Piero Portaluppi: Villa Campiglio (1932-1935), Milano via Mozart 12 - Vano scala principale
ARCHITETTURE E INTERNI PORTALUPPIANI MILANESI, SONO LE LOCATIONS DEL FILM "IO SONO L'AMORE", DI LUCA GUADAGNINO (1992)
Piero Portaluppi: Villa Campiglio (1932-1935), Milano via Mozart 12 – Hall
Cenni critici sul film:
Natalia Aspesi (La Repubblica): "Momenti d'alta epica erotica, una Gosfort Park milanese". Maurizio Porro (Il Corriere della Sera): "Un cast magnifico al servizio di una idea". Fabio Ferzetti (Il Messaggero): "Un tripudio di luci, colori, interni borghesi capaci di risvegliare vera estasi". Boris Sollazzo (Il Sole 24 Ore): "Un quadro, un affresco di potenza dirompente".
Piero Portaluppi: Villa Campiglio (1932-1935), Milano via Mozart 12 - Foto storica dell'ingresso principale dal giardino
Piero Portaluppi: Villa Campiglio, schizzo prospettico originale, 1932
TACCUINI INTERNAZIONALI vuole dedicare loro queste pagine, e queste fotografie, perchè rappresentano un volto diverso, anzi opposto, rispetto al mondo delle centrali elettriche ossolane, anch'esse di Portaluppi, ma appartenente ad una unica concezione estetica, che ha fatto del suo autore, assieme a Gio Ponti, uno tra più grandi maestri dell'architettura del novecento italiano e internazionale.
Piero Portaluppi (1932-1935: Foto storica del fronte principale sul giardino con ingresso e piscina
La casa dei Recchi, altolocata famiglia milanese di produttori tessili, tra ambienti di pregio, di gusto raffinato e colto, e tanto denaro, è un vero e proprio campo di battaglia tra i diversi personaggi che vi si muovono taluni con agio e altri con circospezione. Strategie familiari e avvicendamenti alla guida dell'impresa di famiglia coinvolgono Emma e Tancredi, i loro figli Elisabetta, Edoardo e Gianluca, i compagni e promessi sposi. E' la grande borghesia industriale lombarda che mira al consolidamento dei ruoli di ognuno dei suoi componenti. A questo mondo è del tutto estraneo Antonio, giovane cuoco poco avvezzo al compromesso. Equilibri e legami sono destinati a spezzarsi quando esplode la passione tra Emma e Antonio.
Piero Portaluppi: Villa Campiglio. Foto storica della sala da pranzo
Il film è molto ben fatto, anzi è avvincente perfino, mentre scava psicologicamente i personaggi, ed è questo uno dei motivi che lo rendono interessante e piacevole. Esso ci immerge poco a poco nelle atmosfere di un dramma incentrato nella storia che trova in Tilda Swinton il suo principale motivo di interesse, ma muovendo principalmente, per noi che per questo lo abbiamo addirittura incensato, nelle spettacolose e magiche atmosfere, esaltate peraltro da una stupefacente fotografia (di Yorick Le Saux) ed una musica altrettanto appropriata e incalzante (del compositore americano John Adams), degli interni portaluppiani, tanto rigorosi quanto lo è stata la regia a renderne merito, facendola quasi protagonista del film, almeno nella sua essenza. Le vicende familiari si svolgono tutte nella villa milanese che Piero Portaluppi realizzò nel 1930 per il cavalier Angelo Campiglio, su terreni appartenuti alla famiglia Solo-Busca, divenuta in seguito Villa Necchi-Campiglio. La casa è oggi in via Mozart, ad Est dei Giardini Pubblici, entro cui lo stesso Portaluppi disegnò il Planetario, davanti al quale sorse poi anche un'altro grande suo edificio, in corso Venezia, tipico dell'edilizia milanese di quegli anni, realizzato per la Società Buonarroti, Carpaccio, Giotto, quello con il grande arco alto tre piani che prospetta sui Giardini Pubblici.
Piero Portaluppi: Villa Campiglio (1932-1935), Milano via Mozart 12 – Biblioteca
Casa Necchi-Campiglio è ancora oggi collocata nell'ambito del tessuto urbanistico del centro di Milano, in modo da non apparire mai sulle pubbliche vie, protetta dalle strette viuzze private della zona e dal folto verde, immersa tutta all'interno di un fitto giardino che la attornia, proteggendola e mascherandola dall'esterno dei suoi recinti. La casa, che presenta un taglio già modernissimo per allora, con il bellissimo essenziale ingresso che prospetta sulla piscina, conserva all'interno un apparato d'ambienti e arredi d'eccezione, sia per le dimensioni perfette che li governano, sia per i sottili equilibri formali che la trama dei segni che ne costituiscono il decoro ne esprime.
I materiali di altissimo pregio utilizzati da Portaluppi in modo sapiente, come forse solo lui riesce a fare in tali contesti, e le suppellettili che ne completano l'arredo, fanno di questa casa non solo un gioiello del novecentismo milanese, ma perfino un unicum, per essenza dello stile, nel panorama europeo ed internazionale. Le principali scene del film trovano in essi uno sfonto tanto ideale dal che si può capire quanto già essi fossero stati all'origine presenti nella mente sia di Guadagnino che della Swinton (rispettivamente regista e produttore del film), nella fase di costruzione mentale, prima ancora che di sceneggiatura, dell'idea primigenia di questa storia cinematografica.
Altre case ed altri ambienti sono entrati a far parte delle vicende narrate dal film, ed in particolare una di esse, ove si svolgono gli eventi più salienti del crescente dramma psicologico della protagonista, è ancora una casa firmata da Piero Portaluppi.
Piero Portaluppi, Casa degli Antellani, Ricostruzione 1957 - Milano, Corso Magenta 65
Anzi questa è la casa di Piero Portaluppi, la casa che egli fece per se stesso, appartenente alla moglie, e precedentemente al padre di essa che fu forse il suo principale committente, specie per quanto riguarda la grande vicenda ossolana delle centrali elettriche (che TACCUINI INTERNAZIONALI ha già recensito, e di cui ha in corso di completamento un articolo in Archivio - giugno 2010).
L'antica casa di Corso Magenta (Casa degli Atellani), restaurata (1921) ed in parte ricostruita ed ampliata (1943-52) da Piero Portaluppi entra nel film e ne diviene parte integrante nella sua parte centrale, quale casa dei suoceri della protagonista e del capostipite della fortuna economica della famiglia.
L'antica casa di Corso Magenta (Casa degli Atellani), restaurata (1921) ed in parte ricostruita ed ampliata (1943-52) da Piero Portaluppi entra nel film e ne diviene parte integrante nella sua parte centrale, quale casa dei suoceri della protagonista e del capostipite della fortuna economica della famiglia.
Piero Portaluppi: Villa Campiglio (1932-1935), Milano via Mozart 12 - Interno della veranda
Un percorso interamente portaluppiano quindi, questo film, che introduce al mondo speciale di questo maestro del secolo scorso, che andrebbe reso più noto di quanto non sia tra gli addetti ai lavori, presso un pubblico più vasto, per la qualità intrinseca della sua opera, oltre che per la grande mole di opere realizzate che ha lasciato a testimonianza di quanto feconda fosse la versione milanese del moderno, ai suoi esordi, mai così nota quanto non lo sia oggi, per esempio, quella nordeuropea (Willem M. Dudok, Joseph Hoffman, Otto Wagner, Eliel Saarinen, ecc.).
La casa è oggi partimonio del FAI ed è visitabile dal pubblico.
Piero Portaluppi, Ritratto in interno di Casa degli Antellani (ricostruzione 1957 - Milano, Corso Magenta 65), di fianco al curioso camino ettagonale. Il locale, con il bellissimo mosaico pavimentale, è anch'esso visibile in una scena del film "Io sono l'amore", di Luca Guadagnino
Lesa, 18 agosto 2010
Enrico Mercatali
Enrico Mercatali
(foto tratte dal bellissimo volume "Portaluppi - Linea errante nell'architettura del Novecento" - Skirà, introdotto da Guido Canella con una memoria intitolata "Un eroe del nostro tempo", nonchè dalle promozioni cinematografiche del film e dall'Archivio FAI relativo alla casa. Vai alla versione in lingua inglese, nell'Archivio di Taccuini Internazionali, per vedere altre fotografie delle case qui citate).
how wonderfully put- I am going to link this post to a brief one of my own so readers can get here. the interiors are certainly arresting. pgt
ReplyDeleteHello, I've linked your interesting blog on my blog Taccuini Internazionali. Enrico
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