A joke of Renaissance
Nella chiesetta di modestissime dimensioni
si sprigiona tutta la grandiosa spazialità bramantesca
Per gli amanti dell'architettura, ed in particolare della fase più matura dell'umanesimo
architettonico rinascimentale, questo gioiello di Donato Bramante, autore
anche del vasto transetto della chiesa di Santa Maria delle Grazie in Milano, è meta sicuramente capace di abbinare curiosità ad interesse culturale. La
chiesa di San Satiro è tra l'altro assai vicina a Piazza del Duomo, e
quindi non difficile da raggiungere da parte anche del visitatore più frettoloso.
Nelle ampie ed equilibratissime proporzioni del transetto della minuscola chiesa la cupola si misura con il "finto" presbiterio, in un armonicissimo dialogo che non finisce di stupire per la sua magica perfezione, e per l'impeccabile esecuzione.
In essa, alla bellezza della spazialità tardo rinascimentale tipica del periodo milanese del Bramante (poi trasferitosi a Roma per realizzare i progetti della Basilica di San Pietro), si associa alla curiosa iniziativa del suo autore di riprodurre su di una parete, un'intera navata del progetto, non realizzabile per mancanza di spazio (la retrostante via, a pochi centimetri dall'altare, non poteva essere nè modificata nel tracciato, nè chiusa del tutto).
Adottando i criteri più avanzati per la realizzazione di una falsa prospettiva in rilievo (mediante la tecnica dello "stiacciato"), egli realizza nello spazio di pochi decimetri, la riproduzione della navata principale a fronte, realmente esistente, producendo un vero e proprio gioiello ad effetto, dell'architettura milanese del primo cinquecento, la cui pianta centrale risultava d'obbligo per i canoni del tempo, che il suo autore, in proporzioni assai maggiore, ripropose per San Pietro in Vaticano, tipologia poi ripresa da Michelangelo, che la portò sino alla esecuzione finale, che oggi stesso vediamo.
Da una angolazione molto scorciata, la falsa prospettiva che fa da sfondo all'altare di San Satiro rivela il suo artificio, come da questa stessa fotografia risulta evidente, il quale invece, da una visone più centrale, non può asolutamente essere percepito, se non molto da vicino.
La chiesa fa parte del periodo milanese del grande architetto, del quale fa anche parte il presbiterio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Spostatosi poi a Roma, il Bramante ha iniziato i progetti per la basilica di San Pietro, per il tempietto di San Pietro in Montorio e quindi per le sistemazioni dei giardini vaticani.
La chiesa di San Satiro come appare dall'esterno, con il suo campanile medioevale. La strada di sinistra, a ridosso della cupola, è quella che impediva di realizzare il quarto braccio della croce greca che costituisce la pianta della chiesa.
Le opere milanesi di Donato Bramante meritano una visita, sia pure affrettata, da parte del turista amante dell'arte, e delle sue curiosità. Il Cinquecento è portatore di grandi novità nel campo architettonico, oltre ad una maggiore libertà d'azione concessa agli architetti, che spesso si traduce in vere e proprie bizzarrie. L'Italia ne è piena d'esempi di tal tipo, e San Satiro milanese ne è certamente uno dei più interessanti.
Enrico Mercatali
(parte del testo da una nostra recensione su Trip Advisor)
foto di repertorio
Milano, 15 settambre 2012
Nelle ampie ed equilibratissime proporzioni del transetto della minuscola chiesa la cupola si misura con il "finto" presbiterio, in un armonicissimo dialogo che non finisce di stupire per la sua magica perfezione, e per l'impeccabile esecuzione.
In essa, alla bellezza della spazialità tardo rinascimentale tipica del periodo milanese del Bramante (poi trasferitosi a Roma per realizzare i progetti della Basilica di San Pietro), si associa alla curiosa iniziativa del suo autore di riprodurre su di una parete, un'intera navata del progetto, non realizzabile per mancanza di spazio (la retrostante via, a pochi centimetri dall'altare, non poteva essere nè modificata nel tracciato, nè chiusa del tutto).
Adottando i criteri più avanzati per la realizzazione di una falsa prospettiva in rilievo (mediante la tecnica dello "stiacciato"), egli realizza nello spazio di pochi decimetri, la riproduzione della navata principale a fronte, realmente esistente, producendo un vero e proprio gioiello ad effetto, dell'architettura milanese del primo cinquecento, la cui pianta centrale risultava d'obbligo per i canoni del tempo, che il suo autore, in proporzioni assai maggiore, ripropose per San Pietro in Vaticano, tipologia poi ripresa da Michelangelo, che la portò sino alla esecuzione finale, che oggi stesso vediamo.
Da una angolazione molto scorciata, la falsa prospettiva che fa da sfondo all'altare di San Satiro rivela il suo artificio, come da questa stessa fotografia risulta evidente, il quale invece, da una visone più centrale, non può asolutamente essere percepito, se non molto da vicino.
La chiesa fa parte del periodo milanese del grande architetto, del quale fa anche parte il presbiterio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Spostatosi poi a Roma, il Bramante ha iniziato i progetti per la basilica di San Pietro, per il tempietto di San Pietro in Montorio e quindi per le sistemazioni dei giardini vaticani.
La chiesa di San Satiro come appare dall'esterno, con il suo campanile medioevale. La strada di sinistra, a ridosso della cupola, è quella che impediva di realizzare il quarto braccio della croce greca che costituisce la pianta della chiesa.
Le opere milanesi di Donato Bramante meritano una visita, sia pure affrettata, da parte del turista amante dell'arte, e delle sue curiosità. Il Cinquecento è portatore di grandi novità nel campo architettonico, oltre ad una maggiore libertà d'azione concessa agli architetti, che spesso si traduce in vere e proprie bizzarrie. L'Italia ne è piena d'esempi di tal tipo, e San Satiro milanese ne è certamente uno dei più interessanti.
Enrico Mercatali
(parte del testo da una nostra recensione su Trip Advisor)
foto di repertorio
Milano, 15 settambre 2012
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