" L I F T "
Sensual Microcosmos in Logical Sequences
per una visione di Maria Elena Borsato
per una visione di Maria Elena Borsato
Gli "olismi frammentati" di Maria Elena Borsato, pittrice e fotografa milanese giunta di recente alla ribalta della cronaca, promessa dell'arte italiana e internazionale, nella festosa atmosfera di una citta che sembra finalmente risvegliarsi da un lungo torpore per puntare ora di più sull'arte, si fanno notare come piccoli ma lucenti gioielli, nel quadro che ha come sfondo le grandi mostre che Milano ha in corso di progettazione per l'anno 2013 ("Da Pollock alla Pop Art", "Modigliani e gli artisti di Montparnasse", "Piero Manzoni, retrospettiva").
Qui sopra e sotto, e sotto il titolo, tre fotografie di Maria Elena Borsato, scattate in occasione della sua mostra personale a Milano, presso gli spazi espositivi dell'Associazione "Apriti-Cielo" di v. Spallanzani, 16
Dell'evento, che a nostro giudizio ha meritato attenzione per novità di genere e per interesse critico, conclusosi lunedì 4 febbraio 2013 presso la sala espositiva dell'Associazione APRITI-CIELO, di via Spallanzani 16 (MM1-Venezia) con buon successo anche di pubblico, tracciamo per Taccuini Internazionali una sintesi critica che, della pittura dell'autrice, possa fornire alcune indicazioni interpretative.
Nel
proporre ai suoi lettori alcune "sequenze" di Maria Elena
Borsato, riportandovi le foto di alcuni suoi quadri, Taccuini Internazionali, che ne ha apprezzato le più recenti
creazioni (in mostra personale a Milano fino alla scorsa settimana), vi alterna qui per frammenti alcuni
testi critici di recente produzione, gentilmente concessi al nostro
magazine e che pubblichiamo col consenso dell'autrice, facenti parte di
un suo "segreto" carteggio con gli estimatori della sua
pittura, e coi critici dell'arte che ne hanno sin qui seguito il lineare percorso.
Ecco allora alcune testimonianze da noi scelte, alternando immagini a testi, disponendole in un ordine casuale:
"Pensando a te, Elena, alle tue tele, alle descrizioni che di esse ci hai fatto, alle sensazioni che ne abbiamo tratto memori anche della tua vibrante presenza mentre le osservavamo e ce le commentavi, ci sono tornati alla mente i momenti salienti della nostra personale esperienza artistica e intellettuale che esse, in qualche modo, ci hanno fatto tornare alla memoria. A questi momenti vogliamo perciò riagganciarci per dare testimonianza di quanto stai facendo.
Maria Elena Borsato, 2010, serie "Lift", acrilico su carta, 21 x 30 cm
Credo che "Lift" (Ascensore), che costituisce l'ultima fase dell'intero percorso della tua pittura, sia il raggiungimento di una tua maturazione, ed il messaggio principale che esso trasmette, al di là dei suoi intensi contenuti simbolici subito evidenti nella figurazione, sia il ritmo incalzante della sua moltiplicazione frammentata, che diventa esso stesso un contenuto, specialmente per chi abbia l'opportunità, come è accaduto ora nella mostra di Milano, di vederla tutta assieme rappresentata.
Direi che questi risultati della serie Lift, debbano essere assunti appunto per intero, ed osservati preferibilmente nel loro assieme, perchè è soprattutto dalla visione d'assieme delle tele che la compongono che promana il suo più autentico ed intrinseco messaggio, e la più piena esperienza di comunicazione che esse trasmettono. Chi sa se un domani queste opere non possano costituire l'unico sbocco d'una mega-installazione che tutte le comprenda, rappresentandole entro un'unica "opera aperta"! Così io le vorrei poter apprezzare..."
"Un po' tortuoso è il cammino critico che possa conduci a meglio comprendere "Lift", come una sequenza di immagini appartenenti ad un momento culminante della tua esperienza di donna e di pittrice: un messaggio trasversale, comunicativo più ancora che contenutistico, che facilitano in noi il riconoscimento di valori "altri", nell'opera completa presa nel suo assieme, che si assommino alle qualità che certamente ritroviamo assai alte anche in ogni singolo elemento che ne compone l'intero sviluppo".
Maria Elena Borsato, 2010, serie "Lift", acrilico su carta, 21 x 30 cm
"Potrà sembrare strano, ma molto di quanto in "Lift" bolle e ribolle, percependone il moto più che le singole pause, io credo vada ascritto a prodromi piuttosto lontani nel tempo: chi ricorda Malina e Beck di "Mysteries and Smaller Pieces" (1965, Milano, Teatro Durini), e l'acme emozionale che sapevano raggiungere, per scansioni successive e multiple in continuo, usando i loro corpi, e quello degli attori, qui ne troverà certo una traccia. Fu una lezione quella che, da quando fu promossa come azione scenica, tutto fece subito cambiare in ogni altra arte! Filone teatrale, questo, che conduce a B.Wilson, passando per T. Kantor, nelle cui "azioni" dai ritmi incalzanti, il dramma si scomponeva in pause, staccando e sequenzializzando le partiture fino a raggiungere effetti di indescrivibile coinvolgimento, proprio come anche tu Elena ora fai sulle tue tele, con salutare percorso a ritroso nella logica evolutiva dell'arte!
"Scossoni robusti a tuttre le arti il teatro ha avviato infatti in quei lontani '60. Ritmi scansori per immagini ossessivamente ripetute, poi, anche nelle suggestive sequenze pittoriche che Francis Bacon giustapponeva entro ogni singola opera ("Three Studies for a Crucifixion", 1962), nelle diverse versioni dei suoi personaggi, in cerca di loro stessi, entro uno specchio dell'anima nel quale forse avrebbero fatto volentieri a meno di guardare. Ma la lezione fu estetica, prima ancora che psicanalitica. Ma ancorchè analitiche, le finalità delle sequenze "fotografiche" di "Lift" di Maria Elena Borsato, valgono principalmente per il metodo, e non tanto per l'esibizione di soggetti, come avviene in Bacon, dagli psicotici effetti deformanti.
Il termine "moderno" (tutt'altro che esauritosi in significato) mi pare ben si addica al metodo di Maria Elena, e in fondo, perfino, alla sua tecnica tanto precisa quanto obbiettivamente personalissima. Il termine "moderno" ci suggerisce qualcosa di molto distante, ad esempio, dal pensiero debole, e da ogni anarchica soggettività, e da ogni possibile postmodernità, che privilegi modi solo soggettivi d'interpretare e di vedere, e pertanto anche da ogni possibile "transavanguardia".
Maria Elena Borsato, 2011, Serie "Lift", tela - impasto per base - acrilico, 150 x 230 cm
Ed è credendo che si senta oggi un gran bisogno di "modernità", ancora, che apprezziamo le opere di Maria Elena Borsato! Esse ci rammentano come la cultura del moderno esiga una struttura, ed una logica perciò, seppure persa all'inseguimento delle scie del sentimento: Living Theatre come Kantor, ma anche Strawinskij come Ghirri, dalla Pop seriale alla Programmata, dal teatro alla musica, e da questa alla fotografia, fino alla letteratura (di Italo Calvino "T con zero"), quando il rigoroso scansire in frammenti, scomposti e ricomposti, oppure semplicemente metodicamente collezionati, producono ubiquità e alterità, trasversalità e molteplicità, sia pur finalizzando tale impianto alla semplice ricostruzione di un semplice "atmosferico umano sentire". Proprio come nei suoi "Lift" Maria Elena Borsato ci propone. Eventi che solo certa arte ha saputo tradurre, e sa produrre, in termini deweyani, entro le maglie di una "struttura per l'indagine", capace di sospendere il giudizio fin tanto che non si siano raccolti tutti i possibili elementi probatori."
"Sono solo accenni, questi, per argomantare di quanto Lift abbia suscitato in noi. Solo esempi che fanno, delle qualità artistiche di Maria Elena Borsato, un congegno più che un palinsesto, un meccanismo immaginifico che conduca a rigore e completezza, attributi più che mai necessari al pensiero e alla prassi artistica di oggi: passate le sbornie delle più dilaganti ipersoggettività, si avverte una grande voglia di ritorno alla ragione, al senso di realtà (cfrt. U. Eco "Un'estetica razionale" - Congresso di Bonn, marzo 2012), e torna ad essere utile, anzi obbligata, una versione metodica della conoscenza, ancorchè analitica e introspettiva ottenuta con il filtro dell'arte, una modernità che, non perchè espressa con il mezzo della pittura, rinunci ad adottare le tecniche di ogni altra arte o disciplina, specie se scientifica, così diventando, negli evidenti agganci strumentali a quelle, un veicolo di conoscenza e di rappresentazione totale, al cui porto forse inconsciamente allude, desiderandovi approdare."
"E' una pittura, quella che ci propone Elena,
che, pur facendosi espressione al limite d'un delirio ossessivamente
sperimentato, riesce a farsi training personale, sulle basi di un vissuto
logico, strutturandosi secondo modalità analitiche suggestive ma
precise, razionali, controllate, adottando infatti e non a caso una
tecnica raffinata e attenta, priva di approssimazioni e tanto meno di
trasandatezze o agìti impulsivi, ed è quanto mai moderna (per quanto ciò
oggi particolarmente significhi) e piena di promessa oggettività, quasi
trattandosi di una nuova e più schietta concettualità."...
"Per queste conseguenze, che ancor più mi hanno confortato nell'idea che
già prima d'allora mi ero fatto della tua appassionata
pittura, posso dire che quei momenti trascorsi con te e la tua arte,
per poterne poi criticamente argomentare, mi ha aperto la mente a nuovi
significati su quanto accade esattamente in essa, nel rapporto molto
intenso che intercorre tra te e lei, ma anche, non secondariamente, agli
orizzonti di pensiero che essa ha saputo suscitare in me, che da tempo
non assistevo a tal genere di legame tra un'opera e il suo autore".
Elena Borsato, serie"Lift", 2011, 4 tavole separate poste in sequenza casuale,
dall'alto al basso, impasto per base - acrilico, 60 x 120 cm, ciascuna
dall'alto al basso, impasto per base - acrilico, 60 x 120 cm, ciascuna
"Tutto quel giorno contribuiva a suscitare in me grande interesse: la scarna intensità del tuo angusto spazio di lavoro, quel suo così spiccato ordine, l'asciutto rigore del tuo metodo. Ogni cosa già preludeva a quanto avrei veduto nelle tele di Lift, e già richiamava l'ossessiva sequenzialità da te impressa ai quei soggetti. Essa, scandita dal ripetersi in più e diversi stati d'analoghe situazioni e da ritmiche misteriose apparizioni di contesto, sembrava volersi incentrare, mediante elementi estrapolati da un filmato vigile e sottilmente indagatore, sull'impalpabile e vagamente erotico clima promanante dall'ambiente e dai dettagli anatomici ritratti, volutamente resi parziali dall'autrice nel descriverne gli eventi."
"In altre tele, che non appartengono credo alla stessa serie, ma chiaramente alla stessa mente e alla stessa mano perchè ben inquadrabili nell'impianto complessivo della tua opera, l'emozionante e sapiente sintesi estetica e cromatica di frammenti di natura quasi costituisce una confortante pausa, per il suo essere parte di una percezione più estetizzante che introspettiva. Questa sa avvalersi d'una estrema parsimonia descrittiva rasentante la rarefazione del segno, per divenire puro flusso d'impalpabile solleticazione dei sensi e di sensibile gradevolezza per chi osserva."
"In altre tele, che non appartengono credo alla stessa serie, ma chiaramente alla stessa mente e alla stessa mano perchè ben inquadrabili nell'impianto complessivo della tua opera, l'emozionante e sapiente sintesi estetica e cromatica di frammenti di natura quasi costituisce una confortante pausa, per il suo essere parte di una percezione più estetizzante che introspettiva. Questa sa avvalersi d'una estrema parsimonia descrittiva rasentante la rarefazione del segno, per divenire puro flusso d'impalpabile solleticazione dei sensi e di sensibile gradevolezza per chi osserva."
"Ogni cosa di quei quadri ci parlava del più alto sentimento umano,
tutto
traduceva in esso ogni singolo aspetto che, dovunque ci girassimo tra le
opere, vi si vedeva trattato. Tutto era traduzione
mentale di storie d'amore tra loro accavallate,
tutto si esprimeva in movimenti che dall'amore traevano le loro
sollecitazioni, entro un vortice che vedeva protagoniste le figure
ritratte e
quelle non visibili di chi le ricordava e le aveva fissate sulla
tela"
Elena Borsato, serie "Lift", acrilico su carta 30 x 50 cm
"Ogni evento trattato evolveva in un crescendo che si faceva ossessione, tanto pregna d'amore era divenuta l'atmosfera, tanta reiterazione di tela in tela si manifestava in quei soggetti, in un accanimento di ricerca di quanto ancora gravava in termini di assenza, ma il cui racconto ne sapeva dare ancora vita, una ossessione che il metodo stesso che improntava quell' arte aveva saputo tradurre in tasselli d'attimi fuggenti. Ogni ricordo vi era riportato in repentini piani-sequenza, in fotogrammi sparsi di quell'avventura vissuta ed ora mentalmente "filmata", in inquadrature tratte da uno story-board d'una non banale aggregazione temporale che quell'accaduto e i suoi frangenti ancora vagheggiavano, provocando al contempo piacere e sofferenza."
Maria Elena Borsato, 2011, "serie Lift", acrilico su carta, 21 x 30 cm
"Le scansioni, gli stacchi, gli accostamenti, costituiscono un set nel quale si rappresenta l' opera di Maria Elena Borsato. In esso
emergono tutti i tre elementi che oggi vengono visti come formula del
successo d'una qualsivoglia performance, sia teatrale che
letteraria, fotografica o cinematografica: sesso, mistero e avventura.
Sono elementi di una storia letteraria, più che della pura pittura,
congegni del teatro più che delle arti grafiche, salti,
frammenti, montaggi che fanno più parte dell'arte cinematografica che
d'una pura esperienza del dipingere. E l'averne percepito gli umori
assieme a quelli dell'autrice, che li viveva in simultanea, mi ha convinto
dell'essenza eminentemente performantica del suo lavoro, deliberatamente
autonarrante, che dovrebbe essere presentata al pubblico non per
singole parti, ma per ampie sezioni tematiche, come è accaduto ora nella personale milanese, meglio se alla presenza
dell'autrice che in esse vi si immerga, liberamente raccontandole e rivivendole."
L'artista Maria Elena Borsato, mentre spiega la sua opera nel corso della manifestazione d'inaugurazione della sua mostra personale a Milano, conclusasi il 4 febbraio scorso
"Oggi che nell'arte si sono consumate tutte le possibili esperienze in termini di trasversalità ed intersoggettività, oggi, dopo che la pittura si è trasformata in teatro, che la performance è divenuta film, che l'istallazione ha attraversato la fotografia e il Ready Made", che il teatro e diventato arte visiva propugnando la fissità, che la performance si è prodotta in istallazione, e che quest'ultima, programmandosi, ha rappresentato il mondo informatico, è divenuta necessaria e di grande attualità una pratica di attento "saper fare", anche secondo le più antiche forme dell'espressione storica.
Ma a patto che queste ultime sappiano trovare un senso di realtà, obbiettivamente capace di indagare un fenomeno nelle sue molteplici sfaccettature, e quindi di spiegarlo, oltre ogni possibile soggettività, nella direzione di una nuova concretezza. Un atteggiamento che voglia rendere interpretabile in forma concreta, ed universalmente leggibile, ad esempio, quanto accade nella complessità comportamentale collettiva, ma anche, e all'inverso, un personale semplice "nodo alla gola", divenuto fattore di malessere dalle mille sfaccettature, che concentra in sè un vissuto che, pur nella sua irripetibilità, ha comunque tracciato una tale impronta di sè, da diventare lascito perenne."
Quest'opera di Maria Elena Borsato, "Soffione", 2010, acrilico su carta. 38 x 56 cm., e la successiva, intitolata "Il bacio", 2009, acrilico su carta, 50 x 70 cm, precedono la serie "Lift", presentata in questo articolo, ed esposta in mostra a Milano nella seconda metà dello scorso gennaio. Dal confronto tra questi due distinti "acrilici su carta", e le serie Lift siamo in grado di ben valutare quanto e come sia evoluta la pittura dell'artista, divenuta ora assai più matura, specialmente rispetto alla serie "Figura", della quale "il bacio" fa parte. L'artista ora privilegia la diacronica evoluzione per frammenti di un vissuto rispetto alla statica rappresentazione dell'immagine ripresa in dettaglio, privilegia il flusso d'una forma più realista alle schematizzazioni tratte dal segno più incisivo, vagheggia ed ottiene cromie più attente all'analisi ricostruttiva di un sentimento piuttosto che le tinte forti della certezza raggiunta. Nel campo della sua forte partecipazione agli eventi della natura "il soffione" rappresenta, della serie "natura", una delle opere di Elena Borsato più sensibili e attente alla rappresentazione dell'effimero, come momento di estrema e culminante bellezza. Con la serie "Lift", la sua attenzione si è ora spostata alla evidenziazione della bellezza non tanto come fattore oggettivo, ma come fenomeno della psiche, quandi non solo come simbolo di estatica gioia, ma come espressione totale del sentimento, che produce ai suoi estremi gioia e sofferenza al contempo.
"Cosa accade allora nell'ascensore di Maria Elena Borsato non sapremo mai dire, perchè l'autrice non ce lo svela, nè lo svelerà. Ed il mistero si fa suspense. Tanto più gli attimi della sua lucida descrizione si fanno fitti e precisi, tanto meno numerose sono le informazioni che ci arrivano circa l'evento, o gli eventi. Arriva però un'atmosfera, arrivano i palpiti, arriva l'ansia, giungono a noi suoni ed odori, scopriamo i frammenti di una circostanza capace di riverberare all'infinito i suoi gemiti, o i suoi urli, riproducendoli in mille situazioni consimili, entro la dimensione di una più vasta catalogazione psicologica, sociologica, antropologica. Ci par già di vedere uno dei Lift di Maria Elena sulla copertina d'un romanzo di Jan McEwan."
Il veicolo di questa pittura è la pietra sulla quale tutto quanto fin qui detto risulta indelebilmente scolpito.
Enrico Mercatali
Milano, 16 gennaio 2013
(aggiornato il 12/02/13)
(aggiornato il 12/02/13)
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