a Milano
il simbolo della leonardesca città ducale
L'ampia struttura del Castello visconteo e sforzesco milanese domina una posizione centrale nella città, ed
è consigliabile anche al turista affrettato farvi una pur breve visita.
Da esso sono raggiungibili a piedi la Piazza del Duomo e la Scala, la
Pinacoteca di Brera, il Palazzo della Triennale, la Chiesa di Santa
Maria delle Grazie e il Cenacolo Vinciano.
La massiccia ricostruzione architettonica del Castello, dopo le ultime devastazioni belliche, sono il frutto di una concezione romantica del restauro, tipica dell'ottocento, posta in essere dalle teorie di Violet Le Duc, e perfettamente sposate da Luca Beltrame nel corso di questo discutibile, ma ben storicamente inquadrabile operazione di restauro. Rimangono infatti, nonostante tutto, ben identificabili i tipi architettonici quattrocenteschi del Filarete, specie nella torre principale di ingresso verso la città, la cui tipologia è stata assai frequentemente utilizzata in altre strutture fortificate del Ducato milanese.
il Castello Sforzesco
Una visita al Castello potrà
comprendere, un giro interno nei suoi cortili, un giro attorno alla
torre d'ingresso (ricostruzione ottocentesca, su progetto dell'architetto Luca Beltrame, della torre originaria del Filarete, liberamente interpretata, e alle
"merlate" (giro perimetrale superiore delle mura all'altezza dei merli), una visita al Museo, dedicato alle armature cinque e sei-centesche,
agli strumenti musicali, alla pittura e alla scultura lombarda tra XIII e XVI secolo. Da non perdere la sala dell'Asse, le cui decorazioni a fresco sono
attribuite a Leonardo da Vinci, e la Pietà Rondanini, l'ultima opera di
Michelangelo, rimasta incompiuta.
Qui sopra: la città di Milano in una pianta del 1500: il castello è in posizione dominante e difensiva, assieme all'ampio anello delle mura (oggi dette "spagnole"). Nel disegno al centro è raffigurato il progetto dell'arch. Antolini, detto "napoleonico" in quanto costruito sui desideri del Bonaparte che aveva appena esteso la sua influenza sulla più grande città padana, relativo alla risistemazione del Castello (anno 1800) e della sua piazza, secondo una concezione detta poi di "magnificienza civile". La foto aerea qui sopra mostra la concezione urbanistica che ebbe poi effettivamente l'area del Castello, attorno alla metà del secolo XIX, in qualche modo ricalcante la grandiosa idea antoliniana.
La massiccia ricostruzione architettonica del Castello, dopo le ultime devastazioni belliche, sono il frutto di una concezione romantica del restauro, tipica dell'ottocento, posta in essere dalle teorie di Violet Le Duc, e perfettamente sposate da Luca Beltrame nel corso di questo discutibile, ma ben storicamente inquadrabile operazione di restauro. Rimangono infatti, nonostante tutto, ben identificabili i tipi architettonici quattrocenteschi del Filarete, specie nella torre principale di ingresso verso la città, la cui tipologia è stata assai frequentemente utilizzata in altre strutture fortificate del Ducato milanese.
E' interessante riconoscere quanto il Castello sia stato in ogni epoca concepito come uno dei fulcri più importanti della città, per lo meno sotto il profilo simbolico, come può essere visto nelle carte cittadine nelle varie epoche. Ma mai quanto nella visione napoleonica della nuova urbanistica milanese ciò è apparso più vero. In essa nel Castello, ed attorno ad esso, il cuore della vita civica avrebbe dovuto avere sede, tanto da prefigurare quell'ampia visione d'assieme che ebbe poi luogo nell'impostazione ottocentesca del Foro Bonaparte, sia pure totalmente deprivata della sua originaria spinta utopica.
Nelle due foto qui sopra, e nelle successive qui sotto, sono rappresentate alcune sistemazioni tipiche del restauro postbellico eseguito su progetto degli architetti milanesi BBPR, che hanno dato saggio di una grande capacità nella riarticolazione degli spazi, e di una notevole sensibilità museografica nella composizione di alcune sale interne, colme di reperti antichi, sia pittorici che scultorei, di altissimo pregio. In questo vasto lavoro essi hanno certamente posto le basi di una metodologia progettuale moderna, per certi versi precorritrice di più importanti avventure successive in questo settore, riuscendo a dare un senso compiuto all'idea architettonica che sapeva comprendere nella medesima complessità sia l'assieme che il dettaglio ("dal cucchiaio alla città"). E' loro anche il progetto della Torre Velasca, che di lì a poco avrebbe coniugato la nuova arte del costruire secondo stilemi tanto unici e forti da divenire tipicamente milanesi.
Non ultimo, per gli specialisti, è
degno di nota il restauro dell'intero Castello, nell'immediato
dopoguerra, con la creazione del suo coevo Museo, eseguito su progetto
dello studio milanese BBPR (Belgioioso, Banfi, Peressuti e Rogers),
riscontrabile ancor oggi in moltissimi particolari, interni ed esterni,
ovunque
visibili, caratterizzati dal sobrio stile modernista-neoliberty che i
celebri architetti (autori tra l'altro della Torre Velasca) hanno
coniato per definire stilisticamente "la milanesità".
E' dei BBPR questa sobria sistemazione dell'ultima fatica michelangiolesca, la Pietà Rondanini: la modestia del muro che le fa da sfondo (da taluni criticata proprio per questo motivo) prova la volontà di dare il massimo risalto a quella che certamente è l'elemento di maggior richiamo che il Castello possa offrire, sebbene vi sia anche una seconda grande attrazione in esso, costituita dalla lSala dell'Asse, la cui decorazione "a fresco", con motivi verdi pergolati, è attribuita a Leonardo da Vinci, qui sotto riprodotta
Enrico Mercatali
Milano, 12 settembre 2012
(testo tratto in parte da una nostra recensione su Trip Advisor)
foto di repertorio
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