invitato. Egli non ha rinunciato ad entrare in dialogo con il massimo artista di Francia all'epoca della monarchia assoluta, indagandone l'essenza più profonda e gli aspetti più estrosi e coreografici, operando con estremo gusto e grande equilibrio.




Questa volta più che in altre l'artista riesce a sorprendere con le sue minimali istallazioni, che sembrano quasi volersi adeguare ad uno spazio tanto imponente e semanticamente rumoroso, cercando un proprio "stato di grazia", senza rinunciare alle proprie parti da protagonista, sia all'aperto che al chiuso, imponendosi con autenticità e naturalezza all'impari confronto. Di recente negli stessi spazi sono passati altri artisti di fama mondiale, come Venet, Murakami, Koons, Vasconcelos, ma la raffinatezza dell'opera dell'artista italiano non fa rimpiangere la memoria di chi di qui è già passato, mettendo senza remore questa operazione site-specific sul piedistallo di una dimensione certamente alta e capace di guardare al futuro.  Le opere di Penone, portando in scena tutti i materiali ai quali egli è sempre stato fedele, quali il legno, la pietra, il marmo, il ferro, non hanno mai timore di sfigurare nel confronto con la succulenta, ieratica bellezza d'un luogo tanto ricco di storia, apportandovi invece con umiltà e certezza il proprio diverso credo con linguaggio delicato, calmo, sussurrato ma schietto e convincente, il cui senso è costruito su ricchezze diverse, sofisticate, interiori. In questo dialogo, trattandosi di arte povera, questo era quanto di meglio potessimo aspettarci.





Giuseppe Penone è originario della provincia di Cuneo, ma ora vive ed opera tra Torino e Parigi, dove insegna all'École des Beaux-Arts. Nel 1968 espone a Torino, la sua prima mostra personale, nella quale già imboccava la strada che lo avrebbe portato a studiare il rapporto uomo-natura. In seguito ebbe numerosi inviti a collettive, e Germano Celant, già nel '69 decise di inserire il suo nome nel  volume "Arte Povera", nel quale un buon numero di fotografie che documentavano il suo lavoro testimoniavano l'attività dell'artista all'interno di un bosco, mentre studiava un intervento sugli alberi.  Oggi Penone, dopo aver portato avanti con coerenza e determinazione la strada intrapresa sullo studio del rapporto tra le forme del corpo umano e degli organismi vegetali, come alberi e boschi, fiumi e montagne, piante e giardini, ha conquistato un suo pubblico che gli ha dato fama internazionale, è stato consacrato, effetto certamente rafforzato anche da questa partecipazione agli eventi di Versailles, come uno dei massimi esponenti internazionali dell'Arte Povera.



La natura per Penone non è una forza da dominare, a differenza delle gigantesche installazioni della Land Art americana, l'intento dell'artista è quello di entrare nel gioco  della natura, capirne le regole, i processi e proseguire con essa la creazione attraverso variazioni non invasive. Tra Scorza e scorza del 2008, è l'opera chiave della mostra, intorno alla quale si sviluppa il percorso, è formata da due calchi di corteccia che provengono da un gigantesco cedro del Libano, che sembra essersi divelto proprio a Versailles.



Questa inconsueta arborea presenza narra il senso di scarna monumentalità che traspare lungo tutti i percorsi dell'esposizione: "Le foglie delle radici", opera del 2011, mostra una piccola pianta appena nata che sta crescendo sulle radici di un'altra pianta rovesciata. Le sculture di Penone, come questa, riescono ad imporsi per la loro inquietante diversità, sulle dimensioni del luogo che si estendono fino all'orizzonte, senza esservi fagocitate: questo effetto si impone grazie alla forza delle idee che le sottendono e alla bontà intrinseca al progetto che le ha generate. Il Re Sole amava la sua Reggia ed apprezzava a tal punto il lavoro fatto dal Giardiniere Reale, massimo artista dell'epoca in tale disciplina, dan aver voluto che vi fossero guide che facessero  visitare ai suoi ospiti ogni angolo dei giardini, dando spiegazioni e indicando ogni luogo, ogni statua, ogni fontana con dovizia di particolari, e senza trascurare nulla. L'azione di Penone in quei luoghi, diventa pura poesia, perchè fa riflettere in modo semplice e naturale, rende consapevoli di quanto ci corconda, della vita e della morte, della rinascita, del ciclo naturale che genera continuità.  Come lui ama dire: "respirare è scultura come un'impronta digitale è immagine pittorica".


Istallazioni di Jeff Koons, Bernar Venet, Takashi Murakami, e Joana Vasconcels hanno preceduto quelle di Giuseppe Penone negli ambienti e nei paesaggi voluti dal Re Sole. Ecco qui alcune delle immagini relative a quelle istallazioni, ed ai loro autori rispettivamente riferite:

 


Enrico Mercatali
Versailles, ottobre 2013
(le due foto sotto al titolo e le foto delle sculture in marmo sono di Enrico Mercatali)

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