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13 May 2015

MUDEC – Museum of Cultures. A museum of knowledge for brotherhood among peoples Milan – Ansaldo area














MUDEC 





A museum of knowledge for 
brotherhood among peoples 





MUDEC - Museum of Cultures 

A museum of knowledge for brotherhood among peoples

Milan - Ansaldo Area







Even Milan has now its "Musée du quai Branly". A new half-private half-public institution has opened in Milan, in the Ex Ansaldo area, sponsored by both the municipality of Milan and 24 Ore Cultura. It is called MUDEC, an acronym for Museo delle Culture (Museum of Cultures). Its opening had been planned for a long time and the purpose is to gather many prestigious ethnographic collections, both private and civic, dating back to the 19th and 20th Centuries.

At last, the museum was opened and it now counts 7000 works: precious Japanese porcelains, Chinese lacquers, African masks, American clay idols, carpets, cloths, costumes and so on. The exhibition is equipped with cartographic and photographic documents of great value. 






The new site was committed to he world-renowned English architect David Chipperfield, who planned a beautiful building of 17,000 square metres. Controversies arose about the building’s floor, which apparently wasn’t realized according to the original project.


But despite the controversies, the results seem good and ready to be presented to the public. Some parts of the exhibition coming from private collections are not open to the public yet. However, visitors and critics have been exploring the spaces and services, the collections of the permanent part of the museum and the first two collateral exhibitions which were realized for the inauguration. One is focused on Africa and its spirit in the production of art and objects. It is entitled “Africa, la terra degli spiriti” (“Africa. The land of spirits”) and it is mainly centered on the topic of masks.





The other is dedicated to the historical international exhibitions that took place in Milan at the beginning of the new century. In their set-ups, especially in the exhibition of 1906, exotic elements appeared frequently: people were constantly looking for a characteristic style for that age, and they often referred to ancient epochs, to their styles and their connections with foreign cultures. These bonds had become real fashion trends, owing to an elite tourism which brought objects and collectible ornaments back home, as well as the first photographs. 



Foreign pavilions at the Universal Exposition of 1906 in Milan, in a postcard entitled “Il Cairo a Milano” (“Il Cairo in Milan”).

The permanent collections of Mudec include objects, furniture, jewels, carpets coming from countries which were literally “worshipped” by European explorers, who hunted collectible “trophies” and didn’t have any colonial aspiration. We would like to to mention Manfredo Settala, one of the most important collectors of the 15th Century, and his Wunderkammer, which is reproduced in the museum with 100 pieces divided into 3 sections: “naturalia”, “mirabilia” and “exotica”.


Some objects exhibited at MUDEC (from the top): African mask in painted wood and sorghum; a Knight in black wood from the Bamana Atelier in Segou, beginning of XX Century; “Headrest” from the Democratic Republic of Congo, end of XIX Century, in decorated wood with stone necklaces; stone case illustrating a dog, coming from eastern Asia, in varnished metal; cufflinks in wood and glass beads, Yoruba Atelier of Igbuke in Oyo, Nigeria, beginning of XX Century; African anthropomorphic pipe, in briar-root and ivory; statue for magic-religious use, in wood, fur, feathers, stone necklaces.




Set-up of the exhibition “Spirits of Africa” for the inauguration at MUDEC




Enrico Mercatali
Milan, 28th March 2015
(translated from Italian by Penelope Mirotti on May 10th 2015) 

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01 May 2015

EXPO: "Confronto epocale" tra 144 paesi espositori in Expo - In sei mesi dovranno essere costruite e condivise politiche mondiali sul nutrimento dell'uomo e dell'ambiente. Una sfida da raccogliere con entusiasmo.





Apre oggi a Milano l'EXPO

C  O  N  F  R  O  N  T  O     E  P  O  C  A  L  E

tra  144 paesi espositori di Expo




In sei mesi 
dovrà essere costruita e condivisa una politica mondiale
 sul nutrimento dell'uomo e dell'ambiente.

Una sfida da raccogliere con entusiasmo






Stiamo arrivando quasi impreparati all'apertura ufficiale, che è avvenuta oggi, dell'evento forse più importante adesso nell'intero pianeta, ma certamente il più importante che mai sia stato trattato in una Esposizione Universale.
E' da quando esiste questa istituzione mondiale che i temi proposti, e poi trattati nelle diverse manifestazioni che si sono succedute a scadenze prefissate, sono stati scelti tra i più d'attualità rispetto al momento storico vissuto in ciascuna di esse, e quindi trattate mettendo a confronto gli interessi diversi, e a volte contrastanti, di ciascuno di essi. Ma mai come oggi invece il tema trattato, sintetizzato dallo slogan non banale "nutrire il pianeta - energia per la vita", che è di estrema attualità per tutti, sia se visto da occidente sia se approcciato da oriente oppure dal sud del mondo, ha basi scientifiche e conoscitive tali da doverci necessariamente accomunare, pur nella serrata e variegata discussione derivante dalle estreme differenze che ciascun paese vive rispetto agli altri, nel valore univoco della sopravvivenza stessa dell'uomo, e quindi alle condizioni estreme dell'ambiente con cui l'intero pianeta deve fare i conti per potersi dare un futuro.





Abbiamo trascorso questi mesi di preparazione dell'evento a parlare di tutto fuorchè dei contenuti da approfondire una volta che esso si fosse avviato, circa la localizzazione dell'area in cui ospitare i padiglioni, circa la loro simbolicità formale, circa i tempi di esecuzione che fino all'ultimo ci hanno costretto a fare scommesse su di una materia totalmente scivolosa e incerta, sul destino dei padiglioni una volta terminata la kermesse. Ma poco tempo si è dedicato a capire quali dovessero essere gli argomenti da portare al confronto coi governi dei paesi produttori, quali potessero essere le questioni da intavolare per giungere a risultati produttivamente e qualitativamente positivi con questo o con quell'altro paese. Poco si è discusso circa le politiche da affrontare per avere reale scambio di risultato coi paesi poveri del pianeta, i quali pur hanno, tra le loro produzioni, materie prime di alto interesse per le nostre tavole, e per dare loro una mano a migliorare quelle qualità che, in ultima analisi, avrebbero aggiunto qualità anche ai nostri scambi.







Il dibattito è ora "aperto" così da mettere a confronto idee e procedimenti, processi di produzione e dinamiche di distribuzione, concezioni e strategie, valori quantitativi e qualitativi, filiere e reti, ma anche, su di un piano meno teorico, questioni attinenti la biodiversità e gli ogm, legalità e illegalità, problemi di arretratezza e di innovazione, di donne e giovani al lavoro, produrre in alta montagna o in mare, ed infine anche di trattamento del cibo per evitare sprechi, per ampliarne la diffusione, per conoscerne meglio la sua conservazione e le proprietà nutritive.
Ogni paese ha ora, concentrate in un sol luogo (all'Expo di Milano) e per un lungo periodo di sei mesi, delegazioni pronte a dialogare e a fare affari, a promuovere i loro prodotti ed a conoscerne di nuovi, a confrontare tecniche di coltivazione e di maggiori rese quantitative e qualitative.
I temi più impellenti li ha posti in questi giorni, in maniera esemplarmente chiara, Carlo Petrini, che ha avvertito come oggi sia ancora in gioco una battaglia, veramente è il caso di definirla epocale, tra metodi industriali capitalistici e monopolistici, tendenti a dare massimo credito agli ogm, ed alle loro potenzialità ancora scarsamente verificate sia sul piano degli effetti salutistici che su quello delle capacità incrementative per quantità e qualità, ed i mondi produttivi estremamente variegati delle economie localiste, del cosiddetto chilometro zero, maggiormente orientate a preservare le biodiversità e le genuinità ambientali specifiche che possiedono i luoghi e le loro tradizioni. Oggi sono in gioco le risorse finite del pianeta e la loro capacità di sfamare popolazioni sempre più numerose, a fronte di tecniche produttive che a volte stentano a migliorarsi e ad adeguarsi alle nuove esigenze. Il più delle volte sono le stesse diversità culturali a rendere difficoltoso il ricorso a saperi più ampi perchè più aperti al confronto con altre culture. E' il riconoscimento della necessità di scambio e del non aprioristico rifiuto culturale dell'altro a determinare nuove possibilità e quini più ampie opportunità.




Expo-Milano 2015, per ora augura a tutti un buono e proficuo lavoro, lontano da diffidenze e tabu, ma più ancora da ideologismi precostruiti, per dare campo senza pregiudizi ad un confronto che solo più avanti sapremo meglio valutare. Alcuni dati servono solo a farci capire quale sfida attende oggi all'umanità intera:  nel 2050 la popolazione mondiale sfiorerà i 9,5 miliardi di persone. Il fabbisogno alimentare allora dovrà aumentare del 60% rispetto a quello odierno. La quantità di terreno coltivabile è passato dal 1960 ad oggi da o,4 a 0,2. Esso è quindi oggi la metà di quello di allora, ed il suo rendimento oggi è passato a 0,5-1% rispetto al 3% di quello di allora. Il fabbisogno di carne aumenterà nel 2050 del 75% rispetto a quello odierno. A questi dati piuttosto allarmanti, si contrappone una diversa e migliorata realtà per quanto attiene ai decessi per fame oggi registrati, rispetto a quelli di soli 15 anni fa, diminuiti di 100 milioni di unità. Occorre però sapere che un terzo dei terreni coltivabili è oggi impegnato esclusivamente alla produzione di mangimi per animali. Ecco perchè chi oggi propugna soluzioni più sostenibili per risolvere la fame nel mondo indica la strada del minor consumo di carne. Dati freddi e scarsamente valutabili sono quelli che leggiamo a volte sui giornali, che poco informano i non addetti alle politiche alimentari strategiche globali. E' solo all'interno di un quadro comparato di relazioni complesse e generali che possono essere individuati i punti-chiave cui collegare i necessari piccoli cambiamenti virtuosi dei comportamenti alimentari delle popolazioni, finalizzati a promuovere i grandi e attendibili mutamenti positivi sul piano globale. E' quanto ci si aspetta da Expo, dalla sua capacità di sensibilizzazione del pubblico ai temi visti da punti di vista meno privilegiati, da quanto emergerà dai suoi tavoli di incontro delle sue delegazioni diplomatiche e tecniche, dei diversi ministeri del commercio estero e dell'agricoltura che vi saranno coinvolti, dalla volontà che esse sapranno evidenziare e mettere in gioco, approfittando dell'occasione loro offerta,  per il raggiungimento di obbiettivi minimi di breve periodo o per la messa in campo di più ampie strategie di conoscenza e di reciproca interazione di sviluppo sostenibile.

Enrico Mercatali
Milano, 1 Maggio 2015