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01 April 2012

PAC Milano, The Abramovich Method. Marina, Lady Performance, bella, empatica, generosa, accogliente e carismatica opera d'arte - di Enrico Mercatali




- PAC  Milano, The Abramovich Method -
 
con una nota sullo spettacolo teatrale che 
Bob Wilson e Marina Abramovic stanno mettendo in scena
sulla vita dell'artista serba





Le provocazioni empatiche 
 di "Lady Performance"






Bella, empatica, generosa, accogliente, carismatica:
è Marina Abramovic, seducente opera d'arte

 
di Enrico Mercatali



- PAC  Milano, The Abramovich Method -


Abbiamo incontrato questa favolosa artista senza neppure volerlo, quando ieri abbiamo voluto lanciare un'occhiata a quanto stava avvenendo al PAC di Milano, nel primo giorno successivo a quello dell'inaugurazione della grande mostra-spettacolo, da lei voluta e dalla giunta milanese, dopo anni che non veniva in Italia e dopo il grande successo decretatole al MoMa newyorkese con la mostra "The Artist is present", nel 2010.




Non avevamo prenotato la performance con l'artista presente perchè già esauriti i posti da tempo, ma sapevamo che di lì a poco lei si sarebbe presentata per quell'appuntamento che a noi era stato negato. Dopo aver visto, con non poco sussiego e curiosità l'evento che si sviluppava in continuo, per tutto il tempo della mostra negli spazi gardelliani presso la Villa Reale di via Palestro, ai quali lei stessa aveva dato la preferenza per realizzarvi questo lavoro, abbiamo avuto la bella sorpresa di vederci attrarre, con un piccolo nugolo d'altri visitatori ritardatari, nella performance della sua protagonista, la "Lady Performance" in persona, Marina Abramovic, che per una buona ora ha dato impulso ad una azione-inazione permettendo a tutti i presenti, ancorchè non prenotati e quindi non paganti, con il suo proverbiale spirito d'accoglienza, di assistere, partecipare, restare ad osservare.



Marina Abramivic si è imposta al mondo, a partire dalle prime esperienze artistiche con Kounellis e Beuys in Serbia negli anni '60, fino a diventare oggi un personaggio di fama planetaria che ha lasciato una profonda traccia di sè, del suo forte carattere, della sua estrosa personalità, della sua capacità di dare spettacolo con la pura e semplice sua presenza. Non ha mai nascosto il suo interesse per il mondo della moda, attraverso il quale molto può essere espresso dei propri lati più estrosi e fantasiosi. Alla donna più espressiva e geniale di cui il mondo dell'arte oggi possa vantarsi, la rivista ELLE ha dedicato l'anno scorso questa copertina



Così anche la dipinge Ada Masoero, che l'ha intervistata per il Sole 24 Ore (Domenica 18 marzo 2012) dopo averla ragiunta proprio al PAC, e dopo aver registrato la sua proverbiale capacità d'accoglienza, ben intenzionata a dare spiegazioni anche dettagliate e non frettolose circa tutto il suo lavoro, la sua vita, le sue prime esperienze, l'influenza che in esse ha avuto la sua infanzia Belgradese e la sua adolescenza già rivolta alle più spinte sperimentazioni artistiche degli anni '60, ancora in pieno regime comunista, dietro alla cosiddetta "cortina di ferro", che ben "proteggeva" chi vi stava all'interno, dagli "scandali" che avvenivano nell'altra parte occidentale. Ma erano proprio quegli "scandali" che avevano saputo incuriosire la focosa giovane donna-artista, e che l'avevano subito condotta sulla strada della nuova arte d'occidente.





Negli anni '70 e '80  le provocazioni dell'artista, ispirandosi all'arte povera e alla body art, ed avendo contribuito esse stesse ad imporre tali forme di creatività, hanno condotto Marina Abramivic a servirsi del proprio stesso corpo. L'interesse per tutto ciò che di espressivo, di comunicativo il corpo poteva aggiungere alle pratiche artistiche, hanno condotto l'artista belgradese a studiarne i segreti più reconditi assistendo perfino a lunghe ed estenuanti operazioni chirurgiche, sia sul cervello che sul cuore. L'uso della propria pelle, del proprio sangue, ha portato  alcuni a pensare che, in tali pratiche spettacolari shoccanti, potessere risiedere i tentativi da parte dell'artista di scuotere l'opinione publica circa le terribili condizioni in cui versava il proprio paese, isolato dal mondo, nel quale ancora ogni genere di repressione veniva adottata dalle autorità nei confronti dei dissidenti. Ma Marina oggi esclude tale genere d'interpretazione, vantando viceversa l'idea che trattavasi di sperimentazione pura, ove sangue e lamette stavano semplicemente sostituendo colore e pennelli dell'artista tradizionale.


E' importante quest'ultimo dettaglio per capire quanto fosse attratto lo spirito irrequieto di Marina dalle avanguardie artistiche che, già negli anni '60, lei adolescente, esercitavano la propria influenza, dalle centrali mitteleuropee alle periferie dell'impero, in cui nomi, quali quelli di Jannis Kounellis, di Joseph Beuys, di Luigi Ontani, incominciavano a circolare. Fu infatti da quelle esperienze che Marina fece i suoi primi passi nella nuova estetica performantica, con la quale non solo venivano superati tutti i mezzi espressivi della pittura e della scultura tradizionali dalle nuove pratiche espressive nelle quali entravano a far parte gli oggetti più disparati della comune vita di tutti i giorni, ma perfino i corpi stessi degli artisti, che, come attori d'un teatro di ricerca, cercavano con ogni mezzo dissacratorio di oltrepassare ogni banalità, di rompere le frontiere del quotidiano. In Marina ciò avvenne dapprima utilizzando i soli suoni, poi con il suo stesso corpo e quello degli artisti che con lei esibivano senza veli la propria nudità in perfermances sempre al limite del lecito, e quindi successivamente con la pura azione della mente, cercando uno scambio d'energia vitale con il proprio pubblico. Tutti mezzi questi che per lei furono non solo leciti, ma essenziali, in quanto finalizzati a rendere fluide, o addirittura naturali, le relazioni col suo pubblico, nonostante l'iniziale shock che avevano provocato, e a mostrare quanto tutto ciò fosse arte. La nuova arte di Marina Abramovic nasceva quando fortemente vissuta diveniva, nel corso delle sue azioni provocatorie, la biunivoca relazione tra che le produceva e chi le fruiva, quando cioè l'evento aveva saputo determinare una sintesi capace di perpetuarne nella memoria l'avvenuta esperienza.




L'esibizione di sè davanti a un pubblico è sempre capace di lasciare un segno indelebile quando, guidata da provocazioni sottili e intelligenti, sa condurre e poi a porre in essere una relazione, a stabilire una comunicazione attiva e interessata, a determinare un flusso d'energia. In questo senso Marina Abramivich è nata per essere una performer, tanto innata in lei e presente, sempre attiva e operante, la voglia di mettersi in gioco. E questa sua innata passione, nel tempo, si è potuta affinare sino a farla diventare oggi perfetta pardona di sè ed indiscussa imprenditrice e maestra della propria arte mediatica, sempre al limite dell'accettabile, del lecito, del credibile da parte dello spettatore. Con tutti i mezzi a sua disposizione lei oggi è giunta a costruire attorno a sè una vera e propria industria artistico-mediatica, che sa innalzare la sua persona a modello da imitare, a icona, a carismatico guru della comunicazione. A Now York questi presupposti stanno infatti già prendendo già forma un progetto avveniristico, affidato a Rem Koolhas, per la parte architettonica,  di una fondazione che raggrupperà in un unico contenitore sezioni di arti visive, di teatro, di opera, di danza. L'esigenza d'una Arte Totale ogni tanto nella storia fa di nuovo capolino, e la grande Marina Abramivic vuole esserne la nuova ispiratrice.





Non possiamo non riconoscere che è proprio da una visione globale del rapporto tra le arti che nascono le iniziative che hanno portato Marina Abramivic, nel corso della sua avventurosa e creativa vita, ad inventare il prodotto estremo che ha presentato al MoMa di new York due anni fa, dal titolo "The Artist is Present", e che l'ha consacrata quale "Lady Performance" nota in tutto il mondo.  In esso lei ha posto in essere tutte le sue doti fisiche e psichiche, concentrandole nell'unico atto di mostrarsi al pubblico immobile, seduta su una sedia, per otto ore al giorno, per sei giorni alla settimana, per oltre tre mesi. Il pubblico, in quell'occasione, nell'allestimento realizzato nell'atrio di ingresso della più grande istituzione americana dell'arte, era invitato a presenziare in silenzio, ed a sedersi a turno per quindici minuti sulla sedia di fronte a lei, ed a guardarla. Un concentrato di energie reciprocamente rimbalzate tra l'artista e le singole persone, provocava l'inusitato e specialissimo evento, un rito collettivo carico di suspance ed emozione, ove poteva capitare che emergesse una grande risata, oppure un pianto di dense lacrime, oppure una intesa fatta di puro meditativo pensiero.





L'evento ha avuto un grande successo di critica e di pubblico, e la ormai possente macchina mediatica di Marina aveva intanto registrato tutto, facendo diventare lo stesso un'altra cosa ancora, una serie di eventi ad esso connessi, filmati, fotografie, libri, documentari, scritti che circolavano per le mediateche del mondo, le quali facevano diventare a loro volta attori gli stessi fruitori degli stessi immortalati nella macchina produttiva che tutto comprendeva, divulgava rimbalzandosi nell'etere. 






Nel vedere oggi questo risultato in tutte le sue differenti forme e valenze non possiamo che riconoscere la paternità di tali forme d'espressione artistica rituale nel teatro che negli anni '60 proveniva dall'America, quello del Living Theatre, quello che Julian Beck e Judith Malina esercitavano, quasi fosse una praticata filosofia di vita, col contributo del loro folto gruppo di discepoli e poi a loro volta proseliti, non solo e non più e non soltanto nei teatri, tradizionali od istituzionali, ma anche nelle strade, nelle fabbriche, nelle università, condannando la guerra ed ogni tipo di violenza, ed assieme vivendo la condizione della vita come fosse teatro. E come fosse arte, aggiungerebbe ora Marina Abramovic, che certamente ancor più di quanto si faceva allora, ha saputo allargarne l'orizzonte concettuale, facendolo diventare , come fosse una sciamana, anche ritualità, filosofia, e concentrato di vita da sperimentare su di sè e con gli altri, e da divulgare.






Ora, a Milano, la sciamana Marina ha avviato un'altra dura prova di se stessa, e di tutta la sua equipe, proponendo nella sede del PAC una performance formata da diverse istallazioni, nei diversi locali, ove campegiano mobili semplici di legno, da lei stessa disegnati, diversamente proporzionati tra di loro e dalla curiosa foggia, sedie, tavoli, poggianti su cristalli di grande dimensione, o includenti frammenti di cristalli, pietre dure in forma cristallina le quali faciliterebbero, secondo lei, concentrazione di energia prodottasi dalla concentrazione mentale degli attori. Tra questi ultimi vi sono anche le persone del pubblico che accettano di prestarsi per un paio d'ore a fare quanto Marina stessa, o i suoi assistenti, spiegano loro, indossando camici bianchi con la scritta rossa ricamatavi sopra "The Abramivich Method". In pratica essi devono restare seduti o sdraiati, immobili, nelle teche, sulle sedie o sui tavoli in rame o in legno dell'arredo, circondati dal pubblico che, per almeno due ora per volta, assistono all'evento-inevento, circolando liberamente tra gli attori. L'atmosfera che vi si respira è statica ma molto intensa al contempo, e spinge tutti a svolgere una profonda riflessione mentale sull'essere più che sull'agire umano, risaltando in modo assolutamente evidente quanto tutto ciò costituisca una pausa davvero significativa nella vita di tutti i giorni di ciascuno, dificile da dimenticare: l'aver partecipato ad una sorta di rito collettivo moderno nel quale, almeno in quel paio d'ore, ci si riesce ben a identificare, sentendoci ad esso totalmente partecipi, e perfino attivi.


Enrico Mercatali
Milano, 21 marzo 2012

(le ultime quattro fotografie sono state scattate da Enrico Mercatali nel corso dell'evento di Marina Abramovic al PAC di Milano, in data 21 marzo 2012)


Wilson + Abramivic
"Vita e morte di Marina Abramovic"





La Lady sta facendo parlare di sè, durante questa sua performance milanese, tutto il mondo: non v'è quotidiano, settimanale o mensile che non ne abbia tracciato un resoconto, oltre che una sintesi della biografia della protagonista. Lei stessa ha concesso, sempre disponibile come è il suo solito, numerose interviste, ed ha incominciato a mostrare di sè, quasi mettendo a nudo il tratto anche un po' narcisistico che l'ha sempre un po' accompagnata nel corso della sua movimentata vita, la parte più mondana che la vede oggi protagonista di collaborazioni d'alto livello. Già più sopra abbiamo citato la nascita a breve di una fondazione destinata a fare un sol fascio di tutte le arti, all'interno di un edificio i cui spazi saranno frutto di una collaborazione intensa tra lei ed il famoso architetto Rem Koolhaas, l'autore del best seller "The Sparkling Metropolis".



Ora si anche un gran parlare della collaborazione davvero promettente tra lei e Bob Wilson, il più geniale e completo regista teatrale vivente. A lui Marina ha chiesto di mettere in scena niente meno che la sua vita. Sembra che lunghe siano state le trattative prima che il regista si decidesse per il sì. Sì, ma a modo suo. Pare che da questo lavoro in comune, nel quale la stessa artista di Belgrado avrebbe dovuto impegnarsi a recitare anche stravolgendo le sue normali abitudini, stia emergendo un capolavoro nel quale la stessa protagonista, accettando i suggerimenti del Maestro, incomincia a sentirsi a proprio agio.




Non più lunghi silenzi, momenti di concentrazione e introspezione.  Non più lunghi pianti, che parevano sgorgare di continuo durante le prime prove, mentre veniva descritto il rapporto con la propria madre. Ora Bob vorrebbe trarre da Marina tutto lo humor possibile e quella parte di lei che sino ad ora sembrava rimasta sepolta: scene di orrore che dovevano essere vissute in modo divertente. Un'opera teatrale a tutto campo, perciò, " Life and Death of Marina Abramovic" ove l'opera d'arte non si mostra soltanto per quella che è, ma anche per quello che è stata e che sarà, in una dinamica nuova, spettacolare e rutilante.
La prima assoluta si terrà a Madrid dall'11 al 22 aprile. Lo spettacolo sarà poi a Basilea, ad Amsterdam e ad Anversa.

Enrico Mercatali
Lesa, 1 aprile 2012


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