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17 December 2013

Duomo di Milano Museografia rinnovata. Finalmente al passo coi tempi, e con le più avanzate concezioni del museo moderno, è l'impostazione recentemente attribuita da Guido Canali agli spazi espositivi del Tesoro del Duomo nelle sue diverse età, dal medioevo ai giorni nostri. E ora ascensore sì - ascensore no ?



Duomo di Milano
Museografia rinnovata





Finalmente al passo coi tempi 
e con le più avanzate concezioni del museo moderno è
l'impostazione recentemente attribuita da Guido Canali 
agli spazi espositivi del Tesoro del Duomo
nelle sue diverse età, dal medioevo ai giorni nostri


  E ora ascensore sì - ascensore no ?





Sopra e sotto: Guglia Maggiore, Madonna Assunta, 1774, rame sbalzato e dorato, opera dello scultore Giuseppe Perego e dell'orafo Giuseppe Bini. Più sotto l'intelaiatura originale in ferro della Madonnina, oggi rifatta.



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Da poche settimane è stato riaperto il Museo del Duomo a Milano, ancora nella sua storica sede di Palazzo Reale, ma interamente riconcepito secondo attualissimi criteri museografici dallo Studio dell'architetto parmense Guido Canali. Ora il Museo, rispetto alle sistemazioni che l'hanno preceduto, è davvero un bel museo di cui Milano può vantarsi, nel quale può moltiplicarsi l'esperienza acquisita dai visitatori della cattedrale milanese nel corso della loro visita sia all'interno che all'esterno del monumento. Il criterio che ha guidato la realizzazione del nuovo museo è stato quello infatti di rendere maggiormente coscienti i visitatori del Duomo delle straordinarie bellezze che in esso vi si contano offrendo loro una visione molto ravvicinata delle sue statue marmoree o in rame dorato, dei suoi tesori interni, delle sue vetrate, dei suoi doccioni, dei suoi quadri e dei suoi arazzi. Tutte queste opere di complemento all'architettura in quanto tale, che fanno del Duomo una summa d'arte e di cultura tra medioevo e i tempi nostri, solo se visti da vicino possono essere veramente apprezzati, cosa che non avviene dalla naturale posizione loro assegnata quando posti in funzione decorativa o liturgica sulle guglie o dentro al tempio. Non solo, ma nel museo ogni pezzo viene presentato nell'ambito di apposite sale dedicate a questo o quel genere, e reso visibile da molteplici angolazioni.



Qui sopra (dall'alto a scendere) alcune immagini relative al lungo e complesso lavoro svolto in preparazione del rinnovato Museo del Duomo, realizzato su progetto dell'esperto museologo Guido Canali, e recentemente riaperto al pubblico:
Deposito annesso al laboratorio di restauro delle sculture, presso il Museo. Vi si scorge, tra l'altro, il Mascherone in rame dorato del Volto di Dio Padre del 1425. 
Laboratorio di restauro di pittura delle opere di Giovan Battista Crespi, detto il Cerano (1573-1632). Sullo sfondo "Il miracolo di Clementina Crivelli Arese", tempera su tavola realizzata tra il 1608 e il 1610. Sul tavolo "Incontro di Salomone con la regina di Saba", tempera monocroma su tela reralizzata tra il 1628 e il 1629. Appoggiato al mobile "Giuditta e Oloferne", tempera monocroma su tela realizzata tra il 1628 e il 1629.
Laboratorio di restauro degli arazzi. Sul tavolo, Nicolas Karcher, Arazzo gonzaghesco della serie con Storie di Mosè, Passaggio del Mar Rosso, seconda metà del XVI secolo.
Sala delle colonne, durante i lavori.
Allestimento di ponteggi per i lavori di manutenzione e di conservazione delle guglie del Duomo.
L'architetto Guido Canali nel suo studio a Parma. Autore del riallestimento del Museo del Duomo di Milano (già realizzatore di numerosi progetti di Musei, tra cui il Museo Archeologico di santa Maria della Scala a Siena ed il Museo Storico Archeologico di Savona. Importante anche menzionare i suoi allestimenti al palazzo della Pilotta a Parma per "la Città Latente", del 1995, e a Siena per la mostra su "Duccio da Buoninsegna, alle origini della pittura senese".




Nel complesso, seguendo un percorso obbligato assai ben tracciato da appositi indicatori fissi facenti parte dell'arredo, siamo ora in grado di vivere una avventura narrativa che accomuna, esaltandoli con la luce e la materia degli espositori, i periodi principali della produzione orafa, statuaria o pittorica, del monumento più importante della città, drammatizzandoli da una sapiente scenografica serie di istallazioni illuminotecniche, oltrechè da un essenziale e sofisticato trattamento delle superfici orizzontali e verticali dell'impiantio espositivo, organizzato in perfetta consonanza con la tradizione museografica padana, e più in particolare della modernità di stampo meneghino.




Cave di Candoglia, Val d'Ossola (Verbania, Lago Maggiore), nel Comune di Mergozzo, sulla sponda sinistra del fiume Toce. La prima fu aperta nel 1770. Con il loro marmo, negli ultimi 20 anni sono state restaurate o ricostruite 25 guglie del Duomo milanese.


Ciò che ha voluto fare Guido Canali, nelle nuove sale che a lui sono state affidate, è mostrare gli otto secoli di storia che attraversano il monumento più illustre della città tenendo desta l'attenzione del visitatore stimolandone la curiosità. Il modo di esporre gli oggetti doveva essere un susseguirsi di coup de theatre ottenuti mediante un sapiente dosaggio dimensionale delle altezze e delle profondità da cui osservare le opere, dandone una visione a volte tanto ravvicinata da alterarne la naturale percezione alla quale normalmente si è abituati nel vedere un oggetto o una statua dentro a un Museo, ma ancor più quando li si guardasi nel rapporto così irreale che impone essere loro uno delle miriadi di dettagli cosparsi sulle faccite o sulle guglie del Duomo. Diverso è infatti osservare un doccione disposto lungo i profili delle falde del tetto del monumento e lo stesso oggetto scultoreo alla distanza di un  metto o due due metri. Diverso è vedere un particolare delle merlature a pochi centimetri dai nostri occhi rispetto alle molte decine di metri in lontananza. Diverso è vedere d'una statua i lineamenti del volto, o del corpo, se investiti da una forte luce radente, piuttosto che osservare gli stessi se disposti sopra alle guglie alla luce del sole. 




Il "Modellone", il più grande dei modelli del Duomo mai realizzato, del XVI secolo, in legno di tiglio. E' costruito senza chiodi nè viti. I mille pezzi di legno di cui è costituito sono incastrati come in un perfetto puzzle. E' stato per secoli il progetto guida per tutti gli architetti che misero mano al Duomo.
Dalla sala dedicata all'arte vetraria in Duomo tra l'inozio del '400 a la metà del '500. Scene dell'Antico Testamento: qui i ladroni crocefissi accanto a Gesù.



Infatti solo visitando questo museo ci si rende conto della straordinaria quantità di materiale di cui il Duomo è fatto, e della grande qualità di cui ogni dettaglio è dotato, anche se realizzato per una visione più che complessiva, nel coacervo delle visioni d'assieme. E' quindi la "festosa sontuosità cromatica e luministica" che viene esaltata di tali oggetti, e delle vetrate in particolare, in questa moderna versione di museo semplice, rarefatto, minimale a volte, ma assai pregnante, nella sua volontà di stupire, oltre che documentare. Multimedialità invece (ma ancora in allestimento) nella spaziosa e sfarzosa sala delle colonne, nella quale si darà risalto nel tempo a tutte le specificità d'una moderna concezione anche didattica del Museo.



Il volto del Padre Eterno, 1425, rame sbalzato e dorato realizzato dall'orafo milanese Jacopino de Zuttis da Rho su modello di Jacopino da Tradate.


Anche questo Museo entrerà a far parte dei circuiti privilegiati dell'Expo 2015. Già oggi il tetto è letteralmente assaltato da turisti e cittadini in cerca di emozioni, per visitarne e poterne gustare più da vicino gli archi rampanti e le guglie, e per poter spaziare con lo sguardo sui luoghi deputati della metropoli lombarda, la quale, nei giorni limpidi offre uno dei più pegli spettacoli della natura, con lo sfondo alpino che sembra tanto vicino da poterlo toccare con mano. Ecco che infatti, per questi motivi, in previsione del grande evento internazionale, è di questi giorni la proposta avanzata dalla stessa Veneranda Fabbrica del Duomo di costruire al più presto una torre-ascensori, capace di movimentare 50 persone contemporaneamente in salita e discesa per un più rapido e facile accesso alle coperture del monumento.




Sopra: Museo del Duomo di Milano, sdtatua di Eva, primi del '400. 
Duomo di Milano, doccione del tetto di primo livello sull'abside.




Dal tetto della navata centrale del Duomo di Milano vediamo la Torre Velasca 
(BBPR + Pieruligi Nervi, 1950), icona del paesaggio milanese, inquadrata dalle merlature Sud.


Come era prevedibile a tali proposte v'è sempre chi si oppone, ed in tal caso proprio la Soprintendenza ai beni Architettonici e Monumentali della Lombardia, anche se già quasi tutti gli altri pareri erano stati positivamente acquisiti. Secondo il nostro parere nulla di scandaloso se tale manufatto fosse realizzato con le più attente delle cure, con i migliori e adatti materiali, con le più sofisticate delle tecnologie. Anzi, ben venga, e non soltanto per le più che ragionevoli necessità di migliorare un servizio di salita e discesa ormai divenuto insufficiente e vetusto, ma anche per valorizzare il monumento più insigne della città, che vanta importanti interventi in esso a partire del medioevo tardo, quando se ne avviò la costruzione a partire dall'abside, fino alla facciata del tardo ottocento ed a portoni di ingresso, l'ultimo dei quali porta la firma di Luciano Minguzzi (ed in Museo vi sono alcuni pannelli realizzati per il concorso nientemeno cha da Lucio Fontana).

Facciamola quindi la torre, dato che se ne sente il bisogno da ogni punto di vista. Noi di Taccuini la preferiremmo più alta, per meglio distinguersi in autonomia dalle mura perimetrali del Duomo, e la vorremmo sul versante Sud dell'abside (anzichè Nord), per lasciare linda la prospettiva visiva,  asimmetrica grandiosa e perfetta, che si ha da Corso Vittorio Emanuele.




Rendering dell'abside del Duomo con l'inserimento della proposta nuova torre-ascensori in acciaio e vetro. Noi di Taccuini preferiremmo questa torre sul lato opposto dell'abside e magari appena più alta così da renderne maggiormente l'autonomia rispetto alla massa muraria del Monumento. Ma non ne disdegneremmo la sua realizzazione, finalizzata a modernizzare il servizio di risalita, ma anche a continuare la vita, mai finita, della Veneranda Fabbrica, la cui enorme valenza nasce proprio dall'essere frutto di continui lavori a partire dal 1386.

Avremmo preferito, al posto dell'austero ingresso, bello ma un po' angusto, un vasto spazio ricettivo, molto luminoso (a differenza dell'assai buio percorso tra le opere), magari ben dotato in comode sedute, un fornito book-shop con annessa raffinata caffetteria.  

Oggi i migliori musei sono così, e sono quelli più visitati e lungamente abitati dai turisti. La meta del Duomo è oggi assai ambita, come anche la sua visita alle coperture. Il Museo, certo non da meno, oggi, per come è concepito, difetta unicamente di questi complementi, necessari quanto massimamente graditi ai suoi visitastori. Chissà se, un domani, la grande e luminosa Sala delle Colonne potesse integrare in sè anche alcune di tali funzioni?

Enrico Mercatali
Milano, dicembre 2013

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