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22 August 2013

Dal paesaggio dell'economia all'economia del paesaggio. Turismo e granito. Baveno - Lago Maggiore. Le cave


 
Turismo e Granito
Baveno - Lago Maggiore





Le cave: dal paesaggio dell'economia
all'economia del paesaggio 

"Complexities and contradictions"
to be urgently resolved



Una parte dell'allestimento in fieri del piccolo ma molto interessante Museo del Granito in Baveno, presso la piazza del complesso dei Santissimi Gervasio e Protasio del XI-XII secolo e il Battistero di origine paleocristiana.


The quarries: from the economy landscape 
to the landscape economy


Che il granito di Baveno sia tra i materiali naturali da costruzione e rivestimento tra i più ricercati al mondo, da secoli, è ormai ritornello in quella storia che ha reso famoso il Lago Maggiore, che ha prodotto la storica realtà della navigazione delle sue acque per il trasporto fino a Milano, attraverso i Navigli, delle merci pesanti (tra cui il granito appunto, di Baveno, come naturalmente anche il marmo rosa di Candoglia, utilizzato fin dalle origini nel cantiere dei cantieri: quello per la costruzione del Duomo di Milano).
Il granito di Baveno, avvalendosi di questi fondamentali mezzi di trasporto, una volta resisi veramente efficienti, ha visto avviarsi tra l'8 e il '900 una sua esportazione ingente, nei cantieri più prestigiosi di tutto l'occidente, finalizzato all'edificazione di palazzi pubblici di interesse primario. Parallelamente a tali risultati, la storia di questo materiale oggi giustamente riesce a mettere in risalto ciò che allora era restato nell'ombra, riguardante le vicende legate alla sua faticosa estrazione e lavorazione, storia che attiene più alla nostra zona del Lago Maggiore, zona di cave, che ai luoghi deputati della sua applicazione architettonica. Questi fattori tra loro intrecciati alla più aulica storia delle grandi architetture che ne hanno reso famoso il suo risalto estetico, hanno segnato l'evoluzione di tecnologie sempre più perfezionate, e, al contempo l'interesse sempre maggiore anche del largo pubblico per le qualità indiscutibili del granito dal bell'aspetto, improntato ai suoi tenui, chiarissimi colori, tendenti al rosa, quelle qualità che solo lì, in quella cittadina ridente di Baveno, che segna l'inizio della montagna alpina, dalle acque del golfo Borromeo e del suo conosciutissimo paesaggio, su fino al massiccio del Rosa e oltre, che ne marchia di fascino e bellezza il suo grandioso sfondo.



Veduta delle isole Borromee da Stresa, in direzione di Baveno. Ecco come appaiono le "perle del Lago Maggiore" dalla località turistica più importante del Verbano, luogo di imbarco naturale per la visita alle isole: ciò che domina in questo spicchio di paesaggio, tra i più famosi al mondo, è la grande, storica cava di granito, che mai smette di allargarsi di anno in anno. Vent'anni fa era assai più piccola di oggi, ed ora, da un paio d'anni a questa parte, ha esteso i propri confini oltrte il profilo della montagna, in direzione di Mergozzo. Se nulla si fa, come non si sta facendo,  per contenerne e migliorarne l'impatto visivo, cosa accadrà tra qualche anno? La tradizionale  "cartolina della bellezza", già oggi molto discutibile dovrà tradursi in un "avviso dell'orrore"? Si esporterà, sì, più granito, ma l'attrazione primaria del turismo, costituita dalle perle borromee e dall'acrocoro montuoso che fa loro da sfondo, ovvero da quell'unica e imprescindibile risorsa che è questo paesaggio preso nel suo insieme, decreterà per sempre la sua fine (ovvero, primaria contrapposizione "del suo fine").


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Continua (Articolo completo in archivio)


 

A Baveno è oggi in corso di allestimento un Museo che intende raccogliere in modo organico il materiale storiografico e fotografico esistente sulla estrazione e lavorazione del granito, per esporlo, al pubblico dei turisti che ogni anno vi provengono da ogni parte del mondo non tanto per vivere il mondo del granito, ma per godere la grande bellezza del luogo e, da tempo ormai anche, per il piacere di sentirsi partecipe, attraverso le molteplici manifestazioni che proprio nelle cave vengono rappresentate, dell'agiografia aggiornata, e pur manchevole, della storia e della cronaca di questo materiale


Due immagini della cava di Baveno, come si presentava negli anni '30, e come si presentava un paio di anni fa. E' evidente l'abnormità della ferita inferta al paesaggio. Oggi la cava è stata molto allargata, specie in direzione Nord.

In cosa sia manchevole tale racconto (che, a partire dalle fatiche operaie, giunge ai successi di imprenditori come il Cavalier Nicola della Casa, che del granito di Baveno fu, conle sue cave, il maggiore divulgatore, lo diciamo ora noi di Taccuini, che non vogliamo assoggettarci all'assordante silenzio che avvolge, nonostante l'enorme evidenza da incominciare a denunciare, l'eccessivo  impatto visivo delle cave sul paesaggio. Comincia infatti ad essere seriamente preoccupante, come già denunciavamo in un articolo di questo stesso blog, nel luglio del 2010, dal titolo "Le cave di marmi e graniti nel golfo Borromeo" (http://taccuinodicasabella.blogspot.it/2010/07/una-realta-storica-del-nostro.html), l'ormai diffuso e fortemente incisivo estendersi delle cave di granito, attorno alle isole più belle del mondo. Occorre quindi decidersi: o il granito o il turismo, nel Golfo Borromeo.




Alcune immagini tratte dal raro materiale esposto nel piccolo Museo del Granito: In alto il folto gruppo di operai estrattori e di scalpellini, addetti alla cava bavenese, dipendenti della Ditta Nicola della Casa, fiorente esportatrice del nobile materiale, presso i più grandi cantieri americani ed europei, tra cui l'Opera parigina e la metropolitana di Mosca, il cui proprietario . Nella foto al centro è rappresentato il quartiere di ville e villini dei dirigenti e del proprietario dell Ditta, fronteggiante la Strada Statale del Sempione, allora sterrata, per le quali furono impiegate grandi quantità di granito.

Da quando scrivemmo, su questo blog tre anni fa, che ci sembrava non vi fossero serie tutele per il paesaggio, che dal Verbano si apre nell'arco del Golfo Borromeo, luogo dalle irripetibili bellezze segnalate dalle migliori guide turistiche del mondo, abbiamo visto quotidianamente crescere quelle  cave che già ci spaventavano, e l'erosione delle pendici del Mottarone e del Montorfano da parte delle frese dell'industria estrattiva. Si stavano cioè ampliando a dismisura le "ferite" nella componente vegetale delle loro pendici. Un ingrandimento "a vista d'occhio" del perimetro di scavo che sembrerebbe privo di limite. E ci domandavamo, come ancor più oggi ancora ci domandiamo: "Dovè il limite? Quali autorità stanno sorvegliando?




Parallelamente alle attività d'estrazione, che tanto lustro hanno dato alla cittadina del Verbano, e che ancora tanta economia muovono attorno a quella pietra così unica nella sua bellezza, da qualche anno si sono mosse iniziative di valorizzazione delle vecchie cave, quasi a propagandare l'idea che dalle cave promani non solo bellezza, ma anche cultura. E' così infatti, quando quelle cave, ora utilizzate per le manifestazioni di" Tones on the Stones", come ad esempio quella d'Ornavasso, si presentano come palcoscenici scenografici ad alta valenza architettonica, perfettamente intagliate nella nuda roccia quasi fossero state realizzate a quello scopo fin dalle origini. Ma ciò non è per le cave che prima abbiamo nominato, ove sassi e polvere, terra ed arida ghiaia stagliano nella vegetazione della montagna tutto il loro desolante squallore. Queste non saranno mai cave per lo spettacolo, teatro di arte, storia e cultura: Esse attendono solo d'essere subito dismesse, ed affidate a cure di ingegneristici geo-restauri, finalizzati al ripristino delle condizioni fitodinamiche e geomorfologiche originarie. Solo così potremo salvare, assieme, due industrie parimenti importanti: quella estrattiva (che continuerà ad essere considerata principessa del luogo, in aree più idonee), e quella turistica (regina ormai da due secoli, e monarca ormai universalmente acclamata).

Enrico Mercatali
Lesa, 21 agosto 2013

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