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05 January 2011

Milano - Un City Center nella Loggia dei Mercanti? Spudoratezza o stupidità?




Loggia dei Mercanti, ovvero City Center della città di Milano
Ennesimo abuso della Giunta Moratti nei confronti della "Civitas"


Si è diffusa in questi giorni la notizia d'un progetto, affidato a Italo Rota, che vedrebbe inserita, all'interno della Loggia dei Mercanti, una struttura di acciaio e vetro, tutta bianca, dall'aspetto razionalisteggiante, che farebbe le veci degli spazi che erano destinati a city center al piano terreno dell'Arengario, ove da qualche settimana vi è stato aperto al pubblico il nuovo Museo Novecento. Di un luogo centrale ove ricevere i turisti, e tutti coloro che sono in cerca di informazioni sulla città, effettivamente c'è un grande bisogno. Ma si doveva aspettare fino a questo punto per cercare una soluzione? Ed era poi necessario sprecare tempo, denaro e tante energie per giungere a proporre una soluzione così infelice? Dai renderings che sono stati diffusi dalla stampa sembra che si voglia inserire, sotto le volte medioevali di uno dei monumenti più insigni della città, una sorta di miesiana villa Farnsworth, così concepita, credo, per "rispettare" le antiche pietre dell'edificio antico. E' invece evidente che questo involucro moderno dentro all'antico altro non riuscerebbe a sortire che un ennesimo pasticcio, capace di deprimere sè stesso, in primo luogo, e di deturpare totalmente e definitivamente la Loggia.

L'aerea scala esterna in acciaio e vetro del lato Est del Broletto milanese (Palazzo della Ragione), disegnata da Marco Dezzi Bardeschi al termine dei lavori di restauro da lui diretti negli anni '80. La bella scala non è ancor oggi utilizzata
(foto di Enrico Mercatali)


La Soprintendenza ai Beni Culturali si è comportata salomonicamente, eludendo una precisa presa di posizione negativa, dichiarando che nulla di simile avrebbe potuto essere accettato in termini permanenti, ma che , per un periodo limitato (pare cinque anni), questo si sarebbe potuto accettare.

I primi ad esprimere il loro sdegnato dissenso sono stati l'architetto Dezzi Bardeschi, al quale era stata affidata nel 1978 l'ultima opera di restauro della Loggia, i cui lavori sono durati fini al 1986. Sua è anche l'aerea scala in acciaio e vetro che si snoda sul lato Est dell'edificio, tuttora in fase di stallo per la carenza d'un ascensore che ne completi l'uso, quale scala di uscita, per una regolare movimentazione in sicurezza del pubblico che vi voglia accedere ai piani superiori. Egli ne critica giustamente ed eminentemente l'effetto di impermeabilità visiva che il nuovo manufatto determinerebbe tra la via Mercanti e la piazzetta retrostante, che è effettivamente quanto di meglio quella porzione di città sappia offrire a chi la attraversi. "Sarebbe come chiudere la Loggia dei Lanzi di fronte agli Uffizi", commenta Dezzi Bardeschi. E gli fa eco Vittorio Sgarbi, il quale, adottando la consueta passione e la famosa irruenza, promette di ricorrere al Ministro Bondi e al Sovrintendente regionale qualora non si desse subito uno stop allo scempio.



Oggi lo spazio per un ufficio turistico è indispensabile e l'urgenza di disporne confligge con le tempistiche necessarie ad avviare soluzioni più congrue, divenute lunghe soprattutto per non aver pensato in tempo utile a come sostituire gli spazi degli uffici turistici che erano nell'Arengario.

Secondo noi, data l'importanza della funzione d'accoglienza turistica per una città come Milano, si dovrebbe pensare un poco più in grande, ovvero con soluzioni che possano avere il pregio della qualità ma anche quello della definitività.

In questo senso potrebbero essere prese in considerazione due ipotesi, data l'assenza d'altri spazi di valida ampiezza nelle vicinanze di piazza del Duomo, e data la necessità di non allontanarsi dalla piazza stessa per ovvi motivi di comodità e di visibilità per gli utenti:
Una possibilità potrebbe essere data dalla presenza degli spazi commerciali di cui dispone il Comune al di sotto della piazza, che sarebbero sufficienti ed ottimamente allocati solo che se ne rendesse comodo l'accesso dalla stessa piazza. Per accedervi potrebbe essere realizzata una struttura ben visibile ma di non eccessive dimensioni in superficie, sul retro della statua equestre a Vittorio Emanuele.
L'altra possibilità potrebbe essere quella di richiamarsi al vecchio progetto dell'isolato mengoniano sul retro della stessa statua, che ha visto, a più riprese ed in diversi periodi, le più svariate proposte che ne avrebbero ripreso, almeno in parte, le planimetrie, tutte prive però dei necessari momenti e tempi di verifica, necessari data l'importanza che comportano inserimenti di tale impatto. L'ultimo di questi è stato quello essenzialmente "arboreo" secondo la proposta di Renzo Piano e Claudio Abbado, francamente privo di senso, ed anche incapace di interpretare globalmente le vere esigenze della città. Continuando invece circa il possibile insertimento di un vero, completo e rappresentativo city center, oggi necessario, potrebbe essere immaginato un corpo costruito, grosso modo parallelepipedo, di dimensioni adeguate alla planimetria dell'isolato mengoniano, ma anche un poco inferiore, e di una altezza decisamente minimale, capace di accogliere tale importante funzione e di costituire esso stasso, mediante un facile accesso alla propria terrazza in sommità, la più naturale prosecuzione su di esso della stessa piazza, così da differenziare in altezza le dimensioni della piazza. La sua minima altezza non pregiudicherebbe la visione globale della piazza odierna con lo sfondo, di fronte al Duomo, di palazzo Carminati, che ne manterrebbe la pressochè totale vista della facciata, ma anzi esaltandone la percezione dell'asse primario, che è quello perpendicolare alla Cattedrale, che privilegerebbe una veduta del Duomo da lontano in posizione più elevata. Sarebbe questo un nuovo e diverso tentativo, sino ad ora mai attuato, di tornare all'originaria soluzione mengoniana pur negandola in quanto quinta visiva, che attualmente potrebbe vantare, se alla stessa fosse attribuita un carattere architettonico convincente (moderno ma non invasivo), una nuova opportunità per completarne l'aspetto aggiungendovi ancor maggiori qualità. Mai prima d'ora tale idea è mai stata tentata, con tutti i crismi d'una gara internazionale pubblica di idee, da proporre (come si faceva molto opportunamente ancora nel corso dell'ottocento) all'attenzione dell'intera popolazione e al dibattito tra tutti i soggetti interessati, lasciando il tempo necessario affinchè ogni verifica abbia a realizzarsi nel modo più ampio e convincente. Prima di Renzo Piano (2010) vi si erano cimentati Enzo Mari nel 1984 e Ignazio Gardella nel 1988. La proposta di Mari è stata analizzata in Taccuini, nell'articolo intitolato "Iconografia e iconoclastia". Quella di Piano ci sembra errata perchè non ci sembra una buona idea collocare alberi in Piazza Duomo (quel progetto avrebbe meglio dovuto partire con proposte e soluzioni per zone semicentrali alla città). Infine la proposta di Gardella ci sembra peccasse di soverchio e pretenzioso formalismo a fronte di una quasi nulla funzionalità aggiunta.


Nessuno ha mai autorevolmente deciso che in quella porzione della piazza si dovesse escludere qualsiasi tipo di manufatto, così come nessuno ha mai proposto di effettuarvi una progettazione collettivamente davvero utile, e soprattutto supportata da un concorso di idee di vasta portata (non secondo le consuetudini meneghine di più recente conio, che hanno fatto di Milano una città aliena).
Potrebbe essere l'occasione, anche se ora i tempi non sono i più favorevoli, per ragioni finanziarie. In alternativa l'utilizzo degli spazi commerciali sotto alla piazza avrebbe sicuramente senso a patto che vi si possa accedere dalla piazza mediante sistemi meccanizzati quali ascensori e scale mobili, e ciò sarebbe decisamente una soluzione accattivante qualora se ne potessero rendere trasparenti dall'alto i relativi spazi, magari integrandovi l'ottocentesco monumento equestre al "Re galantuomo" (qualcosa di simile, anche se assai minore in dimensioni e impatto al parigino nuovo ingresso al Louvre).
Ottima idea sarebbe per commemorare il centenario dell'unità d'Italia; ma, ancora una volta dobbiamo dire che, coi tempi che corrono, tutto ciò non sembra affatto essere a portata di mano.

Tempi bui!

Milano, 5 gennaio 2011

Enrico Mercatali

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