L'umanesimo esistenzialista
di Marlene Dumas
in mostra nell'ex Collegio delle Stelline di Milano
Due immagini di Marlene Dumas: In alto un fotogramma del video istallato nella mostra milanese (foto di Enrico Mercatali). Sotto: l'artista in una immagine di repertorio
Abbiamo molto apprezzato la mostra che è stata dedicata alla grande artista sudafricana, naturalizzata olandese, Marlene Dumas, nelle sale del milanese Palazzo delle Stelline. Essendosi visto poco di lei nella metropoli lombarda, negli ultimi anni, eravamo rimasti esclusi dall'esperienza straordinaria di un contatto diretto con la sua pittura, capace d'un coinvolgimento empatico davvero fuori dal comune, ed avevamo perciò una modesta conoscenza complessiva della sua opera omnia, sterminata in produzione ed elevatissima in qualità.
Marlene Dumas, ritratti. Delle migliaia da lei realizzati, di personaggi d'ogni genere e paese, d'ogni età e condizione, solo alcuni, qui, presi a caso, per mostrarne l'intensità espressiva ed il forte coinvolgimento dell'artista nel reciproco rapporto coi soggetti, da lei conosciuti e frequentati, oppure semplicemente riprodotti da riviste o giornali, come era anche sua abitudine fare
Essendo questa mostra assai bella, ma piuttosto limitata in dimensione e sguardo sui periodi più importanti della storia artistica dell'autrice, saremmo davvero lieti se, a breve, vi fosse organizzata a Milano, in una sede più ampia, una sua mostra generalista, ampia e completa della sua multiforme e complessa figura. E' stato, della mostra di cui parliamo, allestita alle Stelline, il bellissimo video che l'accompagna, assai lungo e ben fatto, ad averci mostrato molto bene l'artista nelle sue diverse sfaccettature di donna e di persona, ad avercene dato esempi di coerente impegno nella vita, i cui contatti continui con persone d'ogni ceto ed estrazione culturale ne hanno arricchito la sensibilità, ad averci dato le immagini più vere della bella signora mentre sovrintende il suo lavoro, mentro lo studia, mentre lo osserva e lo modifica di continuo, mentre lo discute con studenti e professori, con artisti e curatori, a contatto con le alte istituzioni, o con gli ambienti più modesti che la stessa strada propone ai suoi interessi.
Ciò che nella mostra è esposto sono opere l'ultimo periodo dell'artista, nel quale assai più frequenti che nei precedenti sono i momenti di meditazione sul tema della religiosità o sul significato profondo che alcune figure di intellettuali hanno avuto nella vita personale dell'autrice. La stessa permanenza milanese dell'artista, ed i contatti avuti con persone e cose frequentate, ha messo in moto in lei istanze emotive e bisogni espressivi nuovi e diversi, che hanno lasciato una traccia in dipinti ad essi dedicati. Lo stesso cortile delle Stelline vi è stato riprodotto in versione sia diurna che notturna. La Pietà Rondanini. Il volto di Pier Paolo Pasolini e della madre dello scrittore.
La sede della mostra, un ex collegio di fanciulle in età adolescenziale hanno ricordato all'artista il suo travagliato periodo di collegio, che una profonda traccia ha lasciato nella sua mente, e che ha contribuito ad una vasta produzione tematica ad essa dedicata, profondamente sentita e da lei marcatamente interiorizzata e sofferta.
Difatti, se nella sua più ampia e conosciuta produzione hanno fatto breccia nel pubblico e nella critica specialmente gli aspetti più diretti e vitali delle sue frequentazioni umane, i volti e i corpi della vasta umanità da lei vissuta e frequentata, sia appartemente alle lontane rimembranze sudafricane, sia appartenenti all'adolescenza vissuta nel collegio, sia di tutti coloro che hanno fatto parte della sua vita di sentimento e di lavoro, nell'ultima, più intima e certamente più complessa visione del mondo, in questa mostra rappresentata, diventano importanti per lei le figure di Pier Paolo Pasolini e della madre, la figura del Cristo crocefisso, e la stessa michelangiolesca Pietà Rondanini del castello Sforzesco, che hanno lasciato in lei, indelebilmente, un profondo segno di umanissimo senso del divino.
La sede della mostra, un ex collegio di fanciulle in età adolescenziale hanno ricordato all'artista il suo travagliato periodo di collegio, che una profonda traccia ha lasciato nella sua mente, e che ha contribuito ad una vasta produzione tematica ad essa dedicata, profondamente sentita e da lei marcatamente interiorizzata e sofferta.
Marlene Dumas, ritratto di Pier Paolo Pasolini
Difatti, se nella sua più ampia e conosciuta produzione hanno fatto breccia nel pubblico e nella critica specialmente gli aspetti più diretti e vitali delle sue frequentazioni umane, i volti e i corpi della vasta umanità da lei vissuta e frequentata, sia appartemente alle lontane rimembranze sudafricane, sia appartenenti all'adolescenza vissuta nel collegio, sia di tutti coloro che hanno fatto parte della sua vita di sentimento e di lavoro, nell'ultima, più intima e certamente più complessa visione del mondo, in questa mostra rappresentata, diventano importanti per lei le figure di Pier Paolo Pasolini e della madre, la figura del Cristo crocefisso, e la stessa michelangiolesca Pietà Rondanini del castello Sforzesco, che hanno lasciato in lei, indelebilmente, un profondo segno di umanissimo senso del divino.
Nella sterminata produzione di disegni, eseguiti a volte con rapide macchie di colore acrilico su superfici abbondantemente inumidite per ottenervi sfumature inattese o calcolate, e a volte con linee dal segno sicuro e denso di maestria, si legge con forza l'intenso e vitale rapporto dell'autrice con l'intera umanità, il suo approccio carnale ai corpi delle persone, oltre che ai volti dallo sguardo espressivo d'un desiderio oppure d'una sofferenza indicibile. Non infrequenti sono i soggetti pornografici ad esprimere la forte attrattiva che hanno avuto sull'artista quei corpi e le loro pulsioni, nel momento stesso del loro riprodursi sulla carta, spesso anche perseguiti a scopo di provocazione d'un mondo artistico ritenuto da lei ipocrita ed incapace di essere realmente libero e sincero. Essi, lungi dall'essere per lei il segno d'un disagio, costituiscono, al contrario, il senso d'un forte attaccamento a tutto ciò che di genuinamente vitale esprimono i corpi d'entrambi i sessi, e il segno più efficace di un piacere di vivere che sta alla fonte stessa dell'esistenza e delle sue profonde implicazioni filosofiche e perfino religiose.
Davvero straordinario è il riscontro che l'opera di Marlene Dumas ha avuto nella critica mondiale:, allorchè vent'anni fa ella si è affacciata ai circuiti dell'arte, e vasta e sorprendente l'eco che hanno avuto nel mondo artistico i suoi più elevati podii di consacrazione, raggiunti con le personali per lei organizzate al Museum of Contemporary Art di Los Angeles nel 2007 e alla Tate Gallery di Londra, nel settembre 2008. Ha inoltre partecipato alla LII edizione dell’ Esposizione Internazionale d'arte di venezia, nel Padiglione africano, ed in seguito alla personale che le ha tributato, quale alto titolo onorifico, il Museo d'Arte Moderna di New York.
Un trionfo personale che sottolinea una costanza d'intenti ed una
volontà d'ottenere il desiderato traguardo, ottenuto con la sua indubbia
capacità, non solo di muovere il proprio pennello in perfetta sintonia
con la mente, di agire le tecniche più semplici contemporaneamente alle
più sofisticate, ma soprattutto di compiere un lavoro incassante di
amalgama personale col sociale, col suo pubblico, fatto spesso di povere
persone umiliate dalle pessime condizioni sociali, specie quelle di
colore frequentate nel suo paese d'origine, presso il quale ella spesso
ritorna per ritrovarvi il proprio humus esistenziale. Con la gente
Marlene parla a lungo e si intrattiene insegnando loro cose della vita
che sono frutto della sua esperienza, e mentre parla disegna ed
attraverso i disegni esprime nuovi contatti ed interessi, in un continuo
fatto di scambio e al contempo, anche per lei, d'apprendimento, e
condivisione. Un gioco di andata e di ritorno che muovono in lei i
sentimenti più veri, che sono quelli che le consentono di vivere nel
modo che lei desidera, che è anche quello che l'hanno fatta diventare
una delle artiste più significative dei nostri tempi.
Ancora oggi tornano alla memoria dell'artista il periodo vissuto nel collegio. Sono numerosi i ritratti e le situazioni che rappresentano, di quel periodo, le angosce e i traumi adolescenziali tra quelle pareti e con quelle compagne collezionati. E' stata anche la conoscenza del lavoro di Diane Arbus, fatta in quelle circostanze, ad avere un grande impatto sulla giovane artista in formazione. Esso ha dato a Marlene l'idea di quanto fosse imponente e impattante, a volte, e certamente nel campo della comunicazione artistica, il "peso dell'immagine", e la grande complessità rappresentata dalle forme umane, dalle forme degli stessi corpi, o dallo stesso sguardo, capace di fare di un volto un'icona istantanea, o di estrema fuggevole felicità o di immane prolungata sofferenza.
Milano, 23 maggio 2012
Enrico Mercatali
(dedicato a Elena B.)
(dedicato a Elena B.)
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