THE MAGAZINE OF THOUGHTS, DREAMS, IMAGES THAT PASS THROUGH EVERY ART OF DOING, SEEING, DISCOVERING

29 April 2011

Belgirate Live!


Lungolago at Belgirate - Lake Maggiore.
Ideal place for quiet vacations of some spring and summer days 

 

Evviva Belgirate - Belgirate Live!

 

 

Belgirate, la Chiesa Nuova vista dal Lungolago. Rest and wellness between lake beaches and sweet hills, lot of green gardens and parks, trekking and sports, programs for culture and food

 

 

Very, very beautifull village is Belgirate, on Lake Maggiore. Come to visit it, between Arona and Stresa, very close to Lesa. 

 

 

  One of the boats points, close to the Spiaggia Nuova (the new beach)



Come, and enjoy the lake of Belgirate, its shores, its wonderfool landscapes made of colourfull houses, its rich gardens, its monuments, its amazing historich villas and old houses. Come and enjoy its hills full of green, forests, and sweet scent of flowers. Come here, and taste Belgirate live, thinking deeply.

 

 

Belgirate, Villa Treves site (photographed by Luigi Bellini)

 

 

Come and savor the pleasures of its history and its culture. 

 

 

Belgirate, the secolar park of Villa Carlotta

 

 

Come, and stay in Belgirate, or in Lesa, to spend your quiet and very different vacation, made of trekkings, good foods, relaxing meeting with sun and lake, divings into history, and, sometimes, on summer season, good music at "Chiesa Vecchia"

(place of historical concerts wellknown all around the world!)

 

 

Below: Monumental climb to the Belgirate's Chiesa Vecchia (the old church),

magico, incantato luogo di silenzio e pace, uno dei più suggestivi di tutto il territorio verbanese

 

 

Above: Villa Cairoli, an immage take from the Lungolago

Lussureggianti giardini coronano la casa appartenuta alla famiglia che ha lasciato in eredità al paese pagine assai dense di storia patria

 

 

  Quiet, peaceful lakeside atmosphere belgiratese synonymous with well-being, confidence, optimism and deep thinking ...


 

Tranquilla, serena atmosfera lacustre belgiratese, sinonimo di benessere, fiducia, ottimismo e profondità di  pensiero...    (photographed by Luigi Bellini)

 

Belgirate, 29 aprile 2011  

Testo e foto di Enrico Mercatali

25 April 2011



Il grido di dolore di

GAETANO PESCE

Triennale di Milano
Teatro dell'Arte
Design Museum


"Italy crucified"


 
L'Italia in Croce 

Italy needs a dynamic, young political class, one that is aware of the changes that this ever-shifting time throws at us.

A political class that will value and honour creativity and work.

A political class that, instead of spending its time blabbing away, will come out with plans that will help our country and will make it progress into the future to avanyageously face the huge competition of the other countries of the world.

A political class that will stop wasting its energies in fruitless mutual attacks.

A political class that will come up with big plans and will accomplish them, giving the country the wellbeing it deserves and its youth the work they are entitled to have.

A political class that is capable of reforming the Italian schooling system and making it instrumental to giving young poeple the skills they need to fit in with the complexity of this day and age.

I want to raise a debate between the "healthy" figures of the Italian public and non-public life, trying to keep out the "mediocrities", the hot-ait merchants and the old party fighters, the conformists and all those whose inactivity, self-righteousness, selffishness and conservatism have "crucified" our country.



L'Italia ha bisogno di una dinamica, giovane classe politica,  che sia consapevole dei cambiamenti in continua evoluzione nei quali ci getta.
Una classe politica che di onore e valore alla creatività e al lavoro.
Una classe politica che, invece di spendere il suo tempo parlando a vanvera, sappia fare piani che aiutino il nostro Paese e gli faccia fare progressi verso il futuro, per affrontare la concorrenza  degli altri paesi del mondo.
Una classe politica che deve smettere di sprecare le sue energie in inutili attacchi reciproci.
Una classe politica che si presenti con grandi progetti e li sappia realizzare, dando al Paese il benessere che merita e il lavoro che i suoi giovani hanno il diritto di avere.
Una classe politica che sia in grado di riformare il sistema scolastico italiano in modo da essere utile alla popolazione di giovani che necessitano delle competenze necessarie per adattarsi alle complessità dei nostri giorni.
Voglio sollevare un dibattito tra le "salutari" figure della vita pubblica  e non pubblica italiana, cercando di tenere fuori le "mediocrità", i mercanti d'aria fritta e i militanti dei vecchi partiti, i conformisti e tutti coloro la cui inattività, la capacità di ausoassolversi, gli incensatori di sè stessi ed il cui conservatorismo, hanno "crocifisso il nostro Paese". 






Text, directly connected to work, by Gaetano Pesce, January 2011 

TACCUINI INTERNAZIONALI dedica queste drammatiche immagini di Gaetano Pesce (artista e designer italiano noto nel mondo) alla rinascita del nostro Paese, divenuta ormai necessaria ed urgente. L'istallazione è stata eseguita in occasione della IV edizione del Museo del Design alla Triennale di Milano, ed è visitabile fino al 1° Maggio 2011.

"Un crocefisso grondante sangue alto sette metri, panche per la preghiera, una fonte battesimale e candele tricolori. Da oggi, ai visitatori, si presenta così il Teatro dell'Arte, da poco riunito alla vicina Triennale grazie a un progetto dello Studio De Lucchi. È l'ultima provocazione di Gaetano Pesce che in questo modo intende spronare gli Italiani a recuperare e valorizzare quella creatività che da sempre li ha resi famosi in tutto il mondo."

Ci scusiamo coi nostri lettori, ai quali chiediamo di tradurre personalmente il testo in inglese delle frasi che non ci è consentito di riportare già tradotte all'interno di questo articolo, e che invece è possibile riportare in lingua inglese.
Enrico Mercatali
(foto di Enrico Mercatali)
 

 

12 April 2011

50° Salone del Mobile - Milano 12-17 Aprile 2011 - di Enrico Mercatali


per una recensione sul Salone del Mobile 2013: "A Milano il mondo che abiteremo":
http://taccuinodicasabella.blogspot.it/2013/04/a-milano-il-mondo-che-abiteremo-saloni.html



L'ARTE  DEL  DESIGN  D'ARREDO
FESTEGGIA  LA  SUA  STORIA


50° SALONE DEL MOBILE
MILANO  12-17 Aprile 2011


Fiera Milano Rho e manifestazioni "Fuori Salone"




Sopra al titolo: una immagine pubblicitaria optical degli anni '60, 
decennio-fucina della emergente arte del design d'arredamento, che ha iniziato a fondere tra loro arti, mestieri, oggetti e comportamenti quotidiani in un crogiuolo di nuove idee.
Sotto al titolo: un allestimento per il Fuori Salone in via Montenapoleone a Milano


Di Salone, o di Saloni (Salone del Mobile e dell'Arredamento, Euroluce), vi è stato scritto in passato e vi si scrive talmente tanto oggi tanto che anche  Taccuini Internazionali partecipa ai festeggiamenti dell'evento del 50° Salone, quest'anno 2011, commentando alcune fotografie prese quasi a caso da Internet, aggiungendovi qua e là le foto di alcuni prodotti selezionati per l'occasione.
Ma questi commenti non pretendono d'essere altro che un cenno alla "storia" di una passione individuale per il design (collaterale ed in tono minore rispetto a quello per l'architettura), vissuta dal redattore di questo articolo con il convincimento costante che al loro interno stesse sviluppandosi qualcosa che avesse a che fare tout court con "La Storia".


Tokjin Yoshioka, tavoli per Kartel

"Prickly pair chairs"
Poltroncina naturale della designer messicana residente a Londra, Valentina Glez Wachley



Achille Castiglioni, "portafiori" per Zanotta


La dimensione ludica che caratterizza il design contemporaneo è stata introdotta da Achille Castiglioni sino dagli anni '70 e '80.  La logica della sua creatività, essenziale e concreta, ma anche speso divertente, ha contagiato più generazioni di giovani designers in tutto il mondo; infatti, a partire dagli anni '90, anche designers e aziende non italiane hanno incominciato ad elaborare proposte essenzialmente basate sull'irrazionale e l'ironico


Certo trattavasi almeno di storia del costume, o della moda. O storia del gusto fattosi moda, per poi codificarsi in oggetti divenute icone, o, a vole ed anche più, comportamenti divenute icone, indotti dai prodotti stessi che, attraverso i saloni, ma poi anche attraverso le riviste specializzate e di settore si riversavano sui rotocalchi settimanali e sui quotidiani, si facevano standard di vita comune, e di tutti. 



Eero Saarinen per Knoll



Hans Coray, sedia Landi-Spartana, per Zanotta
(collezione Casabella, foto di Enrico Mercatali)


Ludwig Mies van der Rohe, Poltrona Barcellona per Knoll International
  

Arne Jacobsen, Poltrona Egg per Fritz Hansen
(collezione Casabella, foto di Enrico Mercatali)





 Gerrit Rietveld, Poltrona Utrecht, per Cassina


Le Corbusier, Chaise Longue per Cassina



Gio Ponti, Superleggera, per Cassina


L'eredità dei Maestri anni '20 -'50, e relative scuole di pensiero - Dall'alto verso il basso: Eero Saarinen, sedia Tulip e tavolo, 1956; Hans Coray, sedia Landi  detta "Spartana" oggetto della collezione "bbcasabella"- foto Enrico Mercatali), 1938; Ludwig Mies van der Rohe, poltrona Barcellona, 1929; Arne Jacobsen, poltrona Egg, 1957, oggetto della collezione "bbcasabella" (foto Enrico Mercatali); Gerrit Ritveld,  poltrona Utrecht, 1935; Le Corbusier (Chaise Longue, 1928), Gio Ponti, sedia Superleggera, 1957.

Oggi quasi tutti i prodotti dei Maestri vengono realizzati oggi, scaduto il monopolio di secolari originari diritti, in fedeli rieditate riproduzioni (non copie) in base ai progetti finalmente ritornati al pubblico dominio, che ne consente una produzione più democraticamente alla portata dei più.







Negli anni '50 e '60 famosi architetti come Marco Zanuso (sopra poltrona Lady, 1951) e Vico Magistretti  (sopra lampada Eclisse, 1967) hanno fatto scuola disegnando prodotti che hanno determinato il gusto dell'epoca, dalle linee semplici e razionali, capaci di una riproducibilità su larga scala a costi contenuti, atta a raggiungere ampi strati di utenti


Fu il fenomeno Ikea ad aver divulgato nel mondo occidentale, a partire dagli anni '80, il gusto per il design da parte di tutti, mentre i saloni continuavano a sfornare prodotti sempre meno accessibili, ed a volte perfino, sempre meno appetibili, divenendo vetrine per i soli addetti ai lavori, e neppure più a tutti loro, come invece era stato nel lontano passato degli anni '50 e '60, quando un buon prodotto sapeva imporsi perchè era appunto un buon prodotto, se non a portata delle tasche di tutti, almeno quale prodotto da desiderare, in quanto buono.







Tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60 la cultura del mobile "svedese" e del design nordico d'Europa, penetra in Italia, trovando il massimo interprete nel talentuoso Joe Colombo, la cui arte si manifesta subito in numerosi oggetti di arredo che fanno subito scuola. Attraverso le riviste Domus, Casabella e, particolarmente, Interni incominciano a diffondersi i nuovi criteri di una produzione integrata, che si avvale della componentistica plurima dei cosiddetti contoterzisti, il cui montaggio finale in fabbrica crea il prodotto finito, capace di una qualità complessiva prima inimmaginabile



L'inizio della corsa all'arredo moderno, così come all'oggetto di buon design, avvenne mentre veniva coniata la stessa parola "design", che ne designava il percorso progettuale che, attraverso l'industria, sapeva diventare prodotto seriale, e magari "di massa". 


Franco Albini, Poltrona Tre Pezzi, per Cassina



Achille Castiglioni, sgabello Mezzadro, per Zanotta
(collezione Casabella, foto di Enrico Mercatali)





Marco Zanuso, sedia, per Zanotta



 Franco Albini, 1938, libreria Veliero (unico prototipo)


I "Maestri" italiani firmano oggetti che diventano "icone", così come dagli anni '30 ai '50 i Grandi Maestri mondiali hanno dettato al mondo il loro stile, attraverso aziende quali Knoll International o Cassina, vantanti diritti di lunga durata: ora sono i Franco Albini, gli Achille Castiglioni (la fotografia allo sgabello "Mezzadro" -appartenente alla collezione bbcasabella- è di Enrico Mercatali), i Marco Zanuso a fare scuola, pronti a dare fiato a nuove aziende emergenti, che si svilupperanno poi nel corso degli anni a venire fino a diverntare assi portanti della nostra economia


Il crescente numero di nuove famiglie che avevano il problema di arredare casa ex novo, ovvero senza ricorrere alla vecchia mobilia della nonna, tramandata da generazioni, faceva sì che si vedesse crescere, in parallelo, un artigianato seriale, capace di avviarsi presto a diventare piccola, media o grande industria del mobile e dell'arredo. Fu particolarmente in Brianza, ovvero nel territorio immediatamente a Nord di Milano, te ra Milano e Como, ove questo processo lo si potè vedere particolarmente fervido. 



G, Drocco e F. Melio, 1972, Cactus, per Gufram



Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro, 1968, Poltrona Sacco, per Zanotta



Mario Cananzi e Roberto Semprini, 1989, divano da centro stanza Tatlin, per Edra



Jasper Morrison, 1986 "the Thinking Man's Chair per Cappellini
(collezione Casabella, foto di Enrico Mercatali)



Nuovi materiali e nuove tecnologie riescono ad ispirare nuove idee, e così, poco alla volta, la ragione cede il posto alla fantasia, la logica al sentimento: così un cactus diventa attaccapanni, un sacco diventa poltrona, una panca si fa spirale mettendosi al centro dell'attenzione, diventando protagonista e "diva", una sedia di ferro diventa comoda e morbida perchè il piano di seduta è formato da balestre, ed offre perfino due vassoietti per il bicchiere o il posacenere...



Fu in Brianza perciò, forse tra i luoghi più emergenti in tal senso in Europa, che tale fenomeno ebbe a diventare creatore di capacità e grandi professionalità tecnologiche, nonchè attrattore di interesse creativo e di geniali potenzialità professionali. Il sodalizio tra le due componenti (ottime capacità tecniche e creatività progettuali) fece esplodere nel nostro paese quella che ne divenne una tra la sue principali potenzialità: arredo, moda, design, e tutte le possibili varianti che fecero immagine forte del nostro prodotto d'esportazione.




Gaetano Pesce, 1969, della Serie Up, Up5 (metafora di donna con la palla al piede) 
per B&B Italia


 Marc Newson, 1992 Wooden Chair



... oppure una poltrona diventa il corpo di una donna, oppure ancora, si fa "ricciolo"


Erano le grandi personalità dell'architettura e del progetto d'interni a porre la propria firma agli oggetti che attraevano le grandi folle nei Saloni dagli anni '50 ai '70, negli stand sempre più lussuosi e attrattivi delle migliori aziende italiane, quelle che avevano già la capacità commerciale di aprire belle vetrine nei luoghi più centrali delle città mondiali. Sulla scia tracciata dai loro padri pionieri italiani e stranieri (Le Corbusier, Mier van der Rohe, Jean Prouvee, Figini e Pollini, Gio Ponti, ecc.) i giovani Marco Zanuso, Vico Magistretti, Ignazio Gardella, Achille Castiglioni, e poi Joe Colombo, Gae Aulenti e tanti altri lavoravano incessantemente con le aziende che incominciavano a vantare grandi numeri di vendita, quali Knoll International, Arflex, Kartell, Cassina, Flos, Artemide, ed ancora tante altre.






Tra gli anni '80 e '90 la "Strada Novissima" che Paolo Portoghesi ha imposto al mondo dell'immagine, dalle sale della veneziana Biennale Architettura, avviando così la cosiddetta "post-modernità" (padre fondatore Bob Venturi attraverso il suo saggio "Complexity and contraddiction") muove, primo tra gli altri paesi, l'Italia con le proposte di Alessi, Memphis, Zanotta e altri. Qui sopra la libreria disegnata da Ettore Sottsass (Charlton, 1981), la Parigi Chair di Aldo Rossi e il tavolino di gae Aulenti ("Tour", 1993)


I Saloni vedevano in questi anni incrementare vertiginosamente le partecipazioni italiane e straniere, e così anche il numero dei visitatori da tutto il mondo, che li facevano diventare i più importanti al mondo in questi settori. Già all'inizio deli '80 la maggiore esplosione era avvenuta, e da lì incominciava un più lento, ma sempre inesorabile incremento, specialmente del fenomeno parallelo e collaterale dei "Fuori Salone", ovvero di tutti quegli indotti economici esterni, fatti di intenso marketing contemporaneo a quanto avveniva ai padiglioni della Fiera di Milano, in giro per le strade dei quartieri più alla moda dalle città, ed all'interno non soltanto dei migliori show rooms della città, ma anche dentro a spazi di risulta, della città post-industriale, che davano la dimensione di quanto interesse si aggirasse anche attorno alle più spettacolari e improvsisate istallazioni, la cui creatività andava coniugando capacità artistiche a nuove emergenti imprenditorialità, all'inizio prevalentemente italiane, per poi diventare, mano a mano, anche straniere, coinvolgendo soprattutto i giovani designers di tutto il mondo, attratti da professionalità capaci di promettere sogni a buon mercato.






Sopra e sotto: oggi tutto si fa più fluido e leggero: ogni scherzo può essere accolto nel novero della nuova proposta. Ogni anno le aziende propongono al Salone i prototipi, i quali verranno messi in produzione in base all'accoglienza da parte del pubblico. Ogni frivolezza può accattivare il pubblico dei nuovi fruitori, tra cui non più solo i privati, ma tutto il contract, l'accoglienza, la ristorazione, l'arreddo urbano, ecc.






La produzione più recente, quella progettata dopo l'anno 2000, qui sopra rappresentata con alcuni oggetto per l'arredo interno ed esterno, rispetto a quella che ha preceduto la svolta "storica" del Postmodernismo, appare esile, asciutta, quasi esangue. Quest'ultima, rappresentata qui sotto con alcuni pezzi selezionati casulamente in internet, non riesce, rispetto alla prima, ad essere suficientemente "leggera", dando di sè connotazioni fortemente funzionaliste non prive di una certa corposità.  Questi ultimi pezzi, nella loro spinta esigenza d'essere, e d'apparire, facilmente operative rispetto alla funzione che svolgono, traggono linfa dagli insegnamenti dello spirito razionalista e poi funzionalista che l'architettura è andata insegnando dagli anni '30 agli anni '50. I pezzi precedenti, che oggi inondano i mercati (e i Saloni) traggono la propria linfa da uno spirito minimalista, potenzialmente derivato dalle avanguardie artistiche concettuali: le loro sono forme d'una teatralizzazione dei comportamenti quotidiani di un pubblico eterodirezionato dai media, generalmente inconsapevole.


Furono questi gli anni in cui, mentre si impoverivano in europa e nell'intero mondo occidentale le politiche sociali per la casa e mentre le più ottimistiche visioni d'una progettualità ottimistica  verso il futuro andavano deluse, l'architettura stentava a dare convincenti risposte in tal senso, portando  i modelli della cosiddetta postmodernità, il design si andava affermando quale risposta di più immediato e facile consumo per il soddisfacimento di bisogni più a portata di mano. Si imposero in quegli anni i sogni radical di Memphis, le opere di Ettore Sottsass e Alessandro Mendini, ma anche, sia pure su versanti diversi, i nuovi linguaggi di Aldo Rossi e di Paolo Portoghesi. Incominciavano ad essere importati, sopratutto dalla filosofia Alessi, ma anche Driade, nomi di designers e architetti stranieri, quali Bob Venturi, Michael Graves, e tanti altri. Si impose poi la forte personalità di Philippe Stark, capace di divorare tutto ciò che toccava con mano, trasformandolo secondo il suo certamente forte talento.





Achille a Piergiacomo Castiglioni, 1960, lampade in cocoon per Flos



Joe Colombo, Poltrona Multichair design , per Bline

Franco Albini, 1939, Poltrona Fiorenza per Cassina



Gli oggetti che attraverano tutto il cinquantennio '60-2010, quelli più amati e diffusi, ma anche quelli che hanno imposto criteri progettuali nuovi od inediti, sono diventati man mano oggetto di interesse da parte delle attività di modernariato ed antiquariato, oggetti di culto, a volta ottenibili solo, se originali, a prezzi molto elevati Qui sopra oggetti di Joe Colombo, Vico Magistretti, Achille Castiglioni e France Albini


Negli anni '90 e poi 2000 emergevano infine i nuovi talenti che sapevano, più di quanto i primi non avessero ancora imparato a fare, interpretare i bisogni propri delle aziende, le loro necessità produttive, distributive e promozionali, divenendo essi stessi strumenti forse più docili dei primi in mano alle esigenze, dettate dai mercati mondiali globali assai più sfaccettati ed articolati di quelli che li avevano preceduti, quindi necessitanti una duttilità prima inesistente, e di una pervasività d'immagine intrinseca più alla pubblicità degli stessi prodotti, che ai prodotti stessi. L'imperativo primo diventava vendere, e vendere molto, indipendentemente dalla qualità estetica o tecnologica intrinseca, che doveva identificarsi soprattutto con la pulsione rapida al consumo da parte del compratore, cosa che certo non caratterizzava la più parte dei prodotti, ed il loro rapporto col pubblico, che hanno rappresentato il design nei mercati dei primi anni dei Salon. Forse allora il prodotto funzionava principalmente come  status symbol, mentre ora funziona di più l'eclettica stravaganza, il divertente stupore.

Milano, 12 aprile 2011

Enrico Mercatali


Il fenomeno Philippe Stark, a partire dalla fine degli anni '80, satura di sè momentaneamente il mercato dando nuovo slancio ad una creatività diversa dalle precedenti, più teatrale, performantica, glamour, fascinosa, eclettica, trendy, capace di catturare interesse da parte del pubblico (dei fans), dei produttori, dei media. Egli resta un fenomeno potente, ma isolato