dalla Collezione Jonas Netter
M o d ì
e i "Maledetti"
Grande mostra milanese a Palazzo Reale:
"Modigliani e i maledetti di Montparnasse"
Nella foto qui sopra Modigliani (il primo a sinistra) con gli amici (Jean Cocteau, Max Jacob, Andreü Salmon e Manuel
Ortiz de Zaürate davanti all'ufficio postale di boulevard de
Montparnasse 12 agosto 1916
Milano avvia la sua brillante stagione d'arte 3013 offrendo ai turisti ed ai propri cittadini una mostra davvero affascinante, per i numerosi "tesori" esposti appartenenti alla collezione Jonas Netter (1868-1946), nella quale si mostrano alcuni dei più pregevoli dipinti (prevalentemente ritratti, ma anche paesaggi, nudi e nature morte) della stagione "maledetta": quella che, dagli anni '10 e '30 del secolo XX mostrava, della capitale francese, allora "capitale del mondo", il volto ancora umano, semplice, ma anche difficile, specie per quegli artisti che avevano scelto di viverla in modo bohémienne, godendone intensamente i piaceri estetici a discapito di quelli d'altro genere.
Amedeo Modigliani, "Ritratto di Jeanne Hébuterne", 1918, olio su tela, 100 x 65 cm
Fiumi di parole sono state scritte su quel periodo e su quanto accadeva a Parigi in quegli anni, fecondi d'arte, letteratura, musica, dibattito politico, e sulle vita "bella" che di quella variopinta società ne riempiva i locali, le strade, le piazze, i teatri a cavallo della prima guerra mondiale, ma forse mai vi si sono approfonditi, come ora sta facendo Marc Restellini, curatore della mostra, le istanze rivoluzionarie che ne permeano il dibattito e ne modellano i sottesi contorni socio-culturali, filtrati dai dipinti tra i più fecondi della figuratività moderna.
Amedeo Modigliani, Ritratto di Soutine, 1916, Pinacotheque de Paris Fabrice Gousset
Nella Parigi di allora, in quelle strade e in quei locali ci si poteva imbattere in artisti della grandezza di Chagal o di Modigliani, in scrittore quali Hamingway o Miller, pensatori quali Lenin o Trotsky: in essi fibrillava infatti una vita intensa di pensiero e di idee, che i pittori registravano nelle loro tele, sia documentandone talvolta i personaggi, in ritratti certamente capaci di sintesi ed acume introspettivo, ma anche interpretandone lo spirito più profondamente radicato.
Amedeo Modigliani, "Ritratto di Beatrice Hastings", 1915, olio su tela, 45 x 35 cm
Nel mondo artistico, di quella che allora era considerata la più importante città europea, emersero, accanto a quello di Modì (diminutivo di Modigliani, da “maudit” che in francese significa appunto “maledetto”), che già ne primeggiava, nomi quali quelli di Soutine, Utrillo, Kisling, Kikoine, Ebiche, Antcher e Fournier, Valadon, Krémègne, Heyden. Molti di essi neppure si sarebbero potuti conoscere se non fosse esistita l'attività mecenatistica di Jonas Netter, geniale e generoso collezionista d'arte e gallerista, che si adoperò per sostenerne l'attività.
Modigliani, Ritratto di ragazza dai capelli rossi (Jeanne Heübuterne), 1918
Pinacotheque de Paris.
La pittrice francese, frequentatrice dell'ambiente artistico del quartiere parigino di Montparnasse, nel quale viveva, si infatuò di Amedeo Modigliani, col quale ebbe una relazione, dalla quale fu annientata: il 24 gennaio 1920 Amedeo muore e Jeanne Hébuterne viene condotta nella casa
paterna dai propri familiari ma, appena due giorni dopo, la giovane (al
nono mese di gravidanza) si lancia dalla finestra dell'appartamento al
quinto piano, morendo sul colpo. I familiari di Jeanne, che disapprovavano la sua relazione con Modigliani, la tumularono nel cimitero di Bagneux, dove rimase fino al 1930, quando la famiglia ne permise il trasferimento al cimitero Père Lacaise, affinché venisse seppellita accanto all'amato. Il suo epitaffio: "Devota compagna sino all'estremo sacrificio".
La collezione d'arte, quella di Netter, fu da molti esperti considerata la più importante in assoluto del primo Novecento. E' lo stesso curatore della mostra, Marc Restellini, esperto conoscitore di Modì e la cerchia dei cosiddetti "maledetti di Montparnasse", a raccontarci dell'importanza enorme assunta dalla Collezione Netter, nel corso del XX secolo, e dell'importanza che già a quel tempo aveva il parigino Salòn Netter, per gli artisti di quella città, che consideravano un onore esservi invitati a presentare le loro opere.
Amedeo Modigliani, "Elvire con colletto bianco", 1917, Pinacotheque de Paris Fabrice Gousset
Così infatti scrive, sul catalogo della mostra, Restellini:
“Questo è il racconto di tanti artisti intorno ad una collezione,
quella di Jonas Netter, riuniti perché riconosciuti nel suo senso di
giustizia, di equilibrio. Costui godeva di un rapporto molto vicino a
Modigliani: era con lui due giorni prima del suo suicidio. Netter è, a
buon diritto, il collezionista più importante della Storia dell’Arte del
XX secolo perché ha sostenuto artisti, non solo psicologicamente ma
anche dal punto di vista pratico, ad esempio pagando i conti degli
ospedali di Utrillo, quando in lui c’erano tracce di sofferenza da
etilismo. Non dimentichiamo che diede del denaro a Modigliani quando
minacciava il suicidio perché non poteva tornare a Parigi”.
Amedeo Modigliani Cariatide (blu), 1913, Pinacotheque de Paris
Continua Restellini, riferendosi sempre a questo contesto in continuo fermento artistico e intellettuale: "Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di
disperazione. In definitiva, la loro arte non è polacca, bulgara, russa,
italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, è a
Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano
la visione, la sensualità e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli
anni corrispondono a un periodo d’emancipazione e di fermento che ha
pochi eguali nella storia dell’arte. Parigi era ‘l’unico luogo al mondo
in cui la rivolta ha il diritto di cittadinanza’, prima a Montmartre e
poi a Montparnasse, che quegli artisti – tutti ebrei – si sono ritrovati
per tentare la sorte".
Caime Soutine, "La pazza" 1919 circa, olio su tela, 87 x 65,1 cm
In particolare il collezionista Netter fu colpito in modo particolare dalla raffinatezza del segno di Modigliani, dalla natura creativa della sua arte, dai colli femminili tanto allungati: di Modigliani egli arrivò a possedere 40 opere, 7 delle quali riuscì a vendere in Argentina, come spiega il
curatore Marc Restellini: "non per guadagnarci ma allo scopo di far
conoscere l’artista nella lontana America del Sud forte dell’idea che la
cultura debba essere per tutti e alla portata di tutti".
Suzanne Veladon, "Tre nudi in campagna", 1909 - olio su cartone, 61 x 50 cm
La mostra milanese è visitabile fino all'8 settembre 2013
Enrico Mercatali
Milano, 4 marzo 2013
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