Cattedrali del vino
e
Nuove Cantine d'Autore
n. 2
Due immagine della nuova cantina Antinori di Bargino, in Toscana, firmata da Archea Associati. L struttura vinicola è mimetizzatissima nellampio panorama collinare presso Bargino: solo una grande piastra ondulata vi emerge dolcissima, mentra tutti i grandissimi ambienti interni costituiscono un nucleo ipogeo ben illuminato e freschissimo di grande suggestione visiva.
Taccuini Internazionali dedica un secondo articolo al suo più letto degli ultimi anni, di analogo titolo, dedicato ad una escursione sull'architettura delle vinerie di più recente costruzione, che si sono avvalse della collaborazione di firme prestigiose dell'architettura internazionale, o che si sono avvalse del mezzo comunicativo d'una architettura dal linguaggio meno tradizionalista per promuovere i suoi uvaggi, il proprio marchio, i propri più pregiati vini.
La fortunata escursione in questo mondo, che è valsa al nostro magazine una risposta più che positiva dei suoi lettori, che abbiamo anche pubblicato in versione inglese, vogliamo qui riproporre con un secondo articolo che ne prosegua l'indagine mostrando altri prestigiosi marchi, attraverso la scelta di veicolarsi con l'architettura contemporanea agli occhi del pubblico ed al palato dei più esigenti degustatori.
Titoleremo perciò questo articolo con il medesimo titolo della prima versione numerandolo come secondo, così da mettere in rete entrambi i resoconti come fossero l'uno un tutt'uno con l'altro.
Eccone qui, del primo articolo, il relativo link, per chi voglia rivederselo prima di continuare il nuovo viaggio, che questa volta, oltre che ancora in Italia, nella Toscana del Chianti, ci porterà anche in Portogallo:
http://taccuinodicasabella.blogspot.it/2010/08/cattedrali-del-vino-cantine-dautore.html
Nuova Cantina Antinori
nel Chianti Classico, presso Bargino
Alcune immagini della nuova Cantina Antinori nel Chianti Classico, presso Bargino,
firmato da Archea Associati
Inaugurata il 25 ottobre 2012 a Bargino, nel cuore del Chianti Classico, la nuova Cantina Antinori, firmata dello studio Archea Associati, valorizza il paesaggio e il territorio circostante quale espressione dei valori culturali e sociali del luogo di produzione del vino.
Il progetto incentrato
sulla sperimentazione geo-morfologica di un manufatto industriale
concepito come espressione della simbiosi tra
cultura antropica, l’opera dell’uomo, e ambiente di lavoro e naturale.La costruzione della cantina è incentrata sul radicamento con la terra, una relazione tanto esasperata e sofferta (anche in termini di investimento economico) da condurre l’immagine architettonica a nascondersi e con-fondersi in essa. Pertanto il progetto integra il costruito al paesaggio agreste dove il complesso industriale è dissimulato attraverso la realizzazione di una copertura che definisce un nuovo piano di campagna coltivato a vigneto e disegnato da due tagli orizzontali che permettono l’ingresso della luce e l’inquadratura del paesaggio.
La facciata, per usare una categoria propria degli edifici, è quindi distesa orizzontalmente sul pendio naturale scandito dai filari delle viti che ne costituiscono, con la terra, il sistema di “rivestimento”. Le aperture-fenditure svelano, senza evidenziarlo, l’interno ipogeo: lungo quella più bassa sono distribuiti gli spazi uffici e le aree espositive, mentre su quella superiore si aprono le zone di imbottigliamento e immagazzinamento. Il cuore della cantina, dove il vino matura nelle barriques, nell’oscurità mediamente diffusa degli interni e nella ondulata sequenza dei soffitti voltati in terracotta, mostra la dimensione sacrale dei suoi spazi nascosti come migliore opportunità per le più idonee condizioni termo-igrometriche dell'intero processo realizzativo dei prodotti.
La lettura dell’edificio evidenzia la sua articolazione altimetrica, che segue il percorso produttivo discendente (per gravità) delle uve, sin dal loro arrivo, ai tini di fermentazione fino alla barriccaia interrata; un percorso che risulta inverso a quello intrapreso dal visitatore, il quale, dai parcheggi risale alla cantina e ai vigneti, attraversando le zone produttive ed espositive. Queste ultime vanno dal frantoio, alla vinsanteria, al ristorante, fino al piano che ospita l’auditorium, il museo, la biblioteca, le sale di degustazione e la aree di vendita diretta. Gli uffici, le parti amministrative e direzionali, che stanno al piano superiore, risultano scandite da corti interne che prendono luce attraverso grandi fori circolari nel cosiddetto "vigneto di copertura", sistema atto a portare luce fino alla foresteria, la casa del custode. I materiali e le tecnologie evocano la tradizione locale dando evidente espressione al tema della natura, sia nell’uso della terracotta, sia nell’opportunità di utilizzare l’energia naturalmente prodotta dalla terra per raffrescare e coibentare la cantina, le cui condizioni climatiche, necessarie alla produzione del vino, vi si generano in modo semplicee del tutto spontaneo.
Altre due suggestive immagini dal basso delle ampie aperture che permettono l'ingresso di aria e luce nelle nuove cantine Antinori di Bargino.
Sopra e sotto al titolo, qui sopra: Quinta do Vallado (Portogallo), Sociedade Agricola Ida. Il progetto, di Guedas + De Campos, cerca di conciliare l'esigenza di ampliamento della vineria e delle sue cantine con l'inserimento nel paesaggio circostante, ricco di movimentazioni del terreno, attraversato da un lungo viadotto d'autostrada. L'intervento mira a mantenere gli edifici esistenti, completando con la riorganizzazione necessaria la costruzione di nuovi edifici: Magazzino di fermentazione, Magazzino Hogshead e Reception. L'estensione della cantina ha condizionato tutto il sistema produttivo ed ha richiesto una grande sforzo progettuale, specialmente nel mantenere al minimo, nel layout costruttivo, le quote dell'edificio.
I nuovi volumi creano un rapporto di tensione ed equilibrio tra gli elementi architettonici e quelli topografici, fondendosi nel terreno, e dichiarando la loro natura artificiale.
Il Magazzino Hogshead è, al contempo, autonomo, dialogando con il paesaggio, e tenendo conto della topografia terrazzata sul Douro.
La sua grande massa in pietra campeggia sui declivi delle vigne terminando a sbalzo, così diventando barriera fisica come fosse una roccia emersa dal terreno, pur senza dominarvi eccessivamente in altezza.
Il progetto concilia la struttura e le infrastrutture nella concezione di un forma ancestrale.
Il Magazzino Hogshead con il suo volume parallelepipedo presenta una massa che permette una buona prestazione di isolamento termico per le cantine sottostanti e la presenza di un sistema di ventilazione naturale.
Tutti i volumi sono costruiti in calcestruzzo con un irruvidimento finitura all'interno. All'esterno degli edifici sono rivestiti con scisto locale bruciato lavorato in modo contemporaneo.
I nuovi volumi creano un rapporto di tensione ed equilibrio tra gli elementi architettonici e quelli topografici, fondendosi nel terreno, e dichiarando la loro natura artificiale.
Il Magazzino Hogshead è, al contempo, autonomo, dialogando con il paesaggio, e tenendo conto della topografia terrazzata sul Douro.
La sua grande massa in pietra campeggia sui declivi delle vigne terminando a sbalzo, così diventando barriera fisica come fosse una roccia emersa dal terreno, pur senza dominarvi eccessivamente in altezza.
Il progetto concilia la struttura e le infrastrutture nella concezione di un forma ancestrale.
Il Magazzino Hogshead con il suo volume parallelepipedo presenta una massa che permette una buona prestazione di isolamento termico per le cantine sottostanti e la presenza di un sistema di ventilazione naturale.
Tutti i volumi sono costruiti in calcestruzzo con un irruvidimento finitura all'interno. All'esterno degli edifici sono rivestiti con scisto locale bruciato lavorato in modo contemporaneo.
Ancora due immagini di Quinta do Vallado (Portogallo), Sociedade Agricola Ida
LOGOWINES
Herdade da Pimenta in Évora
Qui sopra e sotto: "Logowines", Herdade da Pimenta in Évora, progettata nel 2006 e terminata nel 2010 da PMC Arquitectos (Carlos Toja de Sousa Coelho e Miguel Passos de Almeida)
Con
una configurazione rettangolare di 110 m da 27 m, si compone di un volume
rivestito con pannelli di sughero, suddiviso in tre "scatole
grigie", che organizzano le principali aree funzionali della cantina.
La cantina dispone di un totale di 3,780.00 mq di costruzione, distribuiti in due piani, con uno parzialmente interrato, al fine di trarre vantaggio da migliori condizioni climatiche / ambientali per la produzione, vinificazione, stoccaggio del vino e l'invecchiamento.
La cantina stabilisce un legame formale tra le tradizioni del luogo e la dinamica produttiva e commerciale dei nostri giorni. Il ritmo dato alle facciate, con una forte definizione di linee orizzontali, utilizzando vari spessori di pannelli di rivestimento di sughero, dove si aprono le finestrature per l'illuminazione interna naturale, è rinforzata dal comportamento naturale del materiale scelto, provocando una serie di texture, sfumature e le ombre che contribuiscono all'idea di una costruzione che muta nel tempo, in una chiara allusione alla maturazione del vino durante il periodo di produzione.
All'interno, un ampio spazio con 9,5 m di altezza del soffitto, è stato progettato con l'obiettivo di sviluppare un metodo innovativo di produzione di vino con vasche sovrapposte, che si avvale del sistema di gravità, evitando il continuo pompaggio di vino durante le varie fasi della vinificazione.
Al piano inferiore, l'edificio è dotato di una volta a botte per 400 barili e mezzo, una linea di imbottigliamento e di un magazzino con 700,00 mq. Le aree tecniche sono state perfettamente integrate all'interno dell'edificio: un laboratorio centrale di analisi e test, una mensa e spogliatoi / docce per i dipendenti.
Al piano superiore, che occupa l'area di due "scatole" che si trova a est, si trova l'area della zona turistica di amministrazione del vino, con una reception, una zona degustazione e di uffici, sale riunioni.
La cantina dispone di un totale di 3,780.00 mq di costruzione, distribuiti in due piani, con uno parzialmente interrato, al fine di trarre vantaggio da migliori condizioni climatiche / ambientali per la produzione, vinificazione, stoccaggio del vino e l'invecchiamento.
La cantina stabilisce un legame formale tra le tradizioni del luogo e la dinamica produttiva e commerciale dei nostri giorni. Il ritmo dato alle facciate, con una forte definizione di linee orizzontali, utilizzando vari spessori di pannelli di rivestimento di sughero, dove si aprono le finestrature per l'illuminazione interna naturale, è rinforzata dal comportamento naturale del materiale scelto, provocando una serie di texture, sfumature e le ombre che contribuiscono all'idea di una costruzione che muta nel tempo, in una chiara allusione alla maturazione del vino durante il periodo di produzione.
All'interno, un ampio spazio con 9,5 m di altezza del soffitto, è stato progettato con l'obiettivo di sviluppare un metodo innovativo di produzione di vino con vasche sovrapposte, che si avvale del sistema di gravità, evitando il continuo pompaggio di vino durante le varie fasi della vinificazione.
Al piano inferiore, l'edificio è dotato di una volta a botte per 400 barili e mezzo, una linea di imbottigliamento e di un magazzino con 700,00 mq. Le aree tecniche sono state perfettamente integrate all'interno dell'edificio: un laboratorio centrale di analisi e test, una mensa e spogliatoi / docce per i dipendenti.
Al piano superiore, che occupa l'area di due "scatole" che si trova a est, si trova l'area della zona turistica di amministrazione del vino, con una reception, una zona degustazione e di uffici, sale riunioni.
Carapace Winery (2005-2012), della Famiglia Lunelli
Tenuta di Castelbuono a Montefalco di Bevagna
Progetto di Arnaldo Pomodoro
Sopra e sotto: "Carapace Winery" nella Tenuta Castelbuono, a Montefalco di Bevagna, ideato da Arnaldo Pomodoro per la famiglia Lunelli. La grande cupola rivestita in rame costituisce il fulcro d'attrazione territoriale che il noto scultore, ha proposto nel suggestivo splendore collinare dei vigneti del Sagrantino. Non era la prima volta che Pomodoro si cimentava con tale dimensione e con le problematiche tipiche dell'architettura. Ancora egli ha saputo, con quest'opera, ottenere un risultato capace di armonizzare dimensionalmente un effetto scultoreo a grande scala nell'ambito di un contesto orograficamente mosso e storicamente consolidato. Se gli esterni si lasciano volentieri condizionare dalla dolcezza delle sagome collinari, all'interno le caratteristiche asprezze formali del linguaggio pomodoriano si disvelano senza remore, creando effetti espressionistici altamente plastici, ad effetto perfino drammatico: una interpretazione personale dei forti aromi sprigionatisi dalle botti? Un richiamo alla strutturata robustezza del prodotto e all'intensità dei retrogusti?
Arnaldo Pomodoro è al lavoro sui modelli del bancone tinto di rosso rubino. Qui sopra e sotto la grande cupola, detta Carapace". La complessa trama strutturale della cupola, in legno lamellare, che all'esterno deve assumere l'aspetto di una colossale scultura, tipica del suo autore
Cantina La Grajera
(presso Logroño e solo pochi metri
dal Camino de Santiago)
Progetto di VIRAI Arquitectos (2004-2011)
(Marta Parra, Juan Emanuel Herranz)
Progetto di VIRAI Arquitectos (2004-2011)
(Marta Parra, Juan Emanuel Herranz)
MEMORIANella
tenuta di La Grajera, a ovest della città di Logroño e solo pochi metri
dal Camino de Santiago, troviamo la Cantina di La Grajera.Il
progetto cerca un equilibrio tra la necessità di annunciare la presenza
della cantina e il desiderio di fondersi con il paesaggio: i volumi
seguono le deformazioni del terreno e sono interrotti, verso la foresta, ma avvicinandosi ai suoi confini, rispettando così il vegetazione esistente.Un
grande semi-interrato di fondazione in pietra arenaria ospita la
zona di produzione della cantina. Esso si piega e si alza per diventare un
elemento della costruzione e di trasformarsi in un elemento del
paesaggio. Prima
di questa massiccia costruzione, la parte istituzionale della cantina
si materializza in un corpo in vetro e ceramica
scuri, cha fanno da segnale della sua presenza.Il
terzo volume, una piccola torre che ospita uffici, completa e chiude
l'edificio, contribuendo a creare una piazza pedonale che dà accesso
alle diverse aree: una piazza che è aperta sulla foresta, al paesaggio e
al panorama.La
presenza di due ingressi su diverse altezze sfrutta la pendenza
del terreno, favorendo molti aspetti del processo di
fabbricazione, come ad esempio la temperatura costante del terreno e
l'uso della gravità e la ventilazione naturale.Il
materiale scelto, il cambiamento dall'esterno verso l'interno luminoso
in pietra scura, diventa un percorso didattico lungo il quale è possibile
partecipare a tutte le fasi di fermentazione del vino, dalla
coltivazione delle uve alla degustazione del prodotto.Il progetto dell'edificio ha trovato soluzioni semplici e bioclimatici che si armonizzano con il clima e con la posizione. Le
zone abitabili verso sud, atte anche a proteggere le aree dedicate alla produzione
e alla fermentazione, che rimangono sotterranee e coperte dalla collina,
riducono così la necessità di aria condizionata. Il
tetto inclinato è coperto dalla vegetazione , così fondendosi con il paesaggio, aumentando l'isolamento
termico. L'orientamento
e la sezione della cantina permette di garantire una ventilazione
naturale dell'edificio, e ridurre la necessità di ventilazione meccanica
per il processo industriale.Tra
i sistemi di costruzione, un elemento in ceramica, utilizzato sulla
facciata merita particolare menzione, è stato progettato dallo
studio Virai Arquitectos collaborazione con la società spagnola Favetón. Esso ha lo scopo di proteggere in modo differente ed equilibrato facciate molto esposte al calore da quelle quasi sempre in ombra.
Cantina Colterenzio
(Cornaiano, Italia 2011)
Bergmeisterwolf Architekten Team, Bressanone -Italia
"La nostra intenzione era quella di dare un' immagine non architettonica alla cantina che dal 1960 svolge la sua attivitá, creando un´immagine unitaria con quello che di recente si é andato a sviluppare nelle tecnologie e nelle immagini contemporanee.
Proprio a sottolineare
la volontá di affermare questa differenza, le parti aggiunte di recente
simboleggiano lo sviluppo e la tecnologia dei tempi moderni che
dovrebbe essere riconosciuta come tale.
Il progetto
architettonico segue il concetto della filosofia legata alla cantina
dove il progresso della viticoltura rimane il punto centrale.
Da un lato la facciata in quercia riprende le antiche tradizioni della fermentazione in botti di rovere, dall´altra il materiale metallico simboleggia lo sviluppo della tecnica nella produzione e nella conservazioni in fusti metallici per la grande produzione. La facciata in quercia é stato il primo intervento su un impianto che si vede ancora oggi in via di progettazione di alcune sue parti.
Nella prima fase per l´appunto é stata giustapposta una seconda pelle di metallo e legno ad una distanza di 50 cm che gioca con spaziature, aperture, colori e ombre per un risultato finale di 45 metri per 9 di altezza strutturata in tre parti differenti, dove per ognuna di queste si é cercato un ritmo in modo tale che il risultato finale sia una differenza nell´unitarietá dell´insieme. Sull´altro lato si trova invece la facciata di pannelli neri di lamiera stirata che ancora una volta cerca una complicitá relazionale con altezze e distanze, allo stesso tempo il materiale svela e cela dietro se stesso la realtá antecedente risaltandone le caratteristiche o nascondendola del tutto a seconda dell´inclinazione dalla quale la si osserva."
Da un lato la facciata in quercia riprende le antiche tradizioni della fermentazione in botti di rovere, dall´altra il materiale metallico simboleggia lo sviluppo della tecnica nella produzione e nella conservazioni in fusti metallici per la grande produzione. La facciata in quercia é stato il primo intervento su un impianto che si vede ancora oggi in via di progettazione di alcune sue parti.
Nella prima fase per l´appunto é stata giustapposta una seconda pelle di metallo e legno ad una distanza di 50 cm che gioca con spaziature, aperture, colori e ombre per un risultato finale di 45 metri per 9 di altezza strutturata in tre parti differenti, dove per ognuna di queste si é cercato un ritmo in modo tale che il risultato finale sia una differenza nell´unitarietá dell´insieme. Sull´altro lato si trova invece la facciata di pannelli neri di lamiera stirata che ancora una volta cerca una complicitá relazionale con altezze e distanze, allo stesso tempo il materiale svela e cela dietro se stesso la realtá antecedente risaltandone le caratteristiche o nascondendola del tutto a seconda dell´inclinazione dalla quale la si osserva."
La facciatta
in pannelli metallici segue “organicamente” il vecchio edificio,
allargandosi e stringendosi all´occorrenza, appoggiandosi senza
disturbare le attivitá e le attrezzature giá presenti in sito.
Insieme
con l´artista Philipp Messner la facciata metallica é stata arricchita
da zone circolari in acciaio inox lucidato, simile a specchi, installati
come costellazioni, sia singolarmente che in gruppo a differenti
altezze e in differenti posizioni.
Queste superfici riflettenti generano una rottura sulla facciata, inoltre a casusa del continuo movimento dell´osservatore le superfici riflettenti generano sempre un continuo cambiamento del punto di vista nel riflesso, sia di giorno che di notte, al tempo stesso, vista nel suo complesso, l´installazione riprende il concetto del grappolo, da dove tutto ha inizio.
Queste superfici riflettenti generano una rottura sulla facciata, inoltre a casusa del continuo movimento dell´osservatore le superfici riflettenti generano sempre un continuo cambiamento del punto di vista nel riflesso, sia di giorno che di notte, al tempo stesso, vista nel suo complesso, l´installazione riprende il concetto del grappolo, da dove tutto ha inizio.
Legno
e acciaio, contrasto materico che genera un diretto contatto con la
cantina come spazio , si mettono in relazione con la natura, si aprono
alla differenza arrivando ad una fusione completa con lo spazio
circostante che li ospita generando una continua tensione che aiuta
l´una all´accettazione dell´altra arrivando a quel concetto di “non
Architettura” che il progetto persegue inserendosi con forza e con
educata differenza nel paesaggio e con il paesaggio.
Cantina Nals - Malgreid
2011
L'architetto Markus Scherer, autore del progetto, ci dice: "A Nalles, in provincia di Bolzano, ai piedi della collina Sirmian, in un
territorio di vigneti e frutteti è situata la cantina Nals-Margreid,
progettata dallo studio d’architettura trentino Markus Scherer (Merano,
Bz).
Il crinale della collina di porfido dal color rosso bruno si
staglia sui vigneti creando un netto contrasto con l´ameno paesaggio
vinicolo. La cantina nel corso degli anni è cresciuta in un agglomerato
casuale. Il desiderio di razionalizzare tale sito produttivo e di
espandere la produzione vinicola a Nalles ha richiesto un ampliamento
della cantina, tenendo conto della sofisticata lavorazione enologica
delle uve.
La nuova disposizione funzionale è stata risolta con
la ridefinizione e la realizzazione di un nuovo edificio di testa per lo
scarico e la vinificazione dell´uva con integrata una torre, un´ampia
cantina interrata che connette la preesistente cantina e una nuova
barricaia nel cortile e un ampio tetto piano a copertura dell´intera
area. Il cortile permette al visitatore la vista dei due fulcri della cantina: la torre di pressaggio dell´uva e la barricaia.
Il
nuovo edificio posto su uno zoccolo è in cemento isolante pigmentato
color marrone-rossiccio a formare un´unità cromatica e materica con il
recinto del cimitero della chiesa adiacente e con le rocce porfidee di
cui è composto il crinale retrostante. L´intradosso della piastra del
tetto segue invece le linee di forza e forma una superficie irrigidita
come un origami.
La barricaia si configura come una gigantesca cassa per il vino ed è quindi interamente realizzata in legno. I
nuovi materiali utilizzati sono naturali, si inseriscono armoniosamente
nel contesto e corrispondono all´ideologia del prodotto da realizzato:
autoctono e genuino".
Cantina Tramin
Ampliamento della cantina sociale di Termeno (2007 - 2010)
Scrive l'architetto Werner Tscholl, autore dell'opera: "L’idea da cui ha preso vita il progetto è la vite, nella sua morfologia e
funzione sul territorio. Un segno che nasce dalla terra grazie
all’opera delle sapienti mani dei coltivatori e che crea nel caso della
cantina un involucro tutt’intorno all’edificio che la ospita. La
struttura diventa quindi una scultura, un’opera capace di segnalare la
presenza e la missione della cantina. Il suo impatto iconografico legato
all’ambiente e insieme di forte differenziazione, unendo metallo,
cemento e vetro, rendono la costruzione un segnale di riconoscimento per
l’intero paese di Termeno quale porta d’entrata al paese.
Il progetto mira a creare una netta divisione tra l’attività di cantina e i flussi dei visitatori. Per entrambe le funzioni si viene a creare uno spazio distinto e dedicato senza percezioni reciproche anche ottiche. Nel reparto al piano inferiore, quello verso i vigneti, rimane l’accesso per i contadini e per il trasporto delle merci che raggiungono e che partono dall’azienda, nonché il parcheggio per i collaboratori. In tal modo si eliminano tutti i disturbi visivi al visitatore della cantina. L’area di accesso al pubblico e ai visitatori è coperta da una piattaforma al di sopra della quale è invece posta l’entrata al pubblico. Il foyer d’entrata è stato ricavato nella parte di cantina preesistente, che rappresenta la tradizione dell’azienda e che diventa il cuore della nuova struttura. Dal cuore si dipartono le due nuove ali, che come due braccia aperte invitano a entrare. Le due nuove ali accolgono diverse funzioni, nella parte destra si trovano gli uffici amministrativi e marketing, a sinistra le sale di rappresentanza con un piccolo museo, sale riunioni e conferenza, nonché la nuova enoteca con la vendita diretta che si trova nella parte più panoramica dell’edificio. Le due nuove ali nascondono inoltre la vista sulle parti operative preesistenti, meno interessanti dal punto di vista architettonico."
Enrico Mercatali
Lesa, 29 Giugno 2012
(aggiornato il 4 novembre 2012)
(aggiornato il 4 novembre 2012)
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