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26 August 2013

JEAN PROUVE' - Torino 2013 - Pinacoteca Agnelli. Bella mostra, bella installazione, bella location, bel catalogo




JEAN PROUVE' 


Bella mostra
bella installazione 
bella location 
bel catalogo


Torino 2013 - Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli



A Torino, dalla collaborazione tra la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli e la Galerie Patrick Seguin, una occasione per riconsiderare l'attualità del designer - architetto francese, qui sopra in fotografia davanti a una delle sue famose ante in acciao con oblò, di produzione seriale. Prouvé è infatti considerato oggi uno dei pionieri della produzione innovatrice del mobilio e dell'architettura del XX secolo, basata su una logica di prefabbricazione.



Collezione Laurence and Patrick Seguin: di questa sala da pranzo riconosciamo il taviolo centrale di Pierre Janneret, del 1952-56, le sedie Metropole n. 305 di Jean Prouvé, del 1950


Sfogliamo il catalogo dopo aver visto la mostra torinese al Lingotto, allestita al piano sottostante la grande Arca di Renzo Piano nella quale sono conservati i migliori quadri appartenuti alla collezione privata di Gianni e Marella Agnelli. Il catalogo della mostra, "A passion for Jean Prouvé - From furniture to architecture - The Laurence and Patrick Seguin collection", ricco di documenti e perfino più bello dell'allestimento stesso della mostra,  è uno di quegli oggetto editoriali che è bello avere tra le mani. Lo abbiamo voluto acquistare perchè è esso stesso un oggetto prouveiano, ben studiato e completo in ogni sua parte, come gli oggetti della collezione in mostra avevano appena testimoniato: magnifica la sua copertina spessa e telata, nonchè la seconda copertina, riportante in sovrapressione le sagome separate di una sedia seriale che il Maestro francese aveva progettato tra i primi, con tutto quell'entusiasmo per le nuove tecnologie semplificative del montaggio di un oggetto d'uso comune, così come aveva anche fatto per il montaggio di componenti edilizie.




La mostra della collezione Laurence e Patricck Seguin è stata voliuta da Ginevra Elkan, Presidente della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, richiesta agli amici collezionisti proprio per la presenza alla Pinacoteca, presso il Lingotto, della vasta collezione Prouvé, col preciso fine di sottolineare quanto vicine fossero le proposte d'una moderna concezione sociale e produttiva e le sottese due filosofie, che il grande architetto francese e la grande industria torinese, avanzavano entrambe negli anni '50, e quanto la stessa visione produttiva di Prouvé, per la serializzazione edilizia e dell'arredamento, fosse vicina alle tecniche che fino a quel momento erano riservate all'industria dell'automobile e dell'aviazione. Interessava comprendere e far comprendere, proprio nella sede del Lingotto, quanto anche concettualmente e socialmente analoghi fossero i percorsi che in quegli anni venivano compiuti nell'industria.

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22 August 2013

Dal paesaggio dell'economia all'economia del paesaggio. Turismo e granito. Baveno - Lago Maggiore. Le cave


 
Turismo e Granito
Baveno - Lago Maggiore





Le cave: dal paesaggio dell'economia
all'economia del paesaggio 

"Complexities and contradictions"
to be urgently resolved



Una parte dell'allestimento in fieri del piccolo ma molto interessante Museo del Granito in Baveno, presso la piazza del complesso dei Santissimi Gervasio e Protasio del XI-XII secolo e il Battistero di origine paleocristiana.


The quarries: from the economy landscape 
to the landscape economy


Che il granito di Baveno sia tra i materiali naturali da costruzione e rivestimento tra i più ricercati al mondo, da secoli, è ormai ritornello in quella storia che ha reso famoso il Lago Maggiore, che ha prodotto la storica realtà della navigazione delle sue acque per il trasporto fino a Milano, attraverso i Navigli, delle merci pesanti (tra cui il granito appunto, di Baveno, come naturalmente anche il marmo rosa di Candoglia, utilizzato fin dalle origini nel cantiere dei cantieri: quello per la costruzione del Duomo di Milano).
Il granito di Baveno, avvalendosi di questi fondamentali mezzi di trasporto, una volta resisi veramente efficienti, ha visto avviarsi tra l'8 e il '900 una sua esportazione ingente, nei cantieri più prestigiosi di tutto l'occidente, finalizzato all'edificazione di palazzi pubblici di interesse primario. Parallelamente a tali risultati, la storia di questo materiale oggi giustamente riesce a mettere in risalto ciò che allora era restato nell'ombra, riguardante le vicende legate alla sua faticosa estrazione e lavorazione, storia che attiene più alla nostra zona del Lago Maggiore, zona di cave, che ai luoghi deputati della sua applicazione architettonica. Questi fattori tra loro intrecciati alla più aulica storia delle grandi architetture che ne hanno reso famoso il suo risalto estetico, hanno segnato l'evoluzione di tecnologie sempre più perfezionate, e, al contempo l'interesse sempre maggiore anche del largo pubblico per le qualità indiscutibili del granito dal bell'aspetto, improntato ai suoi tenui, chiarissimi colori, tendenti al rosa, quelle qualità che solo lì, in quella cittadina ridente di Baveno, che segna l'inizio della montagna alpina, dalle acque del golfo Borromeo e del suo conosciutissimo paesaggio, su fino al massiccio del Rosa e oltre, che ne marchia di fascino e bellezza il suo grandioso sfondo.



Veduta delle isole Borromee da Stresa, in direzione di Baveno. Ecco come appaiono le "perle del Lago Maggiore" dalla località turistica più importante del Verbano, luogo di imbarco naturale per la visita alle isole: ciò che domina in questo spicchio di paesaggio, tra i più famosi al mondo, è la grande, storica cava di granito, che mai smette di allargarsi di anno in anno. Vent'anni fa era assai più piccola di oggi, ed ora, da un paio d'anni a questa parte, ha esteso i propri confini oltrte il profilo della montagna, in direzione di Mergozzo. Se nulla si fa, come non si sta facendo,  per contenerne e migliorarne l'impatto visivo, cosa accadrà tra qualche anno? La tradizionale  "cartolina della bellezza", già oggi molto discutibile dovrà tradursi in un "avviso dell'orrore"? Si esporterà, sì, più granito, ma l'attrazione primaria del turismo, costituita dalle perle borromee e dall'acrocoro montuoso che fa loro da sfondo, ovvero da quell'unica e imprescindibile risorsa che è questo paesaggio preso nel suo insieme, decreterà per sempre la sua fine (ovvero, primaria contrapposizione "del suo fine").


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