Il Ghetto di Venezia 500 anni dopo
nelle fotografie di Ferdinando Scianna
a Venezia - Galleria Tre Oci
Abbiamo appena trascorso tre giorni e tre notti nello splendido Ghetto veneziano, così ricalcando le nostre stesse orme degli ultimi cinque o sei anni in visita alla Biennale. Non abbiamo più abbandonato questa comoda ed ospitale collocazione in città soprattutto per via della sua spontanea accoglienza, per il calore del bell'alberghetto che ci ha ospitato, che compare quasi protagonista entro l'architettura del grande campo riprodotto nelle fotografie di Scianna, per la vivacità della vita quotidiana che dà ancora l'idea che Venezia esista come luogo per risiedervi, per la squisitezza delle preparazioni gastronomiche che vi propongono i ristoranti ebraici. Quest'anno, nel quale ricorrevano i 500 anni dalla nascita del Ghetto, abbiamo fatto di più, visitando la grande mostra di palazzo Ducale ad essa dedicata, e la mostra fotografica di Ferdinando Scianna, di cui qui di seguito riferiremo.
Qui sopra due immagini del campo del Ghetto Nuovo.
Al di sopra della Locanda del Ghetto (protiro con loggia e terrazze) è la Sinagoga Italiana.
Venezia dedica alla memoria del Cinquecentenario della costituzione del
Ghetto (il primo ghetto mai realizzato al mondo), oltre alla grande
mostra di palazzo Ducale dal titolo "Venezia gli Ebrei e l'Europa
1516-2016"), una mostra di fotografie di Ferdinando Scianna per Magnum
Photo scattate oggi nel Ghetto veneziano. La Galleria Tre Oci alla
Giudecca ne ospita il lavoro prevalentemente incentrato sulla grande
vitalità civile, religiosa, culturale che ancora si snoda davanti agli
occhi del visitatore nelle strette strade e delle piazze del Vecchio,
del Nuovo e del Novissimo Ghetto a Cannaregio. Come è nella sua sigla,
quella che tanto Leonardo Sciascia aveva apprezzato quando vide la sua
prima mostra in Sicilia, e quella che convinse Cartier-Bresson ad
introdurlo nella prestigiosa agenzia Magnum Photos di cui divenne membre
nel 1982, egli ritrae luoghi e personaggi cercando una forma.
Qui sopra: Insegnamento del rabbino nel Midrash Luzzatto dentro la sinagoga Levantina
Il Ghetto rivive, e indelebilmente si imprime perciò, in queste
fotografie che danno testimonianza non solo di una sempre forte
vitalità, sia diurna che notturna, della gente che ne popola le strade,
le piazze, le case, i negozi, le scuole, le sinagoghe, rendendola ancora
e sempre tipicamente veneziana proprio in quanto cosmopolita, ma anche
di quella ricchezza di segni e di comportamenti che ne sanno raccontare,
rafforzandone i caratteri, quella che forse è la più tenace tra le
presenze etniche nella storia della città.
Ancora oggi, come ci segnala Scianna, così come avveniva un tempo, le persone e i luoghi divengono un tutt'uno entro il quotidiano che racconta la storia, così come oggi comportamenti civili e riti religiosi si mescolano nelle calli, si rappresentano nei campi e lungo i canali del Ghetto, si infondono nei cibi delle sue panetterie e dei suoi ristoranti koscher, oppure si illustrano e si plasmano nei suoi quadri e nel suo artigianato, divenendo oggi perfino esperienza turistica per chi vi entra e lo vive dall'interno.
Pietre d'inciampo nel campo del Ghetto Nuovo
(vedi anche: http://taccuinodicasabella.blogspot.it/2015/01/lartista-tedesco-gunter-demnig-installa.html
Interno della Galleria Tre Oci di Venezia alla Giudecca
Enrico Mercatali
Venezia, 10 novembre 2016