I muliebri profili del Pollaiolo
a Milano
MUSEO POLDI PEZZOLI
Belle pollaiole in gabbia
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Magnifica l'idea - Inadeguato l'allestimento
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Grande idea, splendida invenzione, quella di riunire le quattro dame fiorentine, alle quali Antonio e Piero Pollaiolo ritrassero il profilo sinistro nel bel mezzo del Quattrocento, nella sede abituale di una di esse, al Museo milanese Poldi Pezzoli (ammicca Philippe Daverio, in un articolo su Style, all'idea che a Firenze uno sguardo a sinistra fosse già allora una abitudine). Idea geniale, comunque, e riuscita operazione di marketing sotto EXPO, per il Museo stesso, per la Città di Milano e per il mondo dell'arte nella sua interezza. Difficile operazione, come si sà quella di riunire opere provenienti da diverse istituzioni mondiali, nello stesso luogo ed in contemporanea, qui riuscita benissimo. Dobbiamo questo riuscito ed intelligente sforzo alla direttrice del museo che ora ospita tutte assieme le quatro opere, Annalisa Zanni ed ai partners Style ed Io Donna.
Eccole qui tutte e quattro le belle dame toscane, che mostrano i loro profili assai diversi (molti critici in passato avevano creduto fosse la medesima donna colta nelle sue diverse età, ma non è così). Esse mettono in mostra, quali simboli di appartenenza a nobili famiglie fiorentine, le loro accurate acconciature, ornate da magnifici gioielli, i loro décolleté, arricchiti da collane elegantissime proprio perchè non sfarzose, il loro gusto nella scelta degli abiti i cui tessuti riccamente ricamati costituivano allora una delle maggiori specialità produttive della città, i loro enigmatici sguardi. Dall'alto al basso: Antonio Pollaiolo, 1470-75 Ritratto di dama, Milano- Museo Poldi Pezzoli; Antonio e Piero del Pollaiolo, Ritratto femminile, Berlino - Gemaldegalerie; Piero del Pollaiolo, Ritratto femminile, New York - Metrtoipolitan Museum of Art; Piero del Pollaiolo, Ritratto femminile, Firenze - Galleria degli Uffizi. Vent'anni sono trascorsi tra il primo e l'ultimo dei ritratti.
La mostra si completa dando uno sguardo sintetico ma non superficiale alla produzione grafica della bottega dei Pollaiolo ed alle sue specialità orafe, tra cui eccelle l'incisione su metalli, argenti ed oro, produzione di monete (di qui la specificità di tracciar profili!), e la realizzazione di oggetti preziosi destinati alle funzioni religiose. La fama della bottega diventa sempre maggiore mano a mano che i due fratelli Antonio e Piero incrementano le rispettive commesse, tra cui numerose anche le opere scultoree e pittoriche. Il primo eccelle nel disegno, il secondo nell'arte orafa. Nel tempo hanno messo le proprie abilità al servizio dell'altro, così che la bottega prosperò: il primo preparava i bozzetti e i disegni esecutivi, mentre il secondo coordinava le realizzazioni. Spesso collaborarono sulla medesima opera, tanto che poco chiare sono tuttorale attribuzioni, ed ancora oggi difficile è essere certi di chi sia l'una o l'altra delle quattro belle signore fiorentine oggi riunite nella mostra milanese. Qualcuno sostiene che tutte e quattro siano di mano di Antonio, ma la tradizione vuole che sia sua solo la prima, quella che abita a Milano.
Piero del Pollaiolo, Apollo e Dafne, 1470-80, Londra, National Gallery
Antonio Pollaiolo, Ercole e Anteo, 1475 Firenze - Galleria degli Uffizi
Le opere che abbiamo riportato qui sopra sono attribuibili invece certamente la prima, "Apollo e Dafne", a Piero e la seconda "Ercole e Anteo" ad Antonio. Ispirati ai medesimi paesaggi, ai soggetti mitologici, allo studio dell'anatomia, entrambi rivelano costantemente nelle loro opere, che siano disegnate, oppure di incisione, di scultura o di pittura, un talento portentoso per il segno puro e netto, per l'analisi del dettaglio visto principalmente come forma disegnata, più che come espressione di colore.
Come rovinare un successo d'idea e di pubblico: non siamo riusciti ad avvicinarci più di così ai ritratti dei Pollaiolo nella saletta allestita al piano terra del Museo Poldi Pezzoli di Milano. Quadri appesi troppo in basso, troppo vicini l'uno all'altro in uno spazio angusto anche per esporvi una sola delle opere, pubblico maleducato che sostava a lungo senza neppure guardare i soggetti.
Perchè abbiamo titolato questo articolo "Belle pollaiole in gabbia"?
Così come siamo stati affascinati dall'idea dei curatori di creare, dei ritratti, un unico gruppo, quasi che i profili femminili dei Pollaiolo fosse stati concepiti tutti quanti assieme come parti d'una unica opera, così anche tanto abbiamo deprecato l'insufficientissimo allestimento, costretto come era tra l'esigenza stessa di maggiore spazio per le opere e quelle d'un pubblico che non poteva altro che essere immaginato fin dall'inizio come molto numeroso ed un ambiente che non bastava neanche lontanamente allo scopo.
Difatti non siamo riusciti in un'ora a vedere i quattro soggetti primi della mostra, se non da una terza e quarta fila, dietro a una folla che mal si spostava da una parte all'altra resa lenta dallo stesso nutrito numero di persone che la formava: un vero insuccesso proprio dovuto al suo notevole successo.
Crediamo fosse possibile, sia pure a costo di maggiori oneri, dedicare alla mostra un paio delle ampie sale del piano superiore, oppure rinunciare alle opere complementari, pur tanto apprezzate e forse necessarie per fornire al pubblico un quadro almeno sintetico della produzione di bottega.
Un vero peccato perchè le belle "pollaiole", in quell'angusto spazio, parevano davvero in gabbia.
Milano, novembre 2014
Enrico Mercatali
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