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26 September 2012

"Sancarlone", gigante da scoprire





Il Colosso di Arona

Il Santo Carlone, gigante da scoprire

negli itinerari dei grandi laghi del NordEst,
perno della mappa del potere borromaico 
in Alta Italia tra sei e settecento


Qui sopra: un disegno di Guido Canella (1992), tra gli appunti, realizzati con la collaborazione di Giovanni Testori, per il Sacro Monte di San Carlo di Arona, con la IX Cappella: "La vigilanza e cura nella peste di Milano". L'interessante disegno, pubblicato sul numero di Zodiac 9 del marzo-agosto 1993 (Rivista internazionale di architettura fondata nel 1957 da Adriano Olivetti), mostra l'assetto territoriale del Sacro Monte aronese coi suoi elementi cardine,  tra cui compare il progetto canelliano per la IX cappella ed il suo panopticon interno, con in primo piano e sullo sfondo il colosso crespiano. E' evidente come ognuno di questi elementi costituisca valore fondamentale nel contesto del proposto progetto di completamento dell'area, cui hanno contribuito molti tra i più importanti architetti dell'epoca (Aldo Rossi, Luciano Semerani, Ignazio Gardella, Philip Johnson, Carlo Aymonino). Vedi anche l'articolo di Taccuini Internazionali: http://taccuinodicasabella.blogspot.it/2010/08/un-sacro-monte-in-arona-disegnato-piu.html.




Se si trattasse di un "gigante buono" non siamo in grado oggi di dire, anche se l'enorme letteratura agiografica vorrebbe indurci a pensare a quel santo esattamente negli stessi termini  che lo hanno portato ad essere consacrato tale allorchè fu fatto santo.

Certamente la storia ci illustra con dovizia di particolari le innumerevoli azioni di bene che caratterizzarono il suo percorso popolare, nonchè le realizzazioni che pose in essere per dare soluzione alla grande peste e per portare sollievo alle genti del milanese, entro i territori che furono della sua giurisdizione.




Qui sopra due fotografie "dentro al Sancarlone": più in alto la vista panoramica sul castello di Angera, suo possedimento mentre era ancora in vita, visto da un occhio; qui subito sopra: l'interno del corpo del Santo in una vista dalla testa, verso il basso.


E' anche vero che terribile fu il suo modo di aderire allo spirito della Controriforma, alla costruzione della quale in prima persona si diede compiti di primissimo piano; un modo totalizzante e privo di compromessi. Fu tutta una liturgia e una prassi che non poteva concedere mezzi termini. Un potere sterminato e assoluto, fu il suo, perfino maggiore di quello del Papa romano, almeno entro i dilatatissimi confini del suo regno temporale, che comprendevano buona parte dell'alta Italia, parte della Francia transalpina e della attuale svizzera. Un potere che non concedeva deroghe che oggi definiremmo populista, con tutti i suoi simboli e le sue icone. Ne proseguì lìopera il cugino Federico, al quale si deve la decisione di dedicargli la gigantesca effige, dandone incarico al maggiore dei suoi pittori e scultori, quel Daniele Crespi al quale si devono tutti i grandi teleri che ne raccontano in Duomo, in quel Duomo che fu suo quando fu arcivescovo in Milano, tutto il pio percorso terreno.




Il Santo Carlone, presso la Rocca di Arona, in vista aerea


La statua, innalzata su di un piedistallo in pietra e realizzata in lastre di rame e bronzo, era la più grande che mai si potè vedere prima di allora, e doveva fare parte di quel Sacro Monte di Arona al quale si era deciso di assegnare il compito di magnificare la figura del Santo, tramandandone il nome nella storia, ottavo dei Sacri Monti che già si estendevano a rosario nelle terre del dominio, e che furono istituiti proprio per fare da scudo cattolico all'eresia protestante i cui venti esalavano al di qua delle Alpi dalla Mitteleuropa.




Qui sopra: Tutte le misure del Santo Carlone, in una vecchia cartolina illustrata, intitolata "La statua più colossale del mondo"



Di quel Sacro Monte non si fece molto di più del Colosso, essendo intervenuto Napoleone Bonaparte, all'inizio del XVII secolo, ad effettuare il sequestro di tutti i beni della chiesa, così dando fine a tutte le opere religiose in corso di realizzazione.
Curiosamente si deve attribuire ad una proposta avanzata negli anni '60 da Guido Canella e Giovanni Testori, il tentativo di riavviarne la realizzazione, con tanto di cappelle votive e sistemazioni museali (vedi Taccuini Internazionali: http://taccuinodicasabella.blogspot.it/2010/08/un-sacro-monte-in-arona-disegnato-piu.html). Naturalmente non aveva questo progetto finalità religiose, ma certamente esso era animato dalla volontà di ricucire questa parte rimasta incompleta di territorio alla storia secolare di chi ne ha improntato i caratteri, i Borromeo, che tuttora ne conservano una gran parte di proprietà, dando adeguata forza a fattori primari della loro immagine e richiamandone in parte i destini popolari che, sia pure su versanti assai diversi, ne avevano improntato la sostanza in termini di vita materiale.





Oggi il Sancarlone, come viene chiamata la scultura che fece da pedana di lancio alla newyorkese Statua della Libertà, è meta turistica, e la visita del suo interno è divenuto oggetto di grande attrazione, per poter vedere il paesaggio del Verbano dagli occhi, dalle orecchie e dalle nari del Santo. Dopo duecento anni dalla realizzazione della statua in base ai dettagliati disegni di Daniele  Crespi, fu Gustav Eiffel, che ne venne a vedere i criteri costruttivi,  a dare il via alla realizzazione della grande statua americana che accoglieva i transatlantici nel porto della città più grande del mondo. 


Enrico Mercatali
Arona, 26 settembre 2012

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