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09 January 2012

Architetture autostradali: icone mute del boom economico italiano o documento ancora stimolante per nuovi progetti di crescita? - di Enrico Mercatali





Nel mito dell'Italia che cresce


Architetture autostradali 
tra anni Cinquanta e Settanta


di  Enrico Mercatali




Tra i primi Autogrill italiani di Pavesi questo, sull'autostrada Milano-Torino presso Veveri (Novara), è stato realizzato su progetto dell'architetto Angelo Bianchetti nel 1962. La snellezza della struttura, veicolo pubblicitario di Pavesi ed icona della rinascita economica italiana, è sinonomo di modernità ed eleganza. L'idea forte di tale tipologia è proprio quella dell'attraversamento a ponte dell'infrastruttura, capace di consentire, durante un momento di sosta per il pranzo, uno sguardo tranquillo e compiaciuto sulla "velocità", ovvero sull'idea guida del nascente progresso economico del Paese



E' uscito da poco nelle librerie un interessante studio, corredato da foto d'epoca e da bei disegni d'architettura, intitolato "Architetture autostradali in Italia. Progetto e costruzione negli edifici per l'assistenza ai viaggiatori" firmato da Laura Greco, per le edizioni di Gangelmi, Roma. L'autrice è una ricercatrice dell'Università della Calabria, fresca di studi. Per compiere questo studio si è avvalsa di una amplissima documentazione d'archivio, avviando una ricerca il cui scopo, fin dalle originarie intenzioni, è stato quello di descrivere la nascita e lo sviluppo di un fenomeno architettonico di grande vitalità ed entusiastiche mire,  perfettamente corrispondente alla febbre emergente nell'intero Paese causato dal boom economico.



Il primo Autogrill italiano di Pavesi, sull'autostrada del Sole, presso Fiorenzuola d'Arda (Lodi), realizzato su progetto dell'architetto Angelo Bianchetti nel 1959


Lo studio assume il fenomeno come uno dei primi esempi di tipica creatività Italiana, capace di marchiare, nell'immaginario collettivo di italiani e stranieri in visita turistica nel nostro Paese, l'Italian Stile, sia come vitale modo di concepire la crescita, sia come modo di dare ad essa una forma riconoscibile. E' infatti da un attento studio tipologico dei primi manufatti architettonici realizzati a fianco o a cavallo delle nuove autostrade italiane, per l'assistenza ai viaggiatori, che l'autrice rivela una originalità tutta italiana nel dare soluzione alle nuove funzioni emergenti, ed una specifica estetica ad essa collegata, che non ha riscontro in altri paesi europei ed extraeuropei.



Nella foto in alto l'architetto Angelo Bianchetti (1911-94, laurea in architettura presso il Politecnico di Milano del 1934) e Mario Pavesi, titolare dell'omonima azienda alimentare italiana che ha promosso, con grande slancio e dovizia di mezzi, la nascita di numerosi Autogrill,  lungo le autostrade italiane, tra la fine degli anni Cinquanta e il 1970.
Nella foto sotto l'architetto Angelo Bianchetti all'Esposizione Universale di Parigi, nel 1937, in compagnia di Le Corbusier




Le due tipologie più utilizzate quali luoghi di ristoro per i viaggiatori sono a padiglione, posto lateralmente all'asse stradale, presso le stazioni di rifornimento del carburante, oppure a ponte. Esse propongono soluzioni innovative sia sotto il profilo tecnico che per il lessico compositivo adottato, il quale assume di doversi imporre quale nuovo parametro interpretativo del paesaggio in forme capaci di nuova ed efficace attrazione. Il primo, che fu quello nato presso la stazione di Vivera, sull'Autostrada Milano Torino, e poi successivamente molti altri di tali manufatti, nacquero dalla mente di Pavesi, industriale del biscotto italiano e dalla matita dell'architetto Angelo Bianchetti. 




Le due strutture segnaletiche, in acciaio, che Angelo Bianchetti realizzò per Pavesi, la prima sull'Autostrada Milano Laghi a Lainate, del 1958, la seconda al passo dei Giovi sull'Autostrada Milano Genova, del 1959. In entrambe l'ardita struttura è funzione esclusiva della evidenziazione ed elevazione in quota, del marchio aziendale, totalmente disgiunta dalla struttura di base dell'edificio. In esse la componente luminosa gioca un ruolo importante anche la notte, per creare buona visibilità da lontano ed anche stupore nell'automibilista, autorappresentandosi, e ben rappresentando la modernità ardita ed elegante dello styling italiano





Si trattò di una struttura a ponte realizzata in cemento armato ed elementi prefabbricati, che fu capace di reinventare un normale luogo di ristorazione facendo sì che il nastro autostradale diventasse la parte emergente del paesaggio durante la sosta. Un'altra soluzione di grande efficacia promozionale fu quella rappresentata ancora oggi dalla innovativa ed ardita struttura metallica presso Lainate-Milano, sull'Autostrada dei Laghi, la quale, dopo due anni dalla sua costruzione, venne pubblicata sulle pagine di Life per mostrare anche all'America quanto ampio fosse il grande balzo economico dell'Italia, e quanto nuovo fosse lo stile che lo stava rappresentando.





Autogrill Pavesi sull'autostrada della Liguria di Ponente, presso Varazze. Anche questo progetto del 1960  è da attribuire ad Angelo Bianchetti.



Entrambe le strutture qui sopra rappresentate sono dell'architetto Bianchetti per Pavesi. Entrambe con tipologia a ponte, in alto Feronia presso Roma, del 1964, e in basso Montepulciano (Siena), del 1967


Il libro della Greco, che ha avuto il merito di riportare in superficie un tema importante che ha caratterizzato il fare italiano nel momento di massima crescita economica,tema forse dimenticato nonostante che sotto agli autogrill a ponte che vi vengono nominati (e che qui in parte riproduciamo) ci passiamo quasi tutti i giorni, ha anche quello di entrare nel vivo del modo tipicamente italiano di affrontare le tematiche tecniche, essendo esso costituito da una grande quantità di fotografie, disegni, progetti, dettagli tecnici. Esso, nella sua forse primaria intenzione, dice quanto peculiare sia quello specifico modo di lavorare italiano, che ha reso grande, proprio negli anni del boom, la sua architettura ed il suo design, costituito dal suo approccio empirico al particolare costruttivo, al modo di lavorare di ogni singola parte nel tutto, che troveremo applicato anche molto tempo dopo.




Autogrill realizzato tra ilo 1961 e il 1966 per Motta da Pierluigi Nervi e Melchiorre Bega, a Limena (Padova). La struttura realizzata è integralmente in cemento armato gettato in opera con quattro pilastri a forma variabile sui quali si appoggia la travatura a ponte portante il solaio del ristorante. Le dimensioni in pianta della costruzione sono 16x72 m; la luce massima tra i pilastri di sostegno del ponte è di 40 m; l'altezza libera, misurata tra il piano dell'autostrada e la struttura del ponte, è variabile da un minimo di 7,30 m in corrispondenza degli appoggi ad un massimo di 8,30 m in mezzeria. Realizzato dalla Società Ingg. Nervi & Bartoli.


Autogrill realizzato da Carlo Casati tra il 1961 e il 1964, sulla autostrada del Sole a Dorno (Pavia)



I progettisti che lavorarono a tali manufatti, prevalentemente nella decade degli anni Sessanta, tra cui ricordiamo Angelo Bianchetti, Pierluigi Nervi, Melchiorre Bega, Carlo Casati, Edoardo Gellner, Roberto Baciocchi ed altri, tutti architetti piuttosto lontani dal dibattito intellettuale svoltosi in quegli anni non tanto perchè privi d'argomenti quanto perchè impegnati a tempo pieno nelle realizzazioni di cui stiamo parlando, hanno lasciato un forte segno nel panorama del nostro Paese, non tanto sotto il profilo strettamente architettonico, quanto per l'impatto che ha avuto sul costume degli italiani, e sull'evolversi del sistema mobilità, che ha saputo perfino sorpassare certe suggestioni giunteci dalla culla del benessere d'allora, il Nord America.






Esso potrà sembrare oggi ad alcuni discutibile anche per l'impatto talvolta omologante che ha svolto sullo stesso panorama del nostro territorio, e nell'ambiente che lo differenzia e caratterizza, tanto più alla luce delle massicce violenze insediative che su di esso particolarmente negli ultimi anni abbiamo potuto constatare. Ma è interessante peraltro valutare, specie in un momento quale l'attuale, nel quale l'impellente necessità di tornare a crescere è più che mai all'ordine del giorno, quanto tali manufatti abbiano anche saputo esprimere, perfino in termini formali, uno spirito nuovo e una nuova chiave di lettura di ciò che la modernità allora proponeva all'intera comunità nazionale ed agli attori di una industria turistica praticamente ancora ai suoi albori.


E' quindi di grande attualità poter capire quanta parte anche la forma, quale veicolo di nuove nascenti simbologie, abbia svolto in quell'industria che dovrà avviarsi a diventare la prima in un Paese, quale il nostro, che più di ogni altro al mondo ne ha vocazione.


Icone e simboli capaci di stimolare l'immaginario della gente, così promuovendone l'azione. Oggi l'obbiettivo è diverso, forse opposto, ma le dinamiche psicologiche che guidano i dirompenti fenomeni di  crescita restano le stesse.


Enrico Mercatali
Lesa, gennaio 2012
(tutte le foto con didascalia sono foto d'epoca)

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