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12 December 2012

Nella Grande Mela, i sogni notturni di Irene Kung - di Enrico Mercatali




Nella Grande Mela
il sogno notturno di Irene Kung


Sopra il titolo: Flatiron Building (1). L'edificio Beaux Art è colto, nella foto assiale della Kung, come ancestrale segno primigenio, capace di catturare l'osservatore forse proprio per quel suo essere iper-icona non solo di bellezza architettonica, ma di simbolica essenza, iscritta forse nel nostro dna, di qualcosa che tutto tende a sovrastare, da subire, forse, ma ancor più intensamente desiderare, una divinità magari, o qualcosa che totemicamente la evochi. La sua maestosa peculiarità formale in quella foto vi è elevata all'ennesima potenza, dalla Kung, per via di quella sua magica emersione dal vuoto nero d'una silente e sospesa notte dei tempi, ove ogni contraddizione risolve e svanisce nello spazio-tempo per sottoporci all'incanto d'una estrema estasi.
Sotto il titolo: Guggenheim Museum (2). L'edificio-simbolo della cultura contemporanea newyorkese è fissato, dalla macchina fotografica della Kung, come fosse un UFO, presenza tanto misteriosa quanto inquietante, sollevata da terra come un'astronave in fase d'atterraggio. Il contributo dell'artista alla Metafisica è qui fortemente rimarcato dall'essere il segno stesso della wrightiana spirale una riminiscenza astratta delle antiche torri di Babele, rese ancor più immote e fredde d'apparire onirico generatore di stupore, o quanto meno emblema decontestualizzato di sospetto e attesa. Magrittiano contesto d'un equivocante straniamento, la città della Kung è muta, ma parlante il linguaggio d'una interiorità sospesa, in attesa che avvenga forse una catarsi...


Approda a Milano una mostra della grande artista fotografa italo-svizzera Irene Kung, presso Spazio-Forma, "la Città Invisibile", che ne ospita alcune gigantografie dalla perfettissima esecuzione che ne documentano l'invidiabile abilità tecnica, oltre che naturalmente le spiccati doti di personalissima genialità estetica.
Noi di Taccuini Internazionali ne siamo subito allertati per prendere contatto, finalmente dal vero, con quelle tanto decantate e pubblicate immagini, quanto attrattive, specialmente per chi, come noi architetti, vi riesce ad intuire facilmente le proprietà genuinamente originali e, diciamolo pure,  uniche del genere. 



Irene Kung, Brooklin Bridge


Ne restiamo attratti anche per l'aver saputo che numerose di quelle fotografie sono state prodotte negli States, ed in quella spettacolare città che, per noi europei, costituisce modello e simbolo, di spiccata modernità e di suprema allure culturale, New York, città che particolarmente capta la nostra attenzione per esservici appena recati anche e proprio per riconfrontarci con quegli attributi che più sopra abbiamo ricordato e che, nelle immagini della Kung vengono resi non solo spettacolari, ma anche totalmente decontestualizzati.


Qui sopra, dall'alto al basso: di Irene Kung 4 fotografie di altrettanti grattacieli newyorkesi, il Chrysler Building, l'Empire States Building,  il Lipstick Building e la Beekman Tower.

E' stata quindi volontà di queste pagine proporre anche ai nostri lettori la selezione newyorkese di immagini kunghiane, quale approccio al meglio forse della sua produzione, ed alle qualità specifiche che in esse, per prime, vi emersero, che destarono tanto entusiasmo sia nella critica che nel pubblico, e che riemergono nell'ultima produzione dell'artista (anche visibile nella galleria milanese) con un maggiore apporto di colore, sia pure non rinunciando a quella griffe d'artista costituita dagli sfumati che riducono nel nulla le silouette architettoniche dalla lievitante ed arcana presenza.

Irene Kung: Whitney Museum New York


Il bellissimo catalogo della mostra milanese, raffinata opera esso stesso per l'alta qualità tipografica, per le edizioni Contrasto apre con una dedica dell'autrice ad Italo Calvino, tratta da "Le città invisibili": " L'uomo che viaggia e non conosce ancora la città che lo aspetta lungo la strada, si domanda come sarà la reggia, la caserma, il mulino, il teatro, il bazar. In ogni città dell'Impero ogni edificio è differente e disposto in diverso ordine. Ma appena il forestiero arriva alla città sconosciuta e getta lo sguardo in mezzo a quella pigna di pagode e abbaini e fienili, seguendo il ghirigoro di canali orti immondezzai, subito distingue quali sono i palazzi dei principi, quali i templi dei grandi sacerdoti, la locanda, la prigione, la suburra. Cos' - dice qualcuno - si conferma l'ipotesi che ogni uomo porta alla memoria una città fatta soltanto di differenze, una città senza figure e senza forma, e le città particolari si riempiono".
Ludovico Pratesi, che ne ha curato la presentazione nell'articolo "Le città visibili di Irene Kung", conclude: "Alla cecità omologante della società globale l'artista risponde con una visione tanto precisa da diventare chirurgica, per sgombrare il nostro sguardo dai luoghi comuni e permettergli di vedere al di là della forma, oltre il reale. Città invisibili perchè non viste ma soltanto guardate, che Irene Kung ci svela nella loro natura più intima e segreta".



Note sugli edifici newyorkesi fotografati da Irene Kung:

1- Flatiron Building, 1901,  con i suoi 86,9 metri di altezza è stato uno dei primi e più alti edifici di New York sin dal suo completamento nel 1902. Situato a Manhattan, l'edificio fu progettato dall'architetto di Chicago Daniel Hudson Burnham in stile Beaux Arts su un lotto triangolare compreso tra la 23a strada, la Fifth Avenue e Broadway. La punta dell'edificio è larga solamente 2 metri e si estende per ventidue piani in altezza. E' stato l'edificio più alto della città fino alla costruzione del Park Row Building.
2- Guggenheim Museum, museo di arte moderna e arte contemporanea fondato nel 1937, con sede nella Quinta Strada. La sua sede attuale è un'opera di Frank Lloyd Wright del 1943, tra le più importanti architetture del XX secolo.
3- Brooklin Bridge, 1883, progetto dell'ingegnere tedesco John Augustus Roebling. Primo ponte costruito in acciaio e, per lungo tempo, il ponte sospeso più grande al mondo. Collega tra di loro Manhattan e il quartiere di Brooklyn attraversando il fiume East River.
4- Chrysler Building, 1930, progettato da William van Alen. Fu eretto velocemente (in media, quattro piani a settimana) e nessun operaio morì durante i lavori. La sua guglia, costruita in acciaio inox, fu eretta in cima all'edificio un pomeriggio del novembre 1929 rendendo il Chrysler Building l'edificio più alto del mondo. Van Alen e Chrysler mantennero questo primato per meno di un anno fino al completamento dell'Empire States Building.
5- Empire States Building, 1931, Progettato in stile Art Deco dagli architetti Lamb e Harmon, l'edificio fu completato in soli 14 mesi), anche allo scopo di togliere all'elegante Chrysler Building il titolo di edificio più alto del mondo. Inaugurato il 1° maggio 1931, esso ha 102 piani (per una superficie complessiva di 204.385 metri quadrati) serviti da 73 ascensori e che ricevono luce da 6500 finestre.
6- Lipstick Building,1986, è alto 138 metri e 34 piani. Il nome dell'edificio, progettato da Philips Johnson, è dovuto alla sua particolare forma e al colore: ricordano infatti un rossetto (in inglese "lipstick").
7- Beekman Tower, terminata il 18/02/2011 - Con i suoi 265 metri di altezza distribuiti su 76 piani complessivi, l'edificio, progettata da Frank Gehry, è diventato il grattacielo residenziale più alto di Manhattan. La torre, rivestita con un sistema di facciata continua in acciaio e vetro, presenta l’inconfondibile geometria asimmetrica e ondulata che contraddistingue le architetture del suo autore.
8- Whitney Museum, è un museo d'arte moderna statunitense fondato negli anni trenta, sito a Manhattan, e dedicato principalmente alle opere di artisti americani, tra cui Edward Hopper e Alexander Calder. Attualmente la sede del museo è il palazzo Breuer, sulla Madison Avenue; l'edificio è stato progettato da Marcel Breuer ed inaugurato nel 1966. 
Negli anni ottanta Michae Graves ha studiato la possibilità di ampliarlo e modificarlo, ma l'intero quartiere vi si oppose. Nel 2004 è stato affidato a Renzo Piano l'ampliamento della struttura, con un centro per le scuole, un auditorium e una biblioteca.



Irene Kung maneggia una delle sue gigantesche e accuratissime opere: La Piramide di Pei al museo del Louvre di Parigi



E' in preparazione su Taccuini Internazionali un prossimo articolo: "Irene Kung fotografa l'Italia".


Enrico Mercatali
Milano, 8 dicembre 2012

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