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06 February 2013

A Novara, città storicamente attiva e laboriosa, ricca di testimonianze colte e raffinate d'800 e 900, passeggiando tra belle ottocentesche architetture (di Eliana Frontini - prefazione e foto di Enrico Mercatali)




Passeggiando 
tra belle ottocentesche architetture




di 
N o v a r a

città storicamente attiva e laboriosa, 
ricca di testimonianze colte e raffinate
del passato d' 800 e 900




Il capoluogo della nostra Provincia è già stato oggetto dell'attenzione di Taccuini Internazionali, in più occasioni e per diversi motivi: intanto trattasi di una città assai più bella di quanto normalmente non si pensi, vista nel suo assieme, che vi si provenga da Sud, dalla bassa padana, o viceversa da Nord, dalla zona dei grandi laghi e delle montagne; non secondariamente in essa ci si imbatte in veri e propri monumenti di bellezza urbana, costituiti da architetture di grande pregio, alcune delle quali alla sommità delle bellezze italiane; in non ultima posizione metteremmo anche la simpatia che proviene dalla scena urbana e dalla gente, in un mix tutt'altro che ininfluente sull'umore di chi vi si immette, specie nelle zone del centro storico, per farvi una passeggiata, od anche solo per attraversarla di sfuggita, per altri motivi. Novara è una città da conoscere anche perchè riesce ben a dare continuità al suo  territorio, saldandone le due parti assolutamente tra loro distinte: quella a sud, bassa e pianeggiate, agricola ma pur costellata di bei centri e eccellenti presenze storico-artistiche, e quella a nord, che si avvia ad essere prima collinare, per divenire montuosa assieme ai grandi laghi subalpini, facendosi una delle aree geografiche più belle d'Europa, spettacolare ed elegante, artisticamente rilevante, nelle sue isole, nei lungolago, nelle ville e nei parchi storici, nei suoi Sacri Monti. Novara di tutto ciò è punto di cerniera, nonchè icona. Oltre ai suoi gioielli più noti, la cupola antonelliana e Casa Bossi, di cui già vi abbiamo parlato, vi si distinguono le belle architetture dell'ottocento, dotate, tra l'altro, di apparati decorativi sopraffini sia in fattura che stile. Anzi, camminando nelle vie del centro, esse costituiscono un vero e proprio continuum capace di catalizzare l'attenzione di chi a tali dettagli sia particolarmente sensibile. E' necessario perciò che qualcuno guidi alla loro ricerca chi non sia particolarmente esperto, ma intenda vederli. Chi può essere a fare ciò se non Eliana Frontini, esperta d'arte e cultura novarese, e di tutto il nostro territorio, la quale già altre volte ha firmato per Taccuini Internazionali suoi scritti?


Nel 1800 Novara ha conosciuto un profondo rinnovamento architettonico ed economico, nonchè storico (basti ricordare la battaglia della Bicocca del 23 marzo 1849). E' una Novara che cresce, quella dell'800, una Novara alla quale grandi possidenti lasciano ingenti fondi perchè fossero costruite scuole capaci di completare l'istruzione dei giovani: una città che scommette sul futuro, piena di speranze.
Daremo il via alla nostra passeggiata in pieno centro, e precisamente dalla stazione ferroviaria.



Novara, 1854, la stazione ferroviaria, opera dell'architetto Paolo Rivolta



L'edificio, ad opera dell'architetto Paolo Rivolta, ricorda l'esterno del Teatro alla Scala di Milano, con l'antistante portico a terrazza a sei colonne, strutturato con archi a tutto sesto ed un rivestimento a bugnato liscio. L'edificio è marcatamente ortogonale. La sua decorazione è relegata alle balaustre che coronano la terrazza  sull'impianto di copertura, accanto all'orologio, contribuendo ad alleggerire e ingentilire la costruzione.


Questa fu conclusa nel 1854 e la festa della sua inaugurazione fu di quelle da non perdere:  venne costruita davanti all'edificio una vera e propria arena, ornata di statue colossali immerse in un grande giardino, costituito anch'esso da quinte di teatro.



Novara, piazza della Stazione, 1971, fontana dedicata alla "mondina", di Edmondo Poletti
 
Si decise poi di lasciare davanti alla stazione un'area verde, completata nel 1886 dalla statua bronzea dedicata a Giuseppe Garibaldi (modellata dal Braga e fusa dai Fratelli Berigozzi) e dal recente monumento di Edmondo Poletti dedicato alla Mondina (1971).




Percorrendo viale Garibaldi raggiungeremo piazza Cavour; di lì svolteremo a destra in via Gaudenzio Ferrari ove, al numero 13, troveremo Palazzo Faraggiana, attualmente sede museale. Il palazzo è costituito da due edifici distinti e vicini, Palazzo Morbio e Palazzo Faraggiana, riuniti in un'unica facciata, secondo una ristrutturazione della fine dell'800 ad opera degli ingegneri Ulisse Stacchini (autore della stazione Centrale di Milano, n.d.r.) e Guido de Capitani. Il Comune di Novara acquistò il palazzo nel 1937 e lo restaurò nel 1957.



Novara, fine '800, palazzo Faraggiana, opera degli ing. Ulisse Stacchini e Guido De Capitani


Svoltando poi a sinistra per via San Gaudenzio, ed ancora a sinistra, percorrendo via Negroni,  subito dopo a destra troviamo il palazzo Avogadro nell'omonima via al numero 4, ove ha ora sede la Camera di Commercio. Fu Alessandro Antonelli nel 1842 ad essere incaricato della sua ristrutturazione. Egli lo soprelevò di un piano, riedificandone la facciata secondo il gusto neoclassico di allora, utilizzando cornici marcapiano che ricordavano i palazzi nobiliari rinascimentali con le cornici marcapiano. La cornice marcapiano è un elemento architettonico tipico delle architetture residenziali, quali i palazzi o le ville. La sua funzione è puramente decorativa, cioè evidenzia esternamente la separazione interna interpiano. L'uso dei marcapiani iniziò a diffondersi in Italia nel tardo medioevo per poi venire quasi abbandonati nel Novecento, qiando, con l'architettura razionalista, furono superati i modelli tradizionali e si ridusse al minimo o del tutto abolita la decorazione. Il cornicione del palazzo è fortemente aggettante e nel cortile colonne doriche reggono gli architravi. Gli ambienti interni, per essere adattati ad uffici, furono ristrutturati nel 1950.



Novara, 1842, Palazzo degli Avogadro, ristrutturato da Alessandro Antonelli nel 1842

Raggiungiamo ora piazza dell Erbe, per percorrere a destra via Rosselli, e giungere così in piazza Duomo, nella quale troviamo la casa del Corpo di Guardia. Si tratta dell'edificio che chiude ad occidente la piazza. Fu iniziato nel 1835 su progetto dell'architetto Antonio Aresi, ed è così chiamato perchè destinato all'alloggiamento del servizio di polizia della città. Si tratta di un bell'edificio a tre piani, ornato da bassorilievi in pietra di Viggiù rappresentanti trofei militari, disegnati anch'essi dall'Aresi. Proprio questi ultimi meritano la nostra attenzione, per via dei rilievi che ne caratterizzano  il fonte. La loro impostazione deriva dall'antichità greca e romana con le metope decorate alternate ai triglifi. Triglifi e motope sono elementi architettonici del fregio dell'ordine dorico dell'architettura greca e romana. Il primo consiste in una formella in pietra decorata con tre scanalature verticali , o glifi (due intere e due mezze).


Sopra e sotto: Novara, 1835, Casa del Corpo di Guardia, opera di Antonio Aresi. Gli ornamenti scultorei sono opera di Gerolamo Rusca.


Secondo quanto riportato dall'architetto romano Vitruvio, a sua volta seguito dalla maggior parte dei trattatisti rinascimentali e degli studiosi moderni, la sua forma non è casuale, ma deriva dalle testate delle travi lignee che sporgevano dalle facciate dei templi quando questi erano edificati in legno. In seguito all'adozione della pietra molte delle forme derivanti dall'uso del legno vennero scolpite in pietra per divenire così canoniche. La metopa è una formella in pietra, scolpita a rilievo, alto o bassorilievo, posta in alternanza coi triglifi. Appena sotto il cornicione del palazzo possiamo vedere il lungo altorilievo rafigurante la pace firmata a Novara il 20 dicembre 1310 tra guelfi e ghibellini, grazie alla mediazione dell'imperatore Enrico VII, anch'esso rafigurato al centro della composizione.





Al di sopra del cornicione, sul tetto, è presente una composizione scultorea a tutto tondo raffigurante una nobildonna dalla fronte turrita simboleggiante la città di Novara. La donna tiene con la mano destra lo stemma della città e con la sinistra la cornucopia, simbolo di fortuna ed abbondanza. Sia il fregio che la statua sono opera dello scultore Gerolamo Rusca.

Percorrendo via Rosselli in direzione dio piazza Martiri ci troveremo a percorrere, sulla destra, il Portico Nuovo dei Mercanti. Tale lungo portico, facente parte dell'edificio omonimo, fu edificato nella prima metà dell'800 al fine di mascherare l'irregolaritàò medioevale degli edifici. Sugli ingressi del portico, all'inizio e alla fine di esso, troviamo quattro figure della Fama, sormontate da un fregio che continua per tutta la lunghezza dell'edificio, sul quale anche si alternano metope e triglifi. Le metope sono scolpite con i ritratti di quarattotto novaresi illustri, fra i quali G. Prina, G. da Pagave, la contessa Bellini, tutti quanti rappresentati di profilo, e alternati con altrettante metope, raffiguranti gli emblemi delle loro professioni. L'edificio venne eseguito su progetto di Francesco Rasario.



Sopra e sotto: Novara, prima metà dell'800, Palazzo del Portico Nuovo dei Mercanti, opera di Francesco Rasario.




Raggiungendo piazza Martiri, troveremo il Palazzo della Borsa (o del Mercato). All'inizio dell'800 le autorità novaresi si accorsero che la città necessitava di una nuova sede per ospitare il mercato dei generi prodotti nel loro territorio, quali il riso, il vino, stoffe di canapa e di lino, ecc.  Il cortile del Broletto eda infatti diventato ormai insufficiente ad ospitare oltre il commercio di tutti i prodotti. Venne quindi incaricato nel 1816 l'ingegner Luigi Orelli di realizzare quello che doveva essere soltanto un portico coperto, ma che poi in breve tempo si sviluppò fino alla realizzazione del bel palazzo a due piani che oggi vediamo, con un grande cortile (ora coperto), anche qui prendendo a modello la domus romana, che già aveva ispirato la struttura del palazzo rinascimentale.



Sopra e sotto: Novara, 1816, Palazzo della Borsa opera dell'Ing. Luigi Orelli


Più tardi NOvara diventerà una delle principali borse cerealicole d'Italia, ovvero il luogo nel quale vi venivano stabiliti i prezzi. Lo stile scelto dall'Orelli è ancora una volta il classicismo dorico, con i suoi begli archi a tutto sesto, regolarissimi, sormontati dalla fascia marcapiano e da semplici finestre. L'altorilievo che segna fortemente la facciata rappresenta il trionfo di Cerere e Bacco.





Inoltre è visibile la rappresentazione dell'Acqua e della Terra, componenti essenziali dell'economia della città, ad opera di Giuseppe Argenti. Nell'atrio di ingresso ci sono le statue degli economisti Bandini, genovesi, Verri, Gioia, Romagnosi, voluti da Giacomo Giovannetti, economista e giurista novarese.





Convinti come siamo che Novara, pur nelle sue dimensioni e caratteristiche di città di provincia di medio-piccole dimensioni, costituisca un unicum quanto a catalogo tipologico-architettonico, dal 1700 ad oggi, desideriamo approfondirne i caratteri e proporli ai nostri lettori.  L'eccellenza che nei diversi ambiti tipici peraltro si manifesta, per pulizia e perfezione di impianto, nonchè per raffinatezza e stile adottata speso nei dettagli, fa si che ciò sia motivo di approfondimento anche per quanto attiene ai risvolti promozionali della città, che, a partire dalla sua geniale ed unica Mole, intende aprirsi sempre di più al turismo nazionale e internazionale. In essa infatti risultano numerose e ricche le pagine di architettura del primo e del secondo 800,  del Moderno, razionalista  e monumentalista, nonchè quello della Contemporaneità.
Ora che della Cupola Antonelliana sono terminati i restauri, e che finalmente sono divenute possibili le visite, sarà cura del nostro magazine proseguire nella sua attività di diffusione e promozione della città, città di cerniera tra le regioni Lombardia e Piemonte, e tra le diverse realtà territoriali del Nord, coi suoi vigneti collinari, i grandi laghi e le più alte vette alpine, e del Sud, vasta e pianeggiante riserva di materie prime della nostra tavola.


Eliana Frontini
Novara, gennaio 2013
(prefazione, postfazione, fotografie del testo di Enrico Mercatali)
L'articolo di Eliana Frontini è stato anche pubblicato su "Nuovo Sestante" n. 64 - febbraio 2013





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