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14 January 2015

L'artista tedesco Gunter Demnig installa a Meina 3 delle sue Stolpersteine (Pietre della Memoria)






L'artista tedesco Gunter Demnig
 installa a Meina (Lago Maggiore)
3 delle sue Stolpersteine







Le Pietre della Memoria ricordano le vittime più giovani 
della strage nazista di Meina



Si è svolta oggi a Meina (località sulla sponda piemontese del Lago Maggiore tra Arona e Stresa) la cerimonia organizzata per celebrare l'avvenuta posa del frammento meinese della mega-installazione internazionale, in fase di realizzazione, ideata dall'artista-performer e designer berlinese Gunter Demnig, consistente nell'incastonamento a pavimento di "Pietre d'Inciampo", o "pietre della memoria". Scopo dell'installazione in fieri, dalle dimensioni continentali, è quello di ricordare singole persone che, nei più diversi paesi europei, siano state vittime della follia nazista. Questo vasto programma di concreti interventi sul territorio di molti paesi europei, secondo l'intenzione del suo autore, è finalizzato alla scomposizione nei suoi innumerevoli ed individuali tasselli dell'idea planetariaria di olocausto che di questo grande male la storia ne ha dato, riattribuendo a ciascuna delle singole e personali storie la propria tragica ed univoca realtà. Ciascuna di queste pietre, rivestite da piastre di ottone, riporta nome e cognome della parsona data di nascita e data e luogo del tragico evento che ne ha spezzato la vita.
Nell'area attorno al Lago Maggiore 57 sono state le vittime del nazismo, la cui tragica morte, è avvenuta tra il 13 settembre e l'8 ottobre del 1943. Gunter Gemnig, con la sua grande opera già ampiamente avviata ma ben lungi ancora dall'essere completata, ne vorrebbe ricordare tutti i nomi, accanto ai luoghi da essi abitati. 22.000 sono le pietre che ad oggi egli ha già installato, in Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi ed Italia. Queste che l'artista tedesco a posto in opera ieri a Meina sono le prime, di tutte le 57 oggi documentate. L'opera è certamente ciclopica, soprattutto se si pensa che il proprio autore, oltre a realizzarne i singoli pezzi, vuole essere lui stesso a porle in opera, come effettivamente, almeno fino ad oggi, è avvenuto. Se si pensa che le vittime dell'olocausto sono parecchi milioni (il numero esatto è impossibile da conoscere, ma recenti studi del Museo dell'Olocausto di Washington ci dicono che gli ebrei uccisi dai nazisti sono ben più dei 6 milioni di cui da tempo si parla. Tra i 12 e i 15 milioni oggi si dice. Di questi, 22.000 soltanto, si fa per dire, sono state già poste in opera).




Momenti della inaugurazione delle tre "pietre d'inciampo" posate sul lungolago di Meina il 10 gennaio 2015 alla presenza di autorità civili e religiose  (fotografie di Enrico Mercatali)


Nell'area attorno al Lago Maggiore 57 sono state le vittime del nazismo, la cui tragica morte, è avvenuta tra il 13 settembre e l'8 ottobre del 1943. Gunter Gemnig, con la sua grande opera già ampiamente avviata ma ben lungi ancora dall'essere completata, ne vorrebbe ricordare tutti i nomi, accanto ai luoghi da essi abitati. 22.000 sono le pietre che ad oggi egli ha già installato, in Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi ed Italia. Queste che l'artista tedesco a posto in opera ieri a Meina sono le prime, di tutte le 57 oggi documentate. L'opera è certamente ciclopica, soprattutto se si pensa che il proprio autore, oltre a realizzarne i singoli pezzi, vuole essere lui stesso a porle in opera, come effettivamente, almeno fino ad oggi, è avvenuto. Se si pensa che le vittime dell'olocausto sono parecchi milioni (il numero esatto è impossibile da conoscere, ma recenti studi del Museo dell'Olocausto di Washington ci dicono che gli ebrei uccisi dai nazisti sono ben più dei 6 milioni di cui da tempo si parla. Tra i 12 e i 15 milioni oggi si dice. Di questi, 22.000 soltanto, si fa per dire, sono state già poste in opera).



"Even -Pietre" è un'idea di Cinzia Bauci e Pier Gallesi, in arte Stellerranti, due inquieti cantastorie del nostro tempo che sono stati chiamati a completare con il loro intenso spettacolo la giornata d'inaugurazione delle pietre meinesi di Gunter Demnig.
Il duo ha riproposto suggestioni e atmosfere tratte dal "cabaret berlinese" e dal teatro Yiddish moderno, in una intrigante mescolanza tra conferenza, declamazione, sacro e profano, teatro e musica. La performance è stata applaudita da un folto pubblico entro il Palazzo comunale di Meina nella giornata dell'11 gennaio 2015. Sopra due momenti dello spettacolo foto di Enrico Mercatali)  e sotto la copertina di un loro CD.

E' da Meina che si è svolto l'episodio più noto dei tragici eventi sul Lago Maggiore, descritto nel libro "Hotel Meina" di Marco Nozza e nell'omonimo film di Carlo Lizzani, in cui 16 ospiti dell'albergo sono stati arrestati, uccisi tra il 22 e il 23 settembre del 1943, e poi zavorrati e gettati nelle acque del lago. Pur essendo ebreo, il proprietario dell'Hotel Alberto Behar e la sua famiglia, di origine turca poterono salvarsi per intervento del Console di Turchia. Oggi è la figlia allora tredicenne di Alberto Behar a dare testimonianza di quanto accadde, così come non ha mai smesso di fare in numerose occasioni e pubblici incontri fino ad oggi, nella giornata meinese nella quale sono state poste le pietre dedicate a Jean, Robert e Blanchette  Fernandez Diaz, rispettivamente rimaste vittime della strage a soli  16, 13 e 12 anni.




Sopra: le varie fasi della posa delle "Pietre d'Inciampo" a Meina tra il 10 e l'11 gennaio 2015. E' l'artista stesso Gunter Demnig che pone a terra le sue pietre, alla cui posa è seguita una cerimonia, alla presenza di diverse autorità pubbliche e religiose.
Sotto: altre due immagini di repertorio dell'artista tedesco Gunter Demnig, nel corso della sua ripetitiva ma instancabile attività di posa delle Pietre della Memoria in giro per l'Europa.



L'iniziativa dell'artista Gunter Demnig ha avuto inizio a Colonia nel 1995 ed ha condotto il suo progetto, all'inizio del 2010, ad una installazione complessiva ad allora di oltre 22.000 "pietre" in vari paesi:  Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi e Italia.
Le pietre ricordano vittime ebree dell'olocausto, in memoria di singole persone, o di gruppi etnici e religiosi indesiderabili dalla dottrina nazista e fascista, quali gli omossessuali, gli oppositori politici, i Rom, i Sinti, gli zingari, i testimoni di Geova, i pentacostali, i malati di mente, ed i portatori di handicap.





Non pochi sono stati i problemi pratici sollevati dalla posa delle stolpersteine, da parte dell'artista tedesco che le ha ideate. Spesso è accaduto che esse non furono gradite, ed hanno dovuto perfino essere spostate dai luoghi nei quali erano state installate. Ma la maggior parte di esse viene invece accolta con il dovuto rispetto, oltrechè con l'emozione derivente dai loro racconti, così venendo a far parte di quella che è ormai una leggenda, quella di una delle installazioni più grandi e più sentite del mondo, di un'opera d'arte planetaria, frutto di una grande visione artistica, oltrechè culturale, che adesso è ancora soltanto agli inizi, ma che nell'arco forse di generazioni potrà essere portata avanti, così perpetuando e diffondendo il credo che, solo attraverso la memoria, potranno non ripetersi gli atti scellerati che tanto hanno degradato quella fase della storia dell'umanità.


Enrico Mercatali
Meina, 11 gennaio 2015




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