THE MAGAZINE OF THOUGHTS, DREAMS, IMAGES THAT PASS THROUGH EVERY ART OF DOING, SEEING, DISCOVERING

31 January 2013

Eccellenze presenti e "dimenticate" in: "L'età moderna e contemporanea - Novecento, Le arti visive", a cura di Umberto Eco. Ottima sintesi di 700 pagine sulla produzione artistica del XX secolo (di Enrico Mercatali)




Che fine ha fatto il nostro moderno 
P    a    l    l    a    d    i    o 



???


E' con grande interesse che abbiamo letto l'ultimo volume dell'opera "L'età moderna e contemporanea",  edita dalla Biblioteca di "Repubblica-l'Espresso",  dedicato alle Arti visive del  Novecento "Il secolo breve" - Vol. 19, avendo visto dopo averlo appena sfogliato, che trattasi di un'opera dalle notevole qualità sintetiche ma anche critiche.
Tutta l' opera (in 19 volumi) è curata da Umberto Eco, ed il volume in questione, introdotto da Anna Ottavi Cavina, apre con un sommario suddiviso in 3 parti ("I protagonisti", "la Storia" e "Sguardi sul secolo"), che  appare assai ricco e completo, ben selezionato nei nomi dei protagonisti, nei "movimenti," e nelle principali componenti storiche.

Quanto più ci ha attratto, del volume, che peraltro consta di un  ben selezionato apparato d'immagini, sono la ottima documentazione e la profondità del testo, oltre alla selezione dei nomi degli artisti (e degli architetti) qui chiamati a rappresensentare il secolo, a ciascuno dei quali viene dedicato un certo numero di pagine.

Il volume, in tutto, consta di circa 700 pagine, 300 delle quali dedicate ai "protagonisti", altre circa 300 ai "movimenti", e le restanti 100 a "Sguardi sulo secolo", ovvero ad articoli di vario genere, tesi ad inquadrare fattori di particolare ed esemplare importanza, quali ad esempio: "Il quartiere E 42: Il nuovo centro imperiale di Roma", oppure " Architettura e Stato in Unione Sovietica", oppure "I congressi di architettura moderna", od ancora "La forma della memoria: arte e architettura di fronte alla Shoah"



Alcuni dei "Protagonisti" (di "Novecento-arti visive" Vol.19 
facente parte di "L'età moderna e contemporanea", ed. Repubblica-l'Espresso)
ai quali è stato dedicato apposito capitolo, dall'alto: 
Mark Rothko  (di Andrea Morpurgo)
Aldo Rossi  (Pier Vittorio Aureli)
Robert Venturi  (Dorothea Deschermeier)
Giulio Paolini  (Elvira Vannini)
Frank O. Gehry (Giovanni Damiani)
David Hockney  (Elena Fierli)
Francis Bacon  (Andrea Morpurgo)
Renzo Piano  (Francesco Pasquale)


La bontà dell'opera, come sopra dicevamo, a nostro giudizio sta proprio nella qualità dei testi, delle introduzioni (alcune anche a firma di Umberto Eco) e dei capitoli (a forma di vari autori), avendone effettuato confronti con altre opere dello stesso tipo, divulgative quanto questa, mai trovando eguali in precisione di riferimenti, è da ascriversi in particolare a dovizia di dati essenziali, a capacità di sintesi coniugata ad evidenti fattori che denotano specialismo e ampiezza d'orizzonte. Noi stessi, che pratichiamo specialmente la materia architettonica, avendo frequentato da parecchi decenni non soltanto libri e monografie del settore,  saggi critici od altri documenti, ma anche e particolarmente le riviste specializzate italiane e straniere di maggiore risonanza, possiamo dire d'avere guadagnato in conoscenza dalla lettura,  per esempio, di capitoli dedicati a Rem Koolhaas, oppure ad Aldo Rossi, o  a Peter Eisenman.

Di piacevole lettura, nonchè ricchi di particolari non sempre risaputi, sono anche i capitoli dedicati ai protagonisti della scena artistica propriamente detta, tra cui spiccano per interesse quelli dedicati a Mark Rothko, a Costantin Brancusi, a Joseph Beuys, Alberto Giacometti.

In questo volume, che riteniamo di dover consigliare ai nostri lettori per le qualità che fin qui abbiamo elencato, qualcosa ha destato il nostro stupore. Nella prima lettura dell'indice, ma poi anche confermato dalla lettura dìogni pagina, ciò che più ci ha stupito sono le selezioni dei protagonisti,e quindi le numerose importanti omissioni, che non poco pesano nel contesto complessimo. Nomi e protagonisti non citati, argomenti non trattati.
Dobbiamo aggiungere che siamo assolutamente certi che non si sia trattato di dimenticanza o distrazione, dati i presupposti fin troppo chiaramente emersi per ogni piano attraverso il quale l'opera sia stata esaminata. Trattasi perciò di esclusioni volute, calcolate, consapevoli, le quali, in taluni casi, lasciano davvero pensare alla presenza di punti di vista che possano costituire fattori di ribaltamento critico a dir poco "epocale"-
Tra gli artisti che hanno caratterizzato le arti visive del Novecento, non vi sono capitoli dedicati a Salvador Dalì, a Umberto Boccioni, a Vasilij Kandinskij, a Paul Cèzanne, a Robert Rauschemberg, a Bruno Munari, è ciò ci ha stupito avendovi invece notato altri che a nostro giudizio potevano, se non essere ritenuti minori, certamente però almeno d'analogo livello, quali quelli su Lucian Freud, su Lucio Fontana, su Giulio Paolini, solo per fare alcuni nomi tra quelli presenti con loro specifici capitoli.



Alcuni dei "Movimenti" (di "Novecento-arti visive" Vol.19 
di "L'età moderna e contemporanea", ed. Repubblica-l'Espresso)
ai quali è stato dedicato apposito capitolo, dall'alto: 
"Realismo magico" (di Sara Cecchini) - C. Schad
"Razionalismo" (di Giovanna d'Amia) - L. Figini e G. Pollini
"Nuova oggettività"(Daniele Pisani) - G. Grosz
"International Style" (di Giovanni Damiani) - Le Corbusier
"Bauhaus" (di Daniele Pisani) - J. Itten
"Architettura postmoderna"(di Dorothea Dershermeier) - J. Sterling
"Minimalismo"(di Elvira Vannini) - F. Stella
"Decostruttivismo" (di Gabriele Mastrigli) - (D. Libeskind)


L'oggetto di questo nostro articolo infatti è proprio questo,  per il quale vogliamo portare un solo esempio, il quale però è già parzialmente sottinteso nel suo titolo, riguardante la sparizione del nome di un architetto italiano, che francamente ci è parso strano in prima istanza: quello di Vittorio Gregotti. Ma ci siamo poi accorti che altri, come lui, sono spariti, lasciandoci un poco sconcertati: tra gli architetti Oscar Niemeyer, Richard Rogers, Norman Foster, Peter Zumtor, Alvaro Siza, per  non dirne che alcuni.

Il fatto stesso che noi qui si sia così distinto, ed isolato, il nome di Vittorio Gregotti, da ogni altra certo importante assenza nelle pagine del volume "Il Novecento - il secolo breve, Arti visive", per le edizioni di "Repubblica-l'Espresso", lascia ben capire quanto il non-fatto abbia creato in noi un certo sconcerto, e quanto ci abbia costretto a rivedere i nostri parametri di giudizio, ancorchè assai radicati durante i decenni lungo i quali ci siamo formati come architetti e durante i quali abbiamo consolidato i nostri convincimenti critici. E' attorno a tale genere di revisione che vorremmo argomentare nel prosieguo di questo articolo, anche perchè crediamo che la cosa possa interessare quanti, come noi, hanno vissuto una epoca architettonica ed artistica come quella che ci sta alle spalle, almeno da quando l'Università italiana ha subito gli importanti rivolgimenti istituzionali ma anche culturali del 68, e da quando cioè il cuore del secolo XX in termini di autorappresentazione visiva si è andato determinando, ovvero proprio da quando il nostro "personaggio palladiano" ha avviato il suo percorso didattico, critico e professionale.
Per inciso vi informiamo che abbiamo attribuito a Gregotti il soprannome di "moderno Palladio" traendo spunto da uno dei suoi libri didattici, intitolato "Sulle orme del Palladio - ragioni e pratica dell'architettura", nelle quali argomentazioni tutto fa supporre che l'autore non disdegni affatto il parallelo tra se stesso ed il genio architettonico del '500, avendovi fatto apporre in copertina perfino un ritratto di sè, per la matita di Tuttio Pericoli, in abiti rinascimentali, con in mano compassi e pergamene riportanti progetti che sono chiaramente suoi. Trattasi certamente di un banale episodio di narcisismo autoreferenziale. Ma non sta qui il punto del nostro stupore nell'accorgerci della sua totale sparizione dell'elencazione dei "più grandi" dal volume di cui abbiamo parlato in capo all'articolo. Il punto è che noi stessi abbiamo seguito il suo lavoro per lunghi decenni, fin da quando ne fummo discenti e poi apprendisti nel suo studio milanese, convinti estimatori, più che della sua pratica professionale, del quale però ci lasciavano incantati se non altro gli importanti contatti ed i più ancora prestigiosi contratti, della sua pubblicistica, nelle riviste e nel quotidiani, costante e precisa, martellante e onnipresente, peraltro assai "militante", nella direzione d'una pratica fondante legata a regole etiche piuttosto ferree.




Alcuni dei titoli dedicati ai capitoli "Sguardi sul secolo" di "Novecento-arti visive" Vol.19 
di "L'età moderna e contemporanea", ed. Repubblica-l'Espresso, e dei relativi protagonisti, dall'alto: 
"Classicismi moderni"(di Sergio bettini) - L. Kahn
"Architettura e Stato nell'Unione Sovietica" (di Luca Skansi) - K. Mel'nikov
"Arte e politica nella Germania fra le due guerre"(di Andrea Morpurgo) - D. Libeskind
"Quartiere E42. Il nuovo centro imperiale di Roma"(di Dorothea Dershmeier) - M. Piacentini
"La forma della memoria: arte e architettura di fronte alla Shoah" 
(di Elena Pirazzoli) D. Libeskind
"Le città sociali del Novecento" (di Dorothea Dershmeier) - L. Figini e G. Pollini
"Le esposizioni universali" (di Andrea Morpurgo) L. Mies van der Rohe
"Il grattacielo"(di Francesco Ceccarelli) R. Piano
"Design" (di Luca Trevisani) E. Saarinen


Al di là di ogni possibile svista, ci pare che il nome di Vittorio Gregotti, nel volume in questione, vi risulti citato una sola volta, ovvero nel capitolo dedicato a Peter Eisenmann, quando vi si dice che  questi fu invitato alla Biennale veneziana diretta dal "nostro Palladio".

Per tutto e in tutto perciò quella che ritenevamo noi stessi una figura di rilievo internazionale, se non una somma almeno un cardine vi si è sgonfiata fino al punto di sparire.

Come riportato nel risvolto della terza di copertina del citato libro scritto  nel 2000 dall'architetto novarese per Laterza, "Sulle orme del Palladio - ragioni e pratica dell'architettura", il suo sunto biografico così dice: "Vittorio Gregotti svolge il suo lavoro in tutto il mondo. Ha firmato, tra gli altri, progetti a Berlino, Lisbona, Barcellona, Parigi, oltre che in tutta Italia. Ha insegnato in molte facoltà europee ed americane e attualmente è professore presso la facoltà di Architettura di Venezia. E' stato per 14 anni direttore di "Casabella" e ha scritto numerosi libri, l'ultimo dei quali è dedicato al problema dell'identità dell'architettura europea". Non potrebbe essere più ampio e prestigioso il ventaglio culturale e professionale che ne traccia la statura. Oggi vi sarebbero aggiunte le epiche avventure professionali in Cina, ove egli sta realizzando intere città.

Una assenza che a noi è parsa desolante, perchè ci siamo accorti, risvegliandoci un poco dal torpore d'una certa abitudinarietà culturale, non solo che è il nostro paese tutto ad aver perso punti (e quanti, perfino!) nel quadro internazionale degli eventi e dei valori, (a parte alcune importanti eccezioni), ma anche il quadro critico di riferimento, il quale oggi, pur attraverso un'opera di grande divulgazione culturale prodottasi in Italia ("L'età moderna e contempornanea", a cura di Umberto Eco), vede e sà riconoscere quanto il panorama culturale internazionale sia stato oggi totalmente ribaltato nel giro di pochi anni, rispetto a quello di alcuni anni fa, e quanto poco giochi  oggi, ed abbia giocato, il nostro ruolo in esso, perfino nell'ambito di riviste d'alto profilo mondiale quale è stata ed è certamente  "Casabella", da quando ha preso avvio il declino morale e politico del nostro Paese dagli anni di "Tangentopoli".
Anche il nome di Zaha Hadid ci è parso "dimenticato", nel volume di sintesi odierna del lascito novecentesco relativo alle arti visive e l'architettura. Infatti solo un paio di brevissime citazioni. Ad essa però l'onore della copertina: in prima e ultima pagina spiccano infatti le immagini del suo MAXXI, quale simbolo contemporaneo di una architettura che, di tutto il Novecento visivo, sa farsi sintesi olistica.

Enrico Mercatali
Lesa, 31 gennaio 2013

No comments:

Post a Comment