LESA
DEVE ORA COMPLETARE IL SUO LUNGOLAGO
E SALVAGUARDARE LA PARTE COLLINARE DEL SUO TERRITORIO
DEVE ORA COMPLETARE IL SUO LUNGOLAGO
E SALVAGUARDARE LA PARTE COLLINARE DEL SUO TERRITORIO
In altri e precedenti articoli di Taccuini Internazionali (13 settembre 2010, 7 gennaio 2011) abbiamo esposto il nostro punto di vista circa la centralità di Lesa - Lago Maggiore, e naturalmente del territorio nel quale geograficamente e urbanisticamente si trova, comprendendovi anche quelli dei comuni circonvicini della sponda occidentale del lago. Avevamo dato a questo concetto di centralità una connotazione assai vasta che comprendesse non solo aspetti di vicinanza fisica ai luoghi nei quali si concentrano gli interessi economici, sociali e culturali, tale da comportare tempi brevi di trasferimento per raggiungerli, ma anche quelli che costituiscono una attrattiva psicologica, sia nei casi in cui debbano essere fatte scelte di tipo residenziale, sia che vi si individuino i maggiori attrattori sotto il profilo turistico.
In questo articolo vogliamo introdurre aspetti della vita amministrativa di Lesa che concernono sicuramente questioni che molto hanno a fare con quelle prima trattate, oltre a costituire elementi di primaria importanza per la vita dei suoi cittadini, indipendentemente dalle questioni più generali che nei precedenti articoli avevamo messo in luce. Per questo duplice motivo quindi le questioni che si stanno dibattendo in questi giorni nell'ambito delle politiche cittadine devono essere ritenute da tutti (cittadini e amministratori) della massima importanza.
Due questioni sono ora in particolare sul tappeto, anzi sul tavolo di chi sta governando Lesa, piccolo grande comune sulla riva occidentale del Lago Maggiore, che, pur nella loro infinitesimale esiguità, rispetto al quadro generale delle politiche territoriali delle regioni del Nord Italia (nel quadro generale del sistema di governo delle scelte del nostro ambito metropolitano regionale e interregionale), sono comunque assolutamente significative e importanti, pur nell'ambito ristretto che la riguarda, perchè le decisioni che vi saranno prese una volta affrontate e poi tradotte in scelte amministrative produrranno effetti giganteschi e imprevedibili, quando riverberati negli anni a venire negli ambiti territorialmente più vasti della sua centralità.
Lesa sotto la neve - dicembre 2010.
(tutte le fotografie di questo articolo, che illustrano Lesa dopo la prima nevicata invernale, sono di Enrico Mercatali)
Quali sono tali questioni?.(tutte le fotografie di questo articolo, che illustrano Lesa dopo la prima nevicata invernale, sono di Enrico Mercatali)
Primo: cosa decidere circa il destino, purtroppo già in parte tracciato, della Valle dell'Erno (l'area geografica naturale che la unisce al massiccio montuoso del Mottarone), e quindi del bacino del lago d'Orta.
Secondo: come affrontare il completamento del suo lungolago, che riverbera l'effetto delle sue pur moderse strutture sull'intera sponda occidentale del Verbano.
Sembrano essere poca cosa, queste due cose, nel quadro macroeconomico, sociale e culturale prima tracciato, ma non lo sono nel contesto dei sottili equilibri che oggi sorreggono le scelte territoriali ancora da assumere. Sembrano tutti poca cosa i problemi di questa natura ed entità che le centinaia di piccoli comuni di tutta l'area geografica prima evocata. Ma, se posti tutti assieme, uno accanto all'altro, essi danno la misura dell'enormità di scelta che i cittadini di questa parte del pianeta devono operare, e quanto sia sottile il margine che separa il meglio dal peggio, per tutti noi, se, tutti quanti assieme, si sbagli nel scegliere di qui, piuttosto che di là. E quanto grande sia il rischio di assegnare al futuro un segno negativo, per le future generazioni, se non addirittura per la stessa specie umana.
Consci come siamo di questo pericolo, e di quanto sottile sia tale margine, siamo sempre per dare la preferenza alla ponderazione, alla discussione, all'approfondimento conoscitivo, alla giusta misura piccola piuttosto che a quella grande, magari non adeguatamente centrata.
Casabella, struttura lesiana di accoglienza turistica creativa, sotto la neve dell'inverno 2010-11
(foto di Enrico Mercatali)
(foto di Enrico Mercatali)
Anche se tali due problemi (il destino della Valle dell'Erno e l'assetto definitivo del lungolago) sono assai diversi tra loro, per natura e per dimensione, crediamo che debbano essere affrontati, alla luce di quanto prima abbiamo affermato, allo stesso modo: prendere tempo per dare alle risposte la soluzione più ragionata, quella che raccoglie il maggior numero dei pareri.
Credo che, più in particolare, alle centrali proposte nella Valle dell'Erno debba dirsi di no, almeno fin tanto che, chi le vorrebbe costruire, non dia garanzie che possano sembrar sufficienti alla maggior parte delle voci cittadine (ma oggi non mi pare che sia ancora così). Perciò che ben vengano supplementi di istruttoria. Credo debba essere ben valutato anche, però, il problema della siccità estiva nelle frazioni, che mi pare sia la principale contropartita pubblica ad un businnes privato. Cercare lì il massimo possibile di garanzia di buona riuscita di tale parte del programma. E naturalmente anche nella attenta disamina delle verifiche di impatto ambientale, non lasciate nelle sole mani di chi le ha prodotte, ma in una pluralità di mani esperte che esprimano tendenze anche diverse in ambito sovracomunale.
Il problema del lungolago, anche se apparentemente di minore importanza, costituisce il biglietto da visita più evidente di una località che, per tanti buoni motivi, oggi sa attrarre turismo sul suo territorio.
Completare il lungolago a Lesa (la porzione che collega l'edificio della Ex Società Operaia) con il territorio del Comune di Belgirate) significa fondamentalmente tracciare un percorso pedonale (e, se si vuole anche ciclabile) su quella fascia di terreno che separa la statale dalle sponde del lago; nulla di meno e nulla di più. Perchè esso è già assai bello così, e non ha bisogno d'ulteriori attrattori. Ha bisogno però d'attuarsi, completandosi.
In tal senso la nostra proposta sta nel ridurre al minimo le spese per un semplice arredo ed invece far crescere quelle relative alla struttura che ancora occorre a rendere fisico il collegamento tra la statale del Sempione e le sponde del lago. Diminuire il numero delle panchine o dei tavoli, o ancora di eventuali giochi per bambini, ed avviare il necessario sbalzo di sponda, ove esso ancora manca, per creare il definitivo collegamento tra i lungolago esistenti a Lesa e a Belgirate.
Lesa, attraversamento di un riale lungo la Strada Alta, dietro agli abitati di Lesa e Belgirate, che collega a monte le due località
(foto di E.Mercatali)
Analogo consiglio diamo a tutti i comuni che ancora necessitano di tali strutture, così che tra qualche anno si possa dare vita ad un percorso ciclo-pedonale lungo l'intera sponda occidentale del Verbano, opera che saprà attrarre tanto turismo quanto neppure sappiamo immaginare, sempre che lo si sappia concepire in modo ampio e generoso in termini di futuro.
Taccuini avanzerà proposte specifiche, su questo stesso magazine, su come affrontare i punti , lungo tale percorso, che sembrano non avere possibilità alcuna di cucitura tra le parti già esistenti, prevalentemente costituiti da proprietà private con accesso al lago.
Enrico Mercatali
Lesa, gennaio 2011
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