"IL NOSTRO CONTRIBUTO ALL'ITALIA"
Il market advertising italiano si scatena per festeggiare l'anniversario dell'unità del Bel Paese
Nella data del 17 marzo 2011, nella quale si celebra il 15o° centenario dell'Unità d'Italia, sui giornali del Paese chi più ha festeggiato sono state le aziende. Il mondo produttivo italiano sembra essersi dato un appuntamento collettivo per fare in modo che la festa fosse più che mai manifesta.
L'effetto è stato forte, e perfino emozionante, specialmente dopo l'ammosciarsi delle aspettative ed anche degli entusiasmi da parte di qualcuno, a seguito delle annunciate perplessità governative in proposito, ed addirittura della dichiaratissima contrarietà di uan bella fetta del parlamento di maggioranza.
Che la cosa fosse stonata era a molti evidente, specialmente quando si faceva affiorare alla memoria il ricordo, da parte dei non più giovani, di quell'Italia '61, di cinquant'anni fa, che fece clamore per quanto rumore si fece, specie a Torino, quel bellissimo evento che fu organizzato con tanto di esposizioni in grandiosi edifici per l'occasione realizzati, e con tanto di futuribile monorotaia che ne raccordava i punti, che sembrava fatto apposta per dare uno slancio ulteriore a ciò che fa dell'idea d'una Italia sempre più unita una forza in più per il suo progredire, per il suo primeggiare, per imprimerle una identità più certa e più acclamata nel mondo.
Chi avrebbe detto a cinquant'anni da quella data che tutto sarebbe andato invece nel verso opposto, ovvero che si sarebbero frapposte teorie nuove di separatismo, di divisione, di idee localistiche, e che ciò avrebbe indebolito, come ha indebolito nei fatti, la sua immagine, oltre alla sua economia, poco guidata, poco incentivata, poco aiutata dagli apparati d'uno stato sempre meno presente, sempre meno capace di imprimere una rotta.
Ma quanto apparso sui giornali di quella giornata fatidica, dopo alcuni giorni in cui talune istituzioni, soprattutto private, ma anche pubbliche, hanno dato dimostrazione d'una sensibilità forte attorno al tema unitario del nostro paese e della nostra economia, ha espresso al meglio quanto forte e sentito sia stato il richiamo nazionale per l'industria italiana, per le grandi imprese, per l'imprenditoria privata, che sa meglio di altri quanto possa essere tratto, in termini di benefici, da una tale visione e da un tale spirito.
Ecco perchè abbondavano i paginoni colmi di pubblicità espresse all'insegna del tricolore, derll'appartenenza nazionale, del prodotto italiano di qualità che aspira ad essere il prodotto migliore al mondo nella sua categoria, ad essere il primo, il migliore.
Una gara fatta per unire all'immagine di quel prodotto l'immagine di un paese che, nonostante lo stato in cui versa la sua cultura, la sua economia, la struttura stessa del suo convivere ed autogovernare le proprie risorse, nonchè da ciò che appare dalla quasi totalità degli indicatori, ancora vuole esprimere sue forze proprie altamente riconoscibili e distinguibili, e di un paese che è ancora in grado di esportare tale immagine, facendo buona impresa.
La parte del paese che ancora vuole leggere attraverso la sua storia, recente e meno recente, i principali fattori d'unione e di spinta al futuro è forse proprio quella che, attraverso l'impresa, ne intuisce le vere potenzialità.
Ecco perchè è ancora l'impresa che oggi che mostra forte e caparbio il suo volto ottimista e lungimirante, il volto che crede ancora, nonostante le oggettive difficoltà attraversate negli ultimi anni e negli ultimi mesi più che mai anche per via della globalizzazione, nelle risorse del Paese, e delle forze migliori che in essa ancora operano.
Sono quelle aziende che, forse più di altre, hanno legami profondi co0n le tradizioni italiane che ancora sono apprezzate nel mondo, riconosciute come preminenti ed a volte perfino assolute. Sono quelle aziende che hanno profondi legami col territorio, con le sue bellezze paesaggistiche, con le sue qualità ambientali e produttive, con le sue opere d'arte.
Ma sono anche quelle aziende che sanno salvaguardare il proprio patrimonio di capacità produttiva nata dall'intelligenza di chi vi lavora, dalle insostituibili doti di creatività e di sapienza realizzativa delle persone che vi hanno attinto esperienza e attinenza ai luoghi di appartenenza.
Sono quelle aziende che hanno saputo valorizzare il grande know how umano e la sua capacità di riprodursi a condizioni anche gravose di lavoro, ma nella consapevolezza che così soltanto l'individuo e la collettività marciano avanti nel benessere comune.
Sono infine le aziende che hanno saputo affrontare ed a volte sconfiggere le insidie che ancora alimenta il peggio tra le pieghe della società, quelle aziende che indicano la strada verso la quale la società italiana deve muovere i suoi prossimi passi, per ritrovare il senso della sua ragione d'essere unita, più che mai adesso, che nuove e più insidiose sfide che il futuro già manifesta con prepotenza.
Enrico Mercatali
Lesa, 17 marzo 2011
L'effetto è stato forte, e perfino emozionante, specialmente dopo l'ammosciarsi delle aspettative ed anche degli entusiasmi da parte di qualcuno, a seguito delle annunciate perplessità governative in proposito, ed addirittura della dichiaratissima contrarietà di uan bella fetta del parlamento di maggioranza.
Che la cosa fosse stonata era a molti evidente, specialmente quando si faceva affiorare alla memoria il ricordo, da parte dei non più giovani, di quell'Italia '61, di cinquant'anni fa, che fece clamore per quanto rumore si fece, specie a Torino, quel bellissimo evento che fu organizzato con tanto di esposizioni in grandiosi edifici per l'occasione realizzati, e con tanto di futuribile monorotaia che ne raccordava i punti, che sembrava fatto apposta per dare uno slancio ulteriore a ciò che fa dell'idea d'una Italia sempre più unita una forza in più per il suo progredire, per il suo primeggiare, per imprimerle una identità più certa e più acclamata nel mondo.
Chi avrebbe detto a cinquant'anni da quella data che tutto sarebbe andato invece nel verso opposto, ovvero che si sarebbero frapposte teorie nuove di separatismo, di divisione, di idee localistiche, e che ciò avrebbe indebolito, come ha indebolito nei fatti, la sua immagine, oltre alla sua economia, poco guidata, poco incentivata, poco aiutata dagli apparati d'uno stato sempre meno presente, sempre meno capace di imprimere una rotta.
Ma quanto apparso sui giornali di quella giornata fatidica, dopo alcuni giorni in cui talune istituzioni, soprattutto private, ma anche pubbliche, hanno dato dimostrazione d'una sensibilità forte attorno al tema unitario del nostro paese e della nostra economia, ha espresso al meglio quanto forte e sentito sia stato il richiamo nazionale per l'industria italiana, per le grandi imprese, per l'imprenditoria privata, che sa meglio di altri quanto possa essere tratto, in termini di benefici, da una tale visione e da un tale spirito.
Ecco perchè abbondavano i paginoni colmi di pubblicità espresse all'insegna del tricolore, derll'appartenenza nazionale, del prodotto italiano di qualità che aspira ad essere il prodotto migliore al mondo nella sua categoria, ad essere il primo, il migliore.
Una gara fatta per unire all'immagine di quel prodotto l'immagine di un paese che, nonostante lo stato in cui versa la sua cultura, la sua economia, la struttura stessa del suo convivere ed autogovernare le proprie risorse, nonchè da ciò che appare dalla quasi totalità degli indicatori, ancora vuole esprimere sue forze proprie altamente riconoscibili e distinguibili, e di un paese che è ancora in grado di esportare tale immagine, facendo buona impresa.
La parte del paese che ancora vuole leggere attraverso la sua storia, recente e meno recente, i principali fattori d'unione e di spinta al futuro è forse proprio quella che, attraverso l'impresa, ne intuisce le vere potenzialità.
Ecco perchè è ancora l'impresa che oggi che mostra forte e caparbio il suo volto ottimista e lungimirante, il volto che crede ancora, nonostante le oggettive difficoltà attraversate negli ultimi anni e negli ultimi mesi più che mai anche per via della globalizzazione, nelle risorse del Paese, e delle forze migliori che in essa ancora operano.
Sono quelle aziende che, forse più di altre, hanno legami profondi co0n le tradizioni italiane che ancora sono apprezzate nel mondo, riconosciute come preminenti ed a volte perfino assolute. Sono quelle aziende che hanno profondi legami col territorio, con le sue bellezze paesaggistiche, con le sue qualità ambientali e produttive, con le sue opere d'arte.
Ma sono anche quelle aziende che sanno salvaguardare il proprio patrimonio di capacità produttiva nata dall'intelligenza di chi vi lavora, dalle insostituibili doti di creatività e di sapienza realizzativa delle persone che vi hanno attinto esperienza e attinenza ai luoghi di appartenenza.
Sono quelle aziende che hanno saputo valorizzare il grande know how umano e la sua capacità di riprodursi a condizioni anche gravose di lavoro, ma nella consapevolezza che così soltanto l'individuo e la collettività marciano avanti nel benessere comune.
Sono infine le aziende che hanno saputo affrontare ed a volte sconfiggere le insidie che ancora alimenta il peggio tra le pieghe della società, quelle aziende che indicano la strada verso la quale la società italiana deve muovere i suoi prossimi passi, per ritrovare il senso della sua ragione d'essere unita, più che mai adesso, che nuove e più insidiose sfide che il futuro già manifesta con prepotenza.
Enrico Mercatali
Lesa, 17 marzo 2011
No comments:
Post a Comment