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02 June 2011

Milano: caduta la giunta Moratti...



Milano, città da ri-governare


Rigovernare, come per una casa..., ovvero ridare assetto, riordinare, pulire gettando spazzatura e  superfluo, rimettendo a posto le cose dopo che sono state messe in disordine, dopo che sono state rovinate e male usate secondo criteri anche solo di logica comune ma di buon senso, da buon padre e buona madre di famiglia, ricominciando anche da capo, se occorre onde evitare nuovi traumi. 




Le immagini che accompagnano questo articolo si riferiscono alle opere più note che Gio Ponti, architetto milanese di chiara fama internazionalmente noto, realizzò a Milano tra il 1936 e il 1951, gli edifici per uffici di Montecatini e il grattacielo Pirelli, opere che diedero lustro alla città e che, della immagine d'efficienza e creatività che di essa si ebbe nel mondo in quegli anni, ne divennero il simbolo. Sotto uno dei lampadari disegnati da Ponti per l'atrio del primo edificio Montecatini, in via Turati, del 1936, tuttora in sito  (foto di Enrico Mercatali)


Una casa tanto sottosopra necessita ora un totale cambiamento non solo nell'oggettività di quanto appare ma anche nei comportamenti che l'hanno tanto abusata, nelle perverse logiche adottate nel fare, da parte di chi ne agiva la conduzione, ma richiede anche, da adesso, nuovi modi di pensare al tutto, di gestire, di vedere l'immediato ed il meno immediato futuro non solo per alcuni, ma per tutti.





Queste operazioni sono tanto necessarie quanto possibili, dati i nuovi fattori positivi che vi si sono determinati, e pertanto non è il caso più di pensare tanto ai danni, ai passato, quanto alle prospettive, di concentrarsi sul futuro, compiendo, sia pure a piccoli passi, quei cambiamenti che sono indispensabili per vedere avanti, cercando di guardare anche oltre. Certo ai alcune qustioni urgenti non è il caso di soprassedere, ma di intervenire subito, con energia e senso complessivo di responsabilità.




La città , dopo la bufera (bufera durata tanto a lungo che il panorama che appare oggi, e che ne è l'effetto, non è certo confortante), deve trovare le sue nuove strade per rinnovarsi e vivere, deve imboccare i nuovi percorsi virtuosi che soli la potranno salvare dandole la necessaria speranza, ma anche qualche chance di evidenza immediata, che sappia mostrare quanto il cambiamento non solo sia possibile, ma assolutamente necessario.





Un tassello dietro l'altro, dato l'enorme mole di lavoro da eseguire, potrà condurre, ma non certo in tempi brevi, a vedere nuovi raggi di quella luce che vi fu in passato, nel passato che la fece grande agli occhi del mondo intero dal primo dopoguerra agli anni '80, e che le dettero la spinta per raggiungere le vette che ha raggiunto, in benessere diffuso, in considerazione, in ambiti economico-finanziari, ma anche sociali e culturali.



Fuor di metafora Milano, che ora avvia la sua fase di Ri-governo, ha davanti un compito davvero immane, dovuto al fatto che poco di quanto fatto in precedenza, negli ultimi due decenni, ha senso  logico con le idee di chi oggi è chiamato a riprenderne le fila, ed al contempo con le linee nuove sulle quali muovere i primi passi non hanno nello statu quo alcuna base su cui ancorarsi.





Facciamo riferimento in queste note alle più appariscenti questioni poste in essere dalle scriteriate scelte fatte per aumentare la popolazione cittadina di oltre 700.000 unità, che si sarebbero dovute insediare negli oltre 35 milioni di metri cubi programmati per la città, buona parte dei quali purtroppo già in costruzione, ed in 100 nuove torri che si starebbero per stagliare sullo skyline milanese, sia in ambito centrale che periferico, se l'effetto-cemento, voluto dall'asse Pdl-Lega-Cl (detta anche giornalisticamente per sintesi  "cricca del cemento"), continuasse indisturbato a crescere secondo progetti ed appalti già in corso d'esecuzione.



Dire ora che il problema appare "grande come una casa", sembrerebbe quanto meno riduttivo. Perchè la cricca del cemento ha "picchiato duro" in questi anni per porsi in pole position in termini di "case", e prendere tutto il possibile, al fine di proporre "casa" solamente alle categorie di cittadini che certo non avevano il problema "casa", totalmente ignorando tutte le altre.






Non è un caso infatti che da quando il nuovo Sindaco dei Milanesi, con tutti i gruppi che con lui avevano messo bene il piede al primo turno, incominciò a vedere meglio il prossimo futuro, essi, con al centro l'Associazione Nazionale Costuttori Edili, hanno incominciato ad organizzare convegni su convegni con la finalità d'accapparrarsi gli agganci necessari, coi nuovi conduttori della scena, necessari non solo ad evitare rallentamenti su quanto si stava facendo sui suoli migliori della città, ma anche a completare quanto prima possibile, onde evitare il peggio, le maggiori opere già appaltate ed in fase di costruzione.





Sono in gioco fortune enormi, ora, attraverso anche le esposizioni delle più grandi banche d'europa ed, in proma persona, i personaggi più in vista di questo gotha: i Ligresti, i Cabassi, i Masseroli, gli Ermolli che conducono il gioco, e che non passa giorno che rischiano (ma insieme a loro rischiamo tutti noi) di chiudere in via definitiva con l'Expò, ovvero di perdere l'appuntamento con la più importante occasione economica che il nostro Paese abbia avuto negli ultimi decenni. Le vicende che hanno accompagnato la cronaca quotidiana di quest'ultimo capitolo sono assolutamente incredibili. C'è ancora chi oggi dice che esso è a rischio! Ma quale rischio! L'Expo, almeno come lo si era pensato,  è chiaramente  e definitivamente defunto: chi potrà essere in grado di fare il miracolo nei 3 anni che mancano al suo appuntamento?... di acquisire terreni, fare progetti, avviare le gare e gli appalti, portare a conclusione l'affare del secolo in un Paese, come il nostro, nel quale di norma, in questo lasso di tempo, si riesce a mala pena a portare a compimento, dalla A alla Z,  una villa unifamiliare? Io non ci credo e faccio scommesse.



Ma il contenuto di questo articolo doveva, e voleva, essere un altro, quello che vede l'avvio di un nuovo e diverso percorso da intraprendere, fondato su scelte capaci di imprimere prospettiva, e speranza, per tutti i cittadini, e non soltanto per quei pochi, anzi pochissimi.
Già danno i primi segnali le dichiarazioni a caldo di alcuni personaggi di primo piano, in questi pimi giorni di ri-orientamento. Stefano Boeri, architetto neoeletto è in pista per essere assessore all'Expò, ha  l'intenzione di mettercela tutta,  quantomeno a riprendere le fila con tutti coloro che contano, ma naturalmente, senza distinzioni, con coloro che già ne stavano ponendo le basi, in quanto direttamente o indirettamente implicati in un progetto che ha valenze e ritorni per tutti i cittadini. Roberto Mazzotta è già sul chi va là per risvegliare università e cultura. Italo Lupi già programma espetti non solo globali ma anche di dettaglio, per il miglioramento anche estetico di una città che si è andata via via degradando con gli anni. Una agenda che si arricchisce ogni giorno che passa, nella quale le migliori idee sono già pronte ad essere catalogate in precisi piani, con tanto di organizzazione e scadenze. C'è chi perfino, e Lupi è uno di questi, rievoca l'idea "utopica" (ma che secondo noi di TACCUINI INTERNAZIONALI  ha anche basi reali su cui poggiare) di riimmettere acqua nei canali di Milano, di riproporre tratti di Navigli coperti... Fantastico!!
Ma restiamo coi piedi per terra.
Ciò che ora conta più in assoluto è lo spirito nuovo con cui si affrontano le cose, e l'amore per Milano, che non è, e non deve esere solo amore dei soldi, ma che divenga amore vero di segni veri e di vere promesse di futuro. Riprendere in mano Milano con la sua sapienza e la sua scienza, ricostruendo i tessuti della partecipazione attiva ed entusiastica dei gruppi, dei circoli, dei centri sociali, delle associazioni, delle istituzioni, ridando ad essa cultura e conoscenza, trasparenza e nuova coscienza: una Milano che torni ad assomigliare, nello stile e nelle idee, a quella degli Eugenio Montale e a quella dei Gufi, da quella dei Franco Albini e  quella degli Strehler, da quella dei BBPR e dei Clubs Turati, a quella degli Arturo Schwarz e dei Franco Russoli, da quella dei Giorgio Bocca e degli Indro Montanelli, a quella degli Zanuso e dei fratelli Castiglioni, dei Paolo Grassi e degli Ugo Le Noci, da quella dei Gio Ponti e degli Aldo Rossi, dei Feltrinelli e degli Juker., a quella dei Dario Fo, di Francesco Ogliari.. ma l'elenco potrebbe continuare pagine e pagine, per dire, solo con il loro numero, quanto intensi fossero gli affetti che questa città ha trasmesso e ricodotto a sè attraverso la passionie più autentica del fare che ciascuno di essi, in essa, vi ha espresso.





Milano, 2 giugno (festa della Repubblica) 2011

Enrico Mercatali
per  TACCUINI INTERNAZIONALI

(le fotografie che accompagnano il servizio illustrano parte dell'opera giopontiana nel centro di Milano, relativa agli stabili Montecatini - 1936 e 1951-  e al grattacielo Pirelli -1956-, e sono di Enrico Mercatali)

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