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19 November 2014

Venezia e la Divina Marchesa - di Enrico Mercatali






Venezia 
e
 la Divina Marchesa




Sopra al titolo: Man Ray "La marchesa Casati", 1922, con intervento di Luisa Casati del 17 dicembre 1923 e scritto autografo di Gabriele d'Annunzio (opera conservata a Gardone Riviera, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani).
Sotto al titolo: Anne-Karin Furunes "Crystal Image/Marchesa Casati", 1912-14; immagine dell'atrio di ingresso alla mostra odierna a Palazzo Fortuny, ove si vede sullo sfondo il ritratto macrofotografico oggi rrealizzato dall'originaria foto di Anne-Karin Furunes ed, in primo piano, un manichino che indossa un abito d'epoca indossato dalla marchesa Luisa Casati Stampa (fotografia di Enrico Mercatali)



E' in corso nella città lagunare una mostra che descrive due eccentricità a confronto, dalla personalità spiccata e un fascino prorompente. L'epoca è quella d'una Belle Epoque capace di mostrarsi al mondo senza porre limiti alle proprie follie: una città sfarzosa e affascinante ed una donna dalle inesauribili promettenti risorse.
La città rappresentata è la stessa Venezia, e la donna di cui si parla è la Marchesa Casati Stampa di Soncino, detta Divina da artisti e poeti, la quale in laguna ha trovato, tra gli anni ruggenti e quelli ancor più folli che seguironio, un palcoscenico perfetto per mettere in mostra il proprio charme e la propria vitalità estetizzante.



Sopra: molto in vista nelle cronache del tempo era anche l'ereditiera del grande collezionista d'arte Solomon Guggenheim, Peggy, in questa foto ritratta da Man Ray, in abito dorato di Paul Poiret e copricapo di Vera Stravinskij. Sotto: la facciata di Palazzo Fortuny in campo San Beneto (fotografia di E. Mercatali), fucina creativa, centro di produzione e di promozione, teatro e passerella di tanta moda dell'alta società veneziana tra gli anni '10 e '30 del secolo XX.


L'evento si svolge oggi in uno dei più affascinanti palazzi della Venezia più interna, che fu proprio quello che la ospitò e che le diede lustro: Palazzo Fortuny, già appartenuto ai Pesaro (Pietro nel 1522 vi divenne Procuratore di San Marco) ed in seguito divenuto proprietà di Mariano Fortuny Madrazo, spagnolo, creatore di moda e fotografo di fama, la cui mondanità a contatto con le personalità più illustri dell'epoca, lo elessero intimo amico della Marchesa Casati Stampa e compartecipe alle numerose sue esibizioni davanti allo scenario della città, tra gli anni ruggenti e quelli che seguirono, segnando la fortuna mediatica dei due tra le due grandi guerre. Palazzo Fortuny, mantenuto quale sede abitativa e professionale fino alla sua morte del suo proprietario, nel 1949, a partire dagli ultimi anni dell''800, fu, delle stravaganze veneziane della famosa aristocratica signora e delle sue volubili ed estetizzanti passioni, lo scenario ideale. Nei suoi grandi e luminosi saloni infatti, proprio dove oggi ha corso di svolgimento la mostra che ne narra le vicende, si svolgevano grandi ricevimenti, e vi si intrecciavano storie di lavoro e di produzione artistica, nonchè avvincenti relazioni tra persone che erano destinate a segnare i tempi con la loro azione, mossi che fossero da sentimenti o interessi personali, da puro desiderio segnaletico in un periodo di nuovi esibizionismi oppure da autentiche e travolgenti estetizzanti follie.



La Divina Marchesa ha qui sopra dato il suo volto e il suo corpo in ritratti a lei dedicati da diversi artisti, assai in voga in quell'epoca. Dall'alto al basso: di Kees Van Donghen, "Il molo" Venezia 1921; Giovanni Boldini "La marchesa Casati con levrieri", 1908; Augustus Edwin John, "La marchesa Casati" 1919; Romaine Brooks "La Marchesa Casati", 1920; Roberto Montenegro "Ritratto della marchesa Luisa Casati Stampa, 1914; Alberto Martini "Ritratto della marchesa Casati nel mio atelier a Parigi - Una grande artista, 1925.



Da Palazzo Fortuny sono transitate infatti schere di artisti, poeti, scenografi, coreografi tra i più noti, che sono stati travolti dalla forte personalità della Marchesa, e che, in diversi modi, hanno avuto parte attiva nella sua vita in continuo divenire nelle cronache dei primi decenni del '900, lasciandovi testimonianze nelle lettere, nelle fotografie, nella moda di quegli anni, in dipinti e disegni che la ritraevano nelle sue esplicite sembianze oppure, secondo il costume che accompagnava le feste più sfarzose che la nobiltà veneziana in quegli anni si inventava, in travestimenti più o meno riusciti di personaggi storici o di fantasia a seconda dei copioni da rappresentare.
Attorno agli anni '10 destavano già scalpore le sue famose uscite in gondola negli oscuri canali della venezia notturna, o nelle passeggiate in piazza San Marco, accompagnata dal servitoire nubiano Garbi che la illuminava reggendole un candeliere dorato, e dal suo inseparabile felino, un ghepardo dal collare di diamanti spesso al suo fianco nei quadri che la ritraevano, e dai levrieri dipinti di blu o di viola, "accessori animati" dei ricchi abiti che indossava. Mentre lei indossava scarpine dorate dai tacchi di madreperla, sulle spalle di Garbi facevano gruppo pappagalli multicolori o scimmiette squittenti, ed assieme propagandavano l'essenza di una donna che avrebbe sorpreso e poi stimolato alcuni tra i più grandi artisti dell'epoca, i quali incominciavano a ritrarla nelle loro opere, così alimentando il narcisismo della Divina signora in un circuito senza fine.

Perfino il famoso coreografo russo ed il suo scenografo allora più in vista, Diaghilev e Léon Bakst, ebbero parte attiva nella vestizione e travestimento della Marchesa Casati negli anni, che la ritrassero nelle vesti di danzatrice


 
 
 

Altri ritratti della Divina Marchesa in opere di altrettanti artisti della sua epoca d'oro, o in quella della sua decadenza. Dall'alto al basso:  di Léon Bakst "Danse indo-persane/Marquise Casati", 1912; Paolo Troubetzkoy "Ritratto della marchesa Casati con levriero", 1914; Giacomo Balla "La marchesa Casati con levriero e pappagallo", 1916; Giacomo Balla "Fluidità delle forze rigide della marchesa Casati, 1917; Fortunato Depero "La marchesa Casati", 1917-46; T.J. Wilcox "Night Cloaked Casati",  2008.


Musa di modernità ed ispiratrice di stravaganze modaiole, modella d'avanguardie artistiche ed essa stessa portatrice di vento nuovo, artista performantica avant-lettre ed incarnato idolo di poeti scrittori commediografi l'aristocratica signora fu corteggiata, ed anche amata, nelle più diverse forme che essa andava concedendo, da Gabriele d'Annunzio (Ariel per lei, e Corè per lui), al barone Adolf de Meyer, da Léon Bakst ad Alberto Martini, da Gacomo Balla a Giovanni Boldini, da Mariano Fortuny i Madrazo a Paolo Trubetzkoy, da Kees van Dongen a Filippo Tommaso Marinetti, da Fortunato Depero ad Augustus Edwin John, da Man Ray a Romaine Brooks, da Axel Munthe a numerosi altri.

Hanno scritto ispirandosi a lei Gabriele d'Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti, Tennessee Williams, Jack Kerouac, Maurice Druon, e tanti altri.



Adolf de Meyer "La marchesa Casati", 1911, con una massima autografa di Gabriele d'Annunzio del 6 agosto 1913, riutilizzata nel suo "Libro segreto", 1935 (Gardone Riviera, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani).


Venezia, ottobre 2014
Enrico Mercatali

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