Nel segno di Alessandro Antonelli
in visita a Bellinzago e Maggiora, presso Novara
Nelle foto qui sopra (sopra al titolo foto di Enrico Mercatali), e sotto, le architetture antonelliane di cui parla Eliana Frontini nel suo articolo: la casa dell'architetto a Maggiora e l'asilo infantile di Bellinzago. La prima è una casa secentesca riattata dal Maestro della Mole torinese, ereditata da parenti per farne la propria abitazione di campagna, e la seconda, opera tarda, raro esempio di architettura sociale in tutta l'area, nata per svolgervi la funzione che ancora oggi vi è praticata. Entrambe sono interessantissimi esempi tipologici ottocenteschi, uno d'un edificio domestico, l'altro d'una scuola per l'infanzia, entrambi capaci di mostrare con facilità il rigore e la coerenza del suo autore, si, ma anche e soprattutto ciò che ha fatto di lui, storicamente, il messaggero d'una arte fortemente personalizzata, ricca di varianti spaziali inaspettate ed audaci, già presenti nelle sue primissime opere, nonchè di prorompenti guizzi d'ingegno, come nelle sue ultime, colossali avventure verso il cielo, le due altissime cupole di Torino e di Novara. Queste due ultime costituiscono un unicum che di lui fanno una personalità geniale assoluta. Ma la sua produzione complessiva, sia nei termini di una concezione articolata e tutt'altro che statica dello spazio, fatta per creare stupori popolareschi, altamente scenografici e talvolta perfino teatrali, sia d'una funziona data al dettaglio, fatta per sedurre i palati più raffinati, fa pensare a nessi con la cultura nordeuropea, specie a quanto seppe introdurre di fantasioso il contemporaneo Sir John Soane nell'ambito dell'architettura domestica inglese. Inclini entrambi ad un maggiore articolarsi degli spazi, e perfino ad un ricercare d'artifici, mostrano quanto sia venuto il tempo di superare, nell'architettura, classicistiche armonie, nella direzione d'un nuovo già intuito ma ancora tutto da scoprire. E' per questo che Taccuini Internazionali dedica volentieri all'amato Antonelli questo approccio, localista e genuino, di Eliana Frontini
testo di Eliana Frontini
(foto di repertorio, o, se indicato, di Enrico Mercatali)
(foto di repertorio, o, se indicato, di Enrico Mercatali)
Il FAI, fondo per l'ambiente italiano, sezione di Novara, ha offerto per le scorse Giornate di Primavera, un itinerario decisamente interessante, aprendo molti beni solitamente chiusi al pubblico. Linea comune del percorso è stato l'architetto Alessandro Antonelli e i monumenti da lui progettati in provincia. Due soprattutto sono state le strutture che hanno suscitato la nostra cujriosità: l'Asilo De Medici, a Bellinzago, e la casa Antonelli a Maggiora. Progettato quando l'Antonelli aveva già raggiunto un'età avanzata, l'Asilo De Medici è stato costruito grazie al lascito testamentario dell'avvocato Gabriele De Medici, novarese d'adozione, ma bellinzaghese di nascita. Dalle sue nozze con Marietta D'Adda non nacquero figli, e l'avvocato ebbe sempre l'intenzione di lasciare una cospicua somma ad un istituto che si occupasse dei bambini, non inteso come luogo di ricovero per l'infanzia abbandonata, bensì come struttura in grado di fornire una prima vera educazione. Il testamento era datato 1859, ma dovettero trascorrere ancora 17 anni perchè l'asilo fosse aperto, nel 1876. Il progetto venne commissionato ad Alessandro Antonelli, architetto già conosciuto sul territorio: a Bellinzago, trant'anni prima, aveva progettato la chiesa parrocchiale. Si tratta, in assoluto, di una delle prima struttire architettoniche progettate specificatamente per l'uso di asilo infantile, e Antonelli prese così a cuore il progetto, che donò al Comune i disegni, e la popolazione nei giorni festivi lavorò alla costruzione gratuitamente. Il progetto fu approvato nel 1873, e già il 28 maggio 1976 venne inaugurato con una festa davvero solenne: le autorità vennero accolte dagli spari di otto cannoni, ci furono le esibizioni ginniche dei bambini ed un pranzo offerto dal sindaco, allora Francesco Vandoni. La giornata venne conclusa con il lancio di due palloni aerostatici.
L'asilo entrò immadiatamente in funzione, affidato alle suore Figlie di Sant'Anna, ordine fondato dalla Beata Rosa Gattorno. Oggi lascuola è ancora aperta e funzionante ma i bambini vengono istruiti da personale laico, aqnche se alcune suore risiedono ancora nell'edificio.
Fulcro dell'asilo è la stanza centrale, dalla quale si dipanano i corridoi in modo da costruire, in pianta, una croce. Antonelli evita la decorazione delle colonne, che, in un ambiente di questo tipo, doveva ritenere superflua. Dal salone principale si raggiungono le aule, il refettorio e tutti gli ambienti dell'asilo. Una particolarità è riservata al riscaldamento: un'unica stufa centrale riscaldava tutti gli ambienti, e, in epoca fascista, i bambini dovevano venire a scuola con un ceppo per contribuire al riscaldamento. I colori sono stati scelti personalmente da Antonelli, che decise di far prevalere quelli che amava di più: i colori chiari, pastello, soprattutto gli azzurri e i gialli chiari, decisamente adatti allo scopo della costruzione.
Mentre il piano terreno era ed è riservato ai bambini, il primo piano era per le religiose, che qui avevano le loro stanze e la cappella privata, il cui pavimento, con le decorazioni a tralci di vite, è conservato originale. Il crocefisso è un retaggio della vecchia chiesa ottocentesca. La cappella, che misura una manciata di metri quadro, è molto amata dai bellinzaghesi, come l'asilo stesso, tanto che alcuni scelgono di sposarsi qui, e ancor oggi gli abitanti del paese continuano la tradizione di aiutare gratuitamente le suore, donando per esempio i nuovi banche della cappella. Tutto il primo piano si apre sugli spazi sottostanti in forma di una sorta di lungo matroneo, da cui le suore potevano sorvegliare i bambini anche dalle loro stanze. Salendo al terzo piano, ove ora si sta allestendo un piccolo museo con i vecchi oggetti della scuola e la ricostruzione della stanza in cui dormì la beata Rosa Gattorno, ci accorgiamo che i gradini diminuiscono progressivamente di altezzaa, per non affaticare eccessivamente durante la salita. Sempre all'ultimno piano, aprendo una porta...segreta, si può ammirare tutta la potenza della costruzione di Antonelli: la parte superiore delle possenti volte, tutte scrupolosamente in mattoni, materiale preferito dal nostro architetto. Cinque fornaci lavoravano per Antonelli, tra cui la fornace Bottacchi di Novara, le cui ciminiere svettavano fino a una tentina di anni fa sulla grande area industriale, ora scomparsa, situata tra viale Roma e viale Giulio Cesare. Durante gli anni sono state poche le modifiche apportate alla struttura: le aule sono state controsoffittate (in origine erano alte più di 5 metri), per controllare il consumo del riscaldamento, ed è stato fatto, per ragioni igieniche e sanitarie, il refettorio. In origine ospitava 300 bambini.
A Maggiora invece il FAI ha dato la possibilità di visitare la casa natale di Antonelli, sempre chiusa al pubblico in quanto dimora privata. Si tratta di un edificio a quattro piani, con un ampio parco piantumato, di proprietà della famiglia Antonelli dal 1600, e ristrutturata da Alessandro nei mesi di vacanza che trascorreva nella casa natale, impiegando solo mano d'opera del paese, per aiutare l'economia delle famiglie. Alcuni, tra l'altro, impararono lo stle dell'Antonelli, e lo riportarono come poterono anche nelle loro abitazioni: molte case del paese, ancor oggi, hanno una certa impronta antonelliana. All'interno dell'edificio purtroppo nulla è rimasto di proprietà della famiglia: dopo il figlio Costanzo la casa venne venduta. Ammiriamo però la struttura, simile nella facciata che dà sul giardino, a casa Bossi di Novara. Si tratta di un bell'edificio di quattro piani, sorretti da colonne di granito bianco, il piano terreno è porticato e dalla loggia all'ultimo piano si intravvede tra gli alberi il santuario di Boca. In quest'edificio vediamo un'altra invenzione del nostro architetto: gli scuri delle finestre sono a scomparsa nel muro, per evitare di ingombrare con la loro presenza le stanze, e "sporcarne" così la lineare pulizia.
Nelle foto qui sopra una parte della seconda corte di Casa Bossi a Novara, ed un dettaglio del capitello del colonnato che sorregge il portico che ne caratterizza i principali due lati interni. Gli esempi sono stati qui mostrati in quanto assai simili, sia il portico che il capitello, a quelli di Casa Antonelli di Maggiora. Anche il granito bianco utilizzato nelle due quasi coeve opere è il medesimo. Tali dettagli rappresentano una sorta di serialità progettuale ed esecutiva che fa parte integrante anch'essa del "metodo di lavoro" del grande architetto, per nulla imbarazzato dalla ripetitività di un dettaglio, di un particolare stilistico o costruttivo, a fronte di una libera e fervida creatività nelle soluzioni d'impianto, che certamente è la sua caratteristica principale, come stanno a testimoniare le sue due più mirabolanti realizzazioni, tipologicamente e strutturalmente parlando, quali la mole torinese e la cupola novarese (foto di Enrico Mercatali).
Denominatore comune dei due edifici è lo stile architettonico dell'Antonelli. Stlisticamente ci troviamo di fronte a due fabbricati rigorosi, luminosi, dalle semplici linee, rispondenti in pieno allo stile tipico dell'Antonelli, che elaborò presto una concezione funzionale dell'architettura fondata su un calcolo scrupoloso degli sforzi e delle resistenze dei materiali, esaltando la ricerca scientifica degli ingegneri. La composizione architettonica era vista dal nostro architetto come una combinazione tra elementi derivati dal mondo greco e romano (a Maggiora per esempio la scelta dell'ordine dorico): l'uso degli ordini e dei timpani, la simmetria di prospetti e piante, la corrispondenza tra interni ed esterni e il ricorso a volumi chiari e ben definiti nella definizione dei vari corpi di fabbrica, presenti in tutti i suoi progetti, lo testimoniano.
Eliana Frontini
Novara, 6 luglio 2012
L'asilo entrò immadiatamente in funzione, affidato alle suore Figlie di Sant'Anna, ordine fondato dalla Beata Rosa Gattorno. Oggi lascuola è ancora aperta e funzionante ma i bambini vengono istruiti da personale laico, aqnche se alcune suore risiedono ancora nell'edificio.
Fulcro dell'asilo è la stanza centrale, dalla quale si dipanano i corridoi in modo da costruire, in pianta, una croce. Antonelli evita la decorazione delle colonne, che, in un ambiente di questo tipo, doveva ritenere superflua. Dal salone principale si raggiungono le aule, il refettorio e tutti gli ambienti dell'asilo. Una particolarità è riservata al riscaldamento: un'unica stufa centrale riscaldava tutti gli ambienti, e, in epoca fascista, i bambini dovevano venire a scuola con un ceppo per contribuire al riscaldamento. I colori sono stati scelti personalmente da Antonelli, che decise di far prevalere quelli che amava di più: i colori chiari, pastello, soprattutto gli azzurri e i gialli chiari, decisamente adatti allo scopo della costruzione.
Il monumento all'Architetto Alessandro Antonelli in Maggiora,
come riprodotto in una vecchissima cartolina
Mentre il piano terreno era ed è riservato ai bambini, il primo piano era per le religiose, che qui avevano le loro stanze e la cappella privata, il cui pavimento, con le decorazioni a tralci di vite, è conservato originale. Il crocefisso è un retaggio della vecchia chiesa ottocentesca. La cappella, che misura una manciata di metri quadro, è molto amata dai bellinzaghesi, come l'asilo stesso, tanto che alcuni scelgono di sposarsi qui, e ancor oggi gli abitanti del paese continuano la tradizione di aiutare gratuitamente le suore, donando per esempio i nuovi banche della cappella. Tutto il primo piano si apre sugli spazi sottostanti in forma di una sorta di lungo matroneo, da cui le suore potevano sorvegliare i bambini anche dalle loro stanze. Salendo al terzo piano, ove ora si sta allestendo un piccolo museo con i vecchi oggetti della scuola e la ricostruzione della stanza in cui dormì la beata Rosa Gattorno, ci accorgiamo che i gradini diminuiscono progressivamente di altezzaa, per non affaticare eccessivamente durante la salita. Sempre all'ultimno piano, aprendo una porta...segreta, si può ammirare tutta la potenza della costruzione di Antonelli: la parte superiore delle possenti volte, tutte scrupolosamente in mattoni, materiale preferito dal nostro architetto. Cinque fornaci lavoravano per Antonelli, tra cui la fornace Bottacchi di Novara, le cui ciminiere svettavano fino a una tentina di anni fa sulla grande area industriale, ora scomparsa, situata tra viale Roma e viale Giulio Cesare. Durante gli anni sono state poche le modifiche apportate alla struttura: le aule sono state controsoffittate (in origine erano alte più di 5 metri), per controllare il consumo del riscaldamento, ed è stato fatto, per ragioni igieniche e sanitarie, il refettorio. In origine ospitava 300 bambini.
Casa Antonelli a Maggiora (No), facciata verso la corte interna
A Maggiora invece il FAI ha dato la possibilità di visitare la casa natale di Antonelli, sempre chiusa al pubblico in quanto dimora privata. Si tratta di un edificio a quattro piani, con un ampio parco piantumato, di proprietà della famiglia Antonelli dal 1600, e ristrutturata da Alessandro nei mesi di vacanza che trascorreva nella casa natale, impiegando solo mano d'opera del paese, per aiutare l'economia delle famiglie. Alcuni, tra l'altro, impararono lo stle dell'Antonelli, e lo riportarono come poterono anche nelle loro abitazioni: molte case del paese, ancor oggi, hanno una certa impronta antonelliana. All'interno dell'edificio purtroppo nulla è rimasto di proprietà della famiglia: dopo il figlio Costanzo la casa venne venduta. Ammiriamo però la struttura, simile nella facciata che dà sul giardino, a casa Bossi di Novara. Si tratta di un bell'edificio di quattro piani, sorretti da colonne di granito bianco, il piano terreno è porticato e dalla loggia all'ultimo piano si intravvede tra gli alberi il santuario di Boca. In quest'edificio vediamo un'altra invenzione del nostro architetto: gli scuri delle finestre sono a scomparsa nel muro, per evitare di ingombrare con la loro presenza le stanze, e "sporcarne" così la lineare pulizia.
Nelle foto qui sopra una parte della seconda corte di Casa Bossi a Novara, ed un dettaglio del capitello del colonnato che sorregge il portico che ne caratterizza i principali due lati interni. Gli esempi sono stati qui mostrati in quanto assai simili, sia il portico che il capitello, a quelli di Casa Antonelli di Maggiora. Anche il granito bianco utilizzato nelle due quasi coeve opere è il medesimo. Tali dettagli rappresentano una sorta di serialità progettuale ed esecutiva che fa parte integrante anch'essa del "metodo di lavoro" del grande architetto, per nulla imbarazzato dalla ripetitività di un dettaglio, di un particolare stilistico o costruttivo, a fronte di una libera e fervida creatività nelle soluzioni d'impianto, che certamente è la sua caratteristica principale, come stanno a testimoniare le sue due più mirabolanti realizzazioni, tipologicamente e strutturalmente parlando, quali la mole torinese e la cupola novarese (foto di Enrico Mercatali).
Denominatore comune dei due edifici è lo stile architettonico dell'Antonelli. Stlisticamente ci troviamo di fronte a due fabbricati rigorosi, luminosi, dalle semplici linee, rispondenti in pieno allo stile tipico dell'Antonelli, che elaborò presto una concezione funzionale dell'architettura fondata su un calcolo scrupoloso degli sforzi e delle resistenze dei materiali, esaltando la ricerca scientifica degli ingegneri. La composizione architettonica era vista dal nostro architetto come una combinazione tra elementi derivati dal mondo greco e romano (a Maggiora per esempio la scelta dell'ordine dorico): l'uso degli ordini e dei timpani, la simmetria di prospetti e piante, la corrispondenza tra interni ed esterni e il ricorso a volumi chiari e ben definiti nella definizione dei vari corpi di fabbrica, presenti in tutti i suoi progetti, lo testimoniano.
Eliana Frontini
Novara, 6 luglio 2012
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