Quando design e gioco sanno unirsi
per suggerire leggerezza al vivere il quotidiano
De Pas D'Urbino Lomazzi
in mostra
alla Triennale di Milano
Bella mostra. Svelta, fresca, gradevole e sincera come tutta l'opera dei tre designers. Lo spazio allestito in Triennale ha
il pregio d'essere concentrato in un unico ambiente circoscrito entro
piani tra loro ortogonali, e perciò totalmente privo di dispersione
visiva, ed onnicomprensivo di tutto quanto in esso vi sia esposto, sia
raso terra che tutt'attrno o in alto, sulle teste di chi guarda.
L'intera opera dello Studio, "l'allegro terzetto", come lo ha definito "la Repubblica", coinvolge il pubblico dei visitatori, i
quali hanno perciò subito una percezione d'assieme capace di selezionare
e mettere a fuoco tutti e solo gli elementi che ritengono di maggiore
interesse, lasciando in secondo piano ciò che invece sembra meno
attraente. Quensto consente un approccio all'opera dei tre designers
autoselettivo e graduale. Ottimo pertanto l'allestimento, che, essendo
dello Studio D'Urbino Lomazzi coglie l'essenza comunicativa della
mostra, fatta con i principali suoi oggetti "storici", compiendo
esattamente la stessa operazione di estrema sintesi che è stata compiuta
nell'affrontare ogni singolo prodotto al momento della progettazione, e
quindi ogni singolo suo dettaglio. Programmaticamente significativo è
tale approccio all'oggetto perchè sa evidenziare quanto di "immediato"
in esso c'è nella percezione della funzione e del suo possibile
sfaccettarsi in miriadi d'altri usi possibili, congegnati per "giocare"
con essi, divertendosi ad essere a nostra volta "creativi" attraverso
una loro aperta concezione della casa e dell'abitare. Proprio in quegli
anni una nuova ventata di creatività stava traducendo la grande lezione
del funzionalismo e della tradizione moderna in una nuova e diversa
opportunità che, sia la ricerca di nuovi materiali, sia una più
approfondita ed autoironica analisi della funzione, stava preparando
prima ancora che la bufera postmodernista ne scardinasse i piani,
alterandone proprio quei principi logici di universale percezione della
realtà che ne fondavano la stessa qualità. Possiamo perciò dire che il
gruppo De Pas D'Urbino Lomazzi sia stato uno dei più significativi
esempi, in tal senso, di una progettazione razionale, costruita per
l'uomo più che per essere piedistallo di una soggettività totalmente
priva di contenuti sociali, quella che stava prendendo piede negli anni
immediatamente a venire a partire da quel pensiero debole che tutto
consentiva per non consentire mai il raggiungimento di qualche vera
concretezza.
Il sottile equilibrio di tale vicenda filosofica è stato ben retto e interpretato dallo Studio DPDL, la cui ricerca ha sicuramente prodotto un punto di raffinata diversità, entro una logica di ludiche, molteplici oggettività.
Il sottile equilibrio di tale vicenda filosofica è stato ben retto e interpretato dallo Studio DPDL, la cui ricerca ha sicuramente prodotto un punto di raffinata diversità, entro una logica di ludiche, molteplici oggettività.
Cenni informativi sulla mostra:
La mostra è a cura di Vanni Pasca, su progetto di allestimento dello Studio D’Urbino-Lomazzi, e progetto grafico di Italo Lupi. Il catalogo di Corraini Edizioni. Le mostre del CreativeSet sono un progetto diretto da Silvana Annicchiarico.
La mostra è a cura di Vanni Pasca, su progetto di allestimento dello Studio D’Urbino-Lomazzi, e progetto grafico di Italo Lupi. Il catalogo di Corraini Edizioni. Le mostre del CreativeSet sono un progetto diretto da Silvana Annicchiarico.
Il progetto MINI& Triennale CreativeSet presenta un omaggio al
gruppo storico De Pas, D’Urbino e Lomazzi attraverso una selezione di
pezzi iconici che ne evidenzia l’importante apporto nella storia del
design italiano sia dal punto di vista della ricerca e della
sperimentazione, che dal punto di vista professionale.
Dichiara Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design
Museum: “Fin dalla sua apertura, Triennale Design Museum ha manifestato
una duplice natura e vocazione: luogo della tutela e valorizzazione
della memoria e della storia del progetto, da una parte, e laboratorio
di sperimentazione e ricerca, dall’altra. L’anno scorso, con il focus
dedicato a Carlo De Carli nello spazio del CreativeSet abbiamo iniziato
un percorso volto a restituire la dovuta attenzione a una importante
figura del mondo del progetto italiano. Proseguendo sulla stessa linea,
la mostra su De Pas, D’Urbino e Lomazzi propone una lettura critica
della loro attività riaffermandone il ruolo cardine nella storia del
design italiano”.
Poltrona gonfiabile Blow del 1967, visibile anche nel coevo disegno pubblicitario sopra al titolo
Jonathan De Pas (1932-1991), Donato D’Urbino (1935) e Paolo Lomazzi (1936) fondano il loro Studio nel 1966, anno della partecipazione al concorso per arredi indetto dalla Selettiva del mobile di Cantù. In questa occasione, raccogliendo idealmente l’eredità culturale del movimento moderno, contestano le idee alla base del concorso stesso e introducono tematiche che diventeranno costanti della loro poetica, come la rivendicazione di un “rapporto attivo” che si deve instaurare tra uomini, oggetti e spazi, la volontà di reinterpretare le tipologie edilizie, l’attenzione ai costi e all’accessibilità.
Negli anni sessanta, De Pas, D’Urbino e Lomazzi si contraddistinguono
per un approccio progettuale anticonvenzionale e un design dal sapore
ludico e ironico, dal forte valore espressivo, che risente delle coeve
tendenze pop.
Sciangai, progetto De Pas D'Urbino Lomazzi e produzione Zanotta del 1973. Appendiabiti realizato in legno chiaro naturale, laccato nero opaco e rosso amaranto, è ispirato al gioco omonimo cinese. In alto e in basso: vista aperta, chiusa e dall'alto. In quest'ultima foto si vede il perno centrale in acciaio multisnodato, che consente una apertura parziale del congegno, resa possibile sino a un fermo determinato dalla speciale sagoma a sezione quadrangolare imperfetta di ciascun elemento. Oggetto geniale per forma e contenuto, dotato d'uno spirito allegro e anticonformista, la cui praticità sta nel meccanismo che la governa in calibrate geometrie, che rendono merito ad uno studio attento dei dettagli, pur nella ludica semplicità del suo utilizzo. La foto nel mezzo nasce da una ironica rappresentazione dell'oggetto, il quale, proprio perchè divenuto assai famoso, sa suggerire autoironiche "prese in giro", qui ammiccanti ad un fascio di attrezzi da campo per uso agricolo ed orticolo
Fra i loro progetti più famosi la poltrona gonfiabile Blow del 1967, le strutture pneumatiche, abitative ed espositive, degli stessi anni, la poltrona Joe del 1970 (un guantone da baseball in onore del giocatore Joe Di Maggio) e l’appendiabiti Sciangai del 1973, trasposizione ingrandita delle bacchette dell’omonimo gioco.
Nel 1968 partecipano all’Expo mondiale di Osaka, con un progetto di
coperture a moduli compositi formati da semisfere gonfiabili, e, nello
stesso anno, in occasione della XIV Triennale di Milano, presentano un
tunnel, sempre gonfiabile, progettato come raccordo tra il Palazzo
dell’Arte e il Padiglione Italiano, collocato nel parco Sempione.
Divano onda, 1985, progetto DE Pas D'Urbino Lomazzi, prodotto da Zanotta, rivestimento in pelle nera e struttura in tubolare cromato. Il disegno del divano riprende evidentemente, sia per i materiali adottati che per l'impianto, la serie di poltrone e divani che Le Corbusier aveva realizzato per Cassina. Il vezzo di questo progetto è quello di fare il verso al Maestro del Razionalismo, introducendovi l'onda post-moderna e dissacrante ma pur rispettosa e perfino deferente al cospetto di tanto elevato archetipo, preso a modello
Lo Studio ha portato avanti negli anni importanti ricerche sulle tecnologie industriali, ha collaborato con diversi imprenditori aperti alla sperimentazione sui materiali e ha elaborato nuove idee legate al comfort e alla multifunzionalità.
Dal 1966 a oggi ha sviluppato oltre 2000 progetti che spaziano dal
design industriale all’arredamento, dagli allestimenti all’urbanistica e
all’architettura.
Poltrona Joe, 1970, per Poltronova, un grande guantone da baseball in pelle,
dedicato a Joe Di Maggio, tra le dita del quale poter sprofondare
In contemporanea a questa mostra, negli spazi Triennale, si consiglia di vedere la straordinario allestimento della quarta edizione del Museo del Design, dedicata alla Grafica Italiana. Altrettanto interessante e ben allestita, la consideriamo una tappa d'obbligo per chiunque voglia tastare il polso della cultura italiana in queste giornate di primavera milanese.
Milano Triennale 26 aprile 2012
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