Apre oggi a Milano l'EXPO
C O N F R O N T O E P O C A L E
tra 144 paesi espositori di Expo
In sei mesi
dovrà essere costruita e condivisa una politica mondiale
Stiamo arrivando quasi impreparati all'apertura ufficiale, che è avvenuta oggi, dell'evento forse più importante adesso nell'intero pianeta, ma certamente il più importante che mai sia stato trattato in una Esposizione Universale.
E' da quando esiste questa istituzione mondiale che i temi proposti, e poi trattati nelle diverse manifestazioni che si sono succedute a scadenze prefissate, sono stati scelti tra i più d'attualità rispetto al momento storico vissuto in ciascuna di esse, e quindi trattate mettendo a confronto gli interessi diversi, e a volte contrastanti, di ciascuno di essi. Ma mai come oggi invece il tema trattato, sintetizzato dallo slogan non banale "nutrire il pianeta - energia per la vita", che è di estrema attualità per tutti, sia se visto da occidente sia se approcciato da oriente oppure dal sud del mondo, ha basi scientifiche e conoscitive tali da doverci necessariamente accomunare, pur nella serrata e variegata discussione derivante dalle estreme differenze che ciascun paese vive rispetto agli altri, nel valore univoco della sopravvivenza stessa dell'uomo, e quindi alle condizioni estreme dell'ambiente con cui l'intero pianeta deve fare i conti per potersi dare un futuro.
Abbiamo trascorso questi mesi di preparazione dell'evento a parlare di tutto fuorchè dei contenuti da approfondire una volta che esso si fosse avviato, circa la localizzazione dell'area in cui ospitare i padiglioni, circa la loro simbolicità formale, circa i tempi di esecuzione che fino all'ultimo ci hanno costretto a fare scommesse su di una materia totalmente scivolosa e incerta, sul destino dei padiglioni una volta terminata la kermesse. Ma poco tempo si è dedicato a capire quali dovessero essere gli argomenti da portare al confronto coi governi dei paesi produttori, quali potessero essere le questioni da intavolare per giungere a risultati produttivamente e qualitativamente positivi con questo o con quell'altro paese. Poco si è discusso circa le politiche da affrontare per avere reale scambio di risultato coi paesi poveri del pianeta, i quali pur hanno, tra le loro produzioni, materie prime di alto interesse per le nostre tavole, e per dare loro una mano a migliorare quelle qualità che, in ultima analisi, avrebbero aggiunto qualità anche ai nostri scambi.
Il dibattito è ora "aperto" così da mettere a confronto idee e procedimenti, processi di produzione e dinamiche di distribuzione, concezioni e strategie, valori quantitativi e qualitativi, filiere e reti, ma anche, su di un piano meno teorico, questioni attinenti la biodiversità e gli ogm, legalità e illegalità, problemi di arretratezza e di innovazione, di donne e giovani al lavoro, produrre in alta montagna o in mare, ed infine anche di trattamento del cibo per evitare sprechi, per ampliarne la diffusione, per conoscerne meglio la sua conservazione e le proprietà nutritive.
Ogni paese ha ora, concentrate in un sol luogo (all'Expo di Milano) e
per un lungo periodo di sei mesi, delegazioni pronte a dialogare e a
fare affari, a promuovere i loro prodotti ed a conoscerne di nuovi, a
confrontare tecniche di coltivazione e di maggiori rese quantitative e
qualitative.
I temi più impellenti li ha posti in questi giorni, in
maniera esemplarmente chiara, Carlo Petrini, che ha avvertito come oggi
sia ancora in gioco una battaglia, veramente è il caso di definirla
epocale, tra metodi industriali capitalistici e monopolistici,
tendenti a dare massimo credito agli ogm, ed alle loro potenzialità
ancora scarsamente verificate sia sul piano degli effetti salutistici
che su quello delle capacità incrementative per quantità e qualità, ed i
mondi produttivi estremamente variegati delle economie localiste, del
cosiddetto chilometro zero,
maggiormente orientate a preservare le biodiversità e le genuinità
ambientali specifiche che possiedono i luoghi e le loro tradizioni. Oggi
sono in gioco le risorse finite del pianeta e la loro capacità di
sfamare popolazioni sempre più numerose, a fronte di tecniche produttive
che a volte stentano a migliorarsi e ad adeguarsi alle nuove esigenze.
Il più delle volte sono le stesse diversità culturali a rendere difficoltoso il ricorso a saperi più ampi perchè più aperti al confronto con altre
culture. E' il riconoscimento della necessità di scambio e del non
aprioristico rifiuto culturale dell'altro a determinare nuove
possibilità e quini più ampie opportunità.
Expo-Milano 2015, per ora augura a tutti un buono e proficuo lavoro, lontano da diffidenze e tabu, ma più ancora da ideologismi precostruiti, per dare campo senza pregiudizi ad un confronto che solo più avanti sapremo meglio valutare. Alcuni dati servono solo a farci capire quale sfida attende oggi all'umanità intera: nel 2050 la popolazione mondiale sfiorerà i 9,5 miliardi di persone. Il fabbisogno alimentare allora dovrà aumentare del 60% rispetto a quello odierno. La quantità di terreno coltivabile è passato dal 1960 ad oggi da o,4 a 0,2. Esso è quindi oggi la metà di quello di allora, ed il suo rendimento oggi è passato a 0,5-1% rispetto al 3% di quello di allora. Il fabbisogno di carne aumenterà nel 2050 del 75% rispetto a quello odierno. A questi dati piuttosto allarmanti, si contrappone una diversa e migliorata realtà per quanto attiene ai decessi per fame oggi registrati, rispetto a quelli di soli 15 anni fa, diminuiti di 100 milioni di unità. Occorre però sapere che un terzo dei terreni coltivabili è oggi impegnato esclusivamente alla produzione di mangimi per animali. Ecco perchè chi oggi propugna soluzioni più sostenibili per risolvere la fame nel mondo indica la strada del minor consumo di carne. Dati freddi e scarsamente valutabili sono quelli che leggiamo a volte sui giornali, che poco informano i non addetti alle politiche alimentari strategiche globali. E' solo all'interno di un quadro comparato di relazioni complesse e generali che possono essere individuati i punti-chiave cui collegare i necessari piccoli cambiamenti virtuosi dei comportamenti alimentari delle popolazioni, finalizzati a promuovere i grandi e attendibili mutamenti positivi sul piano globale. E' quanto ci si aspetta da Expo, dalla sua capacità di sensibilizzazione del pubblico ai temi visti da punti di vista meno privilegiati, da quanto emergerà dai suoi tavoli di incontro delle sue delegazioni diplomatiche e tecniche, dei diversi ministeri del commercio estero e dell'agricoltura che vi saranno coinvolti, dalla volontà che esse sapranno evidenziare e mettere in gioco, approfittando dell'occasione loro offerta, per il raggiungimento di obbiettivi minimi di breve periodo o per la messa in campo di più ampie strategie di conoscenza e di reciproca interazione di sviluppo sostenibile.
Enrico Mercatali
Milano, 1 Maggio 2015
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