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21 April 2013

Hybrid - Istallazioni in Statale - Salone del Mobile - Milano 2013 (fotografie di Enrico Mercatali)





"HYBRID"
Istallazioni in Statale
Salone del Mobile 2013

(fotografie d Enrico Mercatali)



Un confronto tra artisti, quello che ha visto in Statale a Milano la presenza di Hybrid, forti istallazioni nei suoi cortili in occasione del Salone del Mobile, che è sembrato più tra scultori che tra archtetti. Tra le diverse realizzazioni di Hybrid spiccano, per dimensione e particolare spattacolarità di inserimento, entro la grande corte filaretiana centrale, quelle di Luca Scacchetti, in visibilità e dirompente tipologia, di Michele De Lucchi, di Daniel Libeskind, e, nella corte minore, del "Giardino Settecentesco", quella di Steven Holl: un "innesto fecondo" tra forme e materie, tra culture e visioni. Con aziende di grande immagine gli architetti hanno proposto inoltre un confronto tra moderno ed antico, innestando segni del mondo contemporaneo nelle cornici quattrocentesche milanesi dell'ex Ospedale Maggiore, oggi Università Statale.

Tra le opere dei designers presenti certamente quella che ci ha emozionato di più per il suo discreto inserimento, che vorremmo potesse restare tanto adatto alle dimensioni dell'ambiente originario che l'ha accolta, è quella dell'americano Steven Holl. Quest'ultima anche, quella che appare come l'opera di un grande scultore, piuttosto che quella di un grande architetto, quale è in realtà l'autore americano di "Parallax", uno dei saggi di teoria architettonica di maggior interesse degli ultimi anni. 



 Sopra: l'istallazione di Steven Holl in Statale (Milano 2013) costtuta da 6 sculture in pietra leccese, che si specchiano nell'acqua assieme ai prospetti della corte quattrocentesca del "Giardino Settecentesco"

(Continua)
...




L'istallazione consiste in prismi elementari di ridotte dimensioni (circa 1 x 1 metri ciascuno) collocati tra specchi d'acqua di taglio geometrico adagiati sul prato centrale alla corte. L'osservazione dei prismi, in realtà, profondamente sagomati all'interno da forme plastiche geometriche tra loro intersecate, ci mette in comunicazione immediata con l'architettura del loro autore: una architettura che trova la propria matrice volumetrica proprio dall'intersezione di semplici prismi a loro volta ricavati da altrettanti prismi virtuali al loro interno scavati.



Steven Holl, 6 ottobre 1912, disegno per la istallazione delle 6 sculture milanesi in pietra leccese


Potrebbero queste sculture, pochè tali sono a tutti gli effetti nonostante siano altrettanti prototipi architettonici, essere tra loro accostate per creare volumetrie infinite così determinate, ma anche lasciare spazio ad altrettanti virtuali analoghe forme che l'osservatore potrebbe immaginarsi nel guardarle, strutturando l'intero vuoto del cortile, il quale, a sua volta comincerebbe ad appartenere a più ampi sistemi di forme prismatiche elementari. 



Questa foto rappresenta bene il grande equilibrio ricercato dall'architetto americano che ne è l'autore, Steven Holl, nella sistemazione sulla pavimentazione del cortile di specchi d'acqua e sculture in pietra leccese. L'istallazone rappresenta l'innesto del pensiero contemporaneo nella cornice della storia


L'episodio nel quale l'istallazione di Steven Holl ci ha coinvolto ci ha richiamato alla memoria alcuni episodi scarpiani, per la semplicità e la complicazione al contempo delle geometrie evocate, restituendoci il piacere d'uno spazio vissuto nella consapevolezza d'essere al centro d'un vortice di segni i quali ci rimandano, a seconda dei punti di vista dai quali guardiamo, a differenti esperienze interpretative dello spazio accogliente, che non lascia spazio mai ad una sua serena e definitiva conclusione, ma ripropone sempre nuove infinite possibilità.


Qui sopra due dei numerosi disegni di Luca Scacchetti esposti all'interno della sua "Galleria del legno", realizzata in collaborazione con WolfHaus. I disegni, più ancora che la stessa architettura che rappresentano, mostrano la scelta di fare sintesi formale del flebile rapporto tra "esterno ed interno", nell'architettura della contemporaneità. Certo grande peso hanno assunto, nelle scelte di Scacchetti, il contesto del quadriportico quattrocentesco, e, forse ancor più, la presenza d'un altro grande fatto della contemporaneità milanese: la stupenda Torre Velasca


Di Luca Scacchetti è la "Galleria del Legno", posizionata di lato, nel Chiostro Maggiore. Trattasi di una "manica lunga", una sorta di macchina ottica in salita, che, a partire da uno dei lati del portico, sale fino alla grande vetrata che inquadra il giardino centrale ed i lati del grande chiostro, l'architettura dell'Antico Ospedale Maggiore, l'architettura milanesissima del Filarete. Bella macchina moderna che crea contrasto tra il Contemporaneo e l'Antico. Qui finalmente Scacchetti abbandona per sempre i suoi stilemi postmodernisti, che tanto hanno caratterizzato la sua opera per decenni, per abbracciare la vera modernità, minimalisticamente rappresentata da un prisma cavo il cui materiale dominante è capace di richiamare abitabilità e piacere. Il segno è azzeccato perchè, da alcune ottiche, riesce a colloquiare benissimo con l'architettura delle architetture milanesi: la Velasca.



Luca Scacchetti, "La Galleria del Legno", collocata presso il lato sud del cortile d'onore dell'Università Statale di Milano, a mostrare il fecondo rapporto esistente tra il segno contemporaneo ed il contesto antico. L'Antico, il Moderno ed il Contemporaneo, in questa foto, in una terna di grande efficacia segnica e contenutistica


Lì appunto emerge il vero nesso che fa di Milano una città accogliente e sincera: una città che racconta sè stessa attraverso le più schiette rappresentazioni della sua vera natura, richiamando e inglobando la storia. E l'oggi è ancora contemporanea modernità che si confronta con la modernità del passato e col contesto antico: vera milanesità. "The view" bene la racconta. Ne riportiamo qui i disegni autografi dell'autore in quanto ben ci informano di tale consapevole intento.



Luca Scacchetti, l'interno della Galleria del Legno, nelle due ottiche opposte: in direzione dell'ingresso e della vetrata alta. L'interno è risolto su più piani in salita e, lungo la parete, con l'esposizione dei disegni


Non ci emoziona invece la torre di Daniel Libeskind, "Beyond the wall", forse realizzato in un materiale che si voleva contrapporre, per tonalità e tipo, a quello dei prospetti della corte, ma che non riesce a creare sufficiente stacco, ad avere sufficiente autonomia. Il risultato, nonostante le forme violente che oggi sono quelle preferite dall'autore, risulta fiacco.



Qui sopra e subito sotto, di Daniel Libeskind "Oltre il muro", istallazione rappresentante una microarchitettura formata da una parete che ascende a spirale modificando la direzione e l'inclinazione così costituendo forti intersezioni tra le sue parti. Anche per Libeskind, come del resto sempre avviene nella sua architettura, l'evento forte è determinato dal confronto tra l'antico e il contemporaneo.

L'autore di Ground Zero non riesce a dare forza al suo segno, come non vi è neppure riuscito nella sua principale e monumentale opera newyorkese. L'autore oggi, pur essendo una delle principali griffe del firmamento architettonico mondiale, non riesce più ad eguagliare i consensi che, con il Museo Ebraico di Berlino, aveva ottenuto, e davvero sembra che Milano non gli giovi, dopo l'insuccesso riscontrato con gli interventi che aveva previsto per Milano City.



L'ultimo degli episodi che vogliamo segnalare è quello firmato da Michele De Lucchi, sempre interno alla Grande Corte d'Onore dell'Università Statale. Nonostante la sua attività scultorea ci abbia assai convinto in passato (vedi in Taccuini Internazionali la recensione di una sua mostra personale: "Little exihibitions are sometimes very big tresours. Little sculptures and drawings by Michele De Lucchi", http://taccuinodicasabella.blogspot.it/2010/11/little-exihibitions-are-sometimes-very.html), sculture che l'autore realizza più volte con le proprie mani, stavolta non ne siamo restati entusiasti.



"Sguardi indiscreti" di Michele de Lucchi è stato realizzato in collaborazione con Safilo. La tecnologia degli occhiali, appartenente allo sponsor, è qui stata filtrata dall'autore dalla realizzazione di una casa-scultura che evidenzi le peculiarità italiane del saper fare, tra le potenzialità della tecnologia e tradizione culturale. Questa volta le forme architettoniche non dialogano con i fronti dalla corte. Dalle aperture dei suoi fronti si affacciano figure tratte dalla classicità cheambiguamente ammiccano al pubblico invitandolo a curiosare nell'interno, ove un sistema di specchi riflette immagini del mondo degli occhiali

E' l'oggetto in quanto tale che poco ricorda la bellezza delle opere scultoree di minore dimensione che l'autore produce, e già non rappresenta più quell'idea di "maquette" che quelle erano in grado di dare, piccoli modellini di architettura fattisi scultura, nel processo di miniaturizzazione e di rendering. Qui invece siamo come di fronte a un'altare, che poco emoziona e poco rende l'idea del palazzo che lo stesso De Lucchi descrive. Dalle sue finestre emergono volti poco probabili, ma ugualmente intriganti nella visione ravvicinata. In un più attento esame da vicino l'effetto voluto viene invece raggiunto. Nel complesso crediamo che da Michele De Lucchi potesse essere raggiunto un miglior risultato.




Anche Michele de Lucchi, architetto e designer di alto profilo, lavora da tempo nel campo della scultura. In questa casa-scultura, come nelle tante che egli stesso abbozza e poi lavora fino al dettaglio a partire da grezzi blocchi di legno, egli mostra la sua abilità per la lavorazione di questo materiale, ma anche evidenzia quanta ispirazione egli sappia trarre proprio dalle sue caratteristiche intrinseche, costruendovi archetipi architettonici variamente riferiti alla tradizione del mondo costruttivo che tale elemento evoca.


Enrco Mercatali
Milano 16 aprile 2013
(Fotografie di Enrico Mercatali)

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