Il pop-filosofo Alain de Botton
è noto per alcuni suoi best sellers:
"Architettura e felicità"
"Arte come terapia"
"Arte come terapia"
"Come Proust può cambiarvi la vita"
"Esercizi d'amore"
"Come pensare (di più) il sesso"
Sopra: Le copertine dei libri di Alain de Botton "Architettura e felicità" e
"L'Arte come terapia" (assoeme a John Armstrong), per Guanda Editore
Ora apre le sue "Schools of Life"
Assai frequentata la School of Life che il filosofo Alain de Botton, svizzero di nascita ma inglese d'adozione, ha attivato a Londra, a due passi da Russel Square, per aiutare le persone a ricercare, ma spesso anche a trovare, la felicità, e a dare maggior senso alla propria vita. In questa scuola egli, coadiuvato da vari esperti in diverse discipline, suoi collaboratori, intende dare vita a seminari e workshops nei quali stimolare, oltre all'interesse dei partecipanti, anche il piacere d'intervenire, di colloquiare con gli altri, di partecipare, attorno a temi noti a tutti, ma spesso non affrontati nel modo più adeguato, per divenire utili alla propria crescita personale, all'individuazione d'una propria identità, d'un proprio ruolo rispetto ad essi, ed in definitiva alla chiave della felicità: il sesso, l'amore, l'arte, perfino l'architettura, in quanto arte, quali argomenti da chiunque vissuti tutti i giorni, ma in modo forse frettoloso, incosciente, superficiale, così da non permettere di assaporarne nel giusto modo il gusto.
Nell'approccio filosofico del pensiero positivo, l' "Arte come terapia" è l'ultimo suo sforzo editoriale che segue una lunga serie di riflessioni filosofiche attorno alle sedute sperimentali di letteratura, poesia, arti visive, nelle quali sono state coinvolte singole persone o folle di curiosi che hanno popolato i suoi ultimi seminari tenutisi a Belsize Park a Londra, dalle cui risultanze è nata l'idea di creare una mostre che aprirà ad Amsterdam, al Rijksmuseum, il prossimo aprile 2014, in collaborazione con lo storico dell'arte John Armstrong. L'idea consiste nel pensare che l'arte possa essere utilizzata da tutti, da chiunque, e non soltanto da alcuni cultori delle sue seduzioni, e non solamente mettendosi a disegnare o dipingere, come fanno, se non i veri artisti, i cosiddetti "pittori della domenica".
Qui l'uso dell'arte deve intendersi come qualcosa capace d'aiutare chi ne usufruisce nel compimento di un percorso interiore, ricorrendo alle belleze intrinseche di un dipinto, o di una scultura, o di una architettura (così come Alain de Botton ci insegna anche, nel suo libro "Architettura e felicità", pensando alle qualità di un ambiente storico urbano, o di un salotto in puro stile jugendstil, o all'esperienza di un vissuto razionalista d'una casa di Le Corbusier), per inseguire il rapporto che quel genere di bellezza ha con la propria propensione al bello, per cercare di interpretare quanto di quella particolare forma, o quel suo modo d'essere stata intesa dall'artista, sia anche parte di noi, o sia già in noi, in quanto anche da noi in quel modo intesa. Questo genere di approccio è quanto il filosofo ha anche approfondito nella disamina dell'architettura, nel contesto di una estasi di tipo estetico, e di un godimento che ne renda intelligibile a noi che la fruiamo i termini del coinvolgimento emotivo che in noi un edificio, o un ambiente, o un brano di città, sà suscitare.
Nell'approccio filosofico del pensiero positivo, l' "Arte come terapia" è l'ultimo suo sforzo editoriale che segue una lunga serie di riflessioni filosofiche attorno alle sedute sperimentali di letteratura, poesia, arti visive, nelle quali sono state coinvolte singole persone o folle di curiosi che hanno popolato i suoi ultimi seminari tenutisi a Belsize Park a Londra, dalle cui risultanze è nata l'idea di creare una mostre che aprirà ad Amsterdam, al Rijksmuseum, il prossimo aprile 2014, in collaborazione con lo storico dell'arte John Armstrong. L'idea consiste nel pensare che l'arte possa essere utilizzata da tutti, da chiunque, e non soltanto da alcuni cultori delle sue seduzioni, e non solamente mettendosi a disegnare o dipingere, come fanno, se non i veri artisti, i cosiddetti "pittori della domenica".
Le copertine di due libri scritti dal pop filosofo Alain de Botton: "Esercizi d'amore"
e "Come pensare (di più) il sesso. Entrambi per Guanda editore
Qui l'uso dell'arte deve intendersi come qualcosa capace d'aiutare chi ne usufruisce nel compimento di un percorso interiore, ricorrendo alle belleze intrinseche di un dipinto, o di una scultura, o di una architettura (così come Alain de Botton ci insegna anche, nel suo libro "Architettura e felicità", pensando alle qualità di un ambiente storico urbano, o di un salotto in puro stile jugendstil, o all'esperienza di un vissuto razionalista d'una casa di Le Corbusier), per inseguire il rapporto che quel genere di bellezza ha con la propria propensione al bello, per cercare di interpretare quanto di quella particolare forma, o quel suo modo d'essere stata intesa dall'artista, sia anche parte di noi, o sia già in noi, in quanto anche da noi in quel modo intesa. Questo genere di approccio è quanto il filosofo ha anche approfondito nella disamina dell'architettura, nel contesto di una estasi di tipo estetico, e di un godimento che ne renda intelligibile a noi che la fruiamo i termini del coinvolgimento emotivo che in noi un edificio, o un ambiente, o un brano di città, sà suscitare.
Le sessioni individuali di psicoterapia, arteterapia, biblioterapia si traducono, nel centro londinese, in sessioni collettive di discussione e analisi della salute emotiva sottesa ai diversi ambiti trattati, alle diverse discipline che vengono proposte ed affrontate dagli specialisti. Da quattro anni in esso si sperimenta il successo dell'iniziativa, ed ora, verificatosi il pieno soddisfacimento degli obiettivi iniziali che il fondatore si era posto, sembra che si pensi ad un marchio da difondere nel mondo. Alain de Botton vorrebbe esportare questa sua esperienza arte-terapica in Corea, in Australia, negli Stati Uniti, in Spagna.
Alcuni stages di alcuni esperimenti intrapresi alla "School of Life" di Alain de Botton
Così, tra una sessione dedicata a come migliorarsi con l'arte della conversazione ("How to have a better conversation") ed un'altra creata per divertirsi, migliorarsi, crescere passeggiando ("Eureka tour", in cui si può parlare di tutto ciò che appare, dai bidoni della spazzatura, ai pacchetti di sigarette, alle sedie di plastica, alle vetrine dei negozi), quello che forse insegna il guru del pop-training e dell'art-analysis è darsi da fare, non restare inerti, essere curiosi, aggiungere trasversalità ai nostri interessi, così creando maggiori opportunità di verifica di noi stessi, di incontro con chi la pensa così diverdamente da noi da suscitare il nostro interesse. Insomma mettersi in gioco, mettersi alla prova, perchè certamente così qualche novità appare all'orizzonte del nostro sguardo abitudinario e un po' miope.
Così, tra una sessione dedicata a come migliorarsi con l'arte della conversazione ("How to have a better conversation") ed un'altra creata per divertirsi, migliorarsi, crescere passeggiando ("Eureka tour", in cui si può parlare di tutto ciò che appare, dai bidoni della spazzatura, ai pacchetti di sigarette, alle sedie di plastica, alle vetrine dei negozi), quello che forse insegna il guru del pop-training e dell'art-analysis è darsi da fare, non restare inerti, essere curiosi, aggiungere trasversalità ai nostri interessi, così creando maggiori opportunità di verifica di noi stessi, di incontro con chi la pensa così diverdamente da noi da suscitare il nostro interesse. Insomma mettersi in gioco, mettersi alla prova, perchè certamente così qualche novità appare all'orizzonte del nostro sguardo abitudinario e un po' miope.
Dice
Alain de Botton: "Come società siamo molto bravi a vestire le persone
di ogni età ed in ogni situazione, ma meno bravi siamo nel vestire le
emozioni. In quelle siamo ancora primitivi".
Enrico Mercatali
Lesa, 27 luglio 2013
(modificato 17 gennaio 2013)
(modificato 17 gennaio 2013)