Non più teatro-finzione, nè teatro nel teatro,
non più teatro di strada.
Un teatro della vita dentro casa, casa propria, davanti ad un pugno di spettatori-ospiti
Sopra al titolo: la coppia di attori Roberta Bosetti e Renato Cuocolo nel giardino di casa, a Vercelli
Sotto: Roberta Bosetti in un locale della sua vecchia casa vercellese, nella quale verrà ambientata l'ultima piece in programma tra giugno e luglio 2012, per gruppi piccolissimi gruppi di spettatoriGli spettacoli a Vercelli avranno inizio il 2 giugno e si protrarranno fino alla fine del mese di luglio 2012. L'esperienza si preannuncia di notevole interesse, anche perchè capita raramente di assistere, o partecipare, ad un evento di questo genere: rappresentato nientemeno che dentro ad una casa privata, da una coppia di attori professionisti che hanno deciso di portare l'esperienza del loro rapporto di coppia, ricco d'ogni sfumatura che la vita abbia saputo determinare, dentro alle mura domestiche, facendole emergere ancora dentro alle stesse, ma in presenza di spettatori sconosciuti.
Roberta Bosetti e Renato Cuocolo ne saranno i protagonisti. Essi, che già hanno sperimentato negli ultimi anni della loro carriera professionale d'alto profilo questo genere di performances, in altri appartamenti od in alberghi, hanno deciso di riprovarci, questa volta, nella loro stessa casa, o meglio, nella casa di lei, lasciata anni addietro per inseguire le vie del teatro intorno al mondo, una villetta di tre piani col giardino. Questa volta, tra l'altro, hanno voluto anticipare l'evento, decisamente straordinario e sperimentale in una piccola città come Vercelli, promuovendolo con anticipo attraverso la stampa così da creare per esso una buona dose di impaziente attesa.
Roberta Bosetti, nella sua camera da letto, tra gli strumenti del mestiere che le consentono di cammuffarsi nei diversi ruoli da interpretare
I due personaggi-attori si sono conosciuti a Torino, dieci anni fa, durante la messa in scena da parte di lui, proveniente dall'Australia, per il Festival delle Colline, dell' "Agamennone" di Eschilo, lei nella parte di Clitennestra. La sua carriera la stava facendo bruciando tappe importanti, prima lavorando con Giorgio Strehler, poi con Federico Tiezzi e Walter Malosti, affinando ed impostando di volta in volta le proprie già innate attitudini per questo mestiere d'attrice.
La coppia di attori in una fotografia scattata durante il loro soggiorno in Australia
Tra i due nasce un'intesa destinata non solo ad unirli sul piano personale, ma anche, e profondamente, sul piano intellettuale ed artistico, avendo scoperto d'avere in comune una travolgente passione per il teatro vissuto fortemente proprio nella sfera intima e personale. Quello che non solo eufemisticamente può definirsi come teatro della vita, ma che diviene essenza stessa d'un modo di intendere la propria filosofia di vita, una vita che si fa teatro per sè stessi, prima ancora che per il pubblico, ma che si fa pubblica anche per avere profonde e forti retroazioni nel rapporto con una messinscena di sè, del proprio sè, dei momenti più intimi della vita personale vissuta nelle mura stesse della propria casa. In questo senso le mura di casa diventano una scenografia iperrealista, o "trappole di realtà", come essi stessi le hanno definite.
Lui, genovese, fonda nel 1978 il "Teatro dell'Ira". Dove dà questo nome all'esperimento che lo vede già attivo come forte innovatore e interprete d'un nuovo teatro dell'anima? A Trieste, città che lo vede al fianco di Franco Basaglia nell'ospedale psichiatrico della città, divenuto famoso per le sperimentazioni del famoso psichiatra d'un diverso e più aperto rapporto tra il malato e la società. Quando conosce Roberta assieme partono per l'Australia portando con sè l' "Iraa Theatre", e da lì, per diverse tournée attorno al mondo, ove sperimentano forme di teatro che si alimentano agli aspetti più inconsci della vita.
Il ritorno a casa, nella sua città natale, dopo quindici anni di continuo girovagare costituisce per lei, ma anche per la coppia, un momento particolarmente significativo della vita. Il testo lo hanno scritto loro stessi, esso costituisce la loro prima performance nata direttamente in lingua italiana, ed è già stata sperimentata in precedenti versioni. Tra loro stessi ed il loro pubblico, chiamato per nome durante le esibizioni, nelle quali non si distingue ciò che è teatro da ciò che è la vita, tvicendevolmente contaminandosi, nasce un assoluto senso di intimità tra chi è lì per solo guardare e chi recita, che costituisce l'idilliaco e perturbante fascino dell'esperimento, che lascerà forte un segno nell'immaginario di ciascuno, che trasformerà quella scena nella scena personale della vita di ciascuno.
L'attrice vercellese Roberta Bosetti
nei panni d'un personaggio interpretato per Iraa Theatre nel 2009.
Avveniva nel 2009 per "Vite sfuocate a raggi infrarossi", una piece di Iraa Theatre: "Compongo il numero di telefono indicatomi. Ho poco credito nel cellulare: altra ansia che si aggiunge all'ansia già presente. Cerco di dissimulare come posso." La voce di Roberta Bosetti, calda e dai toni confidenziali, intima nelle sue sfumature sospese tra il sonno e la veglia, mi invita ad attendere, qualcuno verrà a prendermi.
E' Renato Cuocolo a raggiungermi e condurmi verso l'appartamento in cui trascorrerò i miei prossimi cinquanta minuti onirici. In ascensore mi spiega che dovrò utilizzare un binocolo; non sarà affatto complicato, mi rassicura. E appena varcata la soglia d'ingresso della casa, avvolta dalla più completa oscurità, mi accorgo che quel binocolo a raggi infrarossi sarà l'unico strumento che determinerà il confine fra protagonista del sogno e spettatore, nonchè unica possibilità di orientarsi fra le tenebre.
Procedo insicuro, come sospeso nel vuoto; la vista è a tratti sfocata (come la vita, mi aveva anticipato in ascensore il mio traghettatore - come il sogno, aggiungerei io). Una voce mi chiama, cerco di avvicinarmi a lei, con qualche difficoltà. Una Roberta Bosetti sepolcrale, dalle bianche pupille, mi conduce nel suo sogno privato, fra le mura della sua casa privata".
E' Renato Cuocolo a raggiungermi e condurmi verso l'appartamento in cui trascorrerò i miei prossimi cinquanta minuti onirici. In ascensore mi spiega che dovrò utilizzare un binocolo; non sarà affatto complicato, mi rassicura. E appena varcata la soglia d'ingresso della casa, avvolta dalla più completa oscurità, mi accorgo che quel binocolo a raggi infrarossi sarà l'unico strumento che determinerà il confine fra protagonista del sogno e spettatore, nonchè unica possibilità di orientarsi fra le tenebre.
Procedo insicuro, come sospeso nel vuoto; la vista è a tratti sfocata (come la vita, mi aveva anticipato in ascensore il mio traghettatore - come il sogno, aggiungerei io). Una voce mi chiama, cerco di avvicinarmi a lei, con qualche difficoltà. Una Roberta Bosetti sepolcrale, dalle bianche pupille, mi conduce nel suo sogno privato, fra le mura della sua casa privata".
"Roberta torna a casa" è il prossimo spettacolo di Cuocolo-Bosetti, prodotto dal Festival delle Colline e dall'associazione milanese Olinda, che debutta a Vercelli il 2 giugno 2012, in via Ariosto, replicando fino alla fine di luglio. Il pubblico, una dozzina di persone ogni sera, potrà essere trasportato in sito da un pulmino.
Per info 0161 600 990
http://www.cuocolobosetti.com/
http://www.cuocolobosetti.com/
Enrico Mercatali
Lesa, marzo 2012
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