MUDEC
Un museo della conoscenza
per la fratellanza tra i popoli
per la fratellanza tra i popoli
MUDEC - Museum of Cultures.
A museum of knowledge for brotherhood among peoples
Milan - Ansaldo Area
Anche Milano ha ora il suo "Musée du quai Branly". Apre a Milano, infatti, una nuova istituzione, metà pubblica e metà privata, nell'area dell'Ex Ansaldo, ad opera sia del Comune di Milano che di 24 Ore Cultura in partnership. Si chiama MUDEC, acronimo che sta per Museo delle Culture. E' un museo che da tempo si pensava di realizzare a Milano, per riunire le innumerevoli quanto ricche e prestigiose collezioni etnografiche otto e novecentesche, sia civiche che private, che richiedevano d'essere raccolte entro un unico spazio per essere rese disponibili al pubblico e agli studiosi.
Finalmente il Museo è nato e raccoglie oltre 7000 pezzi, tra oggetti vari ed opere, dalle porcellane preziose del Giappone, alle lacche cinesi, dalle maschere africane, agli idoli in terracotta delle Americhe, a tappeti, tessuti, costumi, ecc., il tutto corredato da documentazione cartografica e fotografica di grande valore.
Finalmente il Museo è nato e raccoglie oltre 7000 pezzi, tra oggetti vari ed opere, dalle porcellane preziose del Giappone, alle lacche cinesi, dalle maschere africane, agli idoli in terracotta delle Americhe, a tappeti, tessuti, costumi, ecc., il tutto corredato da documentazione cartografica e fotografica di grande valore.
L'incarico per la realizzazione della nuova sede, dato a suo tempo
all'architetto inglese di fama internazionale David Chipperfield, ha
prodotto un bell'edificio architettonico, di circa 17.000 metri
quadrati, già approdato su un tavolo di polemiche per la mancata
accettazione da parte del progettista di un pavimento che, pare, non sia stato realizzato secondo
progetto.
Ma, al di là delle polemiche, tutta l'operazione sembra essere ben lievitata e pronta per essere infornata presso il pubblico. Difatti, anche se non tutte le parti delle collezioni implicate, per lo più nate da raccolte private, pubblico e critica hanno già potuto sperimentarne gli spazi, i servizi, la collocazione delle raccolte della parte stabile del museo e la realizzazione delle prime due mostre collaterali preparate per l'inaugurazione. Di queste, una è dedicata all'Africa, e allo spirito che anima la sua produzione oggettuale e artistica, intitolata "Africa, la terra degli spiriti", prevalentemente incentrata sul tema delle maschere.
Ma, al di là delle polemiche, tutta l'operazione sembra essere ben lievitata e pronta per essere infornata presso il pubblico. Difatti, anche se non tutte le parti delle collezioni implicate, per lo più nate da raccolte private, pubblico e critica hanno già potuto sperimentarne gli spazi, i servizi, la collocazione delle raccolte della parte stabile del museo e la realizzazione delle prime due mostre collaterali preparate per l'inaugurazione. Di queste, una è dedicata all'Africa, e allo spirito che anima la sua produzione oggettuale e artistica, intitolata "Africa, la terra degli spiriti", prevalentemente incentrata sul tema delle maschere.
La seconda dedicata alle storiche esposizioni internazionali svoltesi a
Milano all'inizio del nuovo secolo. Negli allestimenti di queste,
specialmente in quella più ricca di testimonianze, quella del 1906,
aleggiavano intensi gli esotismi tanto cari ad una cultura che da
decenni, e per molti anni ancora, annaspava alla ricerca di uno stile
che caratterizzasse l'epoca, spesso ricalcando le orme delle epoche
passate, a volte richiamandone gli stili o i riferimenti alle culture lontane che costituivano vere e proprie mode, a causa di un turismo di elite che ne riportava a
casa oggetti e supellettili da collezione, oltre alle prime immagini fotografiche.
Padiglioni stranieri all'Esposizione Universale di Milano del 1906, in una cartolina d'epoca dal titolo "Il Cairo a Milano".
Le collezioni permanenti del Mudec comprendono oggetti, arredi, mobili, gioielli, tappeti provenienti dai paesi che sono stati oggetto di vero e proprio culto turistico da parte degli "esploratori" europei, specialmente a caccia di "trofei" da collezione, che nulla avevano a che vedere con logiche colonialiste. Ricordiamo qui, tra tutti Manfredo Settala, che fu uno dei più importanti collezionisti nel '600, e la sua Wunderkammer, qui riconfermata nel museo, ove sono stati reperiti 100 pezzi ripartiti in sezioni: "naturalia", "mirabilia" ed "exotica".
Esposti al MUDEC, tra gli altri, questi oggetti (dall'alto): Maschera africana in legno dipintom e saggina; un Cavaliere, dell'Atelier Bamana di Segou, nel Mali, inizio XX secolo, in legno nero; "Poggiatesta" della Repubblica Democratica del Congo, della fine del XIX secolo, in legno decorato con collane di pietra; portapietre raffigurante un cane, proveniente dall'asia orientale, in metallo laccato; coppia di gemelli, Atelier Yoruba di Igbuke a Oyo, Nigeria, inizio del XX secolo, in legno e perline di vetro; pipa africana antropomorfa, in radica e avorio; statua per uso magico-religioso, in legno, pelliccie, piume, collane in pietra.
Allestimento della mostra "Gli spiriti dell'Africa", al MUDEC di Milano per l'inaugurazione.
Enrico Mercatali
Milano, 28 marzo 2015