Questa sera a teatro
"Passeggiando tra belle ottocentesche architetture"
- II -
di Eliana Frontini
(prefazione e postfazione di Enrico Mercatali)
Da tempo il nostro magazine aveva in mente di introdurre i suoi lettori alla splendida sala del Teatro Coccia di Novara, così prospettandovi una realtà non solo architettonica e culturale, ma anche artistica, sociale ed imprenditoriale di grande valore nel territorio italiano di Nord-Ovest. Spiccano ovunque, in Italia, le perle del melodramma e dell'opera, sia come gioielli architettonici che come centri di irradiazione culturale, ma è straordinario quanto, dopo l'esempio scaligero, riuscì particolarmente significativo l'impulso che il capoluogo novarese seppe imprimere, nello scorcio del secolo XIX, all'istituzione teatrale e musicale, lì riuscendo a convogliare la più parte delle sue risorse economiche, per erigervi uno dei maggiori teatri lirici del nostro Paese e certamente il più importante teatro "storico" del Piemonte. Ci ha lasciato con esso una testimonianza di elevato valore architettonico, capace di esprimersi non soltanto nell'edificio in sè stesso, che pure è di notevole impianto ed espressione di originali caratteri tipologici, nella sua squadrata ma anche articolata e originale massa volumetrica, ma anche nella storia delle sue prestigiose programmazioni di cultura.
Novara, Teatro Coccia, il lampadario centrale della sala
Nel 1886 l'antico Teatro "Nuovo" (inaugurato nel 1779 su progetto di Cosimo Morelli)
veniva abbattuto per le modificate esigenze di una città in grande spansione demografica e per l'affermazione di una borghesia sempre più interessata all'affermazione di una sempre più cospicua produzione teatrale e musicale, cui da tempo si aggiungeva anche quella della normale cittadinanza. Già intorno al 1860 l'architetto Alessandro Antonelli, divenuto noto per la Mole torinese e per la cupola novarese di San Gaudenzio, aveva proposto, con la fusione del Teatro Nuovo col Teatro Sociale per
accorpamento di diverse unità tipologiche di spettacolo, un maestoso
progetto, poi abbandonato perchè eccessivamente costoso.
Così, col progetto del milanese architetto Oliverio, si posero le basi per l'attuale costruzione, che fu totalmente "azzeccata", sia nello stile che nelle proporzioni, che fu chiamata, da un articolo del Corriere della Sera del 1933, anticamera del Teatro alla Scala di Milano. Moltissimi grandi nomi della cultura musicale italiana e internazionale, infatti, prima di "passare" al teatro milanese, ebbero i loro esordi in quello novarese.
Novara, l'edificio Centrale della Barriera Albertina, visto da uno dei caselli daziari. In testa all'articolo la sala del teatro Coccia. Sotto al primo titolo: il frontone principale della Barriera Albertina. Sotto il secondo titolo: immagine esplosa dell'interno della grande sale del Teatro Coccia.
"Era il 1886 quando vi fu la posa della prima pietra del Nuovo Teatro di Novara, che andava a sostituire il precedente ormai inadatto alle necessità della città. L'architetto incaricato fu Giuseppe Oliverio, milanese, che riuscì ad inaugurare il nuovo teatro già il 22 dicembre del 1888 con la rappresentazione degli Ugonotti di Meyerbeer, diretta da un giovanissimo Arturo Toscanini.
Troviamo subito la bella facciata con colonne in stile dorico per il piano terra e ionico per il primo con il porticato in granito rosa di Baveno. Nell'atrio sono visibili i busti di Giuseppe Verdi, Vincenzo Bellini, Gioachino Rossini e Gaetano Donizetti, in Platea quelli di saverio Mercadante e Carlo Coccia. Il nuovo teatro ebbe ed ha dimensioni davvero imponenti: il palcoscenico misura 16 x 23 metri, idoneo alla rappresentazione di spettacoli equestri, e tutti i palchi potevano contare su retropalchi che ospitavano piccole cucine, per servire pasti alle famiglie nobili tra un atto e l'altro e, nel caso del conte Caccia di Romentino, addirittura il suo piccolo museo teatrale privato, L'edificio fu completato solo nel 1928."
Novara, il teatro Coccia visto dall'esterno. L'impostazione grandiosa e articolata delle sue volumetrie è evidente, sia per gli aggetti delle aree dei ridotti, sia per l'emergenza della torre di palcoscenico. Esteticamente efficaci, sul lato dell'ingresso, il profondo portico che ne deternina l'osmosi con le superfici del passeggio cittadino, nonchè la bella "veranda", di poco posteriore, in ferro e vetro, che ne allarga il ridotto delle gallerie.
Non
lontano dal Teatro Coccia, porta della città storica per chi proveniva
dalla zona dei Laghi, è collocata la Barriera Albertina.
"Altro
non era che una dogana, posta all'ingresso di ponente di Novara, la
cosiddetta Porta Vercelli. Venne incaricato della costruzione l'ing.
Antonio Agnelli che pensò di costruire il complesso monumentale
separandola in due edifici gemelli, quello a Nord destinato al servizio
di guardia, quello a sud per la riscossione del dazio."
Novara, i caselli daziari della Barriera Albertina
"La struttura
verrà inaugurata nel 1837 e dedicata a carlo Alberto per ringraziare il
monarca per gli interventi promossi a favore dell'agricoltura e del
commercio novarese. Le due costruzioni sono impostate sull'ordine dorico
sormontato da un timpano, come da perfetta tradizione neoclassica. Le
sculture sono ad opera dello scultore Giuseppe Argenti di Viggiù, che
raffigurano le personificazioni della beneficienza regia (con accanto
una civetta, uccello che vede anche nelle tenebre), della riconoscenza
(che accarezza una cicogna vicina a un elefante, animale che non
dimentica nè i benefici nè i torti), dell'agricoltura (con accanto una
cornucopia con mazzi di riso, grano e uva) e del commercio, raffigurato
come un giovane dio Mercurio con i suoi simboli: sfera, compasso,
squadra, bussola, fiaccola."
Novara, una immagine della sala interna del teatro Coccia
"Completano il tutto le statue della
Concordia e della Vigilanza, sedute, la Concordia tiene nella mano
destra una torcia e nella sinistra un rametto di melograno, la Vigilanza
ha in grembo una lucerna ad olio e vicino ad essa c'è un gallo."
Così come avvenniva a Milano, nella città napoleonica e poi teresiana, ove un'idea della "manificienza civile" veniva applicata alle costruzioni di pubblica utilità e decoro della cintura daziaria, anche nelle citta minori della provincia lombarda e piemontese ebbe i suoi recapiti naturali. Così come il verbo della purezza architettonica neoclassica si faceva icona, nei caselli daziari attorno alle mura spagnole, nella grande Milano, come ad esempio a Porta Venezia, a Porta Nuova, a Porta Garibaldi o a Porta Ticinese, anche a Novara analoga tipologia edilizia, di poco posteriore, con analoga impostazione degli apparati decorativi, veniva adottata. Ecco che particolarmente nella Barriera Albertina ne ritroviamo l'impianto, e perfino i caratteri. Anche a Novara, come a Milano, queste soluzioni ebbero molta fortuna, così che ancora oggi se ne possono riconoscere le qualità e quei fattori di grande forza nell'immagine complessiva delle loro città.
Eliana Frontini
Novara, 18 marzo 2013
(prefazione e postfazione di Enrico Mercatali)
Il testo di Eliana Frontini è anche comparso su Nuovo Sestante, n. 65
Novara, una bella immagine dello skyline cittadino,
ritagliato sullo sfondo scenografico del massiccio del Rosa
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