Milano
Museo Novecento
Museo Novecento
Un futuro di sale meno anguste, più spazio, più qualità ricettiva
"Taccuini Internazionali" propone di aggregare l'Arengario gemello
unificando gli edifici, e di recuperare nuovi volumi sulle coperture.Il progettista deve essere selezionato con concorso internazionale.
Poco dopo il
grande, quasi insperato, successo dei primi giorni di apertura del milanese
nuovo Museo del Novecento, già mentre TACCUINI INTERNAZIONALI ne esaltava i
notevoli pregi progettuali, sia relativi agli allestimenti interni che alla
struttura stessa delle collezioni ospitate, mentre anche il nostro magazine ne
suggeriva il dilatarsi futuro oltre gli odierni confini, completandosi con
l'edificio gemello, altre voci incominciavano ad azzardare proposte circa la
possibilità di un recupero dell'altro Arengario e di un eventuale collegamento
con esso.
Milano, gli "Arengari" gemelli di piazza del Duomo, come appaiono oggi.
Sopra al titolo:
il rendering evidenzia come potrebbe apparire il complesso "Museo Novecento", una volta uniti tra loro gli Arengari da un passaggio "a ponte",
ad essi integrato alla quota degli ultimi livelli, ed elevati di un piano,
per contenervi spazi da adibire a comode ricettività ristorative ed editoriali d'arte
(progetto Mercatali e Partners)
il rendering evidenzia come potrebbe apparire il complesso "Museo Novecento", una volta uniti tra loro gli Arengari da un passaggio "a ponte",
ad essi integrato alla quota degli ultimi livelli, ed elevati di un piano,
per contenervi spazi da adibire a comode ricettività ristorative ed editoriali d'arte
(progetto Mercatali e Partners)
Poichè la geniale
idea, che forse a nessuno sarebbe venuta in mente prima dell'apertura ufficiale del
Museo, si sarebbe resa possibile forse proprio per via di quell'immediato successo,
riteniamo utile rafforzarla mostrandovi un rendering che ve ne faccia valutare, prima
ancora di svilupparne pienamente tutti i pro e i contro, almeno il senso
complessivo che da essa scaturirebbe in termini generali, riproponendovela a
qualche mese di distanza, se non altro per mantenere vivo un dibattito attorno
ad essa che riteniamo utile prima di tutto alla causa di un turismo milanese
internazionale che debba e voglia espandersi al di là della soglia appena
accettabile dell'oggi, per una grande città delle dimensioni e dell'importanza di
Milano, sia in termini economici e commerciali, sia in termini di cultura.
Ora che il Museo è
stato salutato con estremo entusiasmo da tutti i soggetti possibili che attorno
ad esso hanno gravitato, sia direttamente che indirettamente, apprezzandone
l'iniziativa, il contesto, il contenitore ed il progetto, ed ora che è
terminata la prima fase delle prove generali che hanno registrato un ingente
afflusso di pubblico, ora che ci si affaccia alla fase della normalità, proprio
da oggi che, dopo il periodo di gratuità alla visita, viene decisa l'applicazione d'un
prezzo di ingresso di €. 5,00 a persona, può essere avviata, da parte di tutti
i soggetti che se ne sentono investiti, la fase propositiva che sappia sancire
definitivamente l'orientamento a completarne gli spazi, aggregandovi ed integrandovi il Secondo
Arengario.
Museo Novecento, disegno prospettico trasparente dal basso del modello tridimensionale del progetto.
Di questo progetto Taccuini ha parlato assai positivamente al momento della inaugurazione del Museo.
Esso non ha però potuto dare adeguata soluzione a taluni nodi, relativi alle problematiche espositive, proprio per le caratteristiche degli spazi e particolarmente per la loro esiguità, specie in talune sezioni.
Al di là che, in tale prospettiva, l'idea di aggregarne l'edificio gemello affascina di primo acchito, in quanto logica di per sè, per il recupero ad univoca funzione di tutto il complesso realizzato nel 1936 dal gruppo costituito dagli architetti Piero Portaluppi, Enrico Griffini, Piergiulio Magistretti e Giovanni Muzio, a noi appare non solo molto sensata tale idea, prima di tutto per dare respiro alle collezioni del primo ventennio del XX secolo, costituita dalle opere di altissimo pregio che oggi sono costrette entro spazi assai angusti, ma anche per dare ampiezza stessa alle sale, sottolineando l'intrinseca qualità architetonica degli stessi Arengari, specie in quelle sale colonnate del primo piano, oggi terribilmente costrette, e quasi mutilate, dalla distribuzione a pettine che vi è stata fatta dei pannelli espositivi.
Museo Novecento, la bella Galleria delle Colonne ha purtroppo dovuto fare i conti con lo spazio insufficiente per le opere da esporre. Così è stata sacrificata la vista prospettica delle colonne marmoree intersecandola coi pannelli a pettine certamente invasivi ed architettonicamente poco congrui. E' chiaro che devono essere recuperati nuovi spazi per dare decente collocazione alle opere protonovecentiste
Si ritiene indispensabile perciò il recupero dei nuovi spazi non tanto (ma anche) per allargarne enormemente la componente esposta in permanenza rispetto a quella archiviata nei depositi, quanto soprattutto per espanderne la distribuzione dei quadri, dando a ciascuno maggiore autonomia e adeguatezza di collocazione rispetto a quella attuale, francamente assai costretta, specie in alcune sale (vedi ad esempio la generale criticatissima collocazione del "Quarto Stato" di Pelizza da Volpedo).
Noi di TACCUINI
INTERNAZIONALI ci limitiamo qui a dire quanto pensiamo, ossia che, immaginando
un collegamento tra i due corpi di fabbrica gemelli, questo sia preferibile
all'altezza del livello più alto, piuttosto che sotterraneo. Il primo motivo
riguarda l'assetto dei piani preposti ai locali tecnici e ai luoghi di
stoccaggio delle opere, che sarebbe preferibile non rendere conflittuali con
quelli per il pubblico, ben separando questi da quelli. Il secondo motivo
riguarda la maggiore necessità di spostamento del pubblico a livello delle
grandi sale luminose dei piani alti, specie se, come noi pensiamo, potrà
esistere un livello ancora superiore da destinare agli assetti funzionali di
servizio e ricettività di ristoro. In questo caso certamente un collegamento
prossimo alle terrazze si renderebbe indispenabile. Sì, questa infatti la
proposta che avanziamo, che non sembra possa porre soverchi problemi di
fattibilità: quella di creare una addizione nuova, d'analoga texture di quella
del "ponte", su entrambi gli edifici, al posto delle attuali
coperture "a padiglione".
Il rendering che
abbiamo posto in apertura, sopra al titolo, serve soltanto ad aviare un
dibattito attorno a tutti questi aspetti del problema, non tanto da un punto di
vista tecnico, il quale vedrà, al momento opportuno, avviarsi l'ovvia fase di
costruzione di un concorso internazionale d'idee che l'importanza stessa
dell'operazione impone all'amministrazione comunale, quanto, per il momento, da
un punto di vista prettamente amministrativo e culturale, che faccia sì che gli
amministratori individuino i criteri di fattibilità legati al necessario
svuotamento dell'Arengario 2 dagli uffici che ora ancora lo occupano, e che i
curatori si orientino circa tutte le possibilità insite in una siffatta
operazione, circa i possibili progetti espositivi con le opere esistenti nelle
raccolte pubbliche e con quelle private che potrebbero essere fatte confluire
nel progetto di ampliamento.
Con una elevazione di modestissima entità, che sembrerebbe non destare impatto capace di ledere diritti d'alcuno, si creerebbero due nuove enormi piattaforme, aventi superfici pari a quelle degli edifici stessi, che darebbero ricovero a nuove accattivanti funzionalità ad di sopra della piazza e degli importanti edifici circostanti, per collocarvi luoghi di ristoro d'ampia e comoda ricettività (ricordo, nel dire questo, quanto questo aspetto sia stato fortemente sentito, ad esempio, nel progetto della Tate Modern), per far sì che il Museo venga vissuto anche come un sito di piacevole relax, oltre che come luogo ove fruire cultura tout court, magari tra libri facilmente consultabili sui contenuti del museo. Un ristorante con self service, per esempio, sarebbe assai utile, accanto al risorante esistente che propone lusso a prezzi poco accessibili. Un bar dalle ampie luminose sale, tra la prima e la seconda parte della visita alle sale del Museo, diverrebbe sicura sosta da parte di tutti i visitatori (come avviene nella maggior parte, ormai, dei grandi musei d'Europa.
Auspichiamo
rapidità di scelta e di organizzazione, affinchè tale raggiunta complezza
museale milanese, assieme al Nuovo Museo d'Arte Contemporanea, sia realtà
quando apriranno le porte dell'Expo, nell'ormai vicino 2015.
Forza quindi,
istituzioni milanesi, datevi da fare!
Enrico
Mercatali
Milano, 28
febbraio 2011