Torino festeggia il 1° aprile
un grande evento internazionale:
l'Egizio completamente rinnovato
l'Egizio completamente rinnovato
A great international event
Il Nuovo Egizio
di Torino
di Torino
Egyptian Museum
now completely renovated
compete per bellezza, così come per ricchezza delle collezioni,
con quello di Il Cairo, che è il primo al mondo
Nel nuovo allestimento, completamente rinnovato rispetto a quello che ha preceduto i lavori di trasferimento, di riallestimento e di restauro, durati poco meno di sei anni, gli spazi ad esso ora destinati alla Manica Lunga di Palazzo Reale sono più che raddoppiati, passando dai precedenti 5000 della Galleria Sabauda agli odierni 10.000. Le collezioni si sono arricchite di nuove aggiunte documentali ed ora gli oggetti esposti hanno raggiunto il ragguardevole numero di 3.500, dai più piccoli a quelli monumentali, quali il sacofago di uno dei figli di Cheope (faraone della più grande piramide egizia dell'Antico Regno), il cui peso di tre tonnellate ha richiesto speciali tiranti per scaricarne il peso sui muri portanti dell'edificio.
Il vecchio museo, che pur era il secondo al mondo per importanza, accusava da tempo problemi di spazio, e non ultimi erano i problemi legati alla sua vetustà, sia come concezione museografica che come adeguatezza degli spazi accessori di servizio. La disposizione dei reperti era caotica e incoerente e la visita risultava difficoltosa e dispersiva. Il nuovo museo, ormai a vocazione internazionale, che aveva già vista l'apertura di una prima sezione al piano terra lo scorso anno, dispone ora di spazi adeguati e ben arredati, oltre ad una serie di utili servizi per i visitatori. Il costo complessivo delle opere eseguite ammonta a 50 milioni di euro, un budget notevole, suddiviso tra diversi soggetti finasnziatori: 25 milioni provengono dalla Compagnia di San Paolo, 10 milioni dalla Città di Torino, 7 milioni dalla Regione Piemonte, 5 milioni dalla Fondazione Crt e 3 milioni dalla Provincia di Torino.
Il nuovo museo dispone ora di una coerenza espositiva che prima non poteva avere per la ristrettezza dei suoi spazi: Il percorso si svolge ora secondo un criterio rigidamente cronologico a partire dal piano terra, per svilupparsi ai piani superiori, partrendo dal Periodo Predinastico, 4000-3400 a.C., per passare all'Epoca Islamica attraverso l'Antico Regno, il Primo Perodo Intermedio, il Medio e Nuovo Regno, i successivi Periodi Intermedi fino a quello Nubiano, le epoche Tolemaicha e Romana, il Periodo Islamico (VII-VIII secolo), mentre al piano interrato vi è la più parte della collezione storica.
Quest'ultima è quella che maggiormente lega il Museo ai torinesi, quella che dice come nacque qui la collezione a partire dalla Mensa Isiaca acquistata nel 1628 dal re Carlo Emanuele I assieme al nucleo originario della collezione sabauda. Vi si aggiunsero nel 1700 la Iside di basalto, fino ad ora immaginata come l'effige della dea Hathor, e la Sekhmet di diorite, divinità menfita dalla testa leonina, entrambe portate nella città da Vitaliano Donati su incarico di Carlo Emanuele III. Nel 1820 i monarchi sabaudi acquistaronio per una cifra iperbolica l'intera collezione di Bernardino Drovetti. Subito dopo, nel 1825 Carlo Alberto fondò l'Egizio, mentre giungeva dalla Francia Francois Champollion, che verificò proprio a Torini, studiandone i reperti, il suo metodo di decifrazione dei geroglifici. Poi fu la volta dell'acquisizione del Papiro Iufankh, il più lungo al mondo coi suoi 18,45 metri, ed infine di un dipinto ottocentesco di Delleani raffigurante lo stesso museo in quell'epoca, libri, reperti e documentazione varia proveniente dagli scavi che fece Ernesto Schiapparelli mentre era direttore del Museo Egizio tra '8 e '900.
It competes in beauty, as well as richness of the collections,
with the Cairo one, which is the world's first
with the Cairo one, which is the world's first
Il vecchio museo, che pur era il secondo al mondo per importanza, accusava da tempo problemi di spazio, e non ultimi erano i problemi legati alla sua vetustà, sia come concezione museografica che come adeguatezza degli spazi accessori di servizio. La disposizione dei reperti era caotica e incoerente e la visita risultava difficoltosa e dispersiva. Il nuovo museo, ormai a vocazione internazionale, che aveva già vista l'apertura di una prima sezione al piano terra lo scorso anno, dispone ora di spazi adeguati e ben arredati, oltre ad una serie di utili servizi per i visitatori. Il costo complessivo delle opere eseguite ammonta a 50 milioni di euro, un budget notevole, suddiviso tra diversi soggetti finasnziatori: 25 milioni provengono dalla Compagnia di San Paolo, 10 milioni dalla Città di Torino, 7 milioni dalla Regione Piemonte, 5 milioni dalla Fondazione Crt e 3 milioni dalla Provincia di Torino.
Il numero di visitatori ogni anno ormai supera il numero di 500.000. L'anno scorso, con l'apertura di una sola parte del nuovo museo ed i lavori in corso si è raggiunto il numero di 567.000 visitatori, mentre il numero più alto mai registrato è stato nell'anno 2011, con 577.000 presenze.
Ciò che ha fatto notizia, alla giornata inaugurale del nuovo allestimentio, è stato proprio il livello qualitativo che ha segnato l'intera organizzazione dei lavori, la quale, senza mai smettere di mostrare al pubblico le parti del museo non coinvolte direttamente nei lavori, è riuscita, nei tempi e coi costi previsti, a portare a termine l'opera, raggiungendo livelli che normalmente sono difficili da riscontrare nelnostro paese.
Molto apprezzati, sia dalla critica che dal pubblico, sono stati sia il progetto dell'architetto Aimaro Isola, sia il contributo operativo del giovane direttore Christian Greco, sia il quadro delle maestranze tra cui spicca per perfezione tecnologica la squadra di Sandro Goppion cui si devono le splendide vetrine, sia il raconto grafico ed il logo di Ico Migliore e Mara Servetto, ed infine per il fine restauro dei manufatti il Centro di Restauro della Venaria Reale e dei Musei Vaticani: un "miracolo italiano" al quale non eravamo più abituati.
Il nuovo museo dispone ora di una coerenza espositiva che prima non poteva avere per la ristrettezza dei suoi spazi: Il percorso si svolge ora secondo un criterio rigidamente cronologico a partire dal piano terra, per svilupparsi ai piani superiori, partrendo dal Periodo Predinastico, 4000-3400 a.C., per passare all'Epoca Islamica attraverso l'Antico Regno, il Primo Perodo Intermedio, il Medio e Nuovo Regno, i successivi Periodi Intermedi fino a quello Nubiano, le epoche Tolemaicha e Romana, il Periodo Islamico (VII-VIII secolo), mentre al piano interrato vi è la più parte della collezione storica.
Quest'ultima è quella che maggiormente lega il Museo ai torinesi, quella che dice come nacque qui la collezione a partire dalla Mensa Isiaca acquistata nel 1628 dal re Carlo Emanuele I assieme al nucleo originario della collezione sabauda. Vi si aggiunsero nel 1700 la Iside di basalto, fino ad ora immaginata come l'effige della dea Hathor, e la Sekhmet di diorite, divinità menfita dalla testa leonina, entrambe portate nella città da Vitaliano Donati su incarico di Carlo Emanuele III. Nel 1820 i monarchi sabaudi acquistaronio per una cifra iperbolica l'intera collezione di Bernardino Drovetti. Subito dopo, nel 1825 Carlo Alberto fondò l'Egizio, mentre giungeva dalla Francia Francois Champollion, che verificò proprio a Torini, studiandone i reperti, il suo metodo di decifrazione dei geroglifici. Poi fu la volta dell'acquisizione del Papiro Iufankh, il più lungo al mondo coi suoi 18,45 metri, ed infine di un dipinto ottocentesco di Delleani raffigurante lo stesso museo in quell'epoca, libri, reperti e documentazione varia proveniente dagli scavi che fece Ernesto Schiapparelli mentre era direttore del Museo Egizio tra '8 e '900.
La parte più scenografica e spettacolare dell'allestimento, che ora tutti possono vedere, è alle sale superiori, ove domina il criterio cronologico a discendere dal piano più alto al più basso, tra cui campeggia la stupenda ricostruzione della tomba di Ini del Primo periodo Intermedio, la sala dei Sarcofagi, tra Medio e Nuovo Regno, il sarcofago ligneo di Iquer, sulla cui superficie si sviluppa la raffigurazione del più antico calendario astronomico, risalente a 4000 anni fa. Scendendo di piano, troviamo anche, completamente ricostruito, l'intero tempio di Ellesija, che fu donato all'italia in segno di riconoscenza per l'aiuto dato dal nostro paese durante i lavori di savataggio dei monumenti che sarebbero stati sommersi dopo la costruzione della diga di Assuan dalla formazione del nuovo lago Nasser.
I supporti multimediali sono la grande novità del nuovo museo, che rendono immediato il collegamento tra i suoi diversi episodi a quelli analoghi di altri musei nel mondo oppure a quelli non disponibili se non a magazzino dello stesso museo, rendendo personalizzabile qualunque ricerca possa essere fatta da ciascun visitatore, ancorchè indirizzato dalla narrazione complessiva che l'allestimento attuale fa del materiale esposto. Ma di "narrazioni" ve ne posso essere infinite, dice il direttore del museo Christian Greco, ed è proprio sua intenzione poter offrire del museo stesso, una immagine completamente flessibile ed aperta, ovvero capace di mutarsi nel tempo in nuove e diverse "storie da raccontare", sia attraverso le mostre specialistiche da affiancare al percorso principale, sia attraverso una "rimodellazione" dei percorsi ed un "riciclo" delle opere dal magazzino alle sale e viceversa, tali da costituire, ogni volta che vi si vada a farvi visita, una diversa e particolare esperienza a sorpresa.
Enrico Mercatali
Torino, 3 aprile 2015
Grazie! Molto interessante!
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