American way of life
S U B U R B I A
Bill Owens
fotografa quarant'anni fa i sobborghi di città californiane
In mostra a Milano 30 tra le sue fotografie più note
(presso la galleria Area Lina)
Frange di tessuti urbani caratterizati da lotti piccolissimi per casette unifamiliari ad alta concentrazione, per una way of life ove individualismo pseudoidentitario e spirito di frontiera derivano tutti da un solo modello: quello di Paperino Story di disneyano imprinting. Le fotografie, tutte in bianco e nero, che il fotografo statunitense Bill Owens ha scattato quarant'anni fa, trentacinquenne, costituiscono oggi, nella loro attualità, un saggio di sociologia urbana, costituita da tratti altamente significativi, per iconicità, anomia, vago sentore di in benessere diffusivo e senza qualità e senza prospettive di cambiamento.
Raduni di giovani per festeggiare qualche evento sportivo, al centro del
quartiere, sguardi opachi entro trofei d'arredamenti indefinibili,
dedizioni familiari tra elettrodomestici significativi d'un benessere
mai esistito prima, rituali di comportamento preparati per la fotografia
domenicale, sfoggio di autoveicoli preparati per la scampagnata ai
parchi. Ogni cosa sembra vivere d'una vita collettiva che il quartiere
sa ancora assegnare, almeno ai più giovani. Una spensieratezza raggiunta
dopo generazioni di fatiche e di lavoro.
Owens sa che le sue sono foto
stanno documentando un'epoca, ed il suo sguardo, certamente non critico,
è capace però di evidenziare un sottile discrimine tra quanto ritrae la sua macchina fotografica
ed il suo occhio da indagatore-sociologo: uno sguardo, il suo, che a
quasi mezzo secolo di distanza, evidenzia la sua forza documentaristica,
non scevra da sottigliezze artistiche, soprattutto nell'indagine
d'ambiente, nel quale ogni personaggio diventa frammento significativo e caratteristico d'una società di massa che ha avuto la ventura di diffondere i propri modelli in tutto l'occidente. Di questo l'autore delle foto sembra consapevole, mentre ritrae i personaggi ed i relativi sfondi, pur concedendosi qualche innocuo tratto ironico d'ambiente e di costume. Tali situazioni, evidentemente, non gli erano del tutto estranei. Ma, come sempre avviene quando trascorrono i decenni, la sua opera assume un valore oggi che trascende il singolo momento creativo per assumere valenze molteplici e superiori.
Milano, 2 giugno 2012
Enrico Mercatali
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