I portici di Torino
fanno della città il salotto all'aperto
più grande e accogliente d'Europa
Già nell'ottocento i portici costituivano la parte più accogliente delle aree pubbliche della città, la componente urbana che consentiva di passeggiare protetti dagli eventi atmosferici, ma anche di sentirsi come a casa propria, seduti comodamente ai tavolini del bar assieme agli amici, per trascorrere il tempo libero. I portici, in tal senso, facevano da filtro tra gli interni dei palazzi e la strada vera e propria. Essi sono il frutto di una concezione urbanistica davvero avveniristica, che ancor oggi possiamo apprezzare per i vantaggi umani e sociali che dà, rispetto alla tradizionale netta separazione tra interni privati ed esterni destinati puramente alla circolazione. I portici di Torino, inoltre, a differenza di quelli di tante altre città italiane, quali Bologna o Padova (ma assai più delle straniere), sono assai capienti, ariosi in altezza, e particolarmente ampi in larghezza, così da diventare, straordinariamente, anche contenitori di manifestazioni speciali, eventi particolari, luoghi di aggregazione talvolta eccezionali.
La città d'Italia e forse del mondo più adatta ai pedoni è Torino. Se le altre città hanno dovuto ricorrere ad isole pedonali quale unica soluzione possibile per far tornare a scorrere in esse flussi pedonali più che automobilistici, e per rendere più salubri e vivibili le loro bellezze, nel caso di Torino questa soluzione è stata risolta alla radice fin dall'epoca della costruzione dei suoi più importanti viali sette-ottocenteschi, dotati sui due lati di ampi marciapiedi porticati, a volte resi continui anche ove gli attraversamenti veicolari agli incroci li limiterebbero, mediante strutture continue, di fianco ai palazzi, e sopra gli attraversamenti stradali, dotati, questi ultimi, di terrazze accessibili dai primi piani degli stessi.
Anche piazza San Carlo, cuore della città, è interamente circondata da portici: il Salotto di Torino è ancor più accogliente e ricettivo, comodo e bello di quanto già non sia, dovuto alle sue ottimali dimensioni, ed alle proporzioni della sua architettura.
Coi suoi diciotto chilometri di portici Torino è una città veramente a misura d'uomo, e passeggiarvi in centro è divenuto motivo esso stesso d'attrazione da parte del visitatore, e del turista. Ben dodici di questi diciotto chilometri sono addirittura resi continui tra un palazzo e l'altro, e ciò diventa particolarmente utile in caso di pioggia: la città è ben vivibile quindi anche col maltempo, perchè sotto ai portici, davanti ai bar, i tavolini abbondano, ed è un vero piacere, specie d'estate, ripararsi anche dal sole, standosene seduti a riposare o a leggere il giornale. Spesso vi si organizzano perfino, come hanno fatto talune librerie, speciali vendite di "libri in bancarella".
Nessuna città d'italia e d'Europa ha fatto dei portici la sua stessa sigla, ed il marchio di fabbrica della sua concezione urbanistica, quanto ha fatto Torino. E' vero che altre città italiane sono famose per i loro portici, quali ad esempio Bologna, o Padova, ed è altrettanto vero che anche quelle città, come Torino, vivono i portici come elemento portante della componente pedonale del suo vivere, e del piacere di vivere la città più fuori che dentro, quando e se possibile. Ma mai come a Torino, che ne fece specialmente nel corso del XIX secolo il suo leit motiv tipologico, la specifica formula stereometrica di portici tanto ariosi anche per via della loro altezza che prende due piani, ed a volte perfino tre, il fenomeno ha assunto le dimensioni di un vero e proprio e imprescindibile principio costruttivo.
Luci ed ombre, spazi molteplici ed articolati, ricchezza di stimoli ma anche punti di comoda sosta negli storici e bar del centro, fanno dei portici torinesi il plus che fa della capitale del Piemonte un unicum di piacevolissimo transito ed ancor più attraente sosta. Una unità stilistica quasi generalizzata, ed una bellezza sobria e perfino austera, fanno dei portici torinesi l'oggetto uniformante e tipologicamente forte di quel carattere così riconoscibile che differenzia la città da tutte le altre del Paese, la cui specificità sta incominciando a marcare risultati significativi sul piano di un turismo ormai più che decollato.
Fu proprio il Re Vittorio Emanuele I a volere i portici quando si trattò di selezionare i criteri costruttivi della futura grande Torino, quella dei grandi viali centrali realizzati alla maniera parigina, allora tanto in voga presso l'aristocrazia e l'alta borghesia cittadina. Fu lui che predilisse percorsi coperti per le sue passeggiate che, da Palazzo Reale, andavano fino a piazza Vittorio Veneto, e per gli spostamenti dei reali nei giorni di pioggia. Si consolidò, in seguito, tale sigla, quale fenomeno di continuità e contiguità, secondo un modello che davvero ancor oggi, o forse più che mai oggi, ancora affascina per l'estrema regolarità con la quale esso si è sviluppato ed esteso a buona parte del centro, fino alle cosiddette periferie storiche ove hanno sede le stazioni ferroviarie.
I "Portici di Carta" 2012 sono alla loro sesta
edizione. Sabato 6 ottobre 2012 dalle 11 alle 23 e
domenica 7 dalle 10,30 alle 21 a Torino ritorna la libreria più lunga del
mondo, promossa dalla Città di Torino e dal Salone Internazionale del Libro:
due chilometri di libri sotto i lunghi portici di via Roma, piazza San Carlo e piazza
Carlo Felice.
Sessantaquattro librerie grandi e piccole e trenta piccoli editori sono presenti grazie al sostegno
della Regione Piemonte. Ottanta bouquinistes del Libro Ritrovato. In totale 174
bancarelle che offrono decine di migliaia di volumi. Cinque sono gli spazi per gli eventi:
Corner Piazza San Carlo, Spazio Bambini, Gazebo Sambuy, Gruppi di Lettura, Tram
Sellerio.
Ma i Portici di Carta non sono solo questo. Esso è anche un festival culturale che quest'anno propone molte novità: un vero e proprio spin-off
autunnale del Salone torinese di maggio. Il programma di incontri si apre ad
esempio con la Costituente del Libro, il forum con i presidenti nazionali degli
editori, librai e bibliotecari ed esponenti di spicco della filiera per fare il
punto sulla situazione del libro in Italia oggi. Fra gli incontri in programma
allo spazio di piazza San Carlo quelli con Sebastiano Vassalli, Salvatore
Niffoi e il Premio Campiello Carmine Abate che presentano i loro nuovi romanzi.
Dopo le edizioni dedicate a Italo Calvino e Goffredo Parise, Portici di Carta 2012 offre quella che è forse la più importante retrospettiva nazionale nel centenario della nascita di Elsa Morante, con una mostra al Gazebo Sambuy di libri, ricordi, lettere e un convegno con studiosi, critici, testimoni e persone a lei vicine. Da Portici di Carta attraverso l'Ali - Associazione Librai Italiani e l'Aib – Associazione Italiana Biblioteche è partito l'invito a tutti i librai e alle biblioteche e d'Italia a dedicare nella settimana di Portici una vetrina alla scrittrice romana.
Portici dedica per la prima volta un'affettuosa e inedita monografia anche a un grande editore: Sellerio. Cento vetrine della centralissima via Roma sono personalizzate con altrettanti volumi storici e recenti scelti personalmente dall'editore, anche con abbinamenti tematici. E sul tram storico della linea 7 il sabato salgono gli autori Sellerio Francesco Cataluccio, Andrea Molesini, Paolo Di Stefano, Marco Malvaldi, Francesco Recami e Salvatore Silvano Nigro con i loro libri e i loro lettori.
Dopo le edizioni dedicate a Italo Calvino e Goffredo Parise, Portici di Carta 2012 offre quella che è forse la più importante retrospettiva nazionale nel centenario della nascita di Elsa Morante, con una mostra al Gazebo Sambuy di libri, ricordi, lettere e un convegno con studiosi, critici, testimoni e persone a lei vicine. Da Portici di Carta attraverso l'Ali - Associazione Librai Italiani e l'Aib – Associazione Italiana Biblioteche è partito l'invito a tutti i librai e alle biblioteche e d'Italia a dedicare nella settimana di Portici una vetrina alla scrittrice romana.
Portici dedica per la prima volta un'affettuosa e inedita monografia anche a un grande editore: Sellerio. Cento vetrine della centralissima via Roma sono personalizzate con altrettanti volumi storici e recenti scelti personalmente dall'editore, anche con abbinamenti tematici. E sul tram storico della linea 7 il sabato salgono gli autori Sellerio Francesco Cataluccio, Andrea Molesini, Paolo Di Stefano, Marco Malvaldi, Francesco Recami e Salvatore Silvano Nigro con i loro libri e i loro lettori.
Tre immagini del medesimo punto della città, presso piazza Castello. La prima, più in alto, è un acquarello ottocentesco, la seconda una fotografia scattata ai nostri giorni, la terza una foto d'arte che ne fa risaltare i forti chiaroscuri. Il crocicchio è interessante perchè apre, come fosse un palcoscenico, sul teatro della città, quella componente così viva e simbolica costituita appunto dalla piazza Castello, quella parte di città che ha origini fin dalle memorie romane, per attraversare fino ad oggi ogni epoca con avvenimenti significativi e nuove aggiunte. Da sotto l'angolo composito di questo palazzo d'ottocento, coi suoi portici tanto alti e ariosi e le sue belle e ornamentali lampade sospese, si vive tutto ciò dalla particolare angolazione che ne inquadra i principali simboli, Palazzo Madama, nelle sue torri medievali, e l'eccelsa guglia antonelliana
Una carrellata di immagini, questa sopra, che mostra un vissuto di veri piaceri, offerto ai torinesi, e, da qualche tempo, anche ai turisti che finalmente accorrono più numerosi da quando hanno capito che Torino è realtà che vale la pena di conoscere. Piaceri della sosta colloquiale e della gola, piaceri di cultura e arte, piacere d' acquisti raffinati e ben selezionati, il piacere d'un vissuto urbano complessivo fatto di lentezza e assaporamento, guardandosi attorno, soffermandosi ove occorra, il piacere di sperimentare una città, un'architettura fatta per l'uomo più che per la macchina.
L'esperienza di vivere i portici di Torino, come mostrano queste fotografie d'arte, durante giornate di sole e bel tempo, attraversati da forti sbalzi di luce, evidenzia quanto importante sia lo spazio dell'architettura torinese d'ottocento e dei suoi portici, nelle sue infinite articolazioni, con i suoi molteplici punti di vista, capaci di esaltare ogni dettaglio della scena urbana, offrendolo in maggiore evidenza e più a lungo al nostro interesse di fortunati pedoni di una città fatta prevalentemente per noi.
Nell'ambito dell'iniziativa di FAI-Marathon, che, a partire dal 21 ottobre 2012, in 70 città italiane si è marciato a piedi alla scoperta di bellezze urbane fatte di storiche molteplicità, sia nell'ambito dell'antico, sia in quello del moderno, anche i portici torinesi hanno svolto un ruolo da protagonisti, meritevoli di essere posti nella massima evidenza, da ora in poi, nei baedeker del turismo internazionale al fine di promuovere la città come una delle più importanti mete di visita per chi transita o decide d'andare per le strade del Nord Ovest italiano.
Enrico Mercatali
Torino, 25 Ottobre 2012