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Gabriele Basilico
Acuto analista di realtà urbane e territoriali
Qui sopra: Gabriele Basilico, in un recente ritratto.
Sopra al titolo: una sua fotografia alla facciata del Duomo di Milano, la sua cittàRecentemente scomparso, Gabriele Basilico è stato ricordato da molti come uno dei più grandi fotografi del nostro tempo, il cui lascito appare tanto più grande quanto più se ne approfondisce l'opera, indagandone i segreti, le tecniche, le condizioni e il metodo di lavoro, le impressioni da lui rilasciate ed i ricordi da lui raccontati nel corso delle interviste, alcune delle quali già divenute "storia".
Gabriele Basilico, fotografie per "Trentino", ed. Nicolodi.
Dall'alto in basso: Piana Rotaliana, verso Sud, da Fai della Paganella, verso Nord, dall'autostrada, da Faedo.
(Continua)
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Perfezionista nato, sia nella ripresa che nella stampa e nel taglio, che nella cura editoriale dell'impaginazione, egli trae la sua maggiore forza dallo spirito caparbio della ricerca del risultato, una volta stabiliti i contorni, i limiti, gli spazi di un progetto. A monte però di tutto è la sua visione, ossia l'idea che nasce nel duplice rapporto con il proprio istinto e con l'attenta conoscenza a priori di quanto sottende il suo soggetto. In questo è davvero un architetto! La sua formazione ha, fin dagli inizi della sua professione, inciso profondamente sull'impostazione di una idea, sul metodo che regola l'immagine complessiva di un progetto, sul flusso delle azioni che al racconto finale conducono per successive, precise, calcolate, ponderate fasi del suo approccio, della sua evoluzione, del suo concretarsi come prodotto finito. La costruzione di quel progetto è come la costruzione di un edificio, e nella mente, come nella prassi del suo autore, esso è carico di aspettative, adattatesi sul campo, trasformatesi in corso d'opera, elaborate nei diversi stadi della sua creazione, attraverso verifiche continue, azioni e retroazioni, prove, ripensamenti, rifacimenti, fino all'assetto finale, nel quale ancora, fino all'ultimo, c'è qualcosa da cambiare, da perfezionare, da aggiunstare. Impeccabile è sempre il risultato!
Gabriele Basilico, da "Trentino", Celado (Valsugana)
Ecco, per Gabriele Basilico, questo modo di procedere, unico nel suo genere per un fotografo, è il naturale percorso di chi, assuntosi un compito, lo conduce a termine con profonda umiltà, con grande passione, con estremo rigore ed impegno. E' per questo che la sua fotografia è sempre all'altezza delle aspettative di chi guarda, che comunica esattamente quanto deve comunicare, in modo diretto e senza mai enfasi, senza sbavature di retropensieri, senza compromessi tecnici o concettuali. Essa è tale, perchè frutto di tanto, tanto lavoro, punto e basta!
Gabriele Basilico: da "Trentino", Primiero
Questo approccio, che molto assume dalla formazione e dagli studi, porta inevitabilmente Gabriele Basilico, fin dalle sue prime apparizioni sulla scena, ad occuparsi prevalentemente di soggetti tipici della cultura architettonica, quali gli edifici, gli ambienti urbani, il territorio, ma è anche vera la retroazione che tali soggetti hanno sulla sua stessa azione, che, da fotografo quale egli è, ne porta ad analizzare con cura ed attenzione estrema ogni dettaglio, ne porta ad evidenziare caratteri e tipologie, a suddividerne ed a catalogarne le differenti parti, i più singolari aspetti, le emergenze, le valenze iconiche, le morfologie. E da questi primi abbozzi di progetto, via via, più avanti, verso le diverse personalità della scena, poche le persone, attenzione alla natura, il complesso rapporto tra il vecchio e il nuovo, le discrepanze e le uniformità, lo squallore periferico e lo strillo pubblicitario, dedicando infine grande importanza al punto di vista, che talvolta è e deve essere quello di un comune passante, mentre altre volte impone quello eccezionale, dall'alto, da un punto estremo, unico, raro, irripetibile.
Gabriele Basilico, da "Trentino", Altogarda, dall'alto: verso il lago, Drena
Egli ha avviato la sua professione di fotografo scegliendo di fare documentazione. Sono state infine le sue committenze più importanti ad aver valorizzato tale peculiarità facendola crescere sino a diventare eccelsa pratica di conoscenza, di analisi, di testimonianza. Tra i tanti luoghi da lui raccontati in fotografia vi sono Milano, Beirut, Mosca, Berlino, Lisbona, pubblicandone le risultanze in edizioni di alto pregio, e tra queste ricordiamo: "Beirut", del 1991, "Basilico Berlin", del 2002, "Appunti di un viaggio" (Lisbona), del 2006, "Architetture, città, visioni. Riflessioni sulla fotografia", del 2007, "Cityscapes", del 2009.
Gabriele Basilico, da "Trentino", Rovereto: dall'alto al basso: Località San Giorgio,
corso Bettini e il Mart, veduta dal ponte di Santa Maria
Taccuini Internazionali intende ricordare Gabriele Basilico con questo articolo, e rendere onore aal suo genio fotografico e al suo lavoro, presentando qui alcune delle 143 immagini del suo libro "Trentino, viaggio fotografico di Gabriele Basilico", del 2003. Tutte le immagini del libro sono state esposte in una mostra al Mart di Rovereto, nello stesso anno.
Gabriele Basilico, da "Trentino", Trento, veduta da Sardagna
A riprova di quanto abbiamo detto delle qualità di Gabriele Basilico, fotografo e documentalista, dice tra l'altro Roberta Valtorta, introducendo il libro "Trentino", parlando del suo autore: "Gabriele Basilico analizza il Trentino attraverso una consistente serie di scenari, tratti dalle valli principali della provincia e definiti nel loro senso dal dialogo tra la complessità dei segni che l'economia ha tracciato su questo territorio, specialmente in tempi recenti, e il sopravvivere, pur nella trasformazione, della maestosità del paesaggio naturale originario, che funge, potremmo dire, da gigantesca memoria fisica del luogo. Il problema di Basilico non è la bellezza, è la presa d'atto dello stato delle cose: egli dunque non è un turista, non viaggia nel mondo preso da incantamento, non crea bellezza dove bellezza non c'è, non nasconde e non trasfigura".
Gabriele Basilico, da "Trentino", valle di Fiemme, Cavalese
"Cosciente che la nostra condizione di uomini contemporanei è quella di muoverci in ogni caso in una sorta di Disneyland del senso, pone il suo impegno in un costante gesto di osservazione, vigile, seppure sempre comprensivo. Pur amando le cartoline e altre cose dell'infanzia (le cartoline sono espressione matura, saggia e insieme infantile del paesaggio, e assomigliano ai proverbi, e anche alle filastrocche), nel paesaggio non cerca punti di certezza, nè simboli, ma, diremo, situazioni di problematica pienezza: momenti nel quale il paesaggio, e vorremmo sottolineare il paesaggio in trasformazione, sia esso fotografato nell'ampiezza del panorama, o affrontato nel dettaglio degli edifici residenziali o degli alberghi, dice molto di sè con le proprie forze. Basilico lascia parlare il paesaggio, assoggettandone la rappresentazione solo attraverso un solidissimo impianto visivo che, come si diceva, fa di queste fotografie dei veri e propri scenari. Grazie alla forza chiarificatrice dello stile documentario, queste sue fotografie mostrano molto di più di quanto l'occhio non veda."
Enrico Mercatali
Lesa, 7 marzo 2013
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