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02 January 2012

Modernità e tradizione delle pixel-uova nelle installazioni veneziane di Oksana Mas - bilancio di Biennale Arte 2011




Istallazioni veneziane di Oksana Mas
- nel bilancio di Biennale Arte 2011 -







Tra modernità e tradizione, le pixel-uova dell'artista di Odessa ripropongono il ruolo della grande pittura del passato

 

di  Enrico Mercatali

(fotografie di Enriuco Mercatali)



Oksana Mas, particolari della installazione veneziana presentata in Biennale, dal titolo "Post-vs-Proto-reinassance", il cui riferimento iconografico è l'opera dei fratelli Van Eyck "Il polittico di Gand", presentata - a cura di Achille Bonito Oliva e Oleksiy Rogotchenko, facenti parte del Padiglione ucraino realizzato nella Chiesa di San Fantin e di fronte alla chiesa di San Stae.  L'intera opera monumentale, lunga 134 e alta 92 metri, è composta da 3.640.000 uova di legno. Qui, sopra al titolo, uno dei due grandi pannelli a San Stae. Sotto il titolo una veduta del Canal Grande di fronte a San Stae, ed un dettaglio del volto del "Cristo Redentore", a San Fantin.

L'installazione di Oksana Mas dal titolo "Post-vs-Proto-reinassance", presentata - a cura di Achille Bonito Oliva e Oleksiy Rogotchenko - alla Biennale di Venezia, nel Padiglione ucraino realizzato nella Chiesa di San Fantin, è la sezione di un'opera monumentale, lunga 134 e alta 92 metri, composta da 3.640.000 uova di legno.

Il riferimento iconografico è l'opera dei fratelli Van Eyck, artisti protorinascimentali che hanno dipinto "I giardini del paradiso" per una celebre pala d'altare nella città fiamminga di Gand. Le uova realizzano una vera e propria architettura che ricorda la struttura di un mosaico i cui singoli tasselli sono costituiti dal tatuaggio iconografico sulle uova. Qui arte antica e moderna si fondono in un'immagine che contiene storia dei peccati e desiderio di riscatto, speranza per il futuro e desiderio di purezza.



Oksana Mas, uno scorcio delle "pixel-uova" di uno dei pannelli in San Stae



Nella Chiesa veneziana di San Fantin l'installazione interloquisce idealmente con lo spazio sacro nel quale è inserita: a seconda della distanza l'opera si presenta allo spettatore scomponendosi, come in un file digitale di "uova-pixel", in immagini diverse, ognuna rappresentandosi nelle diverse letture che l'artista ha previsto. La contemplazione dell'opera di Oksana Mas è una forma di iniziazione, che, nei diversi modi in cui si esplica il destino dell'uomo (che nella tradizione popolare emerge quale significato-simbolo delle uova dipinte, indirizza verso una nuova vita, una vita totalmente piena.
Oksana Mas lavora da molti anni nel recupero della sfera come forma geometrica perfetta capace di contenere dentro di sé un principio di unità universale. L'artista parte dall'usanza popolare ucraina dei "krashenki", uova di legno coperte da tradizionali decorazioni per la Pasqua. Per la realizzazione di questa grande installazione, l'artista ha fatto dipingere le uova, incarnazione dell'oggetto sferico, a migliaia di persone: carcerate, intellettuali e soggetti di professione ed estrazione sociale diverse, di quarantadue paesi del territorio ucraino, per poi assemblarle nel proprio studio sino a ricostruire su enorme scala alcuni dettagli simbolici desunto dalla pala di Gand.

Simbolo di vita, rinascita, rinnovamento fin dall’antichità, l’uovo è uno degli elementi scelti dall’artista di Odessa per comporre ed elaborare un progetto complesso che coinvolge centinaia di persone. Aristofane racconta il mito dell’origine degli dei descrivendo così la nascita di Eros: “Nel seno sconfinato di Erebo, la Notte dalle ali di tenebra generò per prima un uovo pieno di vento. Col volgere delle stagioni, da questo sbocciò Eros, il fiore del desiderio” (Aristofane, Gli Uccelli).

La simbologia dell’uovo, cara anche al mondo orientale, si ritrova poi anche nella Pasqua cristiana, a partire dall’episodio di Maddalena e Tiberio, per diffondersi poi, come usanza devozionale, soprattutto in area greco-ortodossa, e quindi in Ucraina, dove le uova dipinte offerte come dono nel periodo pasquale si chiamano krashenki.




Oksana Mas, la installazione veneziana presentata in Biennale, dal titolo "Post-vs-Proto-reinassance" (dettagli dell'opera dei fratelli Van Eyck "Il polittico di Gand" che ne è riferimento iconografico), posta di ronte alla chiesa di San Stae



La "scoletta dei battioro", centro di antiche e preziose produzioni artigianali in stile veneziano, di fianco a San Stae, fa da sfondo alla mega installazione di Oksana Mas posta di fronte all'omonima chiesa


Il lavoro dell'artista di Odessa prende avvio da un capolavoro di Jan Van Eyck, conservato nella chiesa di San Bavone a Gand: il Polittico dell’Agnello Mistico. Costituita da 12 tavole dipinte ad olio, l’opera, eseguita nella prima metà del Quattrocento, presenta un’iconografia estremamente articolata legata al tema della Redenzione. Molto avvincente è la storia delle vicissitudini che videro il polittico al centro di grande interesse da parte di mercanti e sovrani; persino Adolf Hitler lo fece portare in Germania, fu poi fortunatamente restituito al Belgio al termine del secondo conflitto mondiale.





Due immagini del Polittico poste dall'artista alla base dell'installazione a San Stae., così da illustrare i particolari assunti dal grande dipinto nella redazione dell'opera attuale. Il Polittico dell'Agnello Mistico, o Polittico di Gand, è considerata l'opera più importante di Jan van Eick (e del misterioso fratello Hubert van Eick), dipinta tra il 1426 e il 1432 per la chiesa di San Bavone a Gand, dove a tutt'oggi è collocata. La monumentale opera consiste in un polittico ad ante apribili, costituita da dodici pannelli di legno di quercia, otto dei quali sono dipinti anche sul lato posteriore, in maniera da essere visibili anche quando il polittico è chiuso. I pannelli sono stati dipinti ad olio in misure totali di 258 x 375 cm.
Sull'iscrizione in cornice vi sono le informazioni principali. In essa si riporta come il nome di  Huubertus Eeyck, quale pittore che ha dato avvio all'opera, completato dal fratello Jan, su incarico di Josse Vijd, che glielo affidò il 6 maggio, mentre alcune lettere in rosso, se lette come cifre romane, compongono la data 1432. Dalla lastra tombale di Hubert, nella stessa chiesa, si sa che egli morì nel 1426, ma questa figura ha assunto contorni leggendari, nell'impossibilità di distinguere la sua mano "maio quo nemo repertus" da quella di Jan, che invece è ben documentato. La mancanza di opere certe di Hubert ha infatti impedito di trovare risposte soddisfacenti alla questione della sua attribuzione. La critica sembra oggi propensa ad attribuire a Hubert la concezione ed in parte l'esecuzione della tavola con l'Adorazione e delle tre tavole sovrastanti, mentre tutto il resto venne eseguito da van Eyck che vi lavorò a fasi alterne; ciò spiegherebbe l'evidente carattere di disomogeneità tra i vari scomparti, che per essere pienamente apprezzati devono essere analizzati singolarmente.
La collocazione nell'angusta cappella di Josse Vijd non era forse il luogo di destinazione originario e, come suggerirebbero alcune discrepanze compositive, la pala venne acquistata dal Vijd solo quando era completata per metà, facendo adattare quello che era stato pensato per un altro committente e un'altra collocazione. Durer descrisse l'opera come "immensamente preziosa e stupendamente bella".
Il polittico, sebbene oggi si trovi nello stesso luogo per cui venne dipinto, ha subito nel tempo varie vicissitudini. Smontato e spostato più volte, nel 1781 vennero ridipinti e spostati in sagrestia i "troppo conturbanti" nudi di Adamo e Eva.
Nel 1816 alcuni dei pannelli laterali vennero comprati dall'inglese Edward Solly, e poi alienati al re di Prussia. Durante la prima guerra mondiale altri pannelli vennero sottratti dalla cattedrale di Gand, ma con il Trattato di Versailles tutti gli scomparti, anche quelli legalmente acquistati da Solly, vennero restituiti al Belgio per contribuire al risarcimento che la Germania doveva versare agli stati vittoriosi. Con l'inizio del nuovo conflitto, nel 1940, il Belgio decise di inviare in via preventiva il polittico in Vaticano, dove sarebbe stato al sicuro, ma l'arrivo della notizia della sigla dell'Asse Roma-Berlino arrivò durante il trasporto, per cui il polittico venne provvisoriamente ricoverato in un museo locale sui Pirenei francesi. Nel 1942 il dipinto venne sequestrato da Hitler e destinato a un castello in Baviera, anche se poi, per ragioni di sicurezza, venne nascosto in una miniera di sale. Ritrovato dagli Americani, fu restituito al Belgio alla fine della guerra. 

Il polittico è costituito da 12 pannelli, disposti su due registri, uno superiore e uno inferiore. Il tema iconografico del polittico è quello della Redenzione, con un prologo terreno (gli sportelli esterni) e la conclusione nelle scene dei beati in paradiso nei pannelli interni.

Il registro inferiore mostra al centro il grande pannello dell'Adorazione dell'Agnello Mistico, dove in una ampio paesaggio si trova su una collinetta l'altare con l'Agnello simbolo di Cristo, adorato da una schiera di angeli, mentre la Colonba dello Spirito Santo irradia i raggi solari della Grazie divina, sotto l'altare si vede la Fontana della Vita ed attorno ad essa ed all'altare si trovano quattro fitti gruppi di adoratori: a sinistra in basso i pagani e gli scrittori ebrei, a destra i papi e i santi uomini; in alto spuntano invece i gruppi dei martiri uomini a sinistra (con in prima fila gli appartenenti al clero) e le martiri a destra. L'impostazione di questo pannello è di sapore più arcaico, con gruppi sovrapposti su un unico piano ascendente, al posto di disposizioni più naturali e conformi alla natura del paesaggio, come negli altri sportelli; per questo la scena è attribuita di solito a Hubert.
Ai lati di questo grande pannello centrale si trovano due scomparti per lato con altri gruppi di adoratori, composto in un paesaggio che riprende spazialmente lo sfondo del pannello centrale. Da sinistra si incontrano: i Buoni Giudici, i Cavalieri di Cristo, poi gli Eremiti e i Pellegrini. Il numero quattro richiama i quattro angoli della Terra, da cui proverrebbero i santi e beati venuti ad adorare l'Agnello.
Quando il polittico è chiuso su questo registro si trovano dipinte le statue vivenmti di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista, mentre ai lati si trovano i due committenti inginocchiati, Joos Vijdt e Lysbette Borluut.

Il pannello centrale del registro superiore, di altezza maggiore, mostra una figura maschile barbuta, assisa su un grande trono, coronato da archi a tutto sesto che riflettono la forma tradizionale dei polittico gotici, divisi in pannelli cuspidati, con in testa una tiara e scettro. Questa figura è oggetto di varie interpretazioni, per alcuni studiosi rappresenta Dio Padre, per altri Cristo Re e una terza interpretazione ne vedrebbe rappresentata la Trinità. Accanto a lui, sullo stesso pannello ma divisi da cornici, si trovano la Vergine Maria e Giovanni evangelista. Anche queste figure sono attribuite a Hubert, per via dei panneggi abbondanti e rigidi, a fronte di fondi appiattiti, anche se alcuni attribuiscono la stesura del colore a Jan.
I due pannelli laterali successivi, con la forma ad arco che copre esattamente i troni laterali, mostrano due gruppi di angeli musicanti. Infine gli ultimi due pannelli, a forma di semilunette, riporatano Adamo  ed Eva nudi entro nicchie dipinte, sormontati da sue scene dipinte a grisaille del Sacrificio di Caino e Abele e dell'Uccisione di Abele. Adamo ed Eva sono le figure di congiunzione tra esterno e interno, poiché essi sono i responsabili della venuta del Redentore, per lavare le colpe del Peccato Originale.

Sul retro delle ante, che si vedono quando il polittico è chiuso, si trova l'Annunciazione, che si svolge in una stanza architettonicamente definita con precisione, e nelle lunette due profeti (ai lati) Zaccaria e Michea e due sibille (nelle semilunette centrali). La stanza dell'Annunciazione è resa realisticamente grazie all'uso dell'unificazione spaziale di tutto il registro superiore, tramite linee ortogonali convergenti e tramite la presenza uniforme della luce sulle varie superfici. Grandissimo virtuosismo illusionistico è la proiezione delle ombre dei montanti dei pannelli sul pavimento della stanza, calibrata secondo la luce della finestra che naturalmente illumina la cappella.
In quest'opera compaiono quelli che divennero i caratteri tipici della pittura di van Eyck: naturalismo analitico, uso di colori luminosi, cura per la resa del paesaggio e grande lirismo, tutti elementi che si ripresenteranno anche nei dipinti eseguiti a pochi anni di distanza dal polittico di Gand.
Non è chiara la ragione per cui nei pannelli si usino scale di rappresentazione diverse, in particolare, nel lato interno, tra registro superiore e inferiore. La solenne monumentalità delle figure superiori contrasta con i paesaggi distesi e brulicanti di figure in azione nella parte inferiore, che farebbe quasi pensare a una monumentale predella.
Nel complesso comunque non si può parlare di disomogeneità eccessivamente marcate, infatti i colori, la luce e le composizioni spaziali risultano nel complesso sufficientemente unificate e l'altissima qualità pittorica del polittico mette in secondo piano anche i problemi attributivi.
La tecnica del colore a olio, perfezionata proprio da van Eyck e ripresa dai suoi seguaci, permise la creazione di effetti di luce e di resa delle superfici mai viste prima: siccome i colori asciugavano molto lentamente era possibile procedere a successive velature, cioè strati di colore traslucidi e trasparenti, che rendevano le figure brillanti e lucide, permettendo di definire la diversa consistenza delle superfici fin nei più minuti particolari. La luce fredda e analitica è l'elemento che unifica e rende solenne e immobile tutta la scena, delineando in maniera "non selettiva" sia l'infinitamente piccolo che l'infinitamente grande. Vengono sfruttate più fonti luminose, che moltiplicano le ombre e i rilessi, permettendo di definire con acutezza le diverse superfici: dei tessuti ai gioielli, dagli elementi vegetali al cielo terso.
In quest'opera, e nelle opere fiamminghe in generale, lo spettatore è incluso illusoriamente nello spazio della rappresentazione, tramite alcuni accorgimenti quali l'uso di una linea dell'orizzonte più alta, che fa sembrare l'ambiente "avvolgente", come se fosse in procinto di rovesciarsi su chi lo guarda.


“Nel seno sconfinato di Erebo, la Notte dalle ali di tenebra generò per prima un uovo pieno di vento. Col volgere delle stagioni, da questo sbocciò Eros, il fiore del desiderio” (Aristofane, Gli Uccelli) (foto di repertorio)

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